Intervista a Niccolò Nisivoccia sul suo libro "Il silenzio del Noi" (Mimesis)

Radio radicale ci occupiamo dello stato della nostra società attraverso un libro che ha come titolo il Silenzio dei rinnovi edito da Mimesis e scritto da Niccolò Nisi Coccia chi un avvocato e scrittore collaborano il manifesto con sole ventiquattro ore che abbiamo in collegamento telefonico benvenuto su radio radicale Nicolò
Grazie Andrea buongiorno Matteo Buongiorno a tutti
Allora questo libro anche nel titolo che sembra così chiaro
è un libro come direbbero incolti Poli sei mi con somma perché a diciamo varie significazione anche per le stesse parole
Noi no dal visto d'appunti riverse di di vista Diversi anche il silenzio e la cosa appunto da cui vorrei iniziare la cui se la coerenza è proprio dal tuo inizio dei di questo libero cioè dal ricordo di una stagione politica della nostro paese in particolare ma in realtà in tutto il mondo che era una stagione legata a si potrebbe dire alla pratica dell'utopia quello e quindi ovviamente ci riferiamo agli anni Settanta ecco tu inizi questo libro proprio come dire affrontando il fallimento potremmo dire poi bisognerebbe capire in che senso fallito
Perché il fallimento di di questa stagione e delle sue conseguenze ce ne vuole parlare
Ma intanto grazie Andrea grazie per perché sono molto contento di poter parlare di questo libretto è un libro molto piccolo qui qui con voi beh per prima cosa scusami voglio solo dire questo questo libro nasce da una ed è un invito da una proposta da una sollecitazione che mi era pervenuta da un amico
Stefano Raimondi che anzi ringrazio per questo che da membro del Gruppo promotore di questa collana di Mimesis delicata freelance io nella quale il leader appena uscito ne aveva chiesto un giorno mi aveva detto perché non scrivi anche tu un libro sul silenzio per questa collana me l'idea era subito piaciuta da qui è nata la scrittura e la declinazione che ho voluto dare del Silenzio Emma declinazione appunto politica la prima pagina
Che tu hai citato lo lo testimonia e questa declinazione coi è tutta nel titolo è tutta in quella in quel noi abbia intenzione di scrivere appunto con un piccolo libro politico
Lo chiamo un silenzio del noi
Tu dici è un libero Policlinico in effetti il titolo è questo un silenzio dello ed almeno per due motivi che poi sono due facce di una stessa medaglia il primo motivo è che la dimensione del noi oggi
A me sembra del tutto scomparsa
Noi oggi mi sembra quasi completamente silente e l'arresto non sembra solamente questa è una constatazione che in tanti hanno fatto anche molto autorevolmente il noia scomparso
Negli ultimi anni negli anni
è diventato sempre più strabordante cioè sostituito da un legno che è diventato Sempre più strabordante sempre più straripante sempre più eccedente il dialogo è stato sostituito da da tanti monologhi
Perché tendiamo sempre di più a parlare ciascuno per sé ciascuno con sei al di fuori di qualunque relazione di qualunque confronto
E poi c'è un secondo motivo che spiega il titolo un silenzio del noi ed è che senza il noi
I silenzi rimane privo a sua volta di una sua dimensione fondamentale il silenzio al quale ho cercato di dare una forma un silenzio da questo punto di vista non era il mitico desertico è un silenzio invece inteso come luogo e tempo di accoglienza delle delle parole altrui è l'altra faccia delle parole un luogo nel quale le parole degli altri possono essere ricevute possono sostare nel quale possano essere meditate restituite poi achillea pronunciate quindi il silenzio a quello pensato è un silenzio dialogante relazionale appunto un silenzio che è scomparso il noi a me sembra inevitabilmente quasi scomparso
A sua volta
E sì sì scusa continua
No il packaging aggiungo solo che in realtà quello che mi sembra scomparso poi non è soltanto un silenzio che sappia cogliere le parole degli altri
Ma era così leggere certe accoglierà le nostre stesse parole cioè come se ci fossimo sempre più isolati non soltanto rispetto agli altri ma anche rispetto a noi stessi lo diceva qualche tempo fa in un libro bellissimo quel quel quel grandissimo filosofo che anche uno psicanalista che Miguel ben Assayag in un libro che si chiama oltre le passioni tristi dove diceva appunto questo
Per Assayag perché abbiamo perso la capacità di costruire legami con gli altri proprio perché abbiamo perso ancora prima la capacità di costruirne con noi stessi e tutto questo è evidentemente ha un significato politico per me
Nella misura in cui una politica che voglia essere fedele a se stessa che non voglia tradirlo disdire
I suoi figli e dovrebbe incarnare destriero appunto una dimensione inclusive collettiva dell'esistenza una dimensione non solitarie ma comunitaria appunto
