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San Patrignano, Rainbow Meeting, 26 ottobre 2001 - Il governo istituirà un dipartimento presso la Presidenza del Consiglio per il coordinamento delle politiche di contrasto nei confronti delle droghe.
Questo quanto annunciato dal vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini durante un convegno a San Patrignano dove è in corso il Meeting Internazionale contro le droghe Rainbow.''Occorre una netta inversione di tendenza rispetto all'azione degli anni passati - ha detto Fini - la scelta del dipartimento sta a significare che il governo al più alto livello si fa carico di questa … necessità''.
Fini ha sottolineato come i dati sui consumi di droga siano preoccupanti e che il governo ''è intenzionato a prendere delle iniziative".
"Innanzitutto - ha proseguito Fini - daremo vita presso la Presidenza del Consiglio a un dipartimento per il coordinamento delle politiche di contrasto nei confronti delle droghe''.
Tra i motivi di questa decisione c'è quello di ''eliminare la frammentazione legislativa che nel corso degli anni passati ha attribuito competenze in materia di lotta alla droga ad almeno sei ministeri, creando confusione di tipo legislativo, accavallamento di responsabilità, una politica di contrasto alle droghe sostanzialmente fallimentare''.
"La linea guida lungo la quale si muoverà il governo - ha precisato il vicepremier - è rispettosa di quel principio che abbiamo già inserito nel Dpef e che vuole una politica volta innanzitutto al pieno recupero del tossicodipendente, il che significa cancellare la tendenza a considerare la droga come uno stato da cui non si può uscire.
Siamo non da oggi ostili a qualsiasi politica che si limiti alla cosiddetta riduzione del danno - ha ribadito Fini - pensiamo di dover puntare, anche dal punto di vista delle risorse, ad una campagna di autentica sensibilizzazione circa il rischio insito nella droga.
Non esistono le droghe, la distinzione tra leggere e pesanti non ci appartiene''.
Il vicepresidente del Consiglio ha sottolineato pure come il ruolo delle comunità di recupero debba essere potenziato ''anche sottraendole ad un carico di carattere burocratico che in molti casi ha limitato la loro potenzialità".
"Pensiamo - ha dichiarato Fini - anche su questo versante, di potere determinare un forte cambiamento nella politica legislativa''.
Quindi è in vista un cambiamento nel ruolo dei Sert.
''La prima cosa che occorrerà verificare - ha affermato il leader di An - è il risultato che il servizio pubblico ha determinato e che, a mio modo di vedere, è negativo, perché in molti casi ha cronicizzato delle situazioni''.
"La logica, sbagliata - ha sottolineato Fini - era sempre quella di limitare il danno e non di recuperare.
I Sert, purtroppo, non svolgono un'azione di contrasto nei confronti di alcune sostanze che determinano anch'esse dei danni, forse inferiori all' eroina e all'ecstasy, ma che certamente sono danni sia di carattere psicologico che fisico''.
Il vicepremier ha criticato decisamente la politica dei governi di centrosinistra.
''Non ho esitazioni a dire che il governo ha intendimenti davvero profondamente innovativi rispetto alla filosofia con la quale si sono mossi i precedenti esecutivi di centrosinistra''.
Non ci saranno però provvedimenti legislativi anche sul consumo personale di droga.
''Non corriamo, cominciamo a lavorare seriamente innanzitutto costituendo questo dipartimento centrale.
Dobbiamo arrivare a una riduzione non solo dell'offerta, ma anche della domanda.
Questo è possibile con interventi educativi, ma si deve anche centralizzare l'azione.
Quello che è successo negli ultimi anni ha determinato una frammentazione di responsabilità, con anche qualche palese controsenso''.
Secondo Fini per affrontare il problema occorre partire da una triplice esigenza: ''Prevenire (compito che appartiene a tutta la società, innanzitutto alla scuola e alla famiglia); reprimere lo spaccio e anche da questo punto di vista valuteremo se è il caso, come personalmente ritengo, di dar corso a modifiche legislative; realizzare una fortissima azione di recupero che dovrà vedere tutte le strutture pubbliche e private impegnate a raggiungere lo stesso obiettivo''.
