Critica e militanti

Buongiorno da critica e militanti la prima edizione di lavorare stanca in cui si trovano le poesie che contano di Cesare Pavese
è del mille novecentotrentasei la seconda molto cresciuta del mille novecentoquarantatré
E questa edizione che ristampa oggi interno poesia a cura di Alberto Bertoni e con una nota al testo di Elena Grazioli
Nella sua densa introduzione Bertoni parla di cito uno Spoon River trasposto in Piemonte tra persone videro e ricorda Bertoni e la genealogia del verso di Pavese quel verso
Proverbio avente lungo ad Affori coi Anna pesti conterranei ascendente ovvero spesso segnato dalla sequenza di due sillabe sillabe atone
Seguite da una tonica fa i nomi canonici il critico di Whitman e Bacchelli dove se e sceglie con la sua cadenza monotona mente ippica nostalgica di uno spot spazio rituale questo verso che alterna frasi narrative sentenze serve a Pavese per mettere in scena
Con lo stesso tono paesaggi esso Avi infatti macabri e soprattutto dei personaggi virili e solide gli uomini soli che qualche volta tornano da viaggi esotici o dalla prigione
E si muovono tra le colline delle Langhe ferme come secoli e le osterie di una città alla quale cito ci permette di alzare la testa a pensarci e sa bene che poi la chiamiamo
Tacere è la nostra virtù dice uno di questi personaggi ecco tacere il patto di una complicità maschile da cui sono escluse le donne figure mitiche di contadine prostitute amanti vagheggiata insieme
Svalutate associate alle bestie da uno sguardo costitutivamente adolescente
Della donna la voce del poeta può ben dire che cito ancora l'ho creata dal fondo di tutte le cose che mi sono più care e non riesco a comprenderla
Leggiamo per intero una polizia di lavorare stanca quella intitolata dopo dove trionfa un eros stupefatto disse che finisce per proiettarsi su tutta la realtà
La collina e distese la pioggia all'impregna in silenzio
Piove sopra le case la Breve fino estrasse riempita di un verde più fresco e più nudo la compagna era stesa con me la finestra era vuota nessuno guardava eravamo ben nude
Il suo corpo segreto cammino questo ora per strada col suo passo Marri voi più molle la pioggia scende come quel passo leggera e spossata
La compagnia non vede la nuda Collina assopita dell'umidità passa in strada e la gente che lo porta non sa verso sera la collina è percorsa da brani di nebbia la finestra ne accoglie anche il fiato la strada a quest'ora è deserta la sola Collina a una vita remota nel corpo più cupo
Già c'eravamo sposati dell'umidità dei due corpi ciascuno assopito sull'altro
Una sera più dolce di tiepido sole e di freschi colori la strada sarebbe una gioia
è una gioia passare per strada condendo un ricordo del corpo ma tutto diffuso di intorno nelle foglie dei viali nel passo indolente di donne delle voci di tutti c'è un po'della vita
Che i due corpi ha scordato mai pure un miracolo e scoprire giù in fondo a una via la collina tra le case guardarla e pensare che insieme
La compagnia la guardi dalla breve finestra
Dentro il buio affondata nel mondo a Collina e la pioggia bisbiglia non c'è la compagnia che ha portato con sé il corpo dolce il sorriso ma domani nel cielo lavato dall'alba la compagnia uscirà per le strade leggera
Del suo passo potremmo incontrarci volendo
Dunque pavese si dice in poesia racconta
Ma i suoi racconti non sono lineari
Piuttosto composti come a cerchi intrecciati intorno ad alcuni nodi centrali a volte tra un cerchio e l'altro scorrono intere generazioni dietro però resta un'immobilità primitiva un'immagine fissa cito ancora tutti i corpi non solo che un corpo uno solo che si muove inchiodando gli sguardi di tutti
L'oggettività del poeta non è mai totale invece l'obiettivo esibito ma quasi irraggiungibile del suo Decadentismo sublimato trattenuto ma non spento di un io che non riesce a radicarsi nella vita solida la vita che in tutti i sensi vale la pena
E dopo che tanto si è scritto su lavorare stanca come libro anche in come libro narrativo anche nove centrista bisognerà pure osservare che che Pavese traduce su un altro piano certe figure arcano insolenti dell'ermetismo e una matrice comune è D'Annunzio
In coda all'edizione del quarantatré l'autore aveva collocato due notevoli testi di poetica che ritroviamo cui in uno
Di questi testi ricorda che cito il mio gusto voleva confusamente un'espressione essenziale di fatti essenziali ma non la solita astrazione introspettiva espresse in quel linguaggio perché libresco allusivo
Che troppo gratuitamente posa a essenziale ecco la ricerca di essenzialità in modi diversi tocca anche lui come gli armenti c'è insomma comune a un'epoca e resterà questa ricerca con lo stesso
Stile lavorato con una volontà strenuo stile che si vuole insieme pulito e scabro anche un obiettivo del Pavese narratore in prosa dunque il Consiglio di oggi alla nuova edizione di Lavorare stanca di Cesare Pavese uscita della collana di classici di interno poesia e noi ci sentiamo venerdì prossimo