KUM! Festival 2022 - Oltre il morire; incontro conversazione a cura dell'Unione Buddhista Italiana. Interviste a Caterina Giavotto e Giada Lonati

Ancona sedici ottobre come Festival
Presso il quale si è tenuta una conversazione dal titolo Oltre il morire organizzata dalla Unione buddista italiana
Ne parlavano Giada Lonati e Caterina già molto abbiamo microfono Giada Lonati che medico si occupa di cure palliative dal novantacinque e dal due mila dieci è direttrice socio sanitario della soggezione vidas
Che vuol dire volontari italiani domiciliari assistenza ai sofferenti che a Milano e in Lombardia eroga cure palliative a domicilio dal mille novecento ottantadue nell'hospice Casa vidas dal due mila sei
Coletto abbiamo intanto dalla Casa Sollievo bimbi un'iniziativa sempre dei vidas che è operativa dalla due mila diciannove noi abbiamo parlato anche in altre interviste in questo Festival
Di cure palliative ma sempre disprezzo agli adulti qual è lo specifico della cura dei bambini e in particolare quelle cose che sono la comprendere la dignità che cos'è la dignità per imbarazzo per il morente e comprendere
Quale l'idea di vita buona che queste persone hanno che qualche ogni singola persona ecco coi bambini come si declina in questa
Intanto grazie la domanda è molto complessa in realtà perché intanto quando parliamo di bambini parliamo di minori quindi di una fascia di età che va dagli zero ai diciotto anni
Con quindi capacità relazionali competenze cognitive capacità di interazione molto diverso e poi le cure palliative pediatriche a differenza delle cure palliative dell'adulto si rivolgono prevalentemente a patologie non oncologiche
Quindi i minori accompagnati in un percorso di cure palliative pediatriche spesso sono minori con una compromissione
Cognitiva o comunicativa anche molto importante parliamo Dini di minori con patologie cronico croniche complesse e quindi spesso con disabilità gravissime
In cui il compito dell'équipe curante di cui non a caso fanno parte anche neuro psicomotricità e le educatrici
è quello di consentire non solo il maggiore sviluppo possibile all'interno di una patologia cronica severa
Ma anche la possibilità di coinvolgere il minore nelle sue capacità espressive di modo che possa partecipare sempre in base alle sue competenze capacità comunicative
Al processo di cura tenga anche conto che se e le cure palliative dell'adulto sono ancora purtroppo oggi cure di fine vita nel senso che la durata media di un percorso di assistenza a domicilio e ventisette ventotto giorni in con un minore parliamo di una durata media di quarantaquattro mese
Quindi parliamo di un tempo all'interno del quale la relazione con l'équipe curante si può modulare in modo molto diverso
Veniamo a un altro corno della della questione
Si è parlato ne abbiamo parlato anche qui a Radio Radicale di cure palliative precoci
E abbiamo sfiorato il tema dell'anziano e quindi della fragilità
Della vita a una certa età diciamo così
Questo lei dice una situazione un problema che dobbiamo prepararci ad affrontare perché sarà molto significativo con il col passare degli anni
Sì sarà molto significativo perché tutti noi la gran parte di noi svilupperà con il tempo delle patologie croniche
E le patologie croniche inevitabilmente daranno luogo a un quadro di inguaribili di inguaribilità e di cronicità
Che richiederà una presa in carico globale cioè quello che ci dobbiamo dire che da una parte tutte le gravi insufficienze d'organo
Dall'altra il dramma della demenza che sarà la vera pandemia del futuro che ci aspetta a breve
Avranno in qualche modo una fase di terminali vita una fase in cui sarà necessario una presa in carico da parte di chi più specialistiche che riescano a farsi carico della globalità del dolore alla fine della vita che non è mai solo un dolore fisico
Ma ingloba tante dimensioni diverse e questo il futuro che ci aspetta questo vuol dire anche costruire una sensibilità diversa negli specialisti d'organo né gli specialisti di Branca né i geriatri perché questa cosa diventi
Davvero un modo
Per curare le persone se possibile anche nel luogo ideale che non è certamente l'ospedale
Io non sono nulla esperto e fortunatamente nemmeno di demenza senile per il momento credo
Per lo meno
Ma di fronte a una persona che
In demenza senile
Come ci si fa rapportarci a voi aveste
L'idea dell'ascolto del rapporto con con la persona e non più con la malattia come succede
E gli altri negli altri ospedali e e in questo caso cosa rimane sono il tocco il passaggio
A lei piace fare delle domande difficili allora la demenza è una patologia che naturalmente ha una complessità diverso è specifica intanto perché spesso dura anni un quadro di demenza non si articola in qualche mese ma durano anni quindi la prima cosa è che tutta una serie di decisioni relative a quelle che il paziente la persona malata
Vorrà o non vorrà rispetto al suo fine vita vanno prese quando un quadro cognitivo non è ancora compromesso bisogna aiutare le persone ad essere consapevoli di poter decidere oggi per domani con una pianificazione delle cure
