04 OTT 2001

Intervento di Olivier Dupuis sulla situazione del Caucaso meridionale

STRALCIO | - PARLAMENTO EUROPEO - 00:00 Durata: 4 min 39 sec
A cura di Andrea Maori
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Registrazione video di "Intervento di Olivier Dupuis sulla situazione del Caucaso meridionale", registrato a Parlamento Europeo giovedì 4 ottobre 2001 alle 00:00.

Sono intervenuti: Olivier Dupuis (parlamentare europeo, Lista Bonino).

Tra gli argomenti discussi: Armenia, Asia, Azerbaigian, Caucaso, Cecenia, Commissione Ue, Consiglio D'europa, Consiglio Europeo, Energia, Esteri, Georgia, Guerra, Nielson, Parlamento Europeo, Unione Europea.

La registrazione video ha una durata di 4 minuti.

Il contenuto è disponibile anche nella sola versione audio.
  • Olivier Dupuis

    parlamentare europeo (LISTA BONINO)

    (FR) Signor Presidente, signor Commissario, onorevoli colleghi, è un grande onore, nonché segno di un pizzico d'impertinenza, intervenire prima della presidente della mia delegazione, onorevole Schleicher, anziché dopo di lei - come peraltro avrei preferito. Ringrazio gli onorevoli Schleicher e Posselt e gli altri parlamentari che hanno contribuito alla presentazione ed alla discussione di un tema caduto nel dimenticatoio: il Caucaso meridionale. Spero che, in seguito alla tragedia di New York e Washington, ci si sia resi conto dell'importanza di tale regione, dell'importanza di una regione che rappresenta la porta verso l'Asia centrale, un'Asia centrale che è oggi ostaggio della Federazione russa al pari di gran parte del Caucaso meridionale - e non solo. Il Caucaso settentrionale si trova infatti in una situazione ancora più tragica, piaccia o meno al Commissario Nielson. E' risaputo che il Caucaso settentrionale vive in prima persona la tragedia della Cecenia, una tragedia che perdura senza alcuna opposizione da parte dell'Unione europea. La risoluzione in esame contiene alcune proposte molto precise. Si chiede a Commissione e Consiglio di elaborare una strategia per tale regione del mondo, una strategia in grado di invertire l'attuale tendenza improntata ad un costante deterioramento della situazione. Se le condizioni di vita in Armenia, Georgia, Azerbaigian sono così difficili - in particolare in Armenia e Georgia -, lo si deve all'opera costante della Federazione russa, a cui l'Unione europea non oppone alcuna reazione concreta. Perfino una questione così banale in apparenza quale l'apertura di delegazioni a Baku ed in Armenia non è ancora stata risolta dalla Commissione. Il problema è stato sollevato a più riprese dal Parlamento e dalla onorevole Schleicher nella sua veste di presidente della delegazione con tali paesi. Nel corso delle riunioni tenute in Georgia, in Azerbaigian e in Armenia, ci è stato ripetutamente chiesto di intervenire. L'abbiamo fatto e non ci è stata ancora fornita alcuna risposta, benché si tratti di un dossier aperto da qualche anno e non da qualche mese. O l'Unione europea comprende che tale regione è strategica - anche per il suo approvvigionamento energetico - e si decide ad avviare una riflessione e a proporre una politica oppure, fra qualche mese o qualche anno, si assisterà all'emergere di un nuovo caso "Balcani", un po' più lontano e forse un po' meno scomodo dei Balcani degli anni '90. Credo tuttavia che spetti all'Unione europea fornire una risposta. Questi paesi fanno parte dell'Europa, sono membri del Consiglio d'Europa e si sentono europei. Le loro classi dirigenti auspicano nel loro intimo - non osano chiederlo apertamente in quanto Commissione e Consiglio fanno loro capire che non sarebbe opportuno - di appartenere all'Unione europea. Bisogna rispondere loro con azioni e investimenti. La fiducia va ristabilita; gli imprenditori, gli investitori, nonché le imprese dell'Unione europea vanno portati in quell'area. Si tratta di un mercato relativamente modesto; tuttavia - lo ribadisco rivolgendomi in particolare alla Commissione - è la porta sull'Asia centrale, una regione strategica che, come si è avuto modo di constatare nel corso delle ultime settimane, è assai destabilizzata. Ritengo quindi che l'Unione europea debba intervenire senza indugi e con decisione.
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