Fini ha detto anche di ritenere che una delle cose più urgenti da fare sia consentire a chi è detenuto in stato di tossicodipendenza, per lo più per reati legati alla droga, ''di potere davvero usufruire di misure alternative''.
Il vicepremier ha comunque sottolineato che in fatto di contrasto alla droga,viene fatto molto.
''Non dobbiamo essere autolesionisti - ha concluso - fino al punto di dire che non sono state messe in campo, soprattutto dalle forze dell'ordine, azioni di contrasto''.Nel corso della mattinata è stato assegnato il premio Rainbow 2001 al ministro degli Esteri israeliano, Shimon Peres, il quale, nel messaggio che ha inviato agli ''amici di Rainbow'', ha scritto che la dipendenza da droghe ''è il malanno che mina il nostro tessuto sociale ed il benessere delle giovani generazioni, le cui speranze di un domani migliore si ridurranno sempre di più fino a che l'influenza pervasiva degli stupefacenti e il loro potere distruttivo non verranno riconosciute ai primi posti tra i problemi mondiali da affrontare''.Dal canto suo, Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite e vincitore del Premio Nobel per la pace 2001, ha scritto che ''mentre il mondo di oggi è condizionato dal terrore, l'associazione Rainbow continua il proprio lavoro, sereno e che infonde coraggio, fornendo protezione e sicurezza a tutti quelli che vivono nella paura e nell'incertezza''.Annan ha anche spiegato qual è il ruolo dell'Onu all'interno dell'associazione: ''L'organizzazione delle Nazioni Unite è orgogliosa di essere partner della vostra associazione.
Una grossa fetta della missione dell'Ufficio per il Controllo della droga e la prevenzione della criminalità consiste nell'identificare e far conoscere le iniziative di prevenzione e recupero dalla droga più riuscite ed efficaci, ossia quelle che arrivano alla gente direttamente e intervengono a cambiare in positivo la loro vita in maniera duratura''.
Presente anche Pino Arlacchi, vice segretario generale dell'Onu.
"L'Onu nel 1998 - ha esordito Arlacchi - mi ha dato mandato per perseguire il duplice obiettivo di ridurre la domanda di droga e di eliminare le coltivazioni di oppio e cocaina.
Questi due obiettivi erano circondati dallo scetticismo di molti ma dopo tre anni e mezzo sui dieci che ci siamo prefissi possiamo dire di aver già sostanzialmente raggiunto il secondo"."Per quanto riguarda l'oppio - ha proseguito il direttore dell'Undccp - abbiamo conseguito un risultato che ha sorpreso noi stessi: la eliminazione quasi totale delle coltivazioni in Afghanistan, che produce tra l'altro la totalità dell'oppio e dell'eroina consumata in Russia.
Il risultato è stato ottenuto grazie a una cintura di sicurezza diplomatica realizzata dai sei Paesi che confinano con l'Afghanistan, tra cui Paesi amici del regime di Kabul come il Pakistan che si sono però adoperati per risolvere un problema che li tocca direttamente"."Il risultato è stato ottenuto dopo due risoluzioni del Consiglio di sicurezza, con sanzioni durissime e senza assicurare ai Talebani - al contrario di quanto è stato affermato - nessuna risorsa: l'Onu ha speso per alcuni progetti pilota di coltivazioni alternative, realizzati con alcuni contadini, appena 10 milioni di dollari"."Ben più problematica - ha proseguito - appare invece la riduzione della domanda.
Va premesso che i maggiori paesi consumatori oggi sono in realtà quelli asiatici e più poveri, dal Pakistan alla Cina, dove il fenomeno si è diffuso molto dopo le aperture economiche.
Ma i maggiori mercati del consumo di droga restano quelli occidentali nei quali rileviamo che non c'è un impegno concreto.
A coloro che sostengono tesi antiproibizioniste e si dicono progressisti vorrei dire che in realtà vogliono tornare all'800, ai tempi della guerra dell'oppio"."Abbiamo ancora sette anni di tempo - ha concluso Arlacchi - ma c'è troppo scetticismo: vorrei invece ricordare che non ci sono problemi creati dagli uomini che gli uomini non possano risolvere.
