28 MAG 2002

«L'evoluzione della radio»: Presentazione del Rapporto Federcomin (con Gasparri)

[NON DEFINITO] | - 00:00 Durata: 6 ore 27 min

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La radio può servirsi di internet? O «farsi la radio con internet è solo una grossa bufala»? Mentre in Italia si risolve la questione, nel resto del mondo radio on demand e digitale sono già passi obbligatiRoma, 28 maggio 2002 - Il futuro della comunicazione radiofonica non può fare a meno di internet.

Lo afferma uno studio condotto dall'Isimm, commissionato da Federcomin, la Federazione nazionale di Confindustria che rappresenta le imprese di telecomunicazioni, radiotelevisione e informatica, ed Frt, l'Associazione di categoria delle Imprese Radio Televisive private italiane.

«Internet
è uno strumento molto economico e consente a ognuno di creare una programmazione che lo interessa in quel momento» - ha spiegato stamani il presidente di Federcomin, Alberto Tripi presentando la ricerca.

«Farsi la radio con internet è una grossa bufala»Affermazioni ascoltate con attenzione ma anche con un po' di diffidenza dagli operatori del settore che hanno partecipato all'incontro.

E che temono di perdere proprio la principale caratteristica del mezzo caldo per definizione: il contatto con il pubblico.

Della questione parla Oliviero Beha, decennale conduttore di un programma «on demand», ma anche Joe Violanti e Charlie Gnocchi, conduttori del noto Alto Godimento.

«Qual è la temperatura di Internet?».

L'esperienza di un sito «di servizio» e «senza pubblicità» che affianca la sua trasmissione radiofonica, convince Beha: mezzi diversi come Internet e la radio possono integrarsi.

Diversa l'opinione di Gnocchi e Violanti.

I due conduttori di Rds sono convinti che «farsi la radio con internet sia una grossa bufala».

«Internet è un mezzo.

Non si può chiamare radio l'andare su un sito a cercarsi dei pezzi.

La radio è un'altra cosa, è fatta da persone che sono normalmente in diretta, in uno studio.

Chi ascolta, ascolta attraverso la radio che è l'apparecchio che conosciamo tutti con l'antenna».

Preoccupazioni che probabilmente si riferiscono ad esperienze come Launch, sito recentemente acquistato da Yahoo, che, con 14-15 canali tematici organizzati per argomento musicale e la possibilità di indicare il gradimento di un disco, consente di costruirsi la propria radio.

E tuttavia, meno comprensibili se si pensa all'apporto che internet può dare anche alla più tradizionale delle radio, attraverso, solo per fare un esempio, «la radio on demand», che offre al radioascoltatore maggiori strumenti per interagire con il mezzo.

«Nel mondo sono già 260 milioni coloro che usano questo strumento» - informa Tripi.

«In Italia siamo al principio ma è tipico del mercato italiano partire dopo e poi andare molto in fretta per recuperare».

Per Enrico Manca, presidente dell'istituto che ha realizzato la ricerca, il gap italiano consiste di quattro problemi specifici: «La ridotta dimensione d'impresa delle emittenti, l'assenza di proiezione internazionale dei gruppi editoriali radiofonici italiani, l'insufficiente presenza di gruppi multimediali attivi anche nel settore radio, l'assenza di gruppi transnazionali».

Verso il Digital Audio BroadcastingPer questo gran parte della scommessa è giocata sulla radio digitale.

Una delle più promettenti tecnologie per lo sviluppo è il DAB (Digital Audio Broadcasting), in via di sperimentazione dalla fine degli anni '80.

Questa tecnologia - spiega ancora il presidente di Federcomin - offre notevoli vantaggi, «dalla migliore qualità del segnale digitale, al miglior utilizzo delle frequenze, da un ampliamento dei servizi radiofonici, al sistema di isofrequenze che consente di mantenere costante la modulazione di frequenza».

Occorrono anche nuove regole.

Il ministro delle Comunicazioni ne è consapevole e promette «la revisione del sistema normativo che regola la Tv».Innanzitutto, a sostegno delle radio locali e private - comunica Gasparri - il governo con la finanziaria passata ha approvato uno stanziamento di 6 milioni di euro, predisponendo anche il Regolamento necessario.

«Ora stiamo attendendo il parere del Ministero dell'Economia» - aggiunge il ministro.

La legge infatti prevede il parere del Tesoro per «poter passare dalla norma alla erogazione dei fondi vera e propria, secondo regole simili a quelle già esistenti per le emittenti locali».Il futuro di trentacinque milioni di ascoltatoriInterventi importanti che incideranno sul futuro di quei trentacinque milioni di persone che ogni giorno ascoltano la radio.

Le emittenti in Italia, infatti, sono circa 1694, tra queste sono 14 le radio private nazionali.

Una realtà davvero peculiare, visto che nessuna delle emittenti nazionali supera il 20% dell'ascolto totale e gli investimenti pubblicitari sulla radio rappresentano poco più del 5% del mercato italiano, appena un decimo di quelli destinati alla televisione.

Dalla ricerca Isimm, che riguarda cinque paesi, emerge che in Europa, per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria, sono cinque i mercati più importanti: la Francia, la Gran Bretagna, la Germania, l'Italia e la Spagna.

In questi paesi gli investimenti vanno dai 400 milioni di euro dell'Italia, alle punte di 731 milioni della Germania, passando per i 701 milioni della Francia.

Nel 2001, in nessun paese europeo, la radio ha superato il 10% degli investimenti pubblicitari del paese.

L'oscillazione è tra il 4% della Germania e il 7% della Francia.

Siamo molto lontani dunque dal 12% degli Stati Uniti.

Negli ultimi anni, con l'eccezione del 2001, gli investimenti pubblicitari sulla radio sono cresciuti ad un tasso sostenuto, superiore a quello del mercato in generale.

La radio digitale non ha ancora raggiunto una fase di piena operatività: attualmente la copertura potenziale raggiunge il 30% della popolazione.

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  • Alberto Tripi, presidente Federcomin

    <strong>Indice</strong>
    0:00 Durata: 20 min 23 sec
  • <p><strong>Link</strong> Fedoweb - Federazione Operatori Web Federcomin - Confindustria Frt - Federazione Radio Televisioni
    0:00 Durata: 2 ore 5 min
  • Tutta la presentazione

    <p>
    0:00 Durata: 2 ore 5 min
  • Oliviero Beha, giornalista Rai

    0:20 Durata: 8 min 25 sec
  • Enrico Manca, presidente ISIMM

    0:28 Durata: 17 min 49 sec
  • Sergio Valzania, direttore RadioDue e RadioTre

    0:46 Durata: 19 min 26 sec
  • Charlie Gnocchi e Joe Violanti, conduttori radiofonici Rds

    1:06 Durata: 11 min 5 sec
  • Filippo Rebecchini, presidente della F.R.T.

    1:17 Durata: 12 min 29 sec
  • Charlie Gnocchi e Joe Violanti

    1:29 Durata: 21 min 21 sec
  • Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni

    <strong>Conclusioni</strong>
    1:40 Durata: 25 min 28 sec