Sono stati discussi i seguenti argomenti: Cultura, Guerra, Intellettuali, Letteratura, Libro, Marinetti, Pascoli, Poesia, Storia.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 28 minuti.
Rubrica
docente di Letteratura italiana alla Università di Roma Tre
Radio radicale bentornati ad un nuovo appuntamento delle parole e le cose nostro spazio di approfondimento culturale siamo felici di a vere in studio con noi e Andrea Cortellessa benvenuto a Radio Radicale grazie limitato
Allora siamo qui per raccontare per discutere di una antologia molto importante le notti chiare erano tutte un'alba antologia di poeti italiani nella prima guerra mondiale edito da Bompiani
Un libero imponente che raccoglie appunto non solo diciamo in modo armonico e venne ricercato una serie di può Etim ma soprattutto raccoglie una serie di chiavi di lettura su quel serraglio storico
Allora il tema della prima guerra mondiale è stato soprattutto diciamo al centro di un dibattito celebrativo più che altro
Intorno al due mila e quindici circa un triennio fa per l'inizio della Prima guerra mondiale nel due mila e diciotto siamo
La mente alla fine del triennio di guerra e di celebrazioni o di analisi pochi se ne fanno quando realtà forse sarebbe più utile discutere sulla fine che sull'inizio
Sì c'è un libro recente che uscito proprio in questi giorni dal Mulino e che ha curato Mario Isnenghi che è il massimo storico quest'argomento
Che si intitola il mito di Vittorio Veneto
Anzi scusa i vinti di Vittorio Veneto che in qualche misura fa il verso a un libro suo sempre di Isnenghi di più di cinquanta anni fa sessantasette che s'intitolava I vinti di Caporetto
Ecco nell'arco diciamo
Mitologico il caso di dire che va dalla sconfitta di Caporetto la disfatta nell'ottobre mille novecentodiciassette alla vittoria di Vittorio Veneto nel novembre del mille centodiciotto che tra pochi giorni verrà appunto ricordare il suo centenario
In qualche misura possiamo raccogliere un po'tutte le tantissime interpretazioni che di questo snodo così decisivo della nostra storia non so l'italiano evidentemente
Si sono date nell'arco dell'ultimo mezzo secolo perché diciamo che dal Cinquantenario il Sessantotto che si è aperto sul cantiere della Grande Guerra un vero e proprio conflitto delle interpretazioni
Disegni nel mille novecentosettanta pubblicò un libro molto importante ristampato tante volte da ultimo dal Mulino a sua volta che si intitola appunto il mito della Grande Guerra
Perché evidentemente Isnenghi proveniva da una storia di di militanza anche politica in cui alla fine degli anni sessanta si procedeva una revisione molto radicale della lettura che aveva dato la generazione precedente della memoria che la Grande Guerra
Una generazione precedente che in qualche misura veniva accomunati paradossalmente ma forse non così tanto
Diciamo gli idealisti liberali i fascisti o post fascisti e diciamo i marxisti di matrice idealistica
E lei ne era quella che l'abbiamo premondiale fosse stata in qualche misura l'atto conclusivo il compimento del ciclo risorgimentale che poi era il modo in cui l'interventismo democratico del quattordici quindici aveva proposto appunto l'entrata in guerra
Col sessantotto evidentemente cambia tutto si riscoprono le voci subalterne le voci popolari che a differenza degli intellettuali che era a monte la vostra grande maggioranza interventisti che in qualche misura tentano anche durante la guerra vedendo le atrocità
Di cui erano testimoni anche anche protagonisti
Cambiarono molti loro cambiare un'idea ma dovettero fare i conti con la propria ideologia e molti loro appunto elaborare un vero e proprio mito della Grande Guerra in tutti i sensi dei questori questo termine
E ce le classi subalterne classi popolari che erano entrate nel conflitto con scritte costrette a prendervi parte però senza averne una lettura ideologica di alcun tipo né contraria né ovviamente fautrice
Video semplicemente il fatto che venivano mandati a morte siamo andati al passato e ci sono straordinarie testimonianze ancora oggi emergono dopo tantissimo tempo dagli archivi di un rifiuto radicale proprio perché
Fondato sull'assoluta incomprensione della matrice politica ideologica che aveva dato vita a quella a quella tragedia
Queste voci dal basso che erano rimaste inedite anche perché spesso affidate a protagonisti i letterati se non addirittura semi analfabeti
