Critica e militanti

Buongiorno da radio radicale qui e Matteo Marchesini per critica militanti da più di vent'anni Giulio Ferroni storico studioso critico della nostra letteratura
Ragiona su due fenomeni che ne minacciano la tradizione la vita e la funzione civile da una parte la sua
Progressiva marginalizzazione nella cultura generale e dall'altra una iper produzione di testi che rischia di ridurre tutto all'insignificanza oggi torna ad affrontare l'argomento tra amplessi in tempi Autobiografia
In un libro Breve e utile edito dalla Salerno e intitolato la solitudine del critico
Giorgio Perroni appartiene
Alla generazione del settantotto e qui ricorda quando
Il dibattito letterario contava cioè gli anni in cui lui si è affacciato agli studi è un dibattito che aveva subito delle implicazioni politiche e sociali che sembrava davvero implicare questioni di vita o di morte cioè di civiltà all'inizio degli anni settanta arrivavano in Italia interamente avanguardisti sfinite l'Europa della prima metà del secolo insieme alle novità del giorno e anche alla lezione degli ultimi maestri umanisti
Impegnava ad esempio nella Roma di di Ferroni del giusto e del giovane Perroni Giacomo Debenedetti corse il più grande critico del Novecento un crociano a suo modo Eretico eclettico che attraverso le edizioni del Saggiatore
Fece conoscere i risultati delle scienze umane e dei metodi più disparati di quegli anni si leggevano intanto i formalisti russi i loro eredi struttura liti
Mescolati a un marxista come Lukács e a certi testi a Ferroni molto cari perché tenevano insieme ragionevolmente teoria e concretezza come quelli di Lucien Goldmann metti riuscirà Polito sembrava una Alba ed era invece un tramonto la letteratura stava per essere congelata dall'estremismo teorici lista dalla massificazione è anche dall'estremismo tout-court e tuttavia appunto aveva appeso e senso
Dopo l'ubriacatura politico teorica tra gli anni Ottanta e Novanta accertato invece a volte un ripiegamento specialistico
E a volte una sorta di riutilizzo pretestuoso della letteratura quello dei tuttologi come li chiama Ferroni che la utilizzano come una sorta di Spezia e ogni tanto peraltro le due cose coincidono se è vero che le nuove velleità teoriche che Ferroni guarda con giusto sospetto
Dai calci trattabilità quelle della cosiddetta eco critica o delle io poetiche
Di fronte a cui ci vorrebbe davvero il rasoio Carniello di Croce degli feudo concetti si pongono sia come un mezzo per conquistare visibilità in ambito specialistico accademico sia come una tattica per parlare un po'di tutto
Cioè in fondo di niente prendendo su ogni discorso una ora estetica Barga quanto quella scientifica
Per ragioni di mestiere generazionali Perroni si sente più che mai in una condizione postuma
è invaso da quella che chiama angoscia della quantità e che ha come altra faccia l'angoscia dell'irrilevanza
Senta il rapporto tra queste angosce e quelle più largamente sociali cioè di un mondo che muore per sopra produzioni sprechi
Inter targhetta dell'esperienza a misura umana un mondo in cui tutti fingono di sapere tutto e i vecchi platonico Manenti Montero buono come travestimenti per la pubblicità un mondo in cui anche per paura
Del declassamento i critici e ratificano subito ciò che si impone nel dibattito pubblico dimenticando che critica e anche resistenza nel senso di potersi interrogare prima su ciò che reale senza darlo per scontato
In un periodo di incerta alfabetizzazione osserva Perroni la tradizione sembra più affidata ai linguisti più visibilmente i critici forse però questa situazione verrebbe da dire ha fatto chiarezza perché più che esserlo stato sul serio
L'intellettuale moderno si è voluto credere legislatore e così il critico sopravvalutando la sua influenza
E poi se dimenticando che critica il potere sono inversamente fisiologicamente inversamente proporzionali
Adesso stenta gli equivoci determinati da una modernità in cui la letteratura appunto contava contava ancora qualcosa questa verità è solo più evidente ma citiamo le parole di un militari fierezza con cui Ferroni conclude il suo pamphlet la critica scrive deve fare i conti con il proprio non corrispondere al ritmo della velocità e della quantità in cui oggi si dispone la comunicazione
Il critico non può non sentire una vertigine di solitudine di fronte al proporsi infinito dei messaggi e delle apparenze
Al groviglio della Rete dei media e dello stesso mercato letterario
Interrogare i linguaggi del passato e quelli che percorrono nel presente cercare nella parola letteraria la presenta diva dell'altro insieme limite che la costituisce il senso dell'abitato e del destino tutto ciò richiede lentezza e silenzio esercizio paziente di una lettura cui che affida il senso stesso del proprio e viste e bisogna farlo oggi dice nel tempo dell'inquinamento elettrico e acustico
Esibizione richiede la critica del limite dell'insufficienza di contro ad una società che non sta concepire limiti allo sviluppo che dappertutto impone modelli di sufficienza prodotti istante saperi ostentati con sicumera l'impegno interpretativo non può disporre di nessuna figure cody conclude terroni negli anni della sua giovinezza uno degli intellettuali più critici verso il terrorismo più recite politicista fu Pier Paolo Pasolini vorremmo ricordare qui che con tutte le sue contraddizioni verso la fine della sua vita Pasolini
Ente molte verità sul tema proprio perché non aveva più strategie di potere con cui erano urgentemente affermava insieme speranze di cambiamento era solo era solo come un vero critico e forse il suo libro più bello e libera il proprio libro di critica per così dire anarchica intitolato descrizioni di descrizioni è uscito postumo
Diceva ricco e Pasolini che la mia indipendenza che è la mia forza
Implica la solitudine che è la mia debolezza
A risentirci venerdì prossimo