16 FEB 1989

Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sulle dichiarazioni programmatiche della Commissione europea per il 1989

STRALCIO | - Parlamento Europeo - 00:00 Durata: 6 min 35 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Marco Pannella, parlamentare europeo, sulle dichiarazioni programmatiche della Commissione europea per il 1989", registrato a Parlamento Europeo giovedì 16 febbraio 1989 alle 00:00.

Sono intervenuti: Marco Pannella (parlamentare europeo).

Tra gli argomenti discussi: Cee, Commissione Ue, Consiglio Europeo, Delors, Gonzales, Ii, Istituzioni, Kohl, Mitterrand, Parlamento Europeo, Thatcher, Unione Europea, Veil.

La registrazione video ha una durata di 6 minuti.

Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
  • Marco Pannella

    parlamentare europeo

    Signor Presidente, al Presi- dente della Commissione e alla Commissione dobbiamo qualcosa di importante e, per il momento, di singolare nella storia delle nostre istituzioni. Questa Commissione e il suo Presidente hanno acquistato forza, una certa grandezza, ed è il momento di onoraria formando un'opposizone che sia alla sua altezza, come la dialettica democratica esige. Potremo valorizzare la ricchezza e la forza del govemo soltanto impegnandoci nel compito difficile - e quanto difficile, per ragioni soggettive, ma anche oggettive! - di creare un'opposizione che possa arricchire anche il govemo delle istituzioni, e non solo le sue idee. Non me ne voglia dunque. signor Presidente della Commissione, se sarò sommario e succinto nei pochi minuti che ho a disposizione. Si tratta di annunciare forse dei colori, certamente un tono. Credo, signor Presidente, che le filosofie professate fossero valide in altri tempi, ma che ora esse cominciano a pesare, nelle loro direzioni che divergono e, nello stesso tempo, arricchiscono. Il suo documento, signor Presidente Delors, e in qualche modo, secondo me, di quelli che mostrano che il diritto e Pelemento motore delle grandi riforme, considerando la necessaria interazione, e che il diritto non dev'essere corporativo e settoriale, se non in linea secondaria. Signor Presidente, il signor de Lapalisse sarebbe certamente tra i miei alleati se mi sentisse dire che non ci sono cittadini senza repubblica o senza "monarchia repubblicana". Non ci sono cittadini senza Stato, senza potere, senza diritti civici generali, senza istituzioni che assumano interamente le proprie responsabilità e che siano costrette, come Simone Veil diceva molto bene, a rispettare i propri limiti. Quando un Presidente della Commissione deve dimenticare completamente problemi di bilancio, il problema delle risorse troppo scarse che sono de- stinate alle istituzioni e alla Commissione; quando dobbiamo citare Fontainebleau per ricordare che i capi di Stato avevano fatto delle promesse, riguar- do alle risorse della nostra Comunità, alle quali sono venuti meno, e che è mancata la vostra media?one, il vostro arbitraggio affinché si facesse comunque qualcosa (il signor Gonzales l'aveva detto, le parole italiane saranno forse presto parole spagnole, e poi francesi, vedremo, non si perde niente ad aspettare); e quando si constata ciò che la troika si accinge a dare, signor Presidente, mi pare evidente che non siete voi che avete segnato la fine dell'Europa delle istituzioni e degli Stati Uniti d'Europa, ma che sono giustamente questi stati che pretendono essere fautori - cosa tragica e triste - dell'aumento dei poteri del nostro Parlamento. I signori Mitterand, Gonzales, Kohl, ma non la signora Thatcher, dicono tutti che abbiamo bisogno di più, ma cosa le vostre maestà sarebbero disposte a concedere? Signor Presidente Delors, questo Parlamento, nel corso del suo mandato, non è stato, come non lo è stato il Presidente dell'Assemblea, all'altezza della sua prima legislatura. Dovevamo difendere, non per affezione ideo- logica, ma per volontà di integrazione, lo sviluppo degli Stati Uniti d'Europa, di uno stato di diritto che garantisse il mercato, che garantisse la liberta di circolazione, che non può essere un fatto di natura alla Rousseau, come si sa. Non l'abbiamo fatto, signor Presidente, ed io l'avevo già annunciato. Oggi dobbiamo anzitutto cercare di preservare i nostri tesori, quelli dei Dodici, tesoro della corona britannica e d'altri, come dei beni? Io dico, signor Presidente, che - in Ungheria, in Iugoslavia, nel Mediterraneo, nell'opinione pubblica britannica - c'e bisogno di uno Stato comune per la difesa e la sicurezza, altrimenti non esistono cittadini, né Stati, né doveri da compiere. E la difesa è difesa delle nostre donne, dei nostri uomini, delle nostre case, delle nostre acque, dell'aria, della terra e della casa. Dobbiamo chiedere risorse per una politica comune di difesa della vita. Ma questo noi non lo facciamo e lasciamo ai sottomarini atomici france- si il giacobinismo sciovinista al quale si rende l'omaggio stupido di un realismo politico che con- suma il possibile invece di crearlo. È dunque in nome di questa idea, signor Presidente Delors, che voi potete tutti contare sulla lealtà dei parlamentari radicali, fino alla fine, fino in fondo. Abbiamo bisogno della vostra forza perché nasca l'alternativa europea degli Stati Uniti d'Europa, che devono essere ü punto di partenza di una garanzia della qualità della vita, di quella vita che ci sta a cuore. Grazie, signor Presidente, per la sua tolleranza, non solo verso di me, ma anche verso coloro che hanno parlato prima di me. Nel posto che lei occupa, signor Presidente dell'Assemblea, è raro che la tolleranza e lattenzione da lei dimostrata siano veramente presenti. (Applausi)
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