Critica e militanti

Buongiorno da critica e militanti nel secondo dopoguerra Adriano Olivetti offrì alla cultura italiana un'idea una pratica e un sogno
Suggerì cioè col suo attivismo eclettico che fosse possibile innestare l'industrializzazione il progresso tecnologico sul terreno di una comunità compatta e organica di una città umanistica in grado di mantenere i secolari caratteri italiani senza stravolgere lì come avvenne invece quasi dappertutto con il boom
In questo due mila ventiquattro che si apre si celebreranno i cento anni dalla nascita
Di tre dei non pochi intellettuali e scrittori che ruotano per un periodo intorno all'esperienza Olivetti Anna Ottiero Ottieri Paolo Volponi e Giovanni giudici e voglio dedicare a loro questa prima puntata di critica e militari
Cresciuto tra Roma e chiusi Ottiero Ottieri è entrato nell'industria settentrionale per uscire
Dalla sua nevrosi di solitario ragazzo nobile nella Linea gotica libro del mille novecentosessantatré mosaico di brumose di scorci lombardi
Aforismi sociologici reportage sindacali degli anni Cinquanta Ottieri sintetizza così la sua doppia identità geografica Roma scrive
è il mio essere Milano il mio doveva essere
Per riconciliare le due parti si sente prima obbligato a conoscere i centri dello sviluppo più avanzato e per farlo non serve il turismo intellettuale bisogna viverci dentro secondo l'esempio di Simon's Bay
Anche a rischio di ammutolire tra lo stare in una industria il parlarne infatti dice
C'è contraddizione l'operaio l'impiegato il dirigente tacciono lo scrittore e regista sociologo o stanno fuori e non sanno o entra nove non dicono più il maggior documento romanzesco di questa inversione dell'industria è Donnarumma all'assalto del mille novecentocinquantanove scritto come tutti i libri di Ottieri in uno stile trasparente razionalista Dry
Qui il narratore quasi sovrapponibile all'Autore Selezione del personale di una fabbrica impiantata da una ditta del Nord vicino Napoli e lo fa con il testo della psicotecnica disciplina ponte tra interiorità ed economia
Cioè tra le due ossessioni di questo intellettuale abituato a passare ogni giorno dal ruolo di analista in ufficio quello di analizzato sul lettino
Se per ragioni di opportunità si tace il cui nome di Olivetti e Pozzuoli diventa Santa Maria parlano però da soli i raffinati vetri e giardini dello stabilimento
Ma questo umanesimo del lavoro si scontra con la mendicità indolente o violenta della plebe locale mentre al protagonista tocca un ruolo di mediatore via via più ambiguo tra l'azienda e il Paese o tra le idiosincrasia degli individui e l'ordine collettivo nel nord nel Donnarumma il portavoce Ottieri hanno spera ancora nel progresso e convinto ancora che la vera alienazione sia quella dell'Italia arretrata presto però il boom dà scacco alle sinistre la psicanalisi
Inghiotte il marxismo e allora Ottieri si allontana dalla prassi concentrandosi come Alberto Moravia sull'analisi saggistica di un mondo
In cui i significati somigliano già a una coperta troppo corta il mondo nudo neutro allarmante di un libro
Eccezionale come L'irrealtà quotidiana del mille novecentosessantasei
Anche Paolo Volponi che della Olivetti è stato un dirigente ai massimi livelli è un pragmatismo ha deluso che guarda la fabbrica dall'interno
Ma in una prospettiva assai diversa
Prosatore e poeta con Romanzo memoriale del mille novecentosessantadue seguito a tre anni di distanza da la macchina mondiale e un decennio più tardi dal debordante corporale
Volponi descrive l'alienazione mettendosi dal punto di vista della follia
Ossia registrando indagini senza sbocco di personaggi isolati e paranoici che della normale razionalità conservano appena un involucro questi Rinuncini sono scanditi da una scrittura greve corposa
Che col suo ritmo di lattato uniformati molti grumi espressionisti circa e che nessun corso fangoso trascina brandelli dei più vari generi di tecnico ideologici strappando lì di solito