Migliori scoperte appunto nel periodo tra il sessantotto e la fine degli anni settanta è stata una bellissima grande stagione di scavi che in qualche misura ha posto al centro della lettura dalla Grande Guerra appunto le voci popolare
Mentre stavano paradossalmente al margine quelle dei letterati appunto dei letterati che erano appunto quasi tutti ufficiali e quasi tutti interventisti e quasi tutti affetti da pesanti vincoli ideologici
I suoi i con quel libro che meno centosettanta Cinzia inviava insegnava diciamo agli studiosi delle generazioni successive
Invece a leggere anche i testi dei conti no della classe dei colti che a loro volta potevano essere letti come documenti storici semplicemente con protocolli di lettura con atta a tensioni e procedimenti lettura differenti da quelli con da quelli che invece imponevano le testimonianze popolari
E Isnenghi appunto pubblicato che nella Grande Guerra tantissimi studi appunto e e letture soprattutto i testi narrativi autobiografici mancava colpo uno studio sulla poesia e meno centonovantotto appunto realizzare questo libro
Che all'epoca appunto che ha la prefazione di Isnenghi
E che e che intendeva appunto sottoporre a questa lettura obliqua è un poco in tragedia se vogliamo molto sospettoso forse anche tendenziosa i testi dei poeti cioè i testi in assoluto più formalizzati che ideologicamente e non solo si allontanavano maggiormente dalla vicenda reale del conflitto per elaborarli appunto una lettura
Molto molto evidentemente molto lontana dei fatti
Non è un caso che il libro prenda il titolo da un verso di Montale nove notti chiariamo tutto ma va è un verso dell'unica poesia degli Ossi di seppia dedicata appunto al periodo in cui Montale a sua volta in Trentino
Venne coinvolto nei combattimenti quindi rispetto al poeta per antonomasia della Grande Guerra Ungaretti dell'allegria sceglieva un po'polemicamente il Montale degli Ossi di seppia ma non si trattava semplicemente di una scelta letteraria bensì delibera proprio che in Montale a differenza che in Ungaretti l'evento che la guerra era appunto allontanato allontanato con una serie di procedimenti anche stilistici formali che in qualche misura agonisti di zavorra lo attutito anonimo scherma mano rispetto alla lascerà lacerazione che poi invece nella biografia di Montale testimoniata
Altrettanto che in quella di Ungaretti mentre la BCE non detti almeno in apparenza non vi sia molto più diretto molto più frontale molto più calata appunto nella contingenza dell'evento guerra
E qui in questa forbice se vogliamo punto tra Ungaretti e Montale si raccolgono tantissimi diversi atteggiamenti gli autori sono più di sessanta anni sono stati aggiunti alcuni questa nuova edizione appunto uscita qualche mese fa da Bompiani
E in questi vent'anni che ci separano da quel libro del novantotto a mia volta ho riflettuto molto sull'interpretazione da dare
Della della memoria dalla guerra del significato di questo evento storico per cui presente punto la prefazione Disney chi non c'è più e c'è invece una postazione in cui cerco di fare i conti anche con i miei ripensamenti miei
A volte dolorosi ripensamenti su quella vicenda
Insomma la grande guerra è un po'una cartina di tornasole è un modo per rileggere il Novecento italiano e non solo italiano appunto per legge il rapporto la letteratura e storia per rileggere apporto appunto tra la classe dei colti e le classi popolari
E insomma è la sera è la seguente alle Crocevia è un modo di questioni che restano tutti aperti in realtà
Tu prima ricordavi appunto le celebrazioni del due mila del due mila quindici ma pochi mesi prima Redipuglia queste celebrazioni vennero inaugurate da Papa Francesco il quale molto candidamente come nel suo stile con candore molto naturalmente molto intenzionale
Parlò della terza guerra mondiale viviamo oggi una terza guerra mondiale combattuta spetta si diceva diceva il Papa ed è molto vero nel senso che oggi noi continuiamo paradossalmente a vivere le stesse contraddizioni di un secolo fa
Le piccole patrie mitteleuropee nelle quali si scatenò quell'incendio che costa un milione di morti sono ancora oggi quelle all'avanguardia nel ricostruire appunto i muri nel contrapporsi a ogni forma di pensiero della della globalità pensiero dell'universalità pensiero dell'umanità
E anche nel nostro Paese purtroppo continuiamo meglio torniamo ad ascoltare delle parole che pensavamo fossero sepolte sotto la storia
Ecco infatti la suddivisione anche di questo libro diciamo a dei titoli in qualche modo sono ovviamente evocativi e ci conducono all'interno dei delle poesie dei poeti delle storie che vengono raccontate però sono dei titoli che ovviamente
