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Quale futuro per il servizio pubblico televisivo? Contro il «Mc Donald dei sogni» di Berlusconi, si schierano Cgil, Usigrai e Fnsi.
Santoro: «Rutelli e Fassino vadano da Ciampi»Roma, 25 giugno 2002 - Servizio pubblico in pericolo.
L'allarme, stavolta, arriva da un convegno promosso da Slc-Cgil e svoltosi all'indomani delle polemiche sull'esclusione di Biagi e Santoro dai palinsesti Rai.Aprendo i lavori il segretario generale del Sindacato Lavoratori Comunicazione della Cgil, Fulvio Fammoni, sottolinea che nel quadro attuale «la Rai si presenta come un'azienda a sviluppo bloccato e le … ricadute sul lavoro rischiano di essere pesanti».
Quello che preoccupa maggiormente è tuttavia la libertà del servizio pubblico, come spiega il segretario generale della confederazione, Sergio Cofferati, chiudendo il convegno.
Per Cofferati si tratta di difendere i diritti costituzionali, come quelli per l'informazione e per la scuola, da attacchi «che non sono diretti, e quindi più pericolosi».
«Si mira allo smantellamento delle funzioni primarie dello Stato» - osserva il leader della Cgil.
E' in atto il «tentativo di ridurre le capacità anche economiche del servizio pubblico», e insieme quello di imporre «l'omologazione dei modelli culturali, per l'intrattenimento, come per l'informazione, con le reti private».Verso il Mc Donald dei sogni Michele Santoro lo definisce «il Mc Donald dei sogni».
«Questa - sottolinea il noto giornalista televisivo - è l'unica ipotesi culturale per il futuro, il resto è definito come passato.
Mi auguro che la sinistra non si accontenti di stare in questa situazione perché la sfida è sul piano culturale».La privatizzazione è una possibilità reale Preoccupato anche il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che chiede ai consiglieri Rai che «farebbero riferimento all'opposizione», se daranno battaglia e con quali obiettivi.
«Lo dicano - dichiara - o ne traggano le conseguenze».
Perché, aggiunge Serventi Longhi, «si tratta di una questione che riguarda tutti noi, tutti i cittadini».
Questioni che assumono grande rilevanza soprattutto in vista della privatizzazione, che è - secondo il segretario della Federazione nazionale stampa - «una possibilità reale e anche a breve scadenza».Per Michele Santoro, Rutelli e Fassino devono andare «da Ciampi a dire 'abbiamo perso le elezioni ma non abbiamo perso il diritto ad essere informati'».
«O faranno questo o perderanno il tram e per loro non ci sarà più nessuna speranza nel futuro».Il servizio pubblico mantenga la sua missione originaria «Continuiamo - è l'opinione di Fammoni - a preferire l'impostazione di una rete senza pubblicità e due il cui il canone è legato alle attività di servizio pubblico a partire dall'informazione».
Ma il servizio pubblico «deve mantenere e sviluppare la sua missione originaria».Riforma entro la scadenza di questo Cda Per il presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli, «è la riforma dell'intero settore il tema obbligato».
«Ed è grave - osserva - che il governo a più di un anno dal suo insediamento non abbia ancora presentato un progetto e che non lo abbia fatto neanche l'opposizione».
Insomma, «bisogna approvare la riforma entro il 31 dicembre 2003, ovvero entro la scadenza di questo cda Rai».Un problema troppo serio per lasciarlo in mano ai partiti L'idea di Lilli Gruber è che servono per la Rai «regole che ne facciano un'azienda trasparente, che si assume le responsabilità, che è un servizio pubblico che garantisce l'accesso a tutti, e in cui magari è possibile un confronto tra Berlusconi e Cofferati sull'articolo 18 per capire la realtà delle cose».
Ma - aggiunge il noto mezzobusto - se c'è «una battaglia per la libertà non ci si può sedere al tavolo della spartizione dei posti».
