Dibattito organizzato da Festa de L'Unità.
Sono intervenuti: Formenton, Asor Rosa.
Tra gli argomenti discussi: Cultura, Festa Dell'unita', Pci, Roma, Sinistra.
Rubrica
Il primo aveva come riferimento principale
Una tradizione spesso messa in secondo piano nella storia della nostra città cioè la tradizione degli studi scientifici
Che invece ha avuto un passato e da una presente di tutto rispetto anche sul piano internazionale
Il dibattito di questa sera è invece soprattutto orientato sui temi della cultura nel senso più ampio del termine e con un particolare
Riferimento ai problemi concernenti
Cinema la televisione i mezzi di comunicazione la stampa e via dicendo
Sono con me al tavolo per discutere di questi argomenti
Renato Nicolini assessore alla cultura del Comune di Roma
Alberto Asor Rosa docente di letteratura italiana all'università la sapienza Carlo Lizzani Walter Veltroni
E Piero otto io comincerei senz'altro il primo giro di interventi dando la parola a Renato Nicolini
Ma io vorrei come dire porre due questioni
E partendo da un fatto molto politico che
Come dire non possiamo ignorare altrimenti questo dibattito rischia di essere astratto
Fatto molto politico e quello del l'acquisto da parte di Berlusconi la scalata di Berlusconi a Retequattro del fatto il signor mai realizzato nel campo televisivo no un pressoché totale monopolio dei network privati è cambiato una situazione di fronte a questo noi ci troviamo di fronte a fronte di questo circolo permane una situazione di imbarazzo di di mancanza di scelte politiche di lentezza di di pigrizia per non dire di peggio dell'azienda televisiva di Stato per la RAI che seguita ad essere inquinata da motivi di che sono extra aziendali da logiche extra aziendali eccetera
Ma questa dovremmo collegare probabilmente anche il fatto che alla concentrazione che c'è nel campo della televisione e quindi a una concentrazione di
Possibilità di manovrare l'informazione si accompagnano tendenze analoghe nel campo dei giornali
E credo che questo sia il punto a cui dobbiamo riflette su cui dobbiamo riflettere non c'è dubbio che presso il problema di fronte a cui ci troviamo in che modo vero possiamo immaginare diciamo che se non ci interessa anche dal punto di vista della riflessione su Roma Capitale della cultura perché qualche fetta questo celato avesse ce l'hanno nel senso che il centro di delle aziende di Berlusconi ma non è questa evidentemente la questione ma c'è anche questa non è a Roma
E c'è la evidentemente perché invece questo credo ci riguarda in positivo tra le ragioni di debolezza dell'azienda televisiva controllata
L'azienda televisiva di Stato e in generale del sistema dell'informazione c'è anche il fatto che non è stato risposto sufficientemente chiarezza all'interrogativo di che cosa dovesse essere una capitale moderna in un Paese come l'Italia delle questioni son molto collegata in Italia c'è una ricchezza di centri di cultura dei centri storici
Di luoghi che hanno la loro tradizione che non c'è in altri paesi europei la situazione italiana è molto diversa dal modello per esempio Francesio Greco dove Parigi Atene sono le uniche due grandi città metropoli
E possibile pensare è vero che al conto nonostante questo e proprio volendo mantenere la ricchezza di centri pluralisti figli informazione discussione ci sia i in Italia ha bisogno di un rafforzamento delle capacità di Roma di essere capita credo che a questa domanda sì su questa domanda si potrebbe fare un primo giro di riflessione
Direi che la questione della televisione centrale perché dal punto rilievi dire un no credo che ci possa essere una soluzione ecco dei problemi dell'industria cinematografica in Italia se non si parte da questa questione che mi pare principale rilevante
Non c'è dubbio che la battaglia che si è combattuta per il controllo dell'etere assunto un aspetto in cui sotto la specie del Bellevarde vende varietà televisivi della guerra dei presentatori e Pippo Baudo delle Carrara eccetera eccetera si gioca una partita che forse ancora non è completamente emersa è quella del controllo dell'informazione ma c'è anche è anche vero che poi che questa battaglia è stata così sotterranea così mascherata e questo ha portato a un certo considerava una certo sviluppo dell'industria televisiva il prodotto televisivo in Italia per esempio che la direzione del serial
Ho una direzione equilibrata pressoché unicamente la direzione del prêt à televisiva dell'acquisto di prodotti elaborati dall'estero questo significa che il prodotto televisivo non arriva ad avere una continuità con il prodotto cinematografico che che so che produzioni cinematografiche italiane non si possono appoggiare ha un possibilità e distribuzione televisiva questo porta come dire a vedere a restringere l'ottica del cinema all'ottica significativa e importante ma non unica del fin d'autore tutto questo esploso direi in modo abbastanza evidente e clamoroso nella recente Mostra veneziana in cui l'intenzione lodevole di ronde difendere in sé io devo Rizieri difendere il cinema d'autore e in particolare il cinema d'autore europeo ha portato a quei all'inclusione all'interno della mostra sotto l'etichetta otto questa angolatura di un film che caratteristiche d'arte d'Autore realtà non avevano mostrando tutta quanta la debolezza di una struttura che pretende di essere di qualità e realtà molto arretrata proprio dal punto di vista industriale mi sembra che adora la questione sia questa c'è un stretto collegamento tra la crisi dell'informazione la tendenza pericolosa che emergono nel campo della televisione la crisi del cinema a questo non è estraneo il fatto che
Vero se è positivo il fatto che in Italia non ci sia un unico centro di cultura sicuramente negativo il fatto che non si sia affrontata la questione romana Roma è stata vista piuttosto come giganti come luogo della burocrazia del potere politico separato
Dall'industria che non come capitale capitale non vuol dire monopolio dell'informazione dello spettacolo della cultura vuol dire città che si sa porre in relazione alle necessità nazionali ad altre aree e ad altre aree culturali tutto questo evidentemente poi è vero ha dei riflessi anche dal punto di vista della ricerca scientifica dello Stato degli studi universitari del modo con cui vero si intendono i beni culturali eccetera eccetera però diciamo gli pare dovendo scegliere un taglio che questo angolo di riflessione possa essere stimolante consentire come dire a una bravata che ha esperienze
Prospettive abbastanza differenti di discutere in termini comparabili confrontabili
Ringrazio Nicolini eviterei adesso la parola Adalberto Asor Rosa
Io confesso qualche perplessità nell'affrontare il tema così come è stato formulato dagli organizzatori della festa dell'Unità e cioè se non se non ho capito male il rapporto che esiste o dovrebbe esistere tra certi strumenti culturali di informazione di organizzazione televisiva e cinematografica e Roma capitale
Roma capitale della cultura
Confesso questa perplessità per due motivi per cui forse
Entro a mio modo nel dibattito che Nicolini ha aperto
Il primo di questi motivi è che da un certo punto di vista io non credo
Che la localizzazione rumena costituisca un fatto specifico di rilevante connotazione per il tipo di problemi che l'organizzazione della stampa dell'editoria del cinema della televisione e della cultura dovrebbe comportare questi problemi io credo siano per loro una cultura di rilevanza nazionale il fatto che a rumena si collochino in dimensioni quantitativamente diverse rispetto ad altre città italiane non cambia credo di gran che la sostanza del problema bisognerebbe credo affrontare questi problemi dal punto di vista di un ottica più generale così come essi cioè l'impongono appunto a livello nazionale e questo forse confermerebbe
Quell'altra parte della parola d'ordine che sta all'interno di questa nostra festa secondo cui Roma e già di per sé una questione nazionale
La seconda perplessità riguarda il se il secondo titolo la seconda parte della intitolazione del nostro dibattito
Roma capitale della cultura io credo che non sia giusto o comunque in qualche modo sia distorcente
Perseguire ancora un discorso su Roma capitale
Io credo che sia più giusto e più corretto cercare di fare un discorso su Roma città moderna modernamente organizzata modernamente governata con tutte le implicazioni di una metropoli in espansione che sono quelle anche in questo caso generali di situazioni analoghe anche sul piano culturale sia a livello nazionale sia a livello internazionale
Detto questo a me pare che la situazione romena sia caratterizzata sul terreno che il dibattito ci propone da due dati apparentemente contraddittori fra di loro
Da una parte e qui in questa Città di Roma noi abbiamo una ingente concentrazione di forze intellettuali e culturali ingente concentrazione che trova nella nelle università nelle professioni
Nel lavoro cinematografico ed artistico nel lavoro del giornalismo le sue manifestazioni più più notevoli
Dall'altra abbiamo alcuni strumenti
Di diffusione della cultura e dei e di informazione di rilevanza appunto nazionale di grande portata in particolare la tv e il cinema
Molto meno la stampa io credo se guardiamo a questi problemi dal punto di vista di un'ottica più allargata poiché mi pare che non si possa dire che a Roma ci sia una concentrazione di stampa o di editoria pari a quella di altre città italiane un solo giornale forse non di partito la Repubblica a questa rilevanza nazionale gli altri sono giornali
Sempre più immersi a mio modo di vedere in una realtà localistica che rispondono a esigenze e sollecitazioni sempre più ristrette
Il problema è che io porrei data questa breve illustrazione dei termini della questione è il seguente
Fra questi due fenomeni l'ingente concentrazione
Delle forze intellettuali
E la presenza di alcuni importanti strumenti di rilevanza internazionale nel campo della informazione e della comunicazione di massa esiste un rapporto esiste uno scambio
Una circolazione oppure no
Io credo che la risposta dovrebbe essere nelle grandi linee sostanzialmente negativa i due fenomeni si affiancano ci sono tutte e due ma praticamente sì ignorano
I giornali la televisione il cinema potrebbero tranquillamente essere trasferiti in un'altra qual sia efficiente città della nostra Repubblica
Senza che questo avesse ad incidere sostanzialmente sulla vita di questi ampi strati intellettuali
La vita di questi ampi strati intellettuali si svolge entro le sedi
Specifica del loro lavoro senza a bere interferenze sostanziali con questi grandi centri di organizzazione e di formazione dell'opinione pubblica attraverso i media
Attraverso la televisione il cinema
E così via
La mia impressione e che questo sia il grande problema di Roma città moderna
A livello delle più avanzate esperienze internazionali
E cioè come rimettere come se in quali condizioni rimettere il rapporto queste due entità che reciprocamente oggi nella sostanza si ignorano
La mia opinione che espongo molto francamente che l'assenza di questo scambio e di questa circolazione si debba attualmente a Roma
Ma questo ovviamente riflette per i motivi che dicevo all'inizio una situazione più complessa e più nazionale a due motivi di fondo
Che possono apparire contraddittori fra di loro così come gli esporrò me che in sostanza invece muovono nella stessa direzione