Guardare parlava al presente perché innanzitutto l'antefatto e la guerra a tesa quanto in qualche modo la prima guerra mondiale il primo conflitto mondiale fosse atteso è diciamo forse la percezione che abbiamo proprio quando iniziammo a studiare quel periodo storico provini fosse inevitabile sardo dalla diciamo anche da un'unificazione che in qualche modo ci chiedeva di di farne strumento di farne in qualche modo uso di questa nuova unità nazionale e quale campo migliore se non una guerra per estendere i confini ma al tempo stesso per fortificare quel concetto di di padri o quanto meno provarci anche se poi insomma questo non è venuto neanche
Adesso e e dopo la guerra tesa cioè in ordine cronologico la la guerra festa ovvero la guerra intesa anche qui ad esempio ci sono dei testi di Filippo Tommaso Marinetti che ci conducono all'interno insieme forza quello di Giulio Barnier all'idea insomma della guerra come diciamo un meccanismo anche di esaltazione del popolo e di esaltazione anche delle coscienze intellettuali idea dannunziana della guerra cerimonia la guerra comunione la guerra percezione da guerra riflessione
La guerra lontana perché certo punto voi c'è sempre un momento in cui il conflitto si allontana la follia la guerra follia la guerra tragedia la guerra lutto
La guerra ricordata e la guerra postuma ecco questi
Status descritti che ovviamente ci portano poi all'interno di tantissime profondità poetiche
Però in qualche modo ci raccontano un percorso che ciclicamente si ripeterà nella storia nazionale in verità possiamo dire che dalla fine della seconda guerra mondiale anche e l'Italia vive ciclicamente punto forse in un conflitto mondiale a pezzi queste percezioni la guerra tesa e forse la condizioni né presso la quale si trova in questo momento storico anche l'Italia e altri Paesi europei siamo in attesa di dimostrare che qualcosa valiamo all'interno di questo panorama adesso non so quali potessero essere all'epoca le percezioni dei cantori qui appunto dai vari Marinetti Rebora Govoni
Cervi campana però oggi diciamo manca anche un pochino accanto a questa guerra tesa
Ma dunque
C'è un poeta che manca da questa antologia per la buona ragione che morì nemmeno centododici prima del dello scoppio della guerra cioè Giovanni Pascoli Pascoli però forse la cartina tornasole perfetta per questo discorso che stai facendo perché lui nell'immediata diciamo precedenza negli anni mediamente precedente la guerra ci fu appunto la la la la guerra italo-turca l'invasione invasione della Libia almeno centoundici un evento che noi oggi non ricordiamo parliamo tanto di Libia non ci ricordiamo che forse
Qualche responsabilità in più rispetto ad altre nazioni su questa storia ce l'abbiamo
E il mio centoundici appunto l'Impero ottomano era in disfacimento ormai da tempo in Italia penso di approfittarne appunto per costruirsi la sua quarta sponda come con la chiameranno i fascisti
Qualche anno dopo
L'invasione della Libia venne cantata dal già socialista Giovanni Pascoli come appunto un gran una grande festa di popolo no la grande proletaria si è mossa scrisse questo discorso terribile da leggere oggi Pascoli
E leader appunto che la guerra potesse essere un farmaco come ha detto Isnenghi che salvava la coscienza nazionale l'idea di nazione l'idea di patria mio centoundici anche non dobbiamo scordarci o il cinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia quindi in qualche misura quella guerra coloniale venne anche vista come appunto un'occasione celebrativa
Quindi pensate cosa può essere appunto una guerra che viene cominciata per celebrare no un evento storico nove le guerre si accavalla botte si finiscono per citare l'una l'altra insomma no
Qualche anno fa a Rovereto ci fu una bellissima mostra che si intitolava con dei versi tie-break stravagante terapia la la la Prima guerra la guerra che però non sarà la prima perché appunto ogni guerra in qualche misura
Interviene a correggere o appunto a sanare a fare da farmaco alle ferite della guerra precedente come se la guerra potesse in qualche misura qualche volta appunto sanare piuttosto che come fa ovviamente distruggere
Quel farmaco punto di cui parla in maniera per intellettuali italiani la necessità appunto di uscire da una fase di stasi
Quella del del della della del governo giolittiano sarebbe del modo di governare giolittiano entrare punti una fase più avventurosa più giovanile c'è anche il tema generazionale evidentemente no
