KUM! Festival 2022 - La vita all'hospice: la cura del dolore totale tra medicina e filosofia. Intervista a Laura Campanello

Continuiamo a parlare di hospice e di cure palliative lo facciamo con Laura campanello che è stata interlocutrice con il dottor Caraceni che abbiamo appena ascoltato Laurent Parrello è filosofo al consulente pedagogica cofondatrice della Scuola superiore di pratiche filosofiche
Filo ed è presidentessa di sa Boffo Società di analisi biografica di orientamento filosofico abbiamo concluso l'intervista con il dottor Caraceni parlando
Dell'équipe che ci sono nelle cure palliative
Un'équipe che
Nel suo caso prevede anche una filosofa formato e vi siete fatti all'inizio
Ci siamo incontrati ma poi si stentava a capire che funzione polvere che cosa può servire una filosofa in un hospice la risposta qual è stato
Che la filosofa è quella che forse permette di creare un terreno
Su cui possano trovare accoglienza le domande esistenziali ma anche le domande degli operatori legate al tipo di cura e quindi di salute di cui si vanno ad occupare quando si parla di cure palliative quindi forse ha un ruolo più
Di regia di costruzione appunto di un significato di quello che si va a fare quindi riportare un po'sul senso dell'operatività della cura anziché soltanto sul fare su cui di solito i sanitari sono un po'
Inchiodati in qualche modo
E rispondere a domande sul senso del vivere ha parlato di una spiritualità laica
Sì soprattutto di fronte alla morte anche se ovviamente non solo li emergono moltissime domande di senso di significato legata ai valori legata alla dignità
Legate anche perché no alle scelte di fine vita che ciascuno si trova a fare non solo il setting dove affronterà la malattia ma anche se deciderà o meno di avere un dolore trattato
Se sceglierà di andare avanti col sostenere alcune terapie io ho lavorato anche molto non col dottor Caraceni ma col di dal dottor Millo il
Nel campo dell'ASL ha quindi tutto il tema delle scelte di fine vita legata a un respiratore alla nutrizione ha un distacco di respiratore per esempio adesso che per fortuna abbiamo la legge duecentodiciannove del due mila e diciassette
Ma queste non sono soltanto scelte tecniche o legate in qualche modo alla bioetica che ben venga c'è e di cui mi occupo ma prima ancora attengono al significato e alla possibilità per ciascuno di
Scegliere come vivere la propria libertà e quindi rispondendo appunto le domande di cosa è sostenibile cos'è sensato cosa e disperazione cosa non lo è
Ecco la disperazione
Voi dite
Molti considerano auspici luogo della disperazione no parti capire sentendo voi ma anche ieri c'è stato un altro dibattito
Sembra invece che
L'hospice sia il Pd l'antidoto in qualche modo la disperazione o cerchi di esserlo
Ecco cerca di esserlo perché bisogna stare attenti a non cadere nella retorica per cui l'hospice il luogo della felicità perché ovviamente resta il luogo del dolore per certi versi almeno esistenziale
E della morte con tutto quello che essa porta con sé nel suo scandalo nella sua fatica
Però è un luogo che consente di fare emergere ciò che non è solo legato alla morte la malattia la persona può tornare a essere una persona il parente può tornare a vivere la relazione con il paziente non più soltanto un accudimento che a volte
E anche molto faticoso doloroso vissuto nella solitudine e quindi con tutta la fatica emotiva che anche nel paziente
Si instaura e quindi è un luogo dove torna possibile appunto essere un essere umano con tutte le sue sfaccettature di fragilità ma anche di piccole o grandi mi permette di usare questa parola resurrezioni se intendiamo una
Micro possibilità di rilancio in un tempo presente chi viene liberato comunque da alcune urgenze appunto quale il dolore fisico quale l'abbandono quale una relazione sostenibile con i propri cari e quale la libertà delle scelte perché sottolineo di nuovo
Anche sentire di essere rispettati nella propria scelta nel proprio modo di vivere e anche di morire credo che sia una liberazione che evita davvero la disperazione
E e qui io come dire un Cambio davvero di di di scenografia di scenario e quindi poi avete usato il termine soglia di civiltà
In Lorenzi li chiamo così quelli che hanno imboccato il corridoio ultimo
Dicevate vengono relegati o venivano legati così spero fosse sia così
In stanze nelle quali i medici non passavano quasi più tanto la malattia non era risolvibile quindi non non è un problema
Queste persone che appunto persone sono passano da questa situazione a una situazione dove se non ricordo male qualcosa avevo visto sui gli hospice anche sì ma insomma è stato si ricrea un po'anche in ambito familiare anche dal punto di vista dei dei mobili la cucina quindi uno si ritrova un po'con qualcosa disse intorno a sé
Con i parenti e soprattutto con una condizione nella quale non ha lasciato solo da diciamolo l'istruzione dall'istituzione
Sì non è lasciato solo dall'istituzione viene ricostruita in qualche modo una realtà il più possibile Domestica e quindi dove si possa avere il calore il sollievo il conforto di ciò che è domestico
E per ciascuno anche qui ciò che i domestic assolutamente individuale soggettivo