Il primo di questi motivi è quello che definirei la carenza di programmazione carenza di programmazione intesa a stabilire fra questi sistemi chiusi una circolazione di idee uno scambio di esperienze e anche uno scambio di personale che attualmente non esiste
A chi attribuire questa carenza di programmazione io credo che dobbiamo dire hanno gli stessi con molta franchezza che
Almeno
Per il livello cittadino
Che investe questa sera la nostra discussione questa carenza di programmazione a lunga scadenza
Con progettualità molto definita e anche molto fantastiche si deve attribuire agli enti locali ai nostri enti locali nel senso che io non ho visto negli ultimi anni dispiegarsi all'interno di una città come Roma nella prospettiva moderna di cui stavo o parlando un piano che mettesse in relazione programmaticamente e strategicamente queste realtà diffuse che ci sono ma vivono ciascuno
Ciascuna per proprio conto
L'altro motivo
Che è a apparentemente contraddittorio con quello precedente ma come cercherò di chiarire invece va nella stessa direzione e quello che definirei l'eccesso di lottizzazione
Di cui appunto gli enti fondamentali nel campo dell'organizzazione della dis e della diffusione della cultura attualmente soffrono credo in maniera che supera il livello del patologico
E quando parlo di eccesso di lottizzazione parlo esattamente di quel fenomeno che toccando in misura profondamente diversa
I diversi partiti beninteso
Però parte da un medesimo presupposto che quello di abboccare ad un certo livello della decisione politica
Quel tipo di progettualità e di iniziativa culturale che a mio giudizio invece dovrebbe essere restituito ed arresto il nostro partito lo ha detto più volte a chiare lettere
A quelle forze che si muovono a livello della cultura della produzione artistica cinematografica della stampa dell'editoria e della televisione che sono professionalmente
Impegnate su questi terreni
Il capolavoro di una iniziativa politica locale ma di respiro nazionale dovrebbe essere a mio giudizio consistente nel riuscire a mettere in rapporto la programmazione che è un fatto politico di grandi scelte di grandi orientamenti con la rinnovata affermazione dell'autonomia delle forze intellettuali e culturali nelle loro sedi specifiche e con le loro specifiche professionalità io credo che se non si supera questo nodo teorico
E programmatico difficilmente andremo al cuore del problema
Voglio fare un esempio che fuoriesce dalla problematica romana ma come dicevo all'inizio e difficile riportare tutto a fatti romani su di una materia come questa
Un esempio che riguarda la stampa l'editoria in particolare la stampa il giornalismo
Io credo che ciò cui abbiamo assistito a livello nazionale negli ultimi dieci anni sia un fenomeno complessivamente di entità enorme e di gravità ancora più grande
Cioè abbiamo assistito alla progressiva scomparsa
Di una stampa di informazione non militante non militante che rispondesse a certi criteri moderni di diffusione della notizia e di pluralismo delle idee che sono stati riassorbiti progressivamente dalle iniziative speculative in taluni casi para politiche in altri casi fino a metterci di fronte quasi a un deserto
Per essere ancora più preciso e più chiaro
Vorrei dire e
Sono al tempo stesso lieto e un po'
Come dire frastornato dal fatto che Ottone sia qui presente questa sera
Che mentre noi abbiamo visto nel corso degli ultimi dieci anni affermarsi in contrapposizione ai processi degenerativi
Di fenomeni di stampa indipendente come la Repubblica di cui parlavo all'inizio contraddistinti da un forte impegno militante e cioè dall'assunzione di tesi precise
All'interno del mondo dell'informazione abbiamo visto la pressoché e totale scomparsa di quel modello di giornalismo che credo per l'ultima volta in Italia sia stato esemplare atto dal Corriere della Sera diretto da Piero Ottone
Io credo che la gravità della scomparsa di quel modello non sia stata ancora colta in tutto il suo rilievo perché per ricollegarmi alla sostanza del mio discorso
La scomparsa di quel modello non ha significato soltanto la soggezione di una testata sia pure prestigiosa a delle manovre politiche o para politiche o speculative che ben conosciamo
Ma ha rappresentato un passo indietro assai rilevante nella manifestazione pluralistica
Delle forze intellettuali all'interno del sistema di informazione io confesso di avere un po'di Nostalgia
Nei confronti di un momento del nostro recente passato quello direi intorno agli anni settantasei settantotto settantanove
In cui ha accanto al modello della stampa militante e impegnata della stampa diciamo non di partito militante impegnata come la Repubblica c'era anche il modello della stampa di grande informazione il modello anglosassone diciamo come il Corriere della Sera di Piero bottone
Se
Le forze politiche e in particolare le forze politiche della sinistra non si muovono nel senso di ricostituire un equilibrio tra programmazione della cultura
E autonomia delle forze intellettuali io credo che andremo
Ad una progressiva degenerazione della situazione
Ad una sempre maggiore episodicità delle iniziative anche quando esse siano prese come dire positivamente ciascuna per sé considerata e cosa ancora peggiore ad un predominio sempre più forte di quelle forze speculative che usano la stampa e l'informazione come canali di pressione diretta sull'opinione pubblica
Per cui concludendo questo primo intervento io credo che si debba uscire si debba fare uno sforzo per uscire dalla buona amministrazione per entrare in una fase in cui questi problemi vengono affrontati con quello che chiamerei uno spirito di emergenza grazie
Ringrazio Asor Rosa e do la parola al Piero Ottone già direttore del Corriere della Sera il consigliere delegato di Repubblica
Qui già gli spunti
I discussione
Saronno numerosi stimolanti
Mi piacerebbe
Viene subito quel che penso
Se queste osservazioni di Asor Rosa circa la mancanza di una circolazione di e
Nel Paese e in Roma e quindi fra intellettuali e mezzi di comunicazione e poi mi piacerebbe di sentire subito da un'impostazione iniziale di Nicolini
Su Roma Capitale della cultura
Ma forse su questi temi cerchiamo di dire qualche parola
Fra poco
Vorrei invece
Cominciare il mio intervento stasera
Parlando del tema che
Che più è vicino alla mia esperienza
Quello della informazione
Noi parliamo stasera e di cultura ma in particolare
Anche di giornali di televisione e quindi di questi mezzi di diffusione di cultura
E vorrei dire innanzitutto questo
Che noi italiani in tema di giornali
E di radio e di televisione
Finora nel Complesso storicamente ce la siamo passata
Piuttosto male
Non abbiamo avuto mediamente
In Italia
Una buona stampa
Voi sapete che si legge poco
Una delle medie più basse di diffusione dei quotidiani il società industriali avanzate
E mia convinzione che si legge poco non certo per colpa dei dei lettori
Non certo per colpa degli italiani
Che talvolta i giornalisti e gli uomini di cultura accusano di essere indifferente ai problemi
Dell'attualità ma al contrario se legge poco perché i giornali non sono abbastanza interessanti e non si fanno leggere
E non si fanno leggere perché sono
Sono quasi sempre dominati
Da interessi
Da interessi obliqui discutibili
Che poco hanno in comune con la funzione di diffondere notizie e di diffondere informazione
Pensate pensate alla situazione della stampa anche in questi stessi giorni
Un giornale che appare tiene ha una grande società grande gruppo chimico un altro po'di cui non si sa bene chi sia il finanziatore e non si sa bene chi lo finanzi perché
Poi il
Quello che è pur sempre il giornale più diffuso e l'Italia
Corriere della sera
Oggetto di
Oscure operazioni
Per acquistare nella proprietà al controllo
Poi altri giornali che appartengono a
Ex
Ex imprenditori
Di svariate esperienze
Oggi molto ricchi per operazioni con enti di Stato
Insomma un panorama scoraggiante
E questo per quanto riguarda i giornali ma poi per l'altro settore quello nuovo quella della televisione sembrava dopo il mille novecento settantasei che si aprisse una
E tra di grande vivacità
Creativa
Imprenditoriale
E nel giro di pochi anni siamo arrivati invece a quelle situazioni e con la quale Nicolini esordiva poco fa
La vendita
Della nostra televisione
Mondadori di Rete quattro e cioè a Berlusconi e la creazione di un di un quasi monopolio privato
Che è proprio l'opposto
Dell'obiettivo
Che la corte costituzionale aveva indicato con una sentenza del mille duecentosettantasei
E cioè
Pluralità
Di iniziativa in campo televisivo nell'ambito locale
Ed è l'opposto dell'obiettivo che tutti gli uomini politici che in questi anni si sono pronunciati sull'argomento a devono a loro volta indicato
I progetti di legge che sono stati ho presentati io
O o o comunque preparati o il accennati da parte delle gli uomini politici e dei partiti erano tutti in direzione opposta
Bene se questo è il panorama
Panorama così scoraggiante
Nel campo dell'informazione e della comunicazione
è giusto che ci chiediamo
Perché
E che poi ci chiediamo anche se c'è qualche cosa da fare per migliorarlo
E che cosa possiamo fare tutti noi per migliorare in modo che
Questi nostri scambi di De non si limitino
A una diagnosi
Un po'desolata
Ma discutono anche sul modo di porre rimedio perché dunque
A mio parere
Se vogliamo cercare una ragione prima
Da cui poi discendono tutti questi malanni che adesso ha accennato e che comunque ritroviamo in innumerevoli articoli
De L'Unità ancora stamattina mi pare dell'onorevole Bernardini parlava di idee
Se vogliamo vedere una causa prima di tutti questi malanni diceva
Io le indico in un preoccupante ritardo culturale
Del Paese
Un ritardo culturale
La dove si dovrebbero affrontare e risolverei
I problemi delle informazione e i problemi della comunicazione
Quando
La Corte costituzionale già indica
La strada che bisogna seguire
Quando
Infrange il monopolio pubblico
Già in quella sentenza
In quei punti di riferimento
Che sono il cardine della sentenza
Si vede questo ritardo culturale
Perché parlare di televisione di ambito locale
In
Tempi moderni
è assurdo
Ed è già una battaglia persa in partenza
è inconcepibile che si possa fare una televisione
Capace di attirare pubblico
Su un ambito locale
Secondo criteri altrettanto arretrati anacronistici
Quanto potevano essere quelli che ispiravano una riforma agraria formata sulla piccola proprietà contadina invece che sulla impresa agricola di dimensioni sufficienti per essere economicamente valida
E tutte le battaglie successive che uomini
In buona fede e uomini politici in buona fede hanno tentato di combattere in questo settore erano destinate alla sconfitta proprio per questa mancanza di sintonia culturale con i problemi
Con i problemi la reali del nostro tempo
Qual è allora l'impostazione culturale giusta
Affinché la soluzione venga affinché le battaglie siano sì io le vittoriose
Io posso soltanto proporvi la mia soluzione
Una soluzione
Non in sintonia
Con l'ideologia che
Aleggia
In questi spazi in questi giorni
Io credo che
L'impostazione giusta sia quella che si fonda su un concetto di impresa di informazioni di imponenza della comunicazione che deve trovare in se stessa e le sue quindi poche economico
Deve trovare in se stessa la sua validità
E deve quindi adottare quei principi che la per esempio Bollati Giulio Bollati indica quando in un suo intervento adesso parla della crisi della casa editrice Einaudi
Bisogna che anche un grande editore di libri trovi la sua dignità validità della gestione economica dell'impresa altrimenti la sua giustificazione cade