Ecco tra l'altro a me viene in mente rispetto a questa questione del silenzio e noi
Quello che insomma nel suo primo e fondamentale libro Heidegger essere tempo chiama la chiacchiera perché diciamo la parola se non è che in qualche modo nutrita no di riflessione vera e se solo una questione di salotto effettivamente non porta degli apporti positivi a a insomma al vivere dei degli esseri umani e questo questa diciamo chiacchiera è in realtà come dire è stata ben più potenziata no nella sua pervasività proprio in un qualcun'con dei mezzi
Teconologici che allora ad esempio alternativo al punto di ieri che non c'erano e per esempio attraverso l'uso di internet e in particolare dei social e e quindi sembra proprio che noi viviamo nel mondo totalizzante della chiacchiera potremmo dire
è verissimo questa cosa che dici
Molto bella addirittura attraverso il riferimento ad Heidegger ma è è verissimo c'è la chiacchiera come illusione di di parola la parola dovrebbe essere tesa funzionale a un a un dialogo
La chiacchiera invece invece non lo è
E il perché è molto più tra l'altro tra l'altro esattamente poi la chiacchiera veniva in quel testo messo in contrapposizione
Alla autenticità la ricerca dell'autenticità che appunto quello che non si potrà mai accadere appunto attraverso la chiacchiera
è verissimo ma e e anche in riferimento alla alla rete che ha tutti gli strumenti di cui oggi disponiamo di cui un tempo non si disponeva mi trovo d'accordissimo darete secondo me è oggi produce un'illusione di parola
Ma è una parola svuotata di senso così come la politica priva di una dimensione relazionale secondo me è una politica svuotata
Difeso infedele a se stessa tu citi Heidegger io assieme c'è un altro bel bellissimo libro questo molto recente perché sarà quattro cinque anni fa anzi non lo cito
La avrei dovuto metterlo nella bibliografia che metto in fondo il mio libro non c'è solo per un motivo perché l'ho letto dopo in un libro di Valentina Pisanti c'è una semiologo si chiama i guardiani della memoria dice una cosa simile
A queste cose che stiamo coerente con queste cose che stiamo dicendo adesso lei dice che negli ultimi anni il discorso e il pensiero
Ci sono trasformati sempre di più
In pensieri discorsi narrativi piuttosto che argomentativi
Dove la differenza appunto è questa che la documentazione è dialettica perché ingloba al suo interno la tesi che vuole contestare quindi include la voce la parola degli altri alla ratio treno narrazione sempre unilaterale perché chi narra una storia
Ma sempre tutta la libertà di decidere a a chi e cosa dare spazio e voce ha ragione ecco da questo punto di vista anche rispetto alla Rete sociale il nostro tempo è interamente caratterizzato da un mio talmente narrativo
Talmente ipertrofico e debordante che alla fine è diventato soffocante persino per se stesse come così a assordante è una parola così assordante ed essere diventato inascoltabile anche per se stesse come quando siamo in una stanza piccola troppo rumorosa
E non riusciamo non soltanto a sentire gli altri ma non riusciamo più sentire
Neppure noi stessi
In questo senso sarete
La rete questo che che fa ci induce a parlare a parlare parlare in continuazione a parlare da soli
Cento ascoltare più neppure quello che perché diciamo
E si sviluppa quella che in un altro bar libero Christopher lascia di definiva la cultura del narcisismo anche l'universo ben prima che arrivasse appunto la Rete tu a pagina ventinove il tuo testo dice a un certo punto
La politica ha smesso tanto disperare quanto di offrire speranze e figuriamoci le utopie ma forse ci siamo persino abituati che non ne offra più come se perfetto di un orrendo circolo vizioso noi stessi non pretende stimo più nelle une nelle altre né speranze
Ne utopie e poi aggiunge e altro quello che vogliamo adesso è la soddisfazione immediata di bisogni altrettanto immediati istantanei che si generano che si bruciano nel volgere di un niente
Subito sostituiti appena dopo essere stati stati soddisfatti da bisogni Diversi ulteriori le speranze così come le utopie sono state impazza rimpiazzate dai desideri e la differenza tutta qui le utopie le speranze chiedono di essere coltivata all'interno di progetti da costruire il desiderio vogliono essere
Vogliono solo essere i soliti quale che sia il modo per esaurirli proprio questa la questione proprio anche che riguarda la politica e la riguarda la grande
è questa e infatti la frase subito dopo quest'ultima che tu hai letto dice non esistono altri dell'ideologia a sorreggere le azioni politiche ma neppure degli ideali o delle idee e e qui mi ricollego anche alla prima pagina del libro che citavi prima perché in effetti quello che io provo a fare in questo mio libretto