Ma soprattutto appunto non si viene lasciati soli
Umanamente non abbiam parlato di soglia di civiltà uno perché il concetto di soglia proprio quel quella possibilità o necessità di stare tra un qui è un altrove tra un dentro e un fuori tra la solitudine invece
La possibilità di una vicinanza di una partecipazione da parte degli altri alcuni vissuti
E soglia di civiltà l'ho usato un po'per dire che si gioca davvero la differenza di cosa vuol dire essere umani
E a essere umani in una società in una civiltà che si prende cura fino in fondo della fragilità dell'altro sapendo che la nostra stessa fragilità
Perché quello che si livelli di fronte alla fine della vita e che ciò che riguarda l'altro riguarda anche me nessuno Dinoi esente
E Lino ai ci giochiamo appunto la nostra capacità di essere una società civile competente capace che non scappa che non evita la complessità e la fatica di un pluralismo ma che ci permette a ciascuno di vivere senza sentirsi abbandonato perché porta avanti dei valori differenti o ha vissuto una vita che non gli consente di restare a casa per esempio ed avere tutte le persone vicine che si possono occupare di lui quindi
Davvero la possibilità di accogliere chiunque abbiamo spesso negli hospice anche molti stranieri immigrati persone
Che non possono vivere nella loro casa e con i loro cari questa situazione ma non per questo debbono viverla appunto nell'abbandono e nella disperazione in un momento dove già la disperazione si affaccia e se c'è una cosa che ci rende umani e secondo me ci rende una buona civiltà e la capacità di cura dell'aver cura perché ciò in cui appunto si reciprocamente ci riconosciamo e possiamo restare in una relazione alta
Ecco mentre voi diceva se queste cose richiamo l'immagine della stanza nella quale i medici non possono mai e del luogo di dell'hospice
Ho ho ho scritto qui il ritorno forse l'avvento dire dell'umanità nel rapporto fra il medico e non la malattia ma finalmente una persona la persona il malato
E
Un umanista che come dire si consolidarlo come atteggiamento di cura nell'hospice ma che poi tende abbiamo parlato con la dottoressa Nanni ieri con il dottor Caraceni oggi
Le cure precoci quindi l'uscita dalla dall'ambito dell'hospice per entrare nell'istituzione ospedaliera diciamo consuetudinario
Sì per esempio tutto il tema del della vecchiaia quindi della geriatria ma anche tutta lambito delle malattie croniche le cure palliative portano un'apertura un'integrazione di ciò che è medico con ciò che non è strettamente medico
Di ciò che è tecnico e quindi permette anche dei grandi passi avanti nel regalare anni o tempi di vita alle persone ma non per forza gli regala senso e libertà nel momento in cui la tecnica sembra si si affaccia quindi la possibilità di integrare il più presto possibile quando la malattia si fa presente o la vecchiaia diventa una vecchiaia appunto importante
Commenta di integrare in tutte quelle componenti che ci rendono umani noi appunto non siamo solo un frutto della tecnica non siamo solo produttori di tecnico né mini Cina
Ma rimaniamo esseri umani appunto con tutte le nostre
Necessità valoriali con tutte le nostre fragilità con tutte le nostre necessità di trascendenza e dissenso quindi questa integrazione permette una cura
Completa appunto parlavamo di dolore totale e quindi da tutti i punti di vista
Di cui abbiamo bisogno di essere presi in carico quando siamo malati o fragili
Concludiamo con la consapevolezza una tessuto Lezze che spesso il malato a anche se nessuno glielo ha detto
E anzi molti tendono a impedire che divenga ha detto
La legge duecentodiciannove del due mila diciassette
Scrive che i malati devono essere informati si vogliono essere informati da questo punto di vista quale difficoltà c'è nell'hospice rispetto al rapporto con il malato e con i suoi familiari
C'è la difficoltà intanto di non avere tante volte un tempo sufficiente per poter fare il processo dell'informazione della consapevolezza perché non è un momento puntuale di comunicazione ma è un momento certo che inizia con un una comunicazione che però poi necessariamente essi sviluppa nel corso dei giorni proprio perché poi della consapevolezza bisogna anche potersene fare qualcosa altrimenti è solo feroce no una comunicazione di malattia e soprattutto di gravità rischia di essere feroce se non a poi come obiettivo quello di aumentare la libertà di scelta della persona rispetto alla cura rispetto all'autodeterminazione
Quello che appunto è un un problema è e il tempo che c'è che negli hospice sempre più breve proprio perché i reparti precedenti arrivano consegnare queste persone alle cure palliative troppo tardi e le cure palliative precoci non sono ancora così
Affermate e poi c'è un enorme problema culturale e sociale per cui dato che la morte non è nominato vide dato che la prognosi infausta
Apparentemente non è sostenibile menti la dà né in chi la riceve
Si tende a tacere ad edulcorare a rimandare ad illudere
E questo purtroppo culturalmente non facilita una comunicazione onesta che porta anche appunto a delle scelte di fine vita di cui io credo noi abbiamo il diritto sempre e comunque
Grazie grazie alla una Campanello filosofa e operatrice dell'hospice