Sono molto grato Asor Rosa per le cose che
Stasera ha detto e in altre occasioni ha scritto
Ma sul mio Corriere della Sera
Sono molto lusingato per la stima che ho per lui
Ebbene il Corriere della Sera è figlio quello che dirigevo io era figlio di un'impostazione
Culturale
Di questo genere
E poi anche pubblica
Anche Repubblica oggi è figlia di un'impostazione culturale di questo genere
Se si arriva alla situazione del monopolio televisivo è perché il mondo politico non ne ha saputo intervenire sul tema della televisione tempestivamente
Per fare sì di questi concetti di impresa e quindi di mercato nel quale l'impresa deve operare fossero preservati da leggi e si impedisse pertanto la distorsione del mercato in direzione
Capitalistica come sempre succede
Se la legge non interviene la libera concorrenza deve essere salvata dal legislatore cosa che sfugge all'onorevole Tempestini riquadri scriveva l'altro giorno che le leggi non hanno il compito di difendere gli insuccessi imprenditoriali
Certamente non hanno questo compito nessuno gliel'ha mai attribuito ma il compito di salvare
Le leggi del mercato sì
Credo comunque visto di avere toccato un punto cruciale
Oggi del Partito comunista
Perché non so se il Partito Comunista possa Golia adottare ai concetti di impresa come punto di riferimento culturale per la sua azione
Veltroni potrà dieci qualche cosa da poco su questo ma da parte mia
Così con una diagnosi
Da freddo osservatore
Esprimo questo opinione assai radicata se le battaglie del partito comunista in tema di informazioni non si spiega Danilo
A un modello culturale che comunque sia chiaro e coerente io l'ho proposto uno ne possono esistere altri
Ma se manca questo modello culturale coerente tutte le battaglie
Che esso combatterà in avvenire saranno destinate ai me
Alle stesse sconfitte delle battaglie combattute finora
Una parola ancora ve l'avevo promessa all'inizio sulla circolazione edili
Ma anche questa mancanza di circolazione di idee fra intellettuali e da una parte e mezzi di comunicazione dall'altra anche questo secondo me è una conseguenza chiude ritardo culturale perché se ci fossero culture in Italia
Capace
Di rivolgersi
Al pubblico al grande pubblico alla popolazione e non soltanto agli addetti ai lavori
Ecco che si potrebbe a creare la saldatura è un problema che io ho avuto quando dirigeva un giornale quello di convincere uomini di cultura
Storici filosofi
Sociologi scienziati a scrivere articoli che ha fossero
Comprensibili per un grande pubblico per un pubblico di giornale
Ho avuto uno insuccesso quasi totale
Perché
Perché spesso
Gli interpellati mi dicevano che si sarebbero sentiti in qualche maniera e diminuiti se adesso è scritto quel genere di articolo che io gli chiedevo di scrivere
E questo è un problema di Est
Di estrema gravità
Che che spiega
Tanti ritardi del nostro Paese
L'ultimo accenno a Roma capitale e il mio dissenso che aveva preannunciato con Nicolini cani criceto punto eletto come non è stata vista come centro di cultura con la capitale di cultura e chi deve vederla come tale
E dall'interno
E dalla base dalle radici
Da quelle che gli inglesi chiamano le radici dell'erba che che deve emergere questa funzione
Non si può
Certamente creare dal di fuori neanche credo con una programmazione degli enti locali come prima sosteneva Asor Rosa deve essere insomma un'opera lenta lo capisco
Lenta e modesta ma da parte di
Tutti noi piuttosto che qualche cosa che viene dall'alto o dal di fuori l'Italia è ancora un Paese veramente vecchiotto disorganizzato scoraggiante e dobbiamo dobbiamo rimodernato lo dobbiamo rinnovarlo ci vorrà del tempo ma un lavoro che si fa giorno per giorno molto modestamente
Ringrazio Piero Ottone e do adesso la parola a Walter Veltroni del Comitato centrale del Partito Comunista responsabile delle comunicazioni di massa
Ma che cosa accaduto in questo mese di agosto che abbiamo lasciato
Dietro le nostre spalle che cosa sta accadendo ancora in questi giorni hanno riferimenti hanno fatto riferimento a questo sia Nicolini sia Ottone si anche Asor Rosa sta accadendo che nel sistema informativo del nostro Paese
Si va facendo strada uno spaventosa processo di concentrazione
E siccome le parole poi finiscono col perdere il loro significato
E questa invece questa parola invece è una pietra ed è una pietra in ogni segmento delle condizioni di mercato date in una società come la nostra ma lo è particolarmente in un segmento delicato come
Il rapporto con la cultura con l'informazione in un Paese moderno
Allora bisogna ricordare che cosa significa concentrazione
E perché nei confronti di questo processo di concentrazione oggi noi abbiamo vissuto una protesta una ribellione una critica da parte di uomini di cultura di intellettuali
E vorrei ricordarlo di pochi tra gli uomini politici e tra le forze politiche
Che cosa è successo è successo che un uomo un gruppo economico e finanziario del quale io non voglio discutere le capacità
Di intervento d'iniziativa nel mercato però si trova oggi nella condizione di esercitare il controllo di più di un terzo del mercato dell'informazione italiana
L'informazione si regge essenzialmente attraverso il flusso dalla pubblicità
Il flusso la pubblicità in Italia ha raggiunto all'incirca la cifra di tre mila miliardi oggi il gruppo Berlusconi attraverso le tre reti televisive di cui dispone e attraverso i giornali di cui dispone controlla di questi tre mila miliardi
Circa mille miliardi
è una concentrazione che ha trasformato quella utopia delle mille antenne della quale ha parlato anche Ottone con la quale era cominciato il fenomeno delle emittenze privata nella dura realtà di una e una sola antenna e pochi si occupano di quello che è successo nel corso di questi anni dei morti e dei feriti che sono rimasti sul campo del nostro sistema televisivo e del nostro sistema informativo
Perché questo processo di concentrazione pubblicitario ha dei riflessi evidenti immediati anche sulla possibilità di esistenza concreta e materiale di organi di stampa
E allora quando parliamo di concentrazione ragioniamo su che cosa questo termine significa sul fatto lo ha detto Asor Rosa prima io vorrei richiamarlo perché questa questione deve diventare sempre di più e lo dico anche per noi del mio partito
Deve diventare sempre di più coscienza comune diffusa
Che affrontando il tema dell'informazione delle comunicazioni di massa dell'industria culturale affrontiamo uno dei centri nervosi uno dei cuori
Dello sviluppo della società e della sua democrazia bene nel sistema informativo nel corso di questi anni e avvenuto che molte voci sono progressivamente venute a mancare
Pensiamo a quanti giornali anche nella nostra città hanno smesso di essere pubblicati
Pensiamo a quante televisioni hanno smesso di esistere o hanno cambiato la loro natura
Pensiamo a quanto poco cinema si produce in Italia l'Italia lo dirà poi credo Lizzani è stata nel corso di interi decenni uno dei paesi più straordinariamente produttivi nel campo dell'industria cinematografica oggi si trova in una condizione di ristagno pauroso
Pensiamo alla crisi di grandi case editrici anche di case editrici sinistra se volete di questa crisi è testimonianza il fatto che una delle case editrici e storiche come la Einaudi ha vissuto anch'essa una crisi
C'è quindi un processo che può portare ed è qualcosa del quale tutti gli uomini che sono pensosi delle sorte della democrazia italiana si dovrebbero preoccupare può portare già portato nel corso di questi anni ad un processo di restringimento
Delle idee che è possibile mettere in circolo lo dico questo dal punto di vista di quelli che si chiamano tra virgolette
Gli operatori culturali ma soprattutto dal punto di vista degli utenti delle idee degli stimoli delle produzioni cinematografiche e televisive degli articoli delle opinioni
Che è possibile leggere e delle quali è possibile usufruire
Discutiamo quindi del pluralismo cioè discutiamo della possibilità per i cittadini in omaggio a quello che è un articolo della Costituzione all'articolo ventuno costituzione di essere informati in condizioni di libertà e di pluralismo
Democrazia e pluralismo chiamano in causa immediatamente il ruolo e la funzione di un sistema politico
Qui Piero Ottone ha richiamato qualcosa che sta molto dentro la discussione di questi mesi
Perché se è potuto accadere ciò che è accaduto e cioè che nel mille novecentosettantasei la Corte costituzionale approva una sentenza
Nella quale riconosce la possibilità dell'esistenza di un fenomeno come l'emittenza privata in ambito locale avrà sbagliato o no a determinare l'ambito locale credo anch'io che fosse una considerazione poco fondata
Sulle condizioni Obiettivo entro le quali un mercato televisivo si può fondare
Però quella sentenza della Corte Costituzionale reclamava reclamava senza equivoci una legge una legge al Parlamento de la Repubblica
Sono passati otto anni e più ormai
Anni nei quali la Corte costituzionale si è più volte pronunciata anni nei quali la Corte dei conti anche recentemente ha dichiarato l'urgenza di questa legge anni dentro i quali ci sono stati sentenze contro sentenze di pretori
Che hanno talvolta dichiarato e condannato reti televisive per le trasmissioni contemporanea tra l'alba altre volte le hanno graziato
Tutto questo è accaduto perché non c'è stata volontà politica
Io ho visto una intempestive una strana dichiarazione del responsabile di questo settore di lavoro della democrazia cristiana il quale sull'Espresso ha detto l'onorevole Bubbico romano
Ha dichiarato che se non si è fatta la legge nel corso di questi otto anni non è stato per un patto politico ma per un fatto tecnico e quindi in otto anni le forze politiche non sarebbero stati in grado di sciogliere questo fatto tecnico
La realtà è che invece nel corso di questi anni c'è stato uno scontro politico
Lo scontro politico molto serio tra le forze devo dire tra queste forze
Noi siamo noi stessi noi partito comunista siamo arrivati con qualche ritardo e con qualche difficoltà ritardi e difficoltà che stanno dentro la nostra storia anche il nostro approccio al sistema delle comunicazioni di massa il nostro approccio anche al mezzo televisivo in quanto tale la nostra idea di che cosa significa la diffusione circolare di informazioni in una società moderna siamo arrivati e siamo arrivati però sul serio con una proposta di legge che da tutti è stata riconosciuta molto avanzata
Molto dentro le possibilità concrete di assestamento di un mercato televisivo che fosse ad un tempo in grado di garantire la libertà e l'autonomia dell'impresa ma anche le condizioni dell'esercizio della diffusione del pluralismo
Nelle condizioni date però c'è stato uno scontro politico
Questo
I fatti nel corso di questa legislatura sono state presentate alcune proposte di legge la nostra per primi che abbiamo presentato una proposta di sistema cioè la riforma della RAI e la organizzazione del sistema privato e poi quella di altri partiti repubblicani ed altri
Ancora oggi non conosciamo quali siano le posizioni di merito e le proposte di legge della democrazia cristiana e del Partito socialista
Ancora il presidente del Consiglio nel suo discorso conclusivo anzi nel suo discorso dopo la verifica tenuto il trentuno luglio alla Camera ha citato tutte le leggi possibili e immaginabili
Come leggi che il Parlamento dovrà affrontare in questa legislatura ma dimenticato