è una guerra di rottamazione ecco quella quella che viene inaugurata nel ciclo fra Milano centoundici mila centoquindici guerra in cui i giovani credono di poter affermarsi sulla scena culturale politica attraverso appunto questa loro
Capacità distruttiva ma quel farmaco non era solo per la collettività italiana anche delle singole coscienze qui la testimonianza chiave forse quella di Ungaretti proprio che
Appunto era nato ad Alessandria d'Egitto quindi non si sentiva italiana nato ovviamente dei genitori immigrati migranti economici diremmo noi oggi che erano emigrati appunto per la costruzione Canale di Suez
Quindi naturalmente la sua madre lingua l'italiano però non era mai sovranità aveva studiato stilato in francese a Parigi è passato pochissimi giorni in Italia
Prima di arrivarci come volontario perché volontario per la Grande Guerra appunto la fine del quattordici perché appunto intravede nell'occasione della guerra la possibilità di battezzare sì italiano no
Lo dice in una lettera bellissima straordinaria Giuseppe Prezzolini l'idea che la guerra era la grande occasione appunto come poi la chiameranno la chiameranno altri grande occasione per battezza Assitalia non mancherebbe attrezzarsi poeta perché quell'uomo che non si sentiva completamente italiano non si sentiva neanche completamente scrittore non aveva un ruolo nella società in effetti Ungaretti riuscì a trovarlo
Attraverso la guerra
E apprezzo evidentemente di una serie di illusioni che poi a posteriori lui stesso badò evidentemente a sconfessare a a in qualche misura rielaborare
Nella memoria e nella riflessione politica insomma queste come dire un coro di coro molto dissonante mi rendo conto di protagonisti la nostra cultura
Ciascuno dei quali in qualche misura riflette queste dinamiche che sono dinamiche collettive ma sono anche evidentemente storie personali
Ecco interessante perché appunto all'inizio citavi il
L'origine poi di di del titolo di questo volume che appunto il verso degli Ossi di seppia
Che appunto
Poi si è mutato nel titolo le notti chiare erano tutte all'alba
E questo diciamo è un titolo molto evocativo perché come descritto all'interno del senno di poi che questo appunto postfazione finale
C'è
Diciamo anche l'analisi un'analisi antropologica ambientale e naturalistica dell'uomo immerso all'interno del contesto
Della guerra perché è chiaro che la guerra viene vissuta come una struttura sociale che va a rovesciare quella che è la conformazione
Ha canonica della vita perché ovviamente non esistono più il giorno e la notte così come li abbiamo conosciuti non esiste più il concetto di famiglia non esiste più il concetto di accurata della persona che si accanto
Si assiste ad esempio
E questa diciamo è una scena molto ricorrente in tutti i grandi conflitti ad un certo punto
La letteratura principalmente racconta la guerra degli uomini ma poi c'è anche la guerra delle donne che rimangono sole nelle grandi città e quindi sia un sterminate distese di città senza padri e tutto quanto questo diciamo porta la mente e e l'intelletto poi degli intellettuali dell'epoca degli intellettuali anche che hanno letto altre guerre in qualche modo a dev'essere in qualche modo presenti a un altro altro bio ritmo come si scrivessero diciamo in un continuo jet LEG perché questa un po'l'idea che sia anche scorrendo all'interno di questi versi ecco l'idea poi sempre perché questo è un libro a mio avviso che ha una strepitosa contemporaneità
L'idea forse che questa dimensione di guerra permanente ci accompagni anche oggi è dettato dal fatto che poi alla fine sono saltati anche nella nostra vita
Che da un punto di vista ufficiale in pace dal venticinque aprile
Anzi forse anche diciamo da da qualche mese prima insomma del mille novecentoquarantacinque insomma
Siamo ovviamente in decenni di pace non avevamo mai avuto così tanti decenni di pace però sembra sempre che l'uomo combatta delle guerre personali quindi la riflessione che poi si fa eh ma l'uomo quello del mille novecentoquindici quello del mille centodiciotto quello del due mila e diciotto la vuole veramente questa pace
Ma una delle grandi riflessioni che si svolsero cantanti quando la guerra non è ancora iniziata nel settimane immediatamente precedenti al maggio del quindici eccola di Renato Serra in un
A suo tempo Celebre testo che s'intitolava esame di coscienza di un letterato
