Sabato cortei in molte città, dopo le parole del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara alla presentazione della Fondazione intitolata a Giulia Cecchettin, per le quali il patriarcato è finito con la riforma del diritto di famiglia e le violenze sessuali aumentano anche per l'immigrazione illegale.
Per il Viminale le violenze sessuali denunciate sono quasi seimila ogni anno, 2500 compiute da stranieri.
Sui femminicidi un'inversione di rotta: 98 quest’anno, dieci in meno dell’anno scorso.
Le vittime per 3/4 italiane, per … 1/4 straniere, quasi tutte le donne italiane sono vittime di italiani, quasi la metà delle straniere è vittima di propri connazionali.
Per il Rapporto Eures il 37% sono donne anziane, ultrasessantacinquenni.
Altro dato: in Italia, riferisce l'osservatorio di Non una di meno, il 50% delle donne non lavora, il 30% non ha nemmeno un conto corrente.
Secondo i critici il patriarcato è quello di Saman Abbas, la ragazza italopakistana uccisa dalla famiglia, non quello di cui è stata vittima Giulia Cecchettin.
In Italia il capofamiglia non esiste più, non esistono più i matrimoni combinati, si è fortemente indebolita la figura del padre, come si può parlare di patriarcato? La violenza sarebbe frutto piuttosto di maschilismo, un colpo di coda del patriarcato, per chi non accetta la parità.
Questo spiegherebbe il paradosso nordico: più femminicidi nelle società più evolute.
Infine, anche quest’anno nei cortei si ricordano le donne palestinesi non le israeliane stuprate e uccise il 7 ottobre.
Nella manifestazione di Roma purtroppo è riapparso lo slogan "Palestina libera, dal fiume al mare".
Di tutto questo abbiamo parlato con Linda Laura Sabbadini, una delle maggiori esperte delle statistiche per gli studi di genere, editorialista di Repubblica.
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