27 OTT 2001

San Patrignano: Rainbow Meeting, "Lotta alla droga: quali politiche sociali per l'Italia e l'Europa?"

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 1 ora 41 min

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San Patrignano, Rainbow Meeting, 27 ottobre 2001 - Tra droghe pesanti e droghe leggere ''c'è una sfumatura, anche se da un punto di vista della dipendenza sono tutte la stessa cosa''.

E' il parere del ministro della Salute Girolamo Sirchia, secondo il quale è la dipendenza ''il vero problema, dipendenza anche dall'alcol o dalla droga leggera sempre dipendenza è''.

Sirchia, intervenuto a Rimini alla VII edizione dell'Assemblea internazionale contro al droga promossa dall'Associazione Rainbow, ha più volte ribadito nel corso della tavola rotonda "Lotta alla droga: quali politiche sociali per
l'Italia e l'Europa?", alla quale hanno preso parte anche Letizia Moratti, Ministro della Pubblica Istruzione, e Roberto Maroni, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, che la questione più pressante riguardo agli stupefacenti è ''la dipendenza'', nodo che negli ultimi anni sembra ''essere divenuto un problema di secondo livello, un problema del dopo'', e che ''le droghe leggere possono essere viatico per quelle più pesanti''.L'istituzione del Dipartimento nazionale antidroga, annunciata il giorno prima sempre al Rainbow Meeting dal vicepremier Gianfranco fini, è, secondo il ministro della Salute ''un'idea eccellente''.

Il Dna, comunque, non sarà un superministero, né svuoterà di competenze gli altri ministeri fra cui quello della Salute che, di fatto, ''continuerà a partecipare alla lotta alla droga con il suo personale e con le sue competenze''.

''Il Dna - ha spiegato il ministro - è una maniera di mettere assieme tutte le forze che devono contrastare l'uso e lo spaccio di droga, in modo da far sì che più incisivamente si possa fare la prevenzione e il trattamento, che oggi è disperso tra varie competenze''.

Per quanto riguarda i tempi di attivazione della nuova struttura, Sirchia non ha fatto anticipazioni, ma si è limitato a dire: ''Abbiamo ottenuto il parere favorevole di Berlusconi, quindi procediamo''.

Quanto alla figura che dovrà essere a capo del dipartimento, il ministro ha confermato il nome dell'ex generale della Guardia di finanza Pietro Sotgiu: ''Mi sembra un nome che raccoglie molti consensi, una persona molto valida.

Non lo conosco personalmente ma mi sembra, da quello che ho capito, che sia la persona giusta''.

"L'istituzione del nuovo dipartimento - ha spiegato ancora Sirchia - significa coordinare le azioni, siano esse quelle dei Sert, ma anche tutte le altre, dalla prevenzione al trattamento in comunità.

Più in generale, istituire il nuovo organismo significa continuare la lotta alla produzione e al consumo di droga con un unico dipartimento ed un unico direttore''.

Patto sociale tra scuola e famigliaScuola e famiglia insieme per far fronte comune nella prevenzione del disagio.

Strutture e risorse umane della scuola a disposizione per un ''patto sociale'' con le famiglie.

A proporlo, il ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti, che vede in questo sodalizio la possibilità concreta di ''formare una identità e una cultura giovanili fondare sui valori della vita umana, del rispetto delle diversità, della solidarietà verso le condizioni più disperate''.

''Proponiamo un patto sociale tra scuola e famiglie - ha detto il ministro Moratti - perché la scuola possa affiancarsi alla famiglia, raccogliere la sfida posta dall'indebolimento dell'istituzione familiare e dotarsi di programmi educativi e formativi orientati alla crescita individuale e sociale delle persona''.

Strutture e risorse umane della scuola a disposizione della società.

Secondo la Moratti, infatti, ''l'intervento della scuola nella società può favorire la creazione e l'implementazione di una rete territoriale per lo sviluppo e la formazione dei ragazzi, a supporto dell'opera delle famiglie e delle agenzie educative, aprendosi all'esperienza fatta in altri paesi''.

Il ministro ha quindi annunciato a questo proposito l'adesione al progetto ''Enjoy'' presentato a San Patrignano che riguarda il sostegno e la formazione dei ragazzi tra 13 e 18 anni.

''La scuola - ha spiegato Letizia Moratti - può, infatti, offrire una serie di infrastrutture, aule, palestre laboratori e biblioteche, a cui i giovani potranno fare riferimento per le loro attività culturali, educative e sportive, ludiche e per la loro socializzazione anche in orari extrascolastici.

La scuola potrà inoltre offrire le proprie risorse umane, personale docente e non, che possono allargare il proprio ruolo, da quello strettamente educativo ad un più ampio ruolo di alto valore sociale.

Infine - ha aggiunto - la scuola è pronta ad accogliere chi è disponibile ad offrire il proprio tempo e le proprie capacità per partecipare a questo grande progetto per le nuove generazioni''.

''La scuola, recuperando la propria identità sociale - prosegue il ministro - si deve candidare a dare un suo contributo attivo per una nuova politica giovanile ispirata allo sviluppo delle identità individuali e collettive, delle capacità relazionali, delle affettività''.

''La scuola potrà così assumere un impegno che va ben oltre il proprio compito 'professionalizzante' e contribuire a valorizzare le specificità delle età evolutive della fanciullezza, dell'adolescenza della gioventù.

Senza rivendicare egemonie e primogeniture - conclude - la scuola si propone come un luogo di raccordo e di integrazione di diverse risorse e competenze, integrando il lavoro dei molti operatori del privato sociale, del non profit e del volontariato che già operano nel settore del disagio giovanile''.

Fuori la politica dai SertLa politica deve stare del tutto fuori dai Sert (Servizi territoriali).

Si può riassumere così il pensiero di Roberto Maroni, ministro per il Lavoro e le politiche sociali.

''I Sert - dice Maroni - sono una struttura pubblica che ha compiti che devono essere rivisti, ma soprattutto bisogna togliere dai Sert la politica''.

Pur premettendo che i Servizi non dipendono da lui e non riferiscono al suo ministero, Maroni che spiega di avere avuto ''una brutta impressione'', ad esempio quando ha depennato il nome di Vittorio Agnoletto dai componenti della Consulta sulle Tossicodipendenze.

''Tra le segnalazioni di protesta - racconta il ministro leghista - mi sono arrivate quelle di esponenti dei Sert, che contestavano questo fatto dal punto di vista politico''.

La politica ''deve comunque favorire l'intervento del privato sociale'', dice Maroni, che si dichiara favorevole alla istituzione del Dipartimento Nazionale Antidroga.

''Un coordinamento sotto la Presidenza del Consiglio è utilissimo - dice - e può rendere l'azione del governo omogenea e più efficace''.

Il ministro ricorda poi che, al momento, ''in materia di tossicodipendenze ci sono competenze divise in tanti ministeri, che spesso non dialogano tra di loro e prendono iniziative che non sono concordate''.

A questo proposito, sottolinea anche che ''l'azione contro la tossicodipendenza deve essere del governo tutto e non di singoli ministri.

Il passaggio fondamentale della nuova iniziativa, che non è solo formale, è il coordinamento a Palazzo Chigi''.

''I precedenti governi - attacca quindi Maroni - hanno fatto molti danni che noi dobbiamo rimediare''.

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