Manifesto infine grande soddisfazione per la comunicazione del vicepresidente Fini sulla creazione di un'autorità antidroga italiana e per la scelta del prefetto Sotgiu che già ha collaborato con noi".
Questo quanto annunciato dal vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini durante un convegno a San Patrignano dove è in corso il Meeting Internazionale contro le droghe Rainbow.''Occorre una netta inversione di tendenza rispetto all'azione degli anni passati - ha detto Fini - la scelta del dipartimento sta a significare che il governo al più alto livello si fa carico di questa … necessità''.
Fini ha sottolineato come i dati sui consumi di droga siano preoccupanti e che il governo ''è intenzionato a prendere delle iniziative".
"Innanzitutto - ha proseguito Fini - daremo vita presso la Presidenza del Consiglio a un dipartimento per il coordinamento delle politiche di contrasto nei confronti delle droghe''.
Tra i motivi di questa decisione c'è quello di ''eliminare la frammentazione legislativa che nel corso degli anni passati ha attribuito competenze in materia di lotta alla droga ad almeno sei ministeri, creando confusione di tipo legislativo, accavallamento di responsabilità, una politica di contrasto alle droghe sostanzialmente fallimentare''.
"La linea guida lungo la quale si muoverà il governo - ha precisato il vicepremier - è rispettosa di quel principio che abbiamo già inserito nel Dpef e che vuole una politica volta innanzitutto al pieno recupero del tossicodipendente, il che significa cancellare la tendenza a considerare la droga come uno stato da cui non si può uscire.
Siamo non da oggi ostili a qualsiasi politica che si limiti alla cosiddetta riduzione del danno - ha ribadito Fini - pensiamo di dover puntare, anche dal punto di vista delle risorse, ad una campagna di autentica sensibilizzazione circa il rischio insito nella droga.
Non esistono le droghe, la distinzione tra leggere e pesanti non ci appartiene''.
Il vicepresidente del Consiglio ha sottolineato pure come il ruolo delle comunità di recupero debba essere potenziato ''anche sottraendole ad un carico di carattere burocratico che in molti casi ha limitato la loro potenzialità".
"Pensiamo - ha dichiarato Fini - anche su questo versante, di potere determinare un forte cambiamento nella politica legislativa''.
Quindi è in vista un cambiamento nel ruolo dei Sert.
''La prima cosa che occorrerà verificare - ha affermato il leader di An - è il risultato che il servizio pubblico ha determinato e che, a mio modo di vedere, è negativo, perché in molti casi ha cronicizzato delle situazioni''.
"La logica, sbagliata - ha sottolineato Fini - era sempre quella di limitare il danno e non di recuperare.
I Sert, purtroppo, non svolgono un'azione di contrasto nei confronti di alcune sostanze che determinano anch'esse dei danni, forse inferiori all' eroina e all'ecstasy, ma che certamente sono danni sia di carattere psicologico che fisico''.
Il vicepremier ha criticato decisamente la politica dei governi di centrosinistra.
''Non ho esitazioni a dire che il governo ha intendimenti davvero profondamente innovativi rispetto alla filosofia con la quale si sono mossi i precedenti esecutivi di centrosinistra''.
Non ci saranno però provvedimenti legislativi anche sul consumo personale di droga.
''Non corriamo, cominciamo a lavorare seriamente innanzitutto costituendo questo dipartimento centrale.
Dobbiamo arrivare a una riduzione non solo dell'offerta, ma anche della domanda.
Questo è possibile con interventi educativi, ma si deve anche centralizzare l'azione.
Quello che è successo negli ultimi anni ha determinato una frammentazione di responsabilità, con anche qualche palese controsenso''.
Secondo Fini per affrontare il problema occorre partire da una triplice esigenza: ''Prevenire (compito che appartiene a tutta la società, innanzitutto alla scuola e alla famiglia); reprimere lo spaccio e anche da questo punto di vista valuteremo se è il caso, come personalmente ritengo, di dar corso a modifiche legislative; realizzare una fortissima azione di recupero che dovrà vedere tutte le strutture pubbliche e private impegnate a raggiungere lo stesso obiettivo''.
Fini ha detto anche di ritenere che una delle cose più urgenti da fare sia consentire a chi è detenuto in stato di tossicodipendenza, per lo più per reati legati alla droga, ''di potere davvero usufruire di misure alternative''.
