08 OTT 2024
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Il Mondo a pezzi. Conversazione con Paolo Guerrieri

RUBRICA | di Ada Pagliarulo - RADIO - 10:52 Durata: 0 sec
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La Commissione Ue vara nuovi dazi contro le auto elettriche cinesi fino al 35 per cento, ma i 27 si dividono: 10 Paesi a favore (tra cui Italia e Francia), 5 contro (a partire dalla Germania), ben 12 le astensioni (in prima fila la Spagna).

Resteranno in vigore per 5 anni, anche se i negoziati proseguiranno.

Un periodo di tempo che l'Ue potrebbe utilizzare per colmare i ritardi accumultati rispetto alla Cina sullo sviluppo delle tecnologie green e delle infrastrutture necessarie al passaggio al motore elettrico come le colonnine per la ricarica.

Serve una strategia industriale per proseguire sul
cammino della transizione ecologica.

Se invece l'Ue si limiterà ad una politica di dazi, le misure di protezione dell'industria automotive del nostro continente si riveleranno un boomerang: per il consumatore che pagherà di più un'auto cinese ora competitiva e per l'ineludibile lotta al cambiamento climatico.

La ritorsione cinese: dazi sul brandy.

Ma in vista ci sono anche ritorsioni sulle importazioni di carne di maiale.

La possibile mediazione: l'imposizione di prezzi minimi delle auto elettriche cinesi più alti e un tetto alle esportazioni verso l'Europa.

Ma sarebbero accordi contrari alle regole del WTO.

Per Pechino il mercato di esportazione Ue è fondamentale, poiché quello interno non riesce ad assorbire quell'eccesso di capacità produttiva su cui ha investito, sussidiando il settore delle tecnologie verdi.

E l'Europa rischia di restare strangolata tra l'afflusso di auto cinesi e gli Usa, che si proteggono con gli attuali dazi al 100 per cento.

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