E ai Diritti Civili è dedicato l'intero festival, quest'anno alla sua XXII^ edizione, a partire da quelli per cui Pannella si è battuto tutta la vita, insieme alla sua idea di democrazia Anni fa chiesero a Leonardo Sciascia come poteva stare … a fianco di Marco Pannella e dei radicali, che dialogavano con un filosofo come Armando Plebe, passato dalla rigida ortodossia comunista al Movimento Sociale Italiano; e con un parlamentare della destra democristiana come Massimo De Carolis.
Sciascia diede una risposta, nella sua semplicità, esemplare: Non credo ci sia ambiguità nel Partito radicale.
Credo che i radicali vogliano parlare con tutti.
È giusto parlare con tutti.
Io penso che Pannella intenda la democrazia nel senso pieno, totale, della parola: parlare con tutti.
Diritti civili, come la libertà, mai acquisiti una volta per sempre "cosa ritieni più minacciato in questo momento" Occorre ancora battersi per l’affermazione di certi diritti: la libertà di ricerca, ma anche la lotta contro ogni forma di discriminazione e di violenza, a partire dai più fragili e indifesi.
Basta ascoltare un notiziario TV o leggere una cronaca di giornale per rendersi conto di quanto sia ancora lunga la strada da percorrere.
La salute mentale in primis è argomento serio e le approssimazioni sono sempre da evitare.
Bisogna contenere, contrastare, scongiurare pregiudizi che attribuiscono al sofferente psichico una maggior prevalenza di azioni violente rispetto alla popolazione generale.
Perché il disagio mentale, in generale la sofferenza psichica sono lì, dietro l’angolo.
Con questa convinzione, è iniziato il mio viaggio all’interno delle Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS).
Sono le strutture di cura che hanno preso il posto degli ospedali psichiatrici giudiziari nate per accogliere, per curare gli autori di reato giudicati infermi o seminfermi di mente.
Da nord a sud, isole comprese.
Un viaggio lungo e niente affatto semplice.
Dentro la malattia mentale, il disagio psichico, la comunità dei folli rei, le legislazioni “speciali” che ancora resistono e il percorso della tutela del diritto alla salute mentale non affatto garantito.
Le donne… uno dei diritti generalmente accettato, almeno verbalmente e nel sentire di molti, è il diritto alla libertà e alla sicurezza, libertà di vivere libere dal sessismo e dalla violenza di genere.
Ma guardandosi intorno.
Se si considera che solo il 1 febbraio 1945 è stato emanato il decreto che conferiva il diritto di voto alle italiane maggiorenni (e allora la maggiore età era a 21 anni) si capisce che tanto si è fatto.
E però nel lavoro in tante situazioni le donne sono discriminate e pagate meno degli uomini; e ancora non siamo riuscite a scardinare una certa cultura maschilista che vede la donna come un oggetto da usare e abusare.
Basterebbe pensare ai tanti casi gravissimi di violenza fisica e psichica di cui siamo vittime.
Violenza, crudeltà e morte che si consumano esattamente in quel “privato” che si vuole intoccabile.
Violenze e crudeltà anche quando sono una quantità di vere e proprie violenze invisibili, più odiose, inaccettabili e insultanti per le donne, spesso costrette a subirle in silenzio.
E cosa dire dell’applicazione della legge 194 in tema di aborto a 45 anni dalla sua approvazione? Circa otto ginecologi su dieci sono obiettori di coscienza.
Molte donne hanno difficoltà ad accedere alla interruzione volontaria di gravidanza.
Tasso di natalità e fecondità tra i più bassi di sempre.
Ci sono 1800 consultori, il 60% in meno di quanto stabilito dalla legge.
Questo impedisce a molte donne e adolescenti di rivolgersi a tali strutture.
C’è logica nel malumore da parte del Governo verso la (non ancora attuata) scelta dell’Agenzia Italiana del Farmaco per la gratuità della pillola anticoncezionale? Si dice, a ragione, che è meglio scongiurare aborti e interruzioni di gravidanza.
Perché si fa di tutto e di più per boicottare questo provvedimento che si ispira a una ragionevolezza perfino elementare è qualcosa che non si comprende.
Tutti coloro che si dichiarano contrari all’aborto dovrebbero essere in prima fila a chiedere informazione sessuale, pillola, anticoncezionali.