Al loro contesto dissenso per spingerli verso una straniante politica appunto autonomia espressiva anche mentre ragionano sulla propria vita interiore i tristi cavalieri Volponi anni
Lo fanno col tono e la sintassi di chi prova testardamente a circoscrivere qualche questione sindacale scientifica o politica
Il loro sforzo di saldatura paranoica tra i vari livelli dell'esistenza è la reazione a un mondo che li scinderli disgregato all'impotenza insomma di un presente che non mantiene le sue fulgida promesse sfregio invece una passata o sognata armonia
Urbanistica attraverso l'Albino Saluggia di memoriale e i suoi fratelli dei romanzi successivi Volponi dichiara infine uno stravolto religioso bisogno di concretezza come inizio Novecento Clemente Rebora
Resta sospeso si direbbe tra l'ansia il terrore di identificarsi con la materia tecnologica o cosmica
Tra una razionalità riformista soprattutto e un anarchismo apocalittico che lo porta a regredire verso la Provincia
Diverso davanti allo stesso scenario invece la posizione di Giovanni Giudici con le poesie narrativo teatrali di la vita in versi
Raccolta del mille novecentosessantacinque giudici rappresenta per così dire cordialmente il miracolo economico dal punto di vista dell'alienazione impiegatizia intellettuale
Il personaggio che parla nei suoi testi tende a coincidere con l'autore quindi la voce del primo può permettersi di descrivere il suo ambiente con tutte le risorse del secondo senza che ciò appaia pretestuoso o si avverta uno scarto populistico
Data la sua estrazione anzi quasi fisiologico che filosofeggia immondi più o meno parodistici
E anche che versi senza troppi scrupoli invecchio otri formali il vino dei nuovi termini ideologico burocratici o giornalistici tutto ciò infatti si adatta benissimo al timbro al profilo sociologico del travet tu piccolo borghese frustrato
E abbastanza colto diviso
Tra un'adesione sostanziale al sistema e certe impuntature liriche ultra prudenti tattiche mimetiche e impietosi resoconti della propria mediocrità
Si vedano testi famosi come una sera come tante o quel riassunto essenziale quanto teme stile che dal cuore del miracolo citiamolo
Parlo di me dal cuore del miracolo la mia colpa sociale di non richiedere di non commuovermi al momento giusto e intanto muoio per aspettare a vivere
Il rancore e di chi non ha speranza dunque pietà di me che mi fa credere essere altrove una vita più vera
Già Pretty già piegato presumo di non cedere
Come ha visto Pier Vincenzo Mengaldo la poesia di giudici si fonda su un paradosso esibisce cioè l'autobiografismo in tempi di tendenziale sparizione o meglio indistinguibili da dei destini individuali ecco allora che io ho messo immersi coincide giocoforza con un tipo con una maschera che anche maschera della lirica dell'ideologia recitate mimate anziché integralmente vissute coi suoi
Poi mette a stazione le sue ricapitolazione aforistica e giudice è una sorta di Gozzano del boom chiuso
Nell'autoironia come in una corazza protetto dall'understatement che gli consente di sottrarsi con cautela cerimonioso alle mischie
Finge i suoi drammi di Catto comunista affetto da un duplice Nicodemi Isma'ma non mente mai realmente interi col la sua posizione
Nel grigiore della guerra fredda appena in tiepida picco forte l'impiegato della Poesia trova così un modo ingegnoso di difendersi
Aprivo ridà la realtà mentre sembra che più di tutti i rapporti sulla scena ed è una difesa favorita da una flessibili sì ma fisarmonica mentre Ica dalle continue capriole di un eclettismo che testimonia la condanna originaria allinea autenticità il falsetto figure letterarie dell'impotenza politica si impone con lui così un crepuscolarismo di secondo grado che affastella cose a cui ormai è difficile attribuire persino il pessimo gusto
Vista la loro serialità sfrontata e a cui ancora più difficile attribuire una qualche volta perché non sono più i modesti e tuttavia dignitosi arredi di un'autentica vita civile e borghese
Sì Ottieri Volponi si sporgono sulla soglia della follia giudici costeggia quella del conformismo a risentirci venerdì prossimo