Sembra si interroga si si chiedeva sarà il maggior critico letterario dalla sua generazione morirà nel luglio del quindici colpito da una pallottola
Si chiedeva Serra Nancy la guerra niente cambiasse qualcosa no è una riflessione che facevamo anche noi poco fa la guerra e
Una discontinuità radicale oppure invece paradossalmente ci permette di ci consente ci obbliga
Riscontrare delle linee di continuità che sono quanto più inquietanti quanto più invece noi riteniamo che punto gli assetti politici con le guerre si trasformino radicalmente
E se la diceva no non cambierà nulla la guerra non cambia nulla l'uomo resta sempre quello la sua aggressività è quella la sua capacità di illudersi è quella guerra non è altro che un acceleratore nostra Cilente l'ingrandimento ma l'uomo a quel
Ecco in realtà probabilmente Serra che appunto finirà per essere una delle vittime non aveva ragione nel senso che c'è una componente tu giustamente l'ha definita antropologica che muta
Radicalmente e credo dall'ora incontrovertibilmente
Che è la capacità di raccontarsi la capacità di di di di di di farsi una ragione attraverso il racconto dell'esperienza vissuta
Walter Benjamin le mille novecentotrentasei scrive un famoso saggio sul narratore dice Bay narratore era colui che tornava a casa e raccontava agli altri metteva gli altri era
Consentiva agli altri di di prendere di prendere atto di di di di di conoscere la propria esperienza e faceva l'esempio appunto di Ulisse che nella terra dei Feaci racconta la guerra di Troia
Quindi il reduce per così dire l'uomo capace di raccontare l'uomo portatore di racconto è un uomo che viene ascoltato perché la sua esperienza rovente edotto della vita e della morte
E invece dice Benjamin dopo la prima guerra mondiale improvvisamente i reduci non erano più capaci di raccontarsi si erano ammutoliti diretta non si erano ammutoliti reduci tentano ed uscì anche coloro che durante la guerra tornano a casa delle licenze tentano di mettere
Di informare appunto di spiegare a chi è rimasto a casa la realtà della guerra il mondo che dovranno visto l'inferno di cui sono stati testimoni
E non vengono ascoltati o meglio non vengono compresi usano delle parole usano un atteggiamento usano un linguaggio che non è comprensibile perché ormai la guerra lì a modifica agli arresti alieni Garrisi stranieri stranieri a se stessi e stranieri alle comunità alle quali appartenevano e questa incapacità di raccontarsi questo mutismo del reduce è qualcosa che in qualche misura resta come dicevi che anche nell'uomo che vive in un tempo di pace tra tutte le virgolette con cui questo termine siamo costretti a incorniciare
Perché l'appunto non siamo più capaci di mettere in comune nostra esperienza ciascuna dov'è una monade ciascuno di noi è un alieno uno straniero per per gli altri naturalmente nel linguaggio della comunicazione quello che stiamo usando in questo momento noi cerchiamo di come dire porre un correttivo cerchiamo di scambiarci di scambiarci qualche idea
Si spera sempre che ci si riesca in parte ma la nucleo caldo di quell'esperienza che ciascuno di cui ciascuno è portatore ed alta resta chiuso in se stesso
E questo poi dà vita in termini sociologici no a quella che è stata chiamata la cultura degli individui la cultura del narcisismo insomma la cultura in cui viviamo sostanzialmente
Ecco io credo che Benjamin a fotografi perfettamente un problema che ha una radice storica appunto con la discontinuità radicale antropologicamente parlando della Grande Guerra
E che però è appunto pur essendo una contingenza storica in realtà resta una componente antropologica dell'umano anche in un tempo diverso come quello in cui viviamo
Ecco proprio a proposito della della guerra ricordata parliamo appunto di come viene evocata alla Grande Guerra
C'è una Poesia di Camillo Sbarbaro che sì è tratta da sproloquio d'estate che ha dei versi particolarmente evocativi eleggiamo solo alcuni anche perché la polizia Ferrari andrebbe declamata da concorsi
Ben più attoriali rispetto alla mia inizia così si care alla più bella occasione l'abbiamo mancata ci fu un tempo che colti da follia scappammo di casa
Ci trovammo in tanti lassù al fronte si diceva smemorati del domani dimentichi di tutto si camminava perché non si sapeva eravamo tutti giovani e belli e si cantava com'era lieve la vita dei condannati a morte ogni tanto l'amore di una prateria ci prendeva ad esserci la barba e chi va Hubbard
Battere
Abbarbicato amo fino a che la sua faccia implacabile si stampava innovi come un volto caro