E chiedere mi quando si è cominciato a questa forma di malattia
Brillio
E prova a rispondere me dicendo che fosse cominciata appunto quando ancora si quando su quello sono centri di Lucia sanno ancora si parlava al netto delle degenerazione chiede ideologia hanno provocato e portato con sé quella però ancora si parlava comunque il nome
Di un ideale più grande dell'io che lo esprimeva e naturalmente una questione anche generazionale se voi anche personale quella prima pagina del libro che citavi è quasi narrativa non a caso potrebbe dare anche un'impressione diversa da quella di ostaggio perché contiene l'immagine di un bambino mano nella mano con suo padre con un padre silente negli anni della morte
Di Moro ed è un'immagine che appartiene alla generazione di chi è nato tra la fine degli anni sessanta e i primi anni Settanta perché chiamato in quegli anni era bambina quando è morto Moro ed erano gli anni in effetti nei quali i nostri padri erano più erano silenti parlavano molto meno rispetto a quanto parlamentare di oggi rispetto a quanto parliamo noi parlavano molto più attraverso i loro comportamenti che attraverso insegnamenti espliciti come facciamo noi oggi oppure si parlava moltissimo
Nel in quegli anni la Società la politiche erano a fine di parola di confronti di dibattiti perché esisteva secondo me uno o x più grande di tutti i suoi io io su questo non vorrei essere frainteso perché so che l'equivoco è possibile cioè io non non voglio rimpiangere le ideologie
Però penso che la scomparsa dell'ideologia
Questo sì e e la scomparsa dell'ideologia e comincia proprio in in quegli anni
Abbia lasciato un vuoto che semplicemente non siamo stati capaci di riempire
Ecco infatti io vorrei adesso abbiamo dato una descrizione dello stato dell'arte di come appunto al mondo
Vive oggigiorno è io vorrei passare appunto a quella che poi è un po'la seconda parte di questo libro che cerca di individuare non dico una soluzione ma una posso possibili vie d'uscita una possibile via d'uscita che come dice l'iter non è un ritorno impossibile a una epoca che fu ma l'inaugurazione di un nuovo modo di stare al mondo in che modo Nicolò
Ma innanzitutto io arrivo tre fino a dire che il immagine silenzio quasi come una specie di ideologia a sua volta o come un seme di ideologia io penso che non si debba aver paura di questa parola ideologia trattate mai di alleggerire la rispetto al peso che si porta sulle spalle nel senso che secondo me è un'ideologia semplicemente un orizzonte
All'interno del quale quello che facciamo a possa trovare un riferimento possa riuscire
Ad iscriversi c'è una ridotta che dia un senso a quello che facciamo che trascende i singoli gesti che li tenga insieme in una direzione
è un'apertura sul mondo verso il mondo lo strumento del del desiderio allora quello che provo quello che immagino che cerco di capire chi è il silenzio questo silenzio del noi può aspirare
A farsi elemento costitutivo di una nuova ideologia intesa
Io provo a dirlo così come espressione di un sentimento di fraternità laica
Ecco di un di una solidarietà umana e terrena quell'aspetto solidarietà
Di cui parlava per esempio perché a me e non a caso proprio di avere che mi sono le frasi è la frase sono le parole in epigrafe del libro si nel senso che i silenzi anche solitudine ma la solitudine non esclude la comunità si può essere solitari e solidali al tempo stesso questa è stata la grande lezione di
Di che anno per l'appunto
E prova anche a fare degli esempi di questo di questo silenzio
è facile anche noi
Ne faccio due nel libro sono due due silenzi che che che appunto rappresentano appunto questo silenzio inteso come un silenzio che non esclude la parola ma che se mai fonda il dialogo e dar fiato alle alle parole un silenzio grazie al quale l'io posso tornare a formare un noi il primo silenzio di che porto come esempio
E i silenzi o che ha dato forma a quell'incontro secondo me è straordinario che si può vedere su YouTube fra Marina Abramovic Lulaj
A New York nel due mila dieci nell'ambito di una performances che si chiamava Beatrice strabilianti
La performer consisteva in questo nel fatto che Marina Abramovic trascorreva sette ore al giorno seduto su una sedia davanti a un tavolo vuoto
Al quale i visitatori potevano sedersi a turno uno alla volta
Rimanendo in silenzio di fronte a lei per qualche minuto
A un certo punto al tavolo comparve Lulaj
L'UE Marina Abramovic non m'avevano vissuto una grande storia d'amore molti anni prima ma ora non si vedevano da più di vent'anni
Quei pochi minuti nei quali si ritrovano per la prima volta dopo tutto questo tempo