Si fa per dire la legge di regolamentazione dell'emittenza privata
Ancora il ministro Gava quando ci fu la vicenda Carrà perché questo poi uno strano sistema politico
Che si occupa dei mezzi di comunicazione di massa quando c'è la vicenda Carra e allora si chiama Zavoli si fa la reprimenda eccetera e magari qualcuno può pensare che questo accada perché conveniva dei concorrenti della RAI che la Rai non non utilizzasse non mettesse nel carniere un contratto come quello della Carrà ma poi non si occupa invece di regolamentare di disegnare di organizzare il sistema spesso allora dopo la vicenda Carra il ministro Gava disse tra due mesi presento la proposta di legge
Siamo ancora in attesa che questo avvenga
Ancora altri dirigenti del Partito socialista hanno rivendicato la lungimiranza di non aver legiferato ora io ho citato questo per dire che c'è qui la questione che pone Ottone che ha posto anche Asor Rosa c'è un problema di cultura
Di cultura dei gruppi dirigenti di questo Paese e anche vorrei dire divisione dei mezzi di comunicazione di massa perché da che cosa discende quell'intreccio con la combustione che non abbiamo vissuto nel corso di questi di questi anni
La combustione cioè tra un atteggiamento di non governo di lasciar fare è una pesantissime opprimente cappa di piombo che si determinava sì
Si sovrapponeva ai mezzi di comunicazione pensiamo all'esempio della RAI che l'esempio più tipico di una lottizzazione esercitata in un servizio pubblico in una grande azienda in un gruppo editoriale di straordinari possibilità che è stato costretto e compresso dalla lottizzazione spesso ma allora se è vero che c'è questa combustione è vero che questa combustione deriva in sostanza da un atteggiamento vecchio del sistema politico nei confronti dei mezzi di comunicazione di massa e cioè dall'idea che al fondo stringi stringi al di là delle chiacchiere sulla modernità la complessità eccetera i mezzi di comunicazione di massa altro non sarebbero che strumenti di manipolazione delle coscienze e che cioè più riesce a parlare e a detenere il controllo e quindi esercitare il potere dei mass media e più è possibile garantire sorti politiche ed elettorali di questo o di quel partito
Testimonianza anche recente di questo è in un altro discorso di Craxi e poi non non farò altre citazioni tenuto all'Assemblea nazionale del PSI recentemente nel quale Craxi diceva ragionando sul risultato elettorale PSI noi siamo andati male
Perché la televisione ha trasmesso l'emozione per la morte di Berlinguer tanto è vero che tra gli immigrati dice Craxi siamo andati meno male perché non hanno visto la televisione
è un po'la tesi che faceva pensare l'anno scorso che De Mita avrebbe avuto un grande successo elettorale perché tutti gli organi di comunicazione
Parlavano bene De Mita e De Mita ha perso il sei per cento il che vuol dire che c'è un'altra visione che occorre sostituire a questa catastrofica e demonizza Trichet
Che non può essere una visione come dire sprovveduta e facilmente ottimistica ma una visione laica critiche ai mezzi comunicazioni ma sanno dentro di sé sicuramente una possibile utilizzazione come strumento di manipolazione delle coscienze ma ne hanno anche un altro
I mezzi comunicazioni di massa possono essere straordinari strumenti di diffusione delle conoscenze di universalizzazione del sapere
Possono elevare la soglia della capacità e della coscienza critica degli spettatori cittadini
Ed è per questo che dai mezzi di comunicazione di massa dalla quota di libertà e di pluralismo che dentro di essi esiste si può valutare la quota di democrazia esistente in un paese e sicuramente faccio due esempi rapidissimo
I cittadini dell'Unione Sovietica che un anno fa
Hanno vissuto senza saperlo la possibile accensione di una esasperazione dalla conflittualità tra le grandi potenze dopo l'abbattimento jumbo sudcoreano mi la sera guardavo i telegiornali senza sapere quello che stava succedendo
O i cittadini di tutto il mondo che se essi cita una regione dell'Indonesia che si chiama Timor
Non sanno perché non ne è stato scritto non è stato raccontato che in quella regione dell'Indonesia danni c'è una guerra
E che quella guerra pro prodotto decine di migliaia di morti ma di questa guerra e di quei morti noi non abbiamo avuto notizia e quindi per noi per la nostra coscienza storica non è avvenuto
Se ragioniamo su questo sicuramente capiamo che nell'uno e nell'altro caso democrazia e pluralismo democrazia e sistema di formazione sì sì sì strade si legano strettamente e qui viene in causa il ruolo delle forze politiche il ruolo delle forze politiche di un sistema politico che sappia programmare
Che sappia guardare all'evoluzione del sistema delle comunicazioni di massa in un Paese avanzato non può essere quello di abdicare alla dignità di forze di governo di rinunciare ideò sporcarsi le mani
Pensiamo che cosa sarebbe se questo atteggiamento questa cultura si producesse dei prossimi anni che cosa sarebbe l'impatto dell'innovazione tecnologica in assenza di una regolamentazione in tutto il mondo
Dalla Svezia agli Stati Uniti si ragiona su come si potrà governare equilibrare questo straordinario impatto che l'innovazione tecnologica porterà con sé dalle banche dati in poi a come si riuscirà a tutelare la privacy
A come si riuscirà cioè armonizzare sviluppo democrazia sviluppo tecnologico e sviluppo della democrazia
E in Italia non c'è nessun piano che guardi al destino dell'informatizzazione dalla Società italiana
E ancora allora
Da questa visione ne discende il fatto che le forze politiche devono ritirarsi il sistema politico deve ritrarsi rispetto all'autonomia dalla cultura
Ecco qui che tornano i due temi del discorso di Asor Rosa la programmazione l'autonomia devono ritrarsi perché la società civile deve avere libere forme di espressione dentro
Condizioni però che garantiscano questa libertà
E questo lo vorrei dire anche a proposito della discussione che c'è oggi sul dopo Berlusconi
C'è chi dice adesso la situazione è data possiamo fare la legge e cioè ora che Berlusconi ha costruito il suo grattacielo oggi possiamo portargli l'acqua i servizi possiamo regolamentarle magari dargli anche l'interconnessione nella quale Berlusconi ha bisogno per trasmettere indiretta ai suoi telegiornali eccetera
E si ingressi come dire si mette in guardia
Da parte degli uomini politici ultimi socialisti
Lo ha detto Tempestini in quell'articolo al quale ha fatto riferimento Ottone si mette in guardia dal fatto di mettere in discussione le condizioni del mercato
Quasi che nel corso di questi anni fosse stata garantita la condizione della libera concorrenza che è stata invece stravolta messe in discussione travolta da condizioni ineguali di scambio e di mercato
Tempestini ha detto non spetta certo la legge condizionare i successi e gli insuccessi imprenditoriali quindi lo Stato dovrebbe oggi intervenire a fotografare quello che c'è non a rimettere in discussione come noi crediamo si debba fare
Un sistema televisivo che possa essere garante del prova della pluralità delle voci che dentro di esso si esprimono
Che possano immunizzarsi con l'evoluzione della libertà d'informazione nella carta stampata che possa imitare
Quella concentrazione è quella formazione di monopolio che la Costituzione la sentenza tra Corte costituzionale tutte le legislazioni avanzate nel mondo nel campo alla comunicazione
Adottano io vorrei fare un esempio proprio perché mi ritrovo in molte delle cose che Ottone ha detto voglio citare non la Bulgaria ma voglio citare gli Stati Uniti d'America
Paese che viene considerata in questo campo come l'antesignano delle condizioni che sono state date nel nostro Paese
Bene pensiamo a che cosa cioè di avvertenza nella cultura di quel Paese e nella sua legislazione rispetto ai pericoli di concentrazione di monopolio che si possono del determina nel sistema informativo
Ora la radio era agli inizi del mille novecentodieci c'era uno di questi inventori della radio si chiamava leader Forestier trasmesse che trasmise una delle prime trasmissioni con un concerto di Caruso due anni dopo la radio non era ancora entrata in circolazione in diffusione
Compiuta in tutto il territorio nazionale si stabilivano per legge le licenze per trasmettere
Nel mille novecentoventisette negli Stati Uniti si diceva che non si sarebbero date licenze
Confrontiamo questo la situazione di oggi
A chiunque fosse stato giudicato da un tribunale federale colpevole di avere il legalmente monopolizzato tentato di monopolizzare direttamente o indirettamente dopo l'entrata in vigore dell'atto la comunicazione via radio
E ancora nel mille novecentotrentacinque anche qui normativa antitrust e capacità di programmazione quando la RCA decise di investire un milione di dollari nella esplorazione della novità televisiva contemporaneamente la commissione federale di controllo sul sistema delle comunicazioni perché lì un organismo esiste diversamente da quello che esiste in Italia
Decise un'indagine sul futuro delle trasmissioni via etere con attenzione ai possibili sviluppi della tv fino arrivare al mille novecentoquarantuno quando se vogliamo fare anche qui un esempio con Berlusconi la RCA che si era dotata di due reti di trasmissione radiofonica che si chiamavano una la linea rossa e l'altra l'una la rete rosso e l'altra avete blu fu costretta dal governo degli Stati Uniti dalla commissione
Di controllo sul sistema delle comunicazioni accedere una delle sue due linee
Gli Stati Uniti sono stati in grado in questo settore di legiferare di non riconoscere che il grattacielo c'era e di lasciarlo così com'era ma perlomeno di tagliarla metà di farne crescere un altro di fare andare altra gente ad abitare quell'altro grattacielo
In Italia saremo capaci di fare altrettanto
Saremo capaci e dico tutta insieme la sinistra e sento come un problema vero che da parte dei compagni socialisti dopo tante iniziative anche elaborazioni interessanti cose intelligenti dette su questo settore anche quando non tutti forse
Abbiamo dato l'ascolto necessario a sollecitazioni e suggestioni che venivano poi la sinistra italiana oggi in questo che è il cuore lo sviluppo del sistema informatico italiano scegliere una linea che sia la linea del governo dello sviluppo e c'è una linea che si limiti a lastricate le condizioni entro le quali le imprese e la libertà di culture il pluralismo dell'informazione possano circolare
è un'altra cultura che si propone vorrei dire anche per
Gli stessi è un salto in avanti un salto di qualità entro il quale ci dobbiamo collocare se vogliamo avere la modernità acquisì davvero necessaria per governare questo sviluppo
E allora dentro questo però rientra e ho concluso la questione anche della parliamo tra l'altro di Roma
Dell'autonomia e della produttività del sistema informativo io sento come una questione molto seria e molto delicata il processo di concentrazione che è una contraddizione tutta italiana noi abbiamo ampliato a dismisura
Il numero dei programmi e delle diffusioni di intrattenimento di cultura attraverso la televisione
Tra il settantacinque e l'ottantacinque si sono ampliate non so di quanto e noi abbiamo importato telefilm americani cartoni animati giapponesi addirittura etere fin tedeschi che vengono solamente a noi non so in quanti altri paesi del mondo siano vendute le