Realmente anticipata perché poi quando io non sono più in grado nemmeno di comprendere difficilmente potrà decidere è chiaro che occuparsi del paziente demente in cure palliative affetto da demenza in cure palliative
Vuol dire dare un sostegno alla famiglia perché le famiglie sono spezzate di fronte alla cura di questi pazienti proprio anche per la durata
E poi farsi carico del quadro clinico che compare ogni demenza a una fase terminale in cui le Autonomie vengono progressivamente perse in cui si perde la capacità di muoversi di alimentarsi
Allora di fronte a questo tipo
Di sofferenza esistono esista una presa in carico dei kippah
Che lavora sul mantenimento dalla funzionalità residua quando possibile e sul controllo dei sintomi quando i sintomi si presentano in qualche modo nella piena filosofia delle cure palliative con lenimento della sofferenza con gli strumenti che già ci sono a disposizione
Lei dice un incontro nel quale si possa programmare questo implica però un'anticipazione
Per la presa in carico insomma
E dell'affidamento da parte del del futuro del fragile futuro dementi
Ma il sistema sanitario nazionale la medicina italiana le gli ospedali sono pronti a questo tipo di
E credo che ci sia un lavoro ancora lungo da fare nel senso che noi abbiamo alcune leggi molto belle
Quelle che conosco io perché ovviamente sarò un po'di nicchia sono la legge trentotto che garantisce il diritto alle cure palliative a tutti in ogni luogo in ogni età per tutte le patologie
E poi abbiamo la legge duecentodiciannove del due mila e diciassette che parla di disposizioni anticipate di trattamento pianificazione condivisa delle cure allora quello che si dovrebbe fare di fronte a una diagnosi di parole di patologia evolutiva grave è una pianificazione condivisa delle cure
Quanto più precoce possibile e con la capacità sempre di rimodularlo nel tempo questo presuppone una reale presa in carico da parte di un'équipe
Siamo pronti non lo so credo che il lavoro sia lungo credo che ci stiamo
Un lavoro culturale che va fatto sui cittadini un lavoro proprio di informazione dei cittadini
Perché il primo modo per veder garantiti dei diritti e sapere che li avviamo c'è un lavoro di formazione tecnico-scientifica da fare sui medici sulle categorie sanitario ruolo degli infermieri presenterà pianificazione condivisa delle cure
è fondamentale non affidiamo tutto i medici ci sono tante figure che possano essere coinvolte
E in qualche modo anche un lavoro organizzativo perché se la legge duecentodiciannove dice che il tempo della comunicazione è tempo di cura noi dovremmo avere degli ospedali in cui il tempo della comunicazione realmente tempo di cura in cui non è soltanto l'azione terapeutica spicciola tecnica quella che fa la differenza ma proprio anche la comunicazione
Grazie grazie alla dottoressa Giarda Lonati
Caterina già morto Etta Ann altolocato culturale assistente spirituale
Istitutrice di protocolli basarsi su una Mind Furness e sulle pratiche contemplative
Ed è
Due vista del buddismo tibetano che
Radio radicale
Non nuovo come
Come cultura visto che abbiamo un rapporto e Marco Pannella per monoposto speciale con il Dalai Lama
E così stante spirituale stanno autologa
La cultura buddista in un'équipe come quella
Degli hospice e come quella e le cure palliative quali Attu quali chance al quali specifiche
Caratteristiche porta
La cultura buddista si sta rivelando infatti con le collaborazioni che già abbiamo
Molto feconda e soprattutto molto ricca di strumenti la cultura buddista sappiamo che ha una parte
Filosofica quello che il anche il Dalai Lama
Parla di un'etica laica solo la religiosa nota nella ma dice sempre che la cultura buddista quindi sentivo spirituale buddista grazie a un sentiero che sorretto dalla saggezza dalla compassione può e dovrebbe sempre più sviluppate un'etica laica
Solo la religiosa perché lui stesso il Dalai lama stesso dice non abbiamo così bisogno delle religioni oggi abbiamo bisogni di un'etica laica
E quindi in particolare adesso parliamo appunto del fine vita della malattia dell'accettazione della nostra condizione mortale
Il buddismo ha una tradizione di quella che oggi dal punto di vista accademico no all'università nei master Di Tanno teologia si chiama desse education educazione alla mortalità
Nella tradizione buddista questa detto education è un qualcosa di millenario di continuativo e ancora adesso valido un qualcosa che si comincia a cui sto ci si comincia ad addestrare fin da piccoli cosa che c'era anche nel cristianesimo e non è che ci siamo inventati cioè il memento mori
Avere una certa familiarità col fatto che siamo tutti mortali ovviamente c'era anche nel cristianesimo sia un persa un po'di più nel buddismo questa cosa è rimasta molto viva
E quindi tutti questi insegnamenti che sono oggettivamente applicabili in modo laico sono assolutamente affini a per esempio l'atteggiamento il comportamento e le attività delle cure palliative