E durante i quali non succede niente sono minuti durante i quali al tempo stesso succede tutto ciò che deve succedere fra due persone che si sentono di dover colmare una scienza lunghissima una mancanza infinita
E sono neutri potentissimi
Se mio consiglio a chi non le ha viste di andare a cercarli nei quali silenzio raccoglie tutte le parole che avrebbero mai potuto essere dette facendo le proprie senza pretendere di dirle subito è un silenzio dico così anche nel mio libro
Che assomiglia quasi a un patto o una promessa e poi c'è un altro Silenzio che porto come esempio su tutt'altro piano perché questo silente dell'incontro fra Marina Abramovic Lulaj è un silenzio e riguardo a dimensione intima privata
Sentimentalmente
L'altro esempio invece il silenzio credo possibile quell'esperienza a sua volta secondo me è straordinaria testimoniata da un libro che si chiama il libro dell'incontro
Uscito qualche anno fa sotto la cura di Adolfo Ceretti Italia Mazzuccato e Guido Bertagna per il Saggiatore
E cosa hanno fatto per anni Ceretti taglia Mazzuccato e Guido Bertagna praticamente in segreto per anni hanno promosso una serie di incontri tra vittime e responsabili
La lotta armata in Italia negli anni settanta ed era la prima volta che succedeva era la prima volta che qualcuno e lavorava anche soltanto l'idea di offrire protagonisti di quel pezzo di storia un'occasione per provare a ricomporre insieme faccia a faccia un po'sul modello di quello che aveva fatto la Commissione sudafricana per la verità riconciliazione
Alla fine dell'apartheid in Sudafrica quello infatti era il modello di riferimento anche qui le posso consiglierei a tutti di leggere quel libro a chi non l'avesse mai letto ma quel che è certo è che quegli incontri che veramente hanno squarciato un velo nella memorialistica della lotta armata in Italia e forse non soltanto in Italia
Non sarebbero stati Proto e possibili centra un silenzio che accogliesse da parte di ciascuno dei protagonisti del parole degli altri allora sono due esempi diversissimi fra loro questi due no l'eccellente dell'incontro fra Marina Abramovic una gara parte quello degli incontri fra vittime e responsabili della lotta armata dall'altra però hanno in comune questo secondo me il fatto di lasciare intravedere
L'enorme forza che può assumere silenti o quando
Come pensiero accomunante cioè dissidenti appunto come strumento del desiderio e di apertura verso il mondo in un valore in un suo valore dialogico e relazionale
Ecco secondo me anche una parola che potrebbe essere usata e che significa questo silenzio questo silenzio Aprea una dimensione fondamentale dell'essere umano che l'empatia
Essi siano l'empatia è una l'empatia lo sappiamo è la capacità di mettersi
Nei nei tanti nei panni dell'altro provando
A pensare
Cosa appunto a pensare secondo il pensiero dell'altro e non soltanto secondo il nostro il nostro punto di vista è un sentire con l'altro consentire insieme all'altro ed è e di nuovo implica una dimensione relazionale comunitaria che è quella che appunto secondo me manca completamente alla politica di oggi
Certo che sembra essere più che altro gestione dell'esistente amministrazione e quindi si ferma nonostante poi anche invece molte parole altisonanti proclami che poi non a caso ritorniamo al discorso di prima
Su internet sui social
La fanno da padrone no per conquistare alla propria bolla perché poi sono sono sono organizzati così più persone possibili insomma quell'espressione l'ho avuto anch'io e
Questo libretto c'è amministrazione tecnica dell'esistente la politica del resto è una parola che usano anche ormai è un'espressione che usano molti politologi la politica è diventata amministrazione tecnica dell'esistente senza uno sguardo sul futuro tu prima usare la parola utopia
Sì e in effetti è utopia parola lo diceva Manconi anche di recente lo diceva molto bene secondo me come sempre c'è l'utopia anche nella politica è una parola importante non è vero che l'utopia ciò che non si realizzano meglio è vero che l'utopia è nessun luogo ciò che non si realizza su questa terra ma utopie nella politica a una potente può avere una potentissima funzione trasforma tra ICE
Certo c'è cioè una funzione appunto di lo sguardo sul sul futuro e miglioramento della vita dell'eventuale accerto eh beh io mi pare che
Insomma abbiamo pose sviscerato no questo testo che naturalmente
è da leggere e quindi ricordiamo ai nostri ascoltatori che abbiamo parlato di questo libro di Nicolo misi goccia il silenzio del noi
Edito da Mimesis per la collana l'accademia del Silenzio se non hai altro da aggiungere io ti ringrazio dicono
Ringrazio io te ringrazio tutte