Ambedue omosessuali, cosa che nell'Italia bigotta e perbenista degli anni sessanta/settanta rappresentava una colpa o una malattia, hanno saputo trasformare il loro status in fonte di creatività.
Ma i risultati furono diversi.
Il primo fu saggista, romanziere, regista cinematografico, e ha lasciato tracce importanti del suo pensiero nel dibattito politico, impersonando la figura dell'intellettuale impegnato.
Il secondo fu, più … semplicemente, poeta: si tenne in disparte dal mondo, affidò ad una pagina limpida sogni e ossessioni di un solitario, subì l'ostracismo della Perugia di allora, ma oggi è considerato - secondo il giudizio che ne dette Cesare Garboli - una delle voci più alte della lirica novecentesca.
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