Programmi d'importazione per i quali abbiamo speso nel mille novecentottantadue centotrentacinque milioni di dollari e il cinema italiano che è stato il cinema che è stato nel corso di tutta la sua storia vive oggi la situazione di crisi e vorrei dire anche la stessa televisione
Perché se è vero che c'è stato questo aumento di ore di trasmissioni non è vero che lo spettatore italiano oggi ha più possibilità di scelta
Perché per esempio la RAI ha scelto di rincorrere le private sullo stesso terreno e i palinsesti della RAI hanno vissuto un processo di omologazione e di rincorsa verso il basso del modello imposto dalle televisioni private
Allora ecco che si apre un problema anche qui di riequilibrio di riequilibrio che favorisca una ripresa produttiva che determini condizioni di mercato entro le quali la produzione sia incentivata e non come oggi disincentivato
Da qui discende anche il ruolo e la collocazione che avrà la RAI nel corso dei prossimi anni io questo lo vorrei dire perché è un tema di grande attualità su quale sento che è giusto che come partito comunista diciamo una cosa chiara noi siamo dalla parte della difesa del servizio pubblico
Lo vogliamo difendere lo vogliamo rilanciare abbiamo presente qual era il disegno delle forze reazionarie anche qual era il disegno della P due
Che diceva dissolvere la Rai a favore della libertà di antenna e poi aggiungeva un riferimento incongruo all'articolo ventuno della Costituzione è come non vorremmo che quel disegno sin Veras
Che la RAI fosse per pressioni esterne che abbiamo vissuto in questi mesi per peso della lottizzazione o per incapacità dei gruppi dirigenti destinata a soccombere la Rai è e può essere uno straordinario editore pubblico può svolge una collocazione centrale del nostro sistema informativo e vorrei dire anche nella nostra industria culturale ma ha bisogno di liberarsi ha bisogno di ricreare le condizioni entro le quali la sua autonomia e l'autonomia dei suoi operatori possano esercitarsi
Questo è un crinale di grande battaglia politica
Dentro la quale anche nel corso delle prossime settimane si deciderà se ci potreste potrà uno continuare
Questa esperienza diciamo che di vita del consiglio amministrazione la RAI che è andata avanti nel corso di questi mesi ecco io credo che sia necessario da questo punto di vista anche una battaglia sui temi della RAI seguendo i temi delle mitezza privata che non riguardi solo l'impegno di settore del partito in questo campo delle forze democratiche il dibattito uomini di cultura della sinistra
Ma venga considerata come una grande battaglia di libertà una grande questioni democrazia
Ringrazio Walter Veltroni e do la parola Carlo Lizzani regista cinematografica
Oramai non si dovrà dire sempre di più un regista cinematografico e televisivo
Max sul passaporto è ancora scritto cinematografico una parola su Roma
Perché si è parlato di omologazione allora
Nel tema il il taglio su Roma forse giustamente è stato detto è superato da problemi che sono addirittura più grandi perché hanno una valenza planetaria che non va dimenticata del cui mi riferirò dopo
Però è certo che
In questo ambito di discussione anche la parola Roma il tema Roma ha una sua importanza
Io sono abbastanza o qualche anno di più certamente di Nicolini ma anche nel corso del mio amico Asor Rosa per ricordarmi unitaria dal punto di vista culturale
Estremamente policentrica io ricordo Napoli nel dopoguerra nel primo decennio fino alle soglie degli anni Cinquanta
A Napoli si respirava un'aria di cultura europea
Che
Roma non poteva nemmeno sognare sarà stata la presenza di un Benedetto Croce ancora
In azione sarà stata la presenza di un Salvemini ma è chiaro che a Napoli si respirava ancora nei circoli culturali nei salottini circoli popolari nelle discussione nei dibattiti un'atmosfera che oggi sicuramente non c'è più
E Milano Milano del Politecnico di Vittorini la Milano dell'editoria la Milano dove si respira un altro tipo di aria europea abbia assestata sulle sulle sugli orizzonti del Mitteleuropa e poi invece dell'americano tutto il lavoro di Vittorini in direzione della diffusione della cultura americana la Torino di Pavese dica al vino della casa editrice Einaudi era un centro di cultura e un polo di attrazione per giovani che scrivevano per tutta una parte della cultura italiana e non della cultura
Firenze la Firenze di Bilenchi di Rosai
Bologna di Morandi Bologna delle cooperative delle cooperative del dopoguerra che portano iniziative cinematografiche tutto questo oggi non c'è più
Grazie certamente a molti assessorati della cultura che hanno ripreso il discorso di un certo innesto e di una certa vitalità e necessità di vitalità culturale locale tutto questo
Non c'è più cioè il processo di concentrazione a Roma salvo che per quanto riguarda l'editoria
è un processo di cui la storia tra cultura
Dovrà tener conto per capire o per farci capire se questo è un processo positivo nel senso che forse si forma a Roma a quel tipo di concentrazione che portò in Francia verso Parigi gli intellettuali eccetera
O se non si tratta invece di un processo di omologazione
E di provincializzazione ci sono in questo fattori positivi per esempio dell'industria
Dell'informazione audiovisiva certamente Roma rappresentato sempre una un centro in questo senso dinamico
E forse la concentrazione in questo caso non è stata negativa il finanziere Gualino di Torino affonda ha portato a Roma una grande casa scenografie come la Lux
Sulla quale oggi si fanno delle dotazioni prospettive dei dibattiti di ordine culturale
In napoletano De Laurentis come il milanese ponti Mario Soldati Lattuada milanesi sono venuti a lavorare a Roma nel cinema Roma ha rappresentato una forza di concentrazione che poi aveva il suo modello rappresentativo nel Complesso Cinecittà centro sperimentale di scenografia Istituto Luce il Complesso Cinecittà come voi sapete è uno dei più grandi del mondo dispone di una quantità
Notevoli ti teatri di ventiquattro sale di sincronizzazione di uffici di laboratori di sviluppo e stampa di una serie quindi di attrezzature che oramai rappresentano rispetto ad altre regioni ad altre province e città
Un fatto storico credo irreversibile contro il quale forse sarebbe illusorio poter lottare anche se noi vediamo che in America molta vitalità del cinema
Americano sta nascendo anche da una varietà di centri c'è un cinema di New York che si sta sviluppando perfino a Dallas e un centro cinematografico in altri c'entri importanti degli Stati Uniti ci sono una serie di manifestazioni di nascita di centri cinematografiche ci dicono che anche laddove c'è stato il grande processo di concentrazione di Hollywood non è negativo il fatto che essi mantengano dei centri di produzione
DiVersi
Poi si è parlato di emergenza è chiaro che in questo periodo in questi anni non stiamo vivendo un processo che non è più di crisi per quanto riguarda la produzione delle immagini ma un processo di vera e propria
Mutazione io lo definì una volta la quarta
Era della civiltà dell'immagine dopo il passaggio dalla fotografia al cinema dal cinema muto al cinema sonoro dal cinema sonoro e bianche nero al cinema colori all'immagine Elettronica
La immagina Elettronica ha sconvolto e sta sconvolgendo tutto il discorso
Sulla comunicazione
Un discorso complesso che va dagli problemi del linguaggio ai problemi dell'industria e della finanza
Per quanto attiene ai problemi del linguaggio noi autori noi cooperiamo attraverso il linguaggio audiovisivo abbiamo visto in questo processo in questo moltiplicarsi
Della possibilità di produrre immagini nella televisione e nei processi della produzione distribuzione elettronica un processo liberatorio enorme
Cioè colui che si esprimeva attraverso immagini poteva fino agli anni quaranta
Ed era costretto a limitarsi a un tipo di racconto canonico cioè le due ore del film la sala cinematografica era come se letteratura o in pittura
Gli artisti fossero stati obbligati o limitati ad una misura che in letteratura si può definire quella del romanzo Breve
E né in pittura quella delle ritratto o nell'architettura la costruzione della casa senza tener presente che invece nella storia e tutte queste altre arti evidentemente dico cose ovvie ma voi sapete quante sono le varietà
Metri che all'interno di ognuno di questi linguaggi oggi attraverso la diffusione e la rottura del canone cinematografico
E dei canoni distributivi che hanno dominato la diffusione dell'immagine è chiaro che chi scrive con le immagini può avere lo stesso tipo di libertà potenzialmente come come idea perché poi contano anche le strutture industriali e finanziarie lo stesso tipo di libertà che hanno tutti gli altri mezzi
Espressivi si può finalmente gli ho tentato di farlo già nella mia gestione di alcuni anni fa a Venezia quando in misi un prodotto come quello di Berlin Alexanderplatz in una normale programmazione cinematografica
Un prodotto di dodici ore o come quando all'inverso provocato elementi misi in un programma di piccione cioè dedicato alla narrativa cinematografica un film medi quarantacinque minuti come il pianeta azzurro proprio per provocare una discussione per denunciarle denotare questo fatto storico importante che il Canone
Stabilito dal cinema delle due ore è rotto e che ci si può esprimere con immagini come ci si può esprimere nella saggistica
Creando racconti previ come racconti fiume quest'anno anche il film più bello visto a Venezia che si è potuto vedere solo in piccoli brani è un film tedesco ha mai nate di sedici ore
Che forse veramente il film è più bello che passato a Venezia
Questo quindi sta dire che noi finalmente vediamo abbiamo visto in questi dieci anni noi autori noi che abbiamo vissuto e creato in nel nel nel nella funzione e nella progressione della creazione di immagini questa possibilità di apertura
Quello che però è il fenomeno invece negativo che è stato determinato da questo è scaturita l'immagine è la caduta verticale del fenomeno cinematografico e come sapete non è solo un fenomeno che riguarda noi autori ma che riguarda il pubblico il fatto che in un paese venti anni fa
Ottocento milioni di volte all'anno tanti erano i biglietti venduti un individua andava in una sala sino agape si ritrovava con amici si trovava in società
Non si verifichi più di questo rito sia calato quasi dell'ottanta per cento perché oggi si vendono solo centosettanta milioni di biglietti all'anno il fatto che ancora vent'anni fa in Italia la diffusione del cinema rappresentasse la somma di quella che è la distribuzione scenografiche in altri Paesi europei sommati insieme
Non è un fatto indifferente il fatto che oggi ci siano delle città dove i cinema vengono chiusi non è un fatto irrilevante
Il fatto che nelle borgate che nelle grandi periferie urbane non ci sia più il cinematografo non è un fatto irrilevante è una catastrofe culturale
è una catastrofe culturali fattori positivi che ho visto prima assieme a quegli altri a cui faceva riferimento Veltroni c'è la possibilità su scala planetaria di diffondere un'informazione molto più approfondite capillare di quanto non fosse vent'anni fa
Mi rendo montano da quella psicosi che si creò negli anni venti e che determinò tutto l'atteggiamento della Scuola di Francoforte che vide come una catastrofe irreversibile un certo processo verso una cultura diffusione popolare e la meccanizzazione delle e-mail la riproduzione meccanica
Della della del di tutti i fatti culturali visti come catastrofe
