Deportato in Turchia, da allora è rinchiuso a Imrali, un'isola-prigione di massima sicurezza.
Nonostante le dure condizioni di reclusione e una condanna a morte, poi commutata in ergastolo, Öcalan, nel 2006, ha tentato di istruire un processo di pace, e ha continuato a essere un importante riferimento per tutto il popolo kurdo, da sempre discriminato nei suoi diritti, oggetto di … persecuzione e continue violenze.
Di Abdullah Öcalan non si hanno più notizie dirette dal marzo 2000: né i famigliari né i suoi legali hanno più potuto incontrarlo.
Nonostante le richieste e denunce di centinaia di avvocati, esponenti politici, associazioni per i diritti umani e organizzazioni diverse, non si hanno più notizie di lui e anche degli altri tre prigionieri, Hamili Yildirim, Ömer Hayri Konar e Veysi Aktas, detenuti nella stessa prigione dal marzo 2015.
Per provare a incrinare la cappa di silenzio verso questa tortura e verso le condizioni illegali e disumane di detenzione in Turchia, una delegazione internazionale composta da 36 persone provenienti da 7 paesi (giuristi, avvocati, politici e intellettuali) si è recata sul posto a fine gennaio 2023 e ha tenuto incontri con organizzazioni della società civile, associazioni di avvocati e organizzazioni legali, nonché con le famiglie dei detenuti e le loro istituzioni a Istanbul, Ankara e Diyarbakir.
Anche due dei partecipanti a tale delegazione saranno presenti a Milano il 15 febbraio e riferiranno su questi incontri e sulle informazioni raccolte direttamente riguardo questa gravissima e nascosta situazione e, in generale, sulla violazione dei diritti umani, la persecuzione politica e la negazione della democrazia in Turchia.
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