Cioè il riuscire finalmente a via mettere la nostra morte all'interno dell'orizzonte di senso della vita perché oggi se ci pensiamo cosa che non ci aiuta molto ad affrontare non solo la morte ma anche le difficoltà le malattie oggi la morte vista come una disgrazia una sfortuna una iella cosmica o una punizione divina non è parte della vita se pensiamo che dal momento in cui nasciamo che ci piaccia o che non ci piaccia l'unica certezza che abbiamo che moriremo non sappiamo come quando
Allora forse vi familiarizzare Ucci con questa condizione mortale che si è allontanata per motivi che possiamo capire no dal secondo dopoguerra i progressi della medicina la rianimazione la fine delle guerre mondiali miracoli medici che hanno fatto sì che ci sembra
Di esseri mortali e di poter riportare alla vita anche un'c'è antenne con mille patologie in realtà noi vediamo che tanto più
Questi strumenti vengono coltivati cioè l'accettare la propria fragilità la propria mortalità tanto più si attrezzati ad affrontare le difficoltà della vita ma non solo la morte anche cambiamenti piccoli davanti lavoro pars purtroppo rumors
Che non si tratta di esorcizzare aveva di prenderne atto ma dall'altra anche questa cultura dilagante per la quale noi siamo solo siamo sempre al massimo
E cento siamo nella cultura della performance tant'è vero io dico sempre la la parola il termine vecchio vecchio vecchia
Quando io ero bambina è un aggettivo adesso è diventato un insulto a me è capitato di parlare di mia suocera che ha novanta sei anni e mezzo dicendo mia suocera e vecchia mi hanno detto non di una neanche per scherzo cosa stai dicendo
No no detto ed efficiente ho detto mia sorte dico scusate cosa devo dire anziani come novantasei anni anziana
Caso mai puoi dire molto anziana o un grande anziano cioè non possiamo neanche utilizzare un termine ne è un tomo aggettivo per quello che è e per il suo significato perché un tempo vecchio voleva e quindi all'accettazione della vecchiaia voleva dire anche saggezza esperienza insegnamento ai giovani oggi vecchio vuol dire vergogna ti devi vergognare di essere vecchio
Un altro aspetto usato la parola compassione
Ecco la compassione è un caratteristica delle cure palliative ma è anche un un aiuto a vivere meglio
Sì allora la compassione dal punto di vista buddista la compassione considerata fatta da tre componenti cioè non è solo desiderare il bene altrui ma c'è una componente poco attive comportamentale fondamentale cioè la compassione si basa primo sulla componente cognitiva cioè io devo capire che esiste la sofferenza cos'è la sofferenza devo capirlo su di me perché se non capisco
Cosa vuol dire la sofferenza della vita non posso non posso poi procede la seconda componente una componente emotiva affettiva emozionale io devota
Se io e quindi
Questa composizione della mia sofferenza agli altri evidentemente con un senso di interconnessione del fatto che siamo tutti uguali che siamo tutti uniti che siamo tutti fratelli se vogliamo dirlo cristianamente
La terza componente fondamentale senza la quale la compassione non può dirsi tale
Ecco la dura in azione questo cioè tradurre in azione il desiderio di ylenia de la sofferenza altrui e di aiutare gli altri in un senso positivo è la base di tutto
Perché nel momento in cui io distolgono un poco quell'attenzione che in parte istintiva ma che un po'ossessiva egoista che noi abbiamo uno io sempre io sempre su di me quando io all'angolo sguardo
Automaticamente io son più felice egoisticamente anch'io son più felice
Noi invece siamo sempre sempre sempre concentrati su di noi siccome questo aiuta anche nel fine vita cioè pensare ai progetti che si lasciano
Alle persone che si hanno intorno una volta
E voglio dire la buona morte a una morte annunciata in cui uno sapeva che doveva morire aveva al tempo di chiamare
Le persone intorno a sé e a cui delegare a cui lasciare la propria eredità anche morale quello è una cosa bella oggi la buona morte eh che mi venga un ictus di colpo e non me ne accorgo queste come è cambiato il concetto di buona morte tra ieri e oggi
A proposito di compassione lei ha usato questi termini riconoscere il sacro che c'è nell'altro
Cioè
Beh cioè il fatto che noi soprattutto quando stiamo male quando c'è una persona che sta male tendiamo a dimenticarci che al di là di quello che vediamo di un corpo malato anche di una mente di un cervello che ovviamente
Ha dei problemi quindi funziona meno bene di prima che però dentro all'interno del buddismo si dice la nostra vera natura rimane intatta anche in un demente
Noi dobbiamo pensare che la vera natura cioè la mente sottile cioè quel potenziale infinito di saggezza compassione amore è intatto dentro ognuno di noi è come se fosse una goccia di splendore una scintilla divina ce l'abbiamo tutti chiaro che è difficile poi
Stavo è già difficile trovarlo e noi figuriamoci in un'altra persona malata
Grazie grazie a catena già morto con lei e con con Giada Donati abbiamo parlato di un conversazione che si è tenuta nell'ambito di confessi vale il titolo era oltre il morire