Ecco tutto questo testi questi questi fatti dialettici tra di loro cioè di un enorme abusiva di diffusione della cultura di un fatto liberatorio per quanto riguarda la creazione dell'immagine bilancia ovviamente
La catastrofe culturale determinare questa caduta
Della socialità delle cinema comunque è chiaro che in questo quadro in questo quadro quello che si profila è una situazione di emergenza cioè come non rendere irreversibile la caduta la scomparsa del cinema primo
Come creare delle possibilità di libertà di mercato per quanto ripetermi riguarda il mercato televisivo all'interno del Paese come reagire di fronte alla possibilità che poi questa difficoltà di mercato all'interno sia addirittura pare Pizzata da un'invasione Elettronica che ci venga dall'esterno per quanto riguarda il primo dato come reagire alla caduta del cinema
Le ricette sono tante è chiaro che la prima è una legge che manca da molti anni in Italia e che possa dare la possibilità all'imprenditore privato allo stato di confrontarsi con la concorrenza straniera altri Paesi più avanti di noi
Gli Stati Uniti e la Francia malgrado avessero perso
Circa vent'anni fa circa il sessanta settanta ottanta per cento del potenziale della distribuzione cinematografica lo stanno riacquistando il cinema americano avendo riscoperto attrezzi suoi autori
Il proprio paese l'America e offrendo una varietà di prodotti mentre il nostro cinema si è assestato su una prodotto unico che quello del film comico la Francia che pure lotta con difficoltà enormi interno ed esterne
Resiste riesce ad avere una scenografia che ancora produce una varietà di generi e quindi impedisce ad altri
Produttori stranieri di occupare zone del mercato che da noi vengono occupate perché noi siamo arrivati a produrre un prodotto unico cioè siamo arrivati a quella che in autonomia e la massima della catastrofe cioè la produzione
Secondo un fatto un profilo di monocultura
I paesi che sono più destinati alla colonizzazione sono quelli che si assesta no su una monocultura
Perché producendo un solo retrocedendo solo canna da zucchero solo film comici o solo tabacco è chiaro che tutto il resto è una porta aperta che si apre e che permette l'entrata del prodotto
Straniero
Noi con questo prodotto straniero non è che non vogliamo confrontarci semplicemente vorremmo avere possibilità e condizioni se non di parità almeno di possibilità ripeto di minimo confronto pensate Vito alcune cifre
Negli Stati Uniti c'è una domanda
Per quanto riguarda le televisioni il cinema di due milioni di ore all'anno di produzione e gli stessi Stati Uniti non riescono a produrre che settecento ottocento mila ore quindi la domanda è più grande della possibilità di produzione
In quel colosso che sono gli Stati Uniti
L'Europa ha un fabbisogno hanno dei cinquecento mila ore
Ora tutto il cinema europeo insieme tutto il cinema europeo insieme produce cinque mila ore
C'è l'un per cento è chiaro che la televisione non si nutre della derisione natura vera anzi Notre lasso di cinema ma siccome dalle statistiche risulta anche che per ora tutte le divisioni
Circa sono debitorie verso il cinema dice che il trenta per cento del proprio patrimonio del proprio repertorio immaginate quindi che varco che abisso si spalanca sull'Europa per non parlare dell'Italia
Rispetto a quello che la invenzione la invasione potenziale americano invasione di lei non è nemmeno voluta ma è è nelle cose
E quanto invece noi potremmo concorrere al fabbisogno la domanda universale di prodotto audiovisivo perché come ho detto prima agli stessi Stati Uniti hanno Pisano sono carenti
Quindi
Questi sono alcuni alcuni dati che rendono palese rendono concreta e rendono direi lapalissiana che la dimostrazione del fatto e la parola emergenza che qui ho sentito varie volte
Non mi dilungo quindi sulla necessità che da noi sia oramai urgente
Assolutamente urgente e vitale l'approvazione di alcune leggi che come è stato l'ha mai detto da molti qui presenti non vogliono essere protettive ma vogliono essere semplicemente per noi la possibilità di poter far fronte a quella che è la presenza degli altri e quindi potere attuare quella famosa libertà di mercato in nome della quale invece pare che si sia arrivati alla monopolizzazione del mercato
Io come presidente di questo dibattito all'ingrato compito di fare presente che per le ore ventuno al massimo noi dobbiamo concludere perché incalza il successivo dibattito in questo stesso spazio con gli esponenti sindacali quindi essendo le nove meno venti io non credo possibile aprire una discussione e sentire gli interventi del pubblico anche se immagino che sarebbero stati numerosi e interessanti
Consideriamo questo incontro
In questa occasione speriamo di averne altre come una tavola rotonda tra i partecipanti
Al dibattito e io quindi ridare lei ma non più che per cinque minuti che a chi ritiene di dover intervenire di quelli che sono seduti ancora qui con me al tavolo per fare una rapida conclusione di questo giro di opinioni
E quindi conclude mi dispiace mi scuso
Con voi di questa impossibilità
Di avere un dibattito con chi ha pazientemente seguito tutta la discussione ma d'altra parte non è colpa di nessuno ormai del tempo che scorre veloce
Quindi ritorno subito la parola a Nicolini che è stato anche interpellato i chiamati in causa dagli altri interventi e poi sentiremo agli altri
Io tra i diversi fili che potrei scegliere in questo replica
Ne scelgo uno per una ragione precisa come il gruppo parlamentare comunista alla Camera abbiamo presentato una mozione su Roma capitale deve essere discussa alcuni elementi del dibattito mi fanno pensare che per un buon risultato di questa discussione Vernon sentirci magari dire sola otto nel cosa deve nascere dall'interno Odasso rossa che gli enti locali devono pagare meglio
Quali chiarimento tenterò di darlo
Il punto mi pare che sia questo faccio un esempio nel intorno al mille ottocentottanta una mozione di Garibaldi e di altri per una soluzione del problema del Tevere che non comportasse l'erezione di muraglioni che ci sono adesso ma che risolvesse la questione delle piene mediante un sistema di scolmatori all'altezza dell'Aniene fu respinto dalla Camera per un voto
Pure spinta anche perché i deputati del Sud in particolare votarono in massa contro l'idea di in una espansione della spesa pubblica e delle attrezzature dello Stato per Roma Capitale
Quei deputati non riflettevano evidentemente al fatto che se avessimo avuto a Roma una organizzazione moderna efficace della città molte cose che pagano gravato e pensato come arretratezza sull'economia italiana non ci sarebbero state
Non è questa la situazione evidentemente di oggi e io sono d'accordo su un argomento fondamentale di Asor Rosa cioè per poter dire Roma capitale si deve dire si deve passare attraverso la dimostrazione di capacità di programmare Roma come città moderna ma questo è mancato completamente
Io penso che per alcune questioni forse questo criticava l'accettata mi riferisco in particolare al rapporto che c'è stato tra
La capacità dell'amministrazione comunale purtroppo ma per quello che riguarda la regione poco possiamo fare ecco in questo momento perché siamo all'opposizione sulla questione forse ammirazione come poteva far Menzio
Ed è quella del collegamento tra la sua iniziativa di governo della città e sei alla ricerca particolare CNR università nel città di Roma su questa nostra critiche pienamente fondata
Però riferendosi soltanto agli argomenti di questo dibattito io credo che non sia completamente vero che per i settori della comunicazione e dell'informazione da parte dell'amministrazione comunale non sia venuto fuori un modello tettoia sumero brevissimamente
Questo modello si fondava su alcune cose Cinecittà come luogo in cui doveva espandersi non soltanto moderne strutture per un'industria cinematografica ma aversi anche un'espansione delle capacità produttive della RAI
Radiotelevisione italiana
Si fondava su una ristrutturazione dell'esercizio cinematografico sul modello delle multisale delle Poli sale con un collegamento stretto tra intere spettacolo cinematografico e creazione di un terziario avanzato molto avanzato e molto prolungato
Senza moralismi e senza pensare vero che questo fosse spreco comprendendo la natura funzionale uno sviluppo industriale del sistema della industria cinematografica eccetera poi c'era in questo anche alcuni altri elementi ne accenno soltanto uno vive alla Safa Palatino ex studio Rizzoli recuperato come centro di produzione televisiva ma anche come qualche cosa che potesse esserci altre strutture altre iniziative aperte alla città
C'era poi posso dire altri due elementi un'ipotesi di un sistema prevalentemente centrato sull'editoria sul libro e sull'informazione come recupero dell'area delle caserme
E uno sviluppo del sistema dei beni culturali in particolare i musei dal punto di vista delle strutture dell'informazione che entra nel museo deve capire
Su questi ultimi due punti citate libero dell'informazione nell'area delle caserme musei ancora la critica di Assoro se fondata
Però sull'altro io credo che dobbiamo dire non è stata colpa della mancanza di capacità di programmazione della giunta è stata piuttosto colpa di avversari consistenti che abbiamo trovato sul nostro cammino perché cosa è successo in questo momento di che ha impedito a questo disegno di andare avanti
è successo è successa la crisi della camorra è successo il passaggio del circuito Amati nel nelle mani Dell'Acqua Marcia il crollo di un modello alternativo e l'amministrazione comunale in qualche modo ha tentato di delineare è successo
è vero il la crisi di Rete quattro e passaggio delle azioni di Mondadori a Berlusconi è successa dal prolungarsi in forma endemica della crisi e la RAI
E in particolare tra questo dal niqab una in impressionante resistenza dal punto di vista aziendalistico di opposizione all'ipotesi di un trasferimento delle strutture produttive della RAI nella zona di Cinecittà
E soprattutto sono emerse delle pesanti responsabilità dello Stato
Mi riferisco per riferì parlare di cose di questo momento del fatto che circola una bozza di riforma del meccanismo di finanziamento all'industria dello spettacolo Lecce Lagorio che non viene d'altra parte fatta propria dal governo con tutte le conseguenze negative questo comporta di una legge che viene presentata nello stesso tempo che non è del governo
Che circola clandestinamente
Si è sviluppata Mazzini ma rimane una situazione di arretratezza di separazione a livello parlamentare tra i diversi momenti che intervengono per definire una politica
Della cultura e soprattutto c'è una filosofia per cui tutto ciò che nel bilancio dello Stato riguarda lo sviluppo della cultura lo sviluppo dell'informazione i nuovi poteri agli enti locali e creazione di meccanismi più articolati e più democratici di programmazione
Viene vista come spreco su questo tasto che battono continuamente i vari ministri Goria eccetera cerca quindi da questo punto di vista io credo che non possiamo essere considerati completamente responsabili della mancanza di programmazione al contrario
Dobbiamo dire che mancanza di programmazione cioè e investe per quello che sua responsabilità le competenze e le amministrazioni locali ma più in generale si tratta di rilanciare un progetto