C’è un luogo dove, la cronaca di questi giorni ce lo ricorda in maniera drammatica, i diritti fondamentali della persona vengono calpestati...
, parlo del carcere.
Ricordo le parole di Pannella, l’anno prima di morire, davanti ai numeri dell’affollamento… “siamo più lontani dalla legalità di quanto si pensava"… ripartire anche da lì? Provate a pensare alle persone che avete conosciuto che si sono suicidate e chiedetevi cosa avreste potuto fare.
Questo l’interrogativo.
Per chi è distante anni luce da un istituto di pena, da una residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza e per chi invece ci sta dentro o ci lavora.
Suicidi in carcere, e le violazioni per il mancato impedimento.
Suicidi in carcere e comportamenti delle istituzioni, che non hanno profuso gli sforzi che erano ragionevoli attendersi per impedire il suicidio di un detenuto con segni di debolezza psichica.
Il numero di suicidi in carcere impressiona.
Se pensiamo ai soli di agosto, di donne e uomini… I tempi vanno avanti...
nuove richieste emergono, nuovi diritti, anche riguardanti la collettività, chiedono di venire riconosciuti… parlerete anche di questo… la cosa secondo te più urgente “C’è una massima evangelica che vale per credenti o non credenti: non fare al prossimo quello che non vorresti fosse fatto a te.
I diritti sono facoltà che si possono esercitare, non obblighi.
Sono qualcosa di inalienabile che appartiene solo alla nostra coscienza.
Naturalmente avendo cura che non si procuri danno fisico o psichico al nostro prossimo.
E per me il "fare" in politica - come i luoghi per le persone- conta solo se al centro ci sono gli esseri umani.
Solo questo è importante.
Un aspetto cerco sempre di coltivare: la preferenza per il linguaggio diretto, meglio del detto-non detto; dell’allusione, dell’indovinello.
L’ideale è il linguaggio semplice.
Il linguaggio della conoscenza, della libertà e della democrazia.
Questo è il trinomio per tentare di spiegare “la natura della libertà”.
Da conquistare, difendere, nutrire ogni giorno, ogni ora.
Che uso viene fatto, o non viene fatto, ad esempio, della conoscenza? Purtroppo occorre prendere atto che da sempre una delle forze che governano le nostre società è la menzogna: menzogna e disinformazione cosciente, consapevole, abilmente architettata e posta in essere.
Il rischio è grave, il pericolo reale: la menzogna infetta e inquina la politica, la società, i mezzi di informazione, la conoscenza scientifica, gli strumenti educativi e formativi, la produzione culturale.
Cominciamo dalle scuole.
Aiutiamo i genitori che devono imparare a parlare e soprattutto ascoltare i figli… è un lavoro tutto da fare, e che per dare i suoi frutti chiede pazienza e investimenti.
Maria Antonietta Farina Coscioni, fra le tante cose presidente dell’Istituto Luca Coscioni.
Diciassette gli anni dalla sua morte, ancora vivo il suo messaggio in tema di libertà di ricerca e dignità della vita Credo si sia acquisita una maggiore consapevolezza e rispetto nei confronti di chi è debole, sofferente, solo, indifeso.
Il messaggio di Luca credo sia più compreso oggi, rispetto a quando era tra noi.
Le lotte che abbiamo insieme condotto in quegli anni sono più “sentite”; quello che conforta, è che sono le nuove generazioni a essere più sensibili ai temi che abbiamo agitato.
Si pongono gli stessi nostri interrogativi; lottano per le stesse risposte, per l’affermazione di diritti considerati inalienabili.
Rimane, tra gli altri, certo il tema del fine vita… nutrito più di cronaca che di dibattito parlamentare, il problema del suicidio assistito ha trovato una prepotente collocazione nei media, capaci di sollevare un turbinio di emozioni, piuttosto che nel luogo deputato a legiferare.
Non è un gioco quello di battersi per dei diritti, anche quando tatticismi e opportunismo parlamentari sembrano ostacoli insormontabili.
Non si gioca sulla pelle dei più fragili perché un fatto è certo: per morire non si dovrebbe aprire una trattativa con il Parlamento.
Così come è amaro sentire il Presidente della Repubblica Mattarella che esorta chi governa a operare perché i nostri scienziati e ricercatori lascino l'Italia perché vogliono lasciarla, e non perché devono lasciarla.
C'è ancora tanta ipocrisia.
È l’ostacolo maggiore da rimuovere.
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