Allora in questi pochi versi propriamente era la poesia continua tratta da
Appunto sproloquio d'estate
La poesia continua però i punti che si scorgono all'interno di questi pochi versi forse
E ci danno l'idea di un altro tema molto caro insomma al nostro dibattito culturale
Ovvero una sorta di Complesso di vittoria mancata che si protrae all'interno del tempo perché è vero che la prima guerra mondiale vede vittoriosa l'Italia sedersi sul tavolo dei vincitori
Però la assenza
Di capacità politica di una struttura politica di una classe politica in grado di metterla a frutto quella vittoria
Genereranno poiché creeranno quei prodromi per la deriva autoritaria perché poi il biennio rosso in qualche modo diventa anche lì non mi diciamo un'occasione foriera di diciamo di equità per lo Stato ma ha diciamo una
L'occasione per in qualche modo chiudere affidarsi boia all'uomo della provvidenza culli arriverà il ventotto ottobre il ventidue sempre un po'e dalla Grande Guerra un altro poeta celeberrimo poeta soldato per antonomasia beve D'Annunzio
Verso la fine della anzi si meramente prima la signora Guerra o subito dopo schie questa questa poesia che sia una preghiera di Sernaglia
In cui coniato il termine vittoria mutilata che sarà uno dei cavalli di battaglia della propaganda fascista prima del regime ma anche durante il regime c'è l'idea che la vittoria c'era stata era stata una grande vittoria
E o Ica e tutto quanto ma non era stata utilizzata non era stata messa a frutto nel della conferenza di pace di Messiah e quindi in qualche misura bisognasse di prendere le armi per per
Per completare l'opera che non era stata evidentemente realizzata in precedenza e questo senso di mancanza questo senso di inadempimento è stato uno dei grandi motori simbolici e ideali del la propaganda fascista negli anni venti e trenta
Basta ricordare che nemmeno centotrentadue la grande mostra
Del decennale della rivoluzione fascista all'attuale Palazzo delle Esposizioni che è stato uno degli eventi
Cardine della storia culturale del ventenne che recentemente Germano Celant ha di cui cinquecento metri Macerata Milano ha costruito un incredibile Haryana ex Manta nella mostra appunto
Sulla sull'arte fascista
Era basata proprio sulla memoria sulla liturgia dei caduti della Grande Guerra quindi quel culto del littorio come l'ha chiamato Emilio Gentile era anche e soprattutto un culto dei dei dei reduci degli degli edili di martiri come venivano chiamati della della Grande Guerra
Chi generale però senso di per dita perché naturalmente neanche frutto dei dei delle delle dei lutti infiniti che che che la guerra aveva credo lasciato in tutte le famiglie europee
Naturalmente e questo senso di perdita era qualcosa che gravitava anche a un livello meno politico non ho più se vogliamo prepolitico suo qualcosa di psicologiche appunto antropologico Hemingway
Raccolse e Nico e che a sua volta aveva fatto o la guerra sul fronte italiano come sappiamo in quei raccolse una frase della sua amica Gertrude Stein e parlò della generazione perduta
Ecco la generazione perduta e quella che al di là se abbia vinto o perso la guerra sente lento la guerra come qualcosa che ha sottratto alla sua vita qualcosa di decisivo
Che forse proprio quella pienezza la pienezza di sé Platinette quella capacità di mettersi in relazione con gli altri di cui Benjamin negli stessi anni testimonia appunto che non fosse più possibile più possibile riscontrare
L'essere umano è un essere evidentemente
Complesso ciascuno ha reagito evidentemente in maniere diverse tutto quello che stiamo dicendo evidentemente pecca di di di di generalizzazione
Però in qualche misura ripeto queste storie queste vite queste se poi si è si testi di questi autori
Ci raccontano appunto di una grande cartina tornasole collettiva di una grande grande testa no diceva Edoardo Sanguineti che ogni testo è un testo ecco qui l'abbiamo più di cento test e tutto sul tutto sommato forse posso anche in qualche misura fungere da esame quasi statistico di un novecento che è quello italiano
Bene allora grazie ad Andrea Cortellessa per essere stato con noi le notti chiare erano tutte un'alba antologia dei poeti italiani nella prima guerra mondiale edito da Bompiani grazie ancora Andrea grazie veramente grazie ad Iva Radicev che ha curato la regia di questa trasmissione e a voi che ci avete ascoltato e seguito fino a questo momento i rimanenti commi perché continuano le trasmissioni di Radio Radicale
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