Di programmazione in cui si tenda dove lo Stato italiano lungi da intenderlo come tanti tante repubbliche separate richiedono circolazione poi è un'integrazione di poteri da livello dall'ente locale fino al livello dei governi e da qui io vorrei riferire applicare brevissimamente anche alla questione delle circolazione delle idee quando io penso a un'ipotesi di Stato articolato democratico capace di programmare e suscitare la discussione penso anche uno Stato in cui accanto ai diversi saperi specialistici anche il sapere del politico
Abbia una sua dignità e una sua capacità di presentarsi come sapere l'autonomia del politico in qualche modo perché altrimenti non ci troveremmo di fronte a un fatto paradossale per cui la politica viene vista e viene vista in qualche modo anche all'interno della sinistra come qualche cosa che e parassitaria rispetto allo sviluppo industriale non come un mezzo che consente ed era la Società italiana di svilupparsi
I saperi e tecnici d'altra parte debbono trovare in una capacità del sapere politico di porsi come servizio come sviluppo come crescita della società in qualche modo un elemento di riferimento nel sì quale anche nel caso più elevato rischiano di corporativi zar sedi frantumarsi credo che è vero quella resistenza aziendale di Cinecittà della RAI al trasferimento a Cinecittà forse la potremmo trovare in molti altri punti presenti in questo dibattito su Roma
Sulle pagine di Repubblica quanti di questi elementi non ci sono stati che sono l'intervento dell'ambasciatore Ducci o di altre o interventi di questo genere ma ecco cosa vuol dire allora porre la questione di Roma città moderna
Vuol dire porre la questione che partendo dal punto di vista che l'Italia un caso particolare in Europa che non siamo in Grecia o in Francia che non esiste soltanto Parigi e Atene
Perché non vogliamo porre una questione di leggi speciali né una questione che sia contrari Tory con i poteri decentramento poi una sorta di rete tre per Roma Capitale
Che si deve cominciare a riflettere su come dello Stato italiano a cui è funzioni essenziali che sono quelle della politica
Della cultura della struttura della ricerca e in generale tutte quante le questioni della comunicazione del terziario avanzato mi pare che sia una cosa possiamo essere convinti tutti i grandi Paesi industrializzati
Dal Giappone alla Repubblica federale tedesca gli Stati Uniti il settore del terziario non viene visto come un settore di consumo con gli elementi fondamentali dello sviluppo industriale questo presuppone una metropoli presuppone un'organizzazione del di funzioni che richiedono forse la stessa riflessione la stessa attenzione che si è posta al momento la formazione dalla metropoli ottocentesca al luogo dove avessero sede
Le funzioni politiche nel loro aspetto essenziale siamo in grado di affrontarlo questo quando poniamo la questione di Roma Capitale credo poniamo anche la questione di una riflessione sulle aree metropolitane in Italia credo che questa discussione potrebbe essere produttiva se venisse intesa anche come campanello d'allarme che suona contro la riduzione di Firenze e Venezia a città puramente museo
Contro la riduzione di Torino la città unicamente FIAT contro la riduzione di Genova città testimone della crisi la propria struttura portuale contro gli elementi di provincializzazione di distacco dall'Europa che cominciano ad affiorare a Milano come elemento che reclama insieme una soluzione delle questioni delle città meridionali da a Napoli a Palermo a Reggio Calabria e veniamo a questo punto alla sinistra e al Partito Comunista
Partito Comunista e contro il mercato
Io mi domanderei se questo è vero
Ma nello stesso tempo mi domando se ha un valore oggi parlare di è vero di banco di prova della sinistra di fronte al mercato quando tutte quante le elaborazioni interni ai grandi Paesi industrializzati a partire dagli anni trenta ai sono sempre posti il problema
Di un intervento dello Stato
E questo è tutto quanto il senso mi pare del Roosevelt Isma'delle esperienza degli anni cinquanta degli anni Sessanta ed esperienze attuali credo che anche la stessa politica reaganiana non possa essere vista semplicemente come delle colonizzazione ma come qualche altra cosa in cui l'elemento l'intervento statale tuttavia mi pare esiste sempre è vero ha ragione Bollati quando dice che anche una grande casa editrice col mercato si deve confrontare non valgono i passaporti puramente culturali ma allora questo significa che lo Stato non può considerare l'industria della cultura o della comunicazione dal punto di vista semplicemente le fiore all'occhiello o dell'ideologia
Ma deve sapere esprimere e questo vale soprattutto appunto i riferimenti ai temi delle grandi città delle aree metropolitane luoghi dove più può svilupparsi l'industria culturale dell'informazione una sua politica che non sia assistenziale ma che favorisca uno sviluppo delle forze che liberamente autonomamente possano confrontarsi per lo significa insieme rispettare il mercato ma porre qualche cosa di più perché il mercato da solo in una società come la nostra
Non permane come fattore puro è una pura utopia direi da questo punto di vista forse ancora come amministrazione comunale qualcosa abbiamo da rimproverarci se considero per esempio il modo con cui alcuni elementi dell'Estate Romana ha la sua origine avessero in sé forte i germi di nascita di Foro di studi strutture che tendevano a diventare impresa di informazione e di comunicazione autonome dal Comune di come ne abbiamo poco saputo resistere una campagna di diffamazione di disinformazione di non comprensione
Che in cui che ha un po'costretto questa capacità di queste strutture di andare oltre il modello della festa e quindi di svilupparsi ma d'altra parte credo che per quanto potessimo fare senza un intervento dello Stato in questa direzione poco potevamo tenere ma qualcuno per esempio è stato più attento io ho notato per esempio come dopo il settantasette dopo l'estate Romana i palinsesti delle televisioni private abbiano guardato forse con più attenzione
A quello che era stato che so l'esperienza di Massenzio di quanto non abbia fatto la televisione di quanto non abbia fatto la televisione di Stato
Altra questione che volevo porre esiste un linguaggio dell'informazione
Rispetto alla quale ci dobbiamo atteggiare la mia impressione è che esista linguaggi perché si sta anche una questione di tempi e qui ritorniamo al discorso che facevo prima e su cui non mi soffermo perché vi appare ho già fatto del rapporto che c'è tra i saperi e il sapere del politico visto che questo nome sapere specialistico
Certo io vorrei dire in conclusione che esistono incertezze all'interno del partito comunista ci sono difficoltà è vero a condurre battaglie difficili sul terreno dell'informazione badando all'essenziale senza cedere come qualche volta succede ma forse inevitabile in un partito come siamo alla battaglia in cui si agitano forse più bandiere forse si pronuncia troppe volte il nome di Berlusconi con molti aggettivi piuttosto che con sapere individuare uno degli elementi essenziali di una politica dello Stato che lo contrasti non soltanto a parole ma in conclusione voglio dire mi sembra che all'interno del partito comunista e della sinistra oggi esistano elementi di novità tali da farmi pensare che
è vero qui non è tanto questo è togliere quell'interrogativo al titolo del nostro dibattito perché siamo attrezzati per condurre sui temi del rinnovamento dell'informazione della modernizzazione di una struttura più moderna della città di Roma una battaglia non perdente
Nicolini se preso
O di parecchio tempo ma giustamente perché era stato molto breve nel primo intervento raccomando agli altri di essere telegrafici Alberto Asor Rosa
Potrei potrei esordire con una con una battuta
Mi ha fatto molto piacere constatare che la parola d'ordine dell'autonomia del politico
Patrimonio finora di un piccolo gruppo di intellettuali comunisti è stata fatta propria dall'assessore Nicolini il quale giustamente mi ha rammentato che non esiste soltanto lo specialismo
Dei saperi professionali ma esiste anche il sapere del politico cosa che peraltro non avevo avuto nessuna intenzione di mettere in discussione
I punti da dibattere sono molti cercherò di elencarli appunto come richiedeva il compagno Gian Antony molto telegraficamente
Io credo che non si possa lasciare senza risposta
Una cosa che Piero Ottone ha detto e che evidentemente può risultare estremamente importante in un senso o nell'altro a seconda del modo con cui viene da noi assunta nello sviluppo successivo del dibattito e delle nostre posizioni
Ottone ci ha invitato esplicitamente a considerare anche la produzione di informazione e di cultura come un'impresa io credo che a questa posizione
A questa affermazione non si possono dare risposte indire
Si debba dare una risposta chiara anche se articolata come la complessità del problema richiede
Io credo che si possa rispondere a Ottone
Che non vi siano più dubbi sul fatto che anche il Partito Comunista considera la produzione di cultura e di informazione come un'impresa
Poiché se non ho letto male negli ultimi mesi del quotidiano del nostro partito L'Unità
Il suo direttore Macaluso
Ha sostenuto una ipotesi di Risanamento dei questo giornale che partiva esattamente da un concetto del giornale come impresa
Possono cioè cambiare i fini e gli obiettivi e i contenuti
Dell'informazione culturale
Ma io credo che non possa cambiare il modello la procedura attraverso cui
Relativa al fatto che un giornale di partito che sia anche un'impresa è una contraddizione in termini
Io credo che sia una contraddizione che il Partito comunista ha deciso di rischierei potrebbe essere un esperimento nuovo ed interessante vedere se essa funziona oppure no
Ma non credo che ci siano dubbi sul senso
Dell'operazione di risanamento del quotidiano di partito L'Unità che d'altra parte non vedo come si possa estrapolare
Da un discorso in generale sull'informazione e sulla formazione culturale come quello che abbiamo cercato di fare finora
Io credo che su questo terreno i comunisti
Abbiano le idee abbastanza chiare ma forse non abbiano portato fino in fondo le conseguenze di questa loro presa di posizione in questo senso se leggo male le cose che si possono leggere sui giornali e vedere alla televisione a me pare che la contraddizione più lampante più clamorosa se è quella che riguarda il rapporto che il Partito comunista è istituito con il sistema radiotelevisivo italiano io devo dire che capisco sempre meno perché i comunisti accettino di stare in un consiglio di amministrazione
Della lottizzazione l'inseguimento di una riforma che prescinda da una ristrutturazione color tale dei criteri di governo di questo ente mi pare a questo punto una cosa assolutamente dissennata
Vorrei però al tempo stesso porre a Ottone dei problemi che nascono dalla sua stessa impostazione nel sei penso che
Non è io credo a nessun titolo riducibile
Il concetto di in di produzione culturale come impresa
Ad una nozione che potrebbe esserle contigua ma e tutto sommato invece molto differente
Che faccia discendere la connotazione della bontà dell'impresa da un risultato puramente economico
Io credo che qui si debba allargare di più il discorso parlare di economicità del risultato ma in un senso globale che accanto al profitto puramente economico veda una serie di altri fattori a meno che non si accetti l'ipotesi che all'interno di questo mercato
Che non è il vecchio mercato della società liberale
Ma è un mercato all'interno del quale agiscono forze potentissime organizzate di pressione sia economica che politica
