Cinema&cinema: "La storia di Souleymane" di Boris Lojkine

Un saluto agli ascoltatori di radio radicale i racconti edificanti suscitano spesso in chi legge chi vi assiste al cinema uno spontaneo rigetto
La pretesa di un autore di abitare in un personaggio un esempio di bontà può insospettire indurre lo scetticismo
Forse perché ogni spettatori in cuor suo sa che la bontà non è mai assoluta che il bene e il male Siniscola no in ogni creatura umana
Così si registra Boris Witkin raccontando la vita di un giovane immigrato dalla Guinea a Parigi per il suo film intitolato la storia di Suleyman
Avesse fatto del protagonista la figura soltanto di un giusto maltrattato dai francesi e anche da altri immigrati
Avrebbe forse provocato invece della commozione un senso di irritazione un'incredulità che ci avrebbe impedito di immedesimarsi nel personaggio
E forse proprio per evitare questo rischio che una delle prime informazioni che ci sono dati su di lui e che il protagonista Suleyman appunto è un imbroglione
Deve presentarsi all'esame di una commissione francese che dovrà stabilire se concedergli il permesso di soggiorno in Francia come rifugiato politico
E allo scopo acquistato dei documenti falsi come la tessera di iscrizione a un partito politico discriminato nella Guinea
E impara a memoria una storia fasulla per la quale nel suo Paese sarebbe stato imprigionato e picchiato proprio per la sua appartenenza politica
Ma la consapevolezza di questo imbroglio non produce dello spettatore credo una presa di distanza dal personaggio
Appare come una debolezza che invece paradossalmente favorisce l'empatia
Sull'animale per sopravvivere ma anche per pagare chi gli ha fornito la storia i documenti falsi lavora come writer fa consegne a domicilio
E a vederlo sfrecciare sulla sua bicicletta per le strade trafficate di Parigi più rapidamente che può moltiplicare il numero delle consegne
La sua figura ci sembra così vulnerabile così soggetta incidenti anche gravi che induce fatalmente in noi un senso di trepidazione
Percepiamo il ritmo frenetico della metropoli che incombe su di lui e che in genere Lugli delle persone che incontra stress frustrazione rabbia e indifferenza alle disavventure degli altri
Ma anche se condividiamo le sue emozioni il racconto induce in noi una domanda celerità Parigi così infernale sì le ragioni che lo hanno spinto a emigrare non sono poi così pressanti perché non se ne ricorda al suo Paese
Tanto più che in una delle scene più belle e più intimiste del racconto una piccola oasi di pace in questa cronaca spasmodica
Quando Suleyman di notte si rifugia in un palazzo e fa una videochiamata nel suo Paese
Apprendiamo che nella Guinea c'è una ragazza che ancora lo ama che si potesse non raggiungerebbe in Francia e che in sua assenza si appresta a sposare un altro uomo
E tuttavia quando sulle Inanna affronterà l'esame contribuire lo stato di rifugiato politico comprenderemo che la nostra domanda con cui il fondo ci facevamo suoi giudici lo consideravamo un po'paternalistica avente era dettata dall'ignoranza
Perché dietro quella falsa versione dei fatti così accuratamente preparata e così ingenua si nasconde una verità imprevedibile sottaciuta per calcolo ma anche forse per pudore
Che quando si rivela ci spiazza suscita sorpresa in noi una commozione autentica che non avrebbe saputo darci nessun racconto edificante che retorico
Si tratta dunque di un bel film da vedere era stato presentato al Festival di Cannes alla sezione A Certain Regard dove lei ha vinto il premio della giuria il premio per il miglior attore esce ora in qualche sala distribuito dall'Academy tu
La storia di Suleyman di Boris Lois CID un saluto da Gianfranco Cercone