Critica e militanti

Buongiorno da critica e militanti sono pochi poeti italiani intorno ai sessanta anni che trovo convincenti
E non quelli di cui più si parla su tutti ne scelgo due Paolo Febbraro e Edoardo Zuccato molto diversi hanno però alcuni tratti in comune entrambi anziché stilizzata sì
Riattivano ogni testo le più varie risorse della lingua e del ritmo entrambi sono maestri nel tracciare paragoni tra oggetti o scali distanti della realtà riducono ad esempio le dimensioni cosmica quelle di un giocattolo e viceversa
Entrambi scrivono poesie d'amore riuscite proprio perché devono superare la metrica morale di un vigile dicessimo pudore
Entrambi tematizzare un legame tra cose parole traducono dall'inglese sono infatti empirista io oltre che Lucrezia anni anti metafisici ovvero metafisici solo poeticamente pronti a ricondurre le astrazioni
Alla loro radice fisiologica e adatti a un lettore senza età sono insomma fantastici civili satirici teatrali e naturalisti
Gli animali sono piante sassi ma di fretta perché hanno poco tempo
Ecco due versi che potrebbe firmare Febbraro e invece li ha scritti Zuccato li ritrovo in trent'anni in dieci minuti poesie scelte mille novecentottantasette due mila ventitré
La sua Houghton antologia pubblicata da Eliot che è forse il più bel libro italiano DiVersi uscito nell'ultimo anno
Italiano ma non solo di lire che in italiano dato che qui la scrittura nasce da una confluenza
Di lingue in Bastardi iter i detriti sotto e sopra nazionali di professione anglista nella sua giovinezza già postmoderna truccato ha sentito come finto l'italiano della monocultura nazionale e ha cominciato così dal suo dialetto Alto Milanese
Ma anche se le sue saporoso e ballate fanno pensare a Tessa oltre che a Brecht e a Holden ha rifiutato il compiacimento