Soltanto ciò che riesce sul piano del profitto può essere considerato attendibile e sostenibile anche sul piano culturale
Una posizione di questo tipo ove fosse portata all'estremo credo condurrebbe a dei guasti estremamente gravi forse altrettanto CRA di di quelli che sta portando nei negli ultimi decenni in Italia una impostazione fondata quasi totalmente sull'assistenzialismo
Sul dirigismo sulla lottizzazione e così via
E allora e questa è l'ultima cosa che voglio dire ecco dove a mio giudizio si inserisce sei essa mortificare la nelle iniziative culturali di impresa l'attività programmatoria dello Stato
O degli enti locali ove la sfera dell'intervento sia quella degli enti locali perché esistono corse
Esistono iniziative culturali che non si possono misurare con il criterio della cura economicità di profitto mentre si possono misurare io credo rigorosamente altrettanto rigorosamente con il criterio della economicità dei risultati faccio un esempio
Un sistema bibliotecario e non vorrei pensare che un sistema bibliotecario venga considerato cosa diversa
Rispetto al sistema dell'informazione televisiva o della stampa quotidiana e dell'editoria non è un qualche cosa che si paghi in termini di puro profitto
è questo il terreno su cui quelle quel confronto reciproco e congiunto delle forze intellettuali con
Forze politiche con le forze destinate a programmare gli orienti i grandi orientamenti del paese è assolutamente necessario e imprescindibile
Ed è su questo terreno mi dispiace di non essere d'accordo con il compagno Nicolini che d'arresto
Diciamo per molte altre cose ho difeso e lui lo sa in tante occasioni non sospette ed è questo il Terre no ed è questo il terreno su cui noi qui a Roma non possiamo permetterci trionfalismi
Devo dire che il trionfalismo
Di alcuni dei nostri amministratori mi sembra progressivamente sempre più auto lesioni dico restò all'esempio del sistema bibliotecario in una situazione nazionale come quella italiana che conosce uno dei sistemi bibliotecari peggiori del mondo Roma conosce il sistema bibliotecario peggiore in Italia altri esempi di questo genere si potrebbero fare
E quando io parlo di programmazione
Di programmazione dell'organizzazione culturale esattamente a questo tipo di fenomeni e di interventi che intendo riferirmi l'amministrazione comunale romana ha fatto grandi cose
Nato il terreno in maniera io credo irreversibile ma se dovessimo opporci per assurdo
Ipotesi di questo genere cosa resterebbe di duraturo di solito nel tempo
Domani questa Amministrazione fosse sostenuta sostituita malauguratamente da un'amministrazione di segno diverso io credo che l'elenco delle cose sarebbe molto limitato sarebbe molto limitato e non lo dico con spirito critico distruttivo ma soltanto con la con per polizza che questo a mio modo di vedere e il terreno della prossima urgente
Programmazione di emergenza a cui facevo riferimento nel mio precedente intervento
Le cose che restano sono quelle che danno il segno di un processo che supera la semplice dimensione dei tempi questo nell'informazione questo nella cultura questo se mi è consentito nei rapporti del politico con le forze intellettuali
Piero Ottone io rinuncio ai miei cinque minuti data coloro che sono soltanto contento che queste osservazioni di altre cose mi permettono di precisare che
Non tutta la vita conducibile al concetto di impresa
Quello che volevo dire piuttosto questo che le battaglie politiche non possono essere combattute vinte se non si riferiscono a modelli culturali e appunto l'esempio della RAI che Asor Rosa citava è un lusso
Playing ed esempi di quanto volevo dire ringrazia Carla Fracci si offre Walter Veltroni
Anch'io ho solamente due cose la prima su questa questione della RAI che ha posto Asor Rosa per dire che sono d'accordo in questo senso
Nel senso che si sta in un consiglio di amministrazione di un'azienda come la RAI se la RAI e riesce ad essere quello che deve essere e cioè servizio pubblico e cioè grande azienda editoriale moderna e cioè competitiva rispetto ad un sistema delle private che si sta organizzando come si va organizzando non si sta in un consiglio di amministrazione della RAI che sia come in queste settimane stadi ma andò di essere paralizzato dagli schemi della lottizzazione paralizzato da un'incapacità di affrontare i grandi nodi strutturali
Vincolato alle vecchie logiche lo dico perché così è perché io prima l'ho detto in maniera un pochino più sfumata lo dico in maniera più chiara noi non parteciperemo i nostri consigli amministrazione non parteciperanno alle prossime riunioni del Consiglio di amministrazione della RAI finché non saranno posti all'ordine del giorno le questioni decisive e cioè la questione fondamentale della riunificazione dell'azienda del superamento di quella concorrenza che anticamera e strumento della lottizzazione pensiamo a questa assurdità di reti contrapposte all'una democristiana l'altra socialista essi ci fosse anche e non c'è una rete comunista
Pensiamo a che idea di pluralismo a che idea di azienda scende c'è dietro finché non saranno affrontati questi nodi a questi problemi i nostri consiglieri non parteciperanno il Consiglio mi stazione se questi nodi non saranno affrontati entro i prossimi giorni entro le prossime settimane noi apriremo attraverso le dimissioni dei nostri consiglieri di amministrazione la crisi di questo Consiglio di amministrazione
Sentiamo di doverlo fare io però questo vorrei dire sentiamo di doverlo fare non come lo fanno le forze che hanno interesse ad indebolire la RAI nel sistema informativo la Rai è quello che ma può essere ed è stata in qualche momento Dellas l'italiana io penso alla stagione del dopo riforma penso al TG due di Barbato ma penso anche a trasmissioni di intrattenimento come l'altra domenica a cose come il processo di Catanzaro la RAI può essere uno straordinario strumento di comunicazione
Con la società con l'evoluzione di questo Paese con i suoi problemi può essere il protagonista di una ripresa produttiva della nostra industria culturale la nostra battaglie anche le forme radicali che questa battaglia può assumere saranno fatte con questo Tivo non con l'obiettivo di dare il colpo finale al servizio pubblico e cioè alla forma di presenza nel sistema di comunicazione da noi tutti garantita e che hanno i tutti deve rispondere non per aiutare il processo di liberata
Leone dalla concorrenza per l'unico monopolio privato che si è formato ma per riscattare la RAI per restituirla paese per ristabilire un rapporto tra la RAI che la nostra industria culturale per ridare alla RAI cui la fisionomia di grande azienda pluralista e competitiva che essa deve avviene questa è l'unica cosa che volevo dire per però riaffermare lo hanno detto già gli altri compagni ed è la risposta che cercavo di dare anche al quesito posto da Ottone che appunto la visione della e l'idea di mercato in un segmento come l'industria culturale deve essere vista in quella dimensione ma che il mercato deve avere le condizioni per la sua espressione non abbiamo vissuto la deregulation in Italia abbiamo vissuto qualcosa di molto peggio la fuga dei gruppi dirigenti dalla difficoltà di governare un settore in espansione in trasformazione da vent'anni si aspetta una legge per il cinema danni una revisione la riforma tra Rai da otto anni una regola nell'argomentazione emittenza privata e questa enunciazione di nuove no orme per l'informatizzazione della società o si affrontano questi gradi noi grandi nodi o il sistema politico in grado di fare questo salto di quale tale rischio dell'involuzione molto serio contro questo rischio di involuzione che non sentiamo di batterci con tutta la nostra decisione con tutta la nostra forza
Brevemente è stato detto e definito mi pare molto bene la differenza tra il profitto dell'economicità di un'operazione l'economicità della cultura
Che impedisce di dare sulla cultura un giudizio che poi quello che ricordava Nicolini c'era cultura con un fatto parassitario un qualcosa in più
Può essere esemplificato
Premio del cinema italiano nell'immediato dopoguerra nei primi dieci anni e non più di dieci quindici filmico i produttori sono tutti falliti gli hanno preso pure il letto pignorato anche la Ca'essa i produttori Roma città aperta di ladri di biciclette fin appare amore e fantasia voglio citare anche un film leggero ma che comunque rappresentava un certo tipo d'Italia popolaresca e simpatica
Ma in sala Terra trema tutti questi film sono stati dei disastri economici dal punto di vista del profitto ma è inutile che vi ricordi l'impatto che hanno avuto verso tutto il mondo e il valore di è molto invita e il ritorno economico che hanno avuto la simpatia che c'è stata perfino al tavolo delle trattative del trattato di pace
è stato detto
Questi film hanno avuto l'importanza perché non adotterà Italia un volto diverso
Lo stesso si è manifestato per tante altre cimato grafie pensate all'inverso la scenografia sovietica alcuni film che furono dei fallimenti economici in Unione Sovietica e grandi firme di Puteaux Autieri Ejzenstejn non erano affatto dei film popolari nel senso che piacevano magari al grande pubblico dell'Unione sede alta alle grandi masse di una serie pure sono prima e hanno formate determinato la creazione di generazioni di intellettuali tuttologi dentro le stelle economicità della cultura cui giustamente è stato fatto un richiamo
E a questo punto direi che perfino un certo altro tipo di cultura definita effimera c'è anche essa un suo ritorno e chiaro che forse alla caduta di questa amministrazione che speriamo non avvenga si potrebbe dire allora vediamo le cose fatte che quella non fatte ma il freno ad un certo tipo di degrado dalla compagine sociale romana ben questo è stato determinato anche da una se e di attività di cui forse non resta il segno negli annali scritti sulla pietra ma anche quest'anno una loro economicità
Per quanto riguarda poi una parola sola ma qui ci vorrebbe un convegno a parte noi parliamo molto perché sono anche dalle parole giuste parole belle importanti il terziario le aree metropolitane
Il soft l'Ardèche tutta una serie di terminologie necessarie a definire il mondo in cui viviamo beh su questo è chiaro
L'ho letto oggi in un articolo che ti citavo prima ma del resto è stato anche detto abbondantemente tutta la sinistra un certo ritardo ma su questo dico forse sarebbe troppo lungo e qui soffermarsi è chiaro che la sinistra la sinistra storica in particolare il partito comunista hanno avuto come oggetto dei propri studi tutta la grande tradizione della liberazione dalla trasformazione di che cosa soprattutto delle grandi aree contadina del mondo e quindi in tutta la cultura marxista Ittihad o che c'è un ritardo rispetto all'elaborazione su quelle aree che del resto lo stesso venne in quando morì ancora pensava che e di lì a un anno due anni la Germania d'Occidente sarebbero intervenute come terreno per la crescita di una società diverso ecco quindi su questo non è forse il luogo nel momento nella nel alla situazione per ma è chiaro che non possiamo non domandarci
E non a caso ci sono tra di noi opinioni differenti su come si è andato profilando il certo atteggiamento rispetto allo spettacolo al cinema alla cultura in generale e che è un terreno di discussioni fortissimo sul quale speriamo di continuare a dibattere
Ringrazio dell'attenzione con cui avete seguito a questo dibattito dibattito è chiuso
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