Il vicepremier ha comunque sottolineato che in fatto di contrasto alla droga,viene fatto molto.
''Non dobbiamo essere autolesionisti - ha concluso - fino al punto di dire che non sono state messe in campo, soprattutto dalle forze dell'ordine, azioni di contrasto''.Nel corso della mattinata è stato assegnato il premio Rainbow 2001 al ministro degli Esteri israeliano, Shimon Peres, il quale, nel messaggio che ha inviato agli ''amici di Rainbow'', ha scritto che la dipendenza da droghe ''è il malanno che mina il nostro tessuto sociale ed il benessere delle giovani generazioni, le cui speranze di un domani migliore si ridurranno sempre di più fino a che l'influenza pervasiva degli stupefacenti e il loro potere distruttivo non verranno riconosciute ai primi posti tra i problemi mondiali da affrontare''.Dal canto suo, Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite e vincitore del Premio Nobel per la pace 2001, ha scritto che ''mentre il mondo di oggi è condizionato dal terrore, l'associazione Rainbow continua il proprio lavoro, sereno e che infonde coraggio, fornendo protezione e sicurezza a tutti quelli che vivono nella paura e nell'incertezza''.Annan ha anche spiegato qual è il ruolo dell'Onu all'interno dell'associazione: ''L'organizzazione delle Nazioni Unite è orgogliosa di essere partner della vostra associazione.
Una grossa fetta della missione dell'Ufficio per il Controllo della droga e la prevenzione della criminalità consiste nell'identificare e far conoscere le iniziative di prevenzione e recupero dalla droga più riuscite ed efficaci, ossia quelle che arrivano alla gente direttamente e intervengono a cambiare in positivo la loro vita in maniera duratura''.
Presente anche Pino Arlacchi, vice segretario generale dell'Onu.
"L'Onu nel 1998 - ha esordito Arlacchi - mi ha dato mandato per perseguire il duplice obiettivo di ridurre la domanda di droga e di eliminare le coltivazioni di oppio e cocaina.
Questi due obiettivi erano circondati dallo scetticismo di molti ma dopo tre anni e mezzo sui dieci che ci siamo prefissi possiamo dire di aver già sostanzialmente raggiunto il secondo"."Per quanto riguarda l'oppio - ha proseguito il direttore dell'Undccp - abbiamo conseguito un risultato che ha sorpreso noi stessi: la eliminazione quasi totale delle coltivazioni in Afghanistan, che produce tra l'altro la totalità dell'oppio e dell'eroina consumata in Russia.
Il risultato è stato ottenuto grazie a una cintura di sicurezza diplomatica realizzata dai sei Paesi che confinano con l'Afghanistan, tra cui Paesi amici del regime di Kabul come il Pakistan che si sono però adoperati per risolvere un problema che li tocca direttamente"."Il risultato è stato ottenuto dopo due risoluzioni del Consiglio di sicurezza, con sanzioni durissime e senza assicurare ai Talebani - al contrario di quanto è stato affermato - nessuna risorsa: l'Onu ha speso per alcuni progetti pilota di coltivazioni alternative, realizzati con alcuni contadini, appena 10 milioni di dollari"."Ben più problematica - ha proseguito - appare invece la riduzione della domanda.
Va premesso che i maggiori paesi consumatori oggi sono in realtà quelli asiatici e più poveri, dal Pakistan alla Cina, dove il fenomeno si è diffuso molto dopo le aperture economiche.
Ma i maggiori mercati del consumo di droga restano quelli occidentali nei quali rileviamo che non c'è un impegno concreto.
A coloro che sostengono tesi antiproibizioniste e si dicono progressisti vorrei dire che in realtà vogliono tornare all'800, ai tempi della guerra dell'oppio"."Abbiamo ancora sette anni di tempo - ha concluso Arlacchi - ma c'è troppo scetticismo: vorrei invece ricordare che non ci sono problemi creati dagli uomini che gli uomini non possano risolvere.
Manifesto infine grande soddisfazione per la comunicazione del vicepresidente Fini sulla creazione di un'autorità antidroga italiana e per la scelta del prefetto Sotgiu che già ha collaborato con noi".
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