Concorda Roberto Natale, segretario Usigrai: «La riforma della Rai e del sistema è troppo serio per lasciarlo in mano ai partiti».
Santoro: «Rutelli e Fassino vadano da Ciampi»Roma, 25 giugno 2002 - Servizio pubblico in pericolo.
L'allarme, stavolta, arriva da un convegno promosso da Slc-Cgil e svoltosi all'indomani delle polemiche sull'esclusione di Biagi e Santoro dai palinsesti Rai.Aprendo i lavori il segretario generale del Sindacato Lavoratori Comunicazione della Cgil, Fulvio Fammoni, sottolinea che nel quadro attuale «la Rai si presenta come un'azienda a sviluppo bloccato e le … ricadute sul lavoro rischiano di essere pesanti».
Quello che preoccupa maggiormente è tuttavia la libertà del servizio pubblico, come spiega il segretario generale della confederazione, Sergio Cofferati, chiudendo il convegno.
Per Cofferati si tratta di difendere i diritti costituzionali, come quelli per l'informazione e per la scuola, da attacchi «che non sono diretti, e quindi più pericolosi».
«Si mira allo smantellamento delle funzioni primarie dello Stato» - osserva il leader della Cgil.
E' in atto il «tentativo di ridurre le capacità anche economiche del servizio pubblico», e insieme quello di imporre «l'omologazione dei modelli culturali, per l'intrattenimento, come per l'informazione, con le reti private».Verso il Mc Donald dei sogni Michele Santoro lo definisce «il Mc Donald dei sogni».
«Questa - sottolinea il noto giornalista televisivo - è l'unica ipotesi culturale per il futuro, il resto è definito come passato.
Mi auguro che la sinistra non si accontenti di stare in questa situazione perché la sfida è sul piano culturale».La privatizzazione è una possibilità reale Preoccupato anche il segretario generale della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, che chiede ai consiglieri Rai che «farebbero riferimento all'opposizione», se daranno battaglia e con quali obiettivi.
«Lo dicano - dichiara - o ne traggano le conseguenze».
Perché, aggiunge Serventi Longhi, «si tratta di una questione che riguarda tutti noi, tutti i cittadini».
Questioni che assumono grande rilevanza soprattutto in vista della privatizzazione, che è - secondo il segretario della Federazione nazionale stampa - «una possibilità reale e anche a breve scadenza».Per Michele Santoro, Rutelli e Fassino devono andare «da Ciampi a dire 'abbiamo perso le elezioni ma non abbiamo perso il diritto ad essere informati'».
«O faranno questo o perderanno il tram e per loro non ci sarà più nessuna speranza nel futuro».Il servizio pubblico mantenga la sua missione originaria «Continuiamo - è l'opinione di Fammoni - a preferire l'impostazione di una rete senza pubblicità e due il cui il canone è legato alle attività di servizio pubblico a partire dall'informazione».
Ma il servizio pubblico «deve mantenere e sviluppare la sua missione originaria».Riforma entro la scadenza di questo Cda Per il presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli, «è la riforma dell'intero settore il tema obbligato».
«Ed è grave - osserva - che il governo a più di un anno dal suo insediamento non abbia ancora presentato un progetto e che non lo abbia fatto neanche l'opposizione».
Insomma, «bisogna approvare la riforma entro il 31 dicembre 2003, ovvero entro la scadenza di questo cda Rai».Un problema troppo serio per lasciarlo in mano ai partiti L'idea di Lilli Gruber è che servono per la Rai «regole che ne facciano un'azienda trasparente, che si assume le responsabilità, che è un servizio pubblico che garantisce l'accesso a tutti, e in cui magari è possibile un confronto tra Berlusconi e Cofferati sull'articolo 18 per capire la realtà delle cose».
Ma - aggiunge il noto mezzobusto - se c'è «una battaglia per la libertà non ci si può sedere al tavolo della spartizione dei posti».
Concorda Roberto Natale, segretario Usigrai: «La riforma della Rai e del sistema è troppo serio per lasciarlo in mano ai partiti».
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