Tariffe, metalli strategici, aziende americane in Cina: la ritorsione di Pechino ai dazi di Donald Trump. Corrispondenza di Francesco Radicioni

Esattamente negli stessi minuti in cui entravano in vigore le tariffe aggiuntive volute da Donald Trump sulle importazioni dalla Cina ieri Pechino ha annunciato la sua ritorsione contro gli Stati Uniti
E cioè una serie di misure tutte attentamente studiate
Volte a dimostrare l'ampio arsenale nelle mani della seconda economia del mondo per rispondere a una guerra commerciale con Washington
Anche se la leadership cinese ha voluto comunque lasciare la porta aperta al dialogo con l'amministrazione americana
Ieri non c'è stata però l'atteso telefonata tra i leader di Cina e Stati Uniti mentre nelle scorse ore Donal Trump ha detto di non avere fretta di parlare con siti un ping
E così che ieri Pechino annunciato dazi del quindici per cento sulle importazioni dagli Stati Uniti di carbone e di gas naturale liquido
Mentre tariffe aggiuntive del dieci per cento saranno applicate alle importazioni di petrolio macchinari agricoli e di pick-up
Al di là del segnale politico l'impatto economico di queste misure annunciate da Pechino appare però piuttosto limitato
Infatti come notano gli analisti le importazioni cinesi di questi prodotti sono abbastanza insignificanti parliamo di meno del dieci per cento del totale delle esportazioni e degli Stati Uniti in Cina
Oltre all'omento delle tariffe ieri Pechino anche annunciato controlli sulle esportazioni di cinque minerali strategici che sono fondamentali per la produzione di beni di alta tecnologia
Si va dagli smartphone alle auto elettriche fino all'industria della difesa
Anche in questo caso però notano gli esperti siamo di fronte a una mossa più simbolica che sostanziale
Perché innanzitutto perché Pechino non ha annunciato un divieto assoluto alle esportazioni ma solo più controlli e più burocrazia
Così come da tempo che gli Stati Uniti stanno cercando di ridurre la dipendenza proprio dalla Repubblica Popolare per quanto riguarda tutti questi materiali critici come notano gli esperti l'unica eccezione potrebbe essere il tungsteno e cioè uno dei cinque minerali inseriti ieri nella lista di Pechino
Visto che la Cina rimane il principale esportatore di questo metallo negli Stati Uniti un metallo che è cruciale per l'industria della difesa americana
Inoltre Pechino ha lanciato un'indagine su Google per violazione delle norme sulla concorrenza
Infatti anche sì i servizi del colosso americano dai tuba a gmail sono bloccati nella Repubblica popolare da più di dieci anni
Il sistema operativo Android da a una fetta molto consistente del mercato della Repubblica Popolare e Google vende fuori dalla Cina pubblicità per le aziende cinesi
Infine Pechino ha inserito in una black list altri due aziende americane che da tempo lavorano nella Repubblica popolare
E che ora sono esposte al rischio di sanzioni una mossa questa che punta a far crescere la pressione del mondo del business sulla nuova amministrazione americana
Insomma preoccupato di mostrare debolezza sì John P. non ha fatto delle concessioni immediata Donal Trump tuttavia le misure adottate finora da Pechino non sembrano destinate ad avere un forte impatto sull'economia americana
E lasciano ancora la porta aperta ad un negoziato
Sì John Peel vuole però negoziare da una posizione di forza cosicché le misure adottate ieri intendono anche segnalare che Pechino e pronta a rispondere in modo duro e tempestivo a una guerra commerciale con gli Stati Uniti
E per farlo la Cina ha a disposizione un ventaglio di possibilità
Come appunto i dazi sulle importazioni dagli Stati Uniti ma anche le limitazioni alle esportazioni di materiali strategici Illy sanzioni sulle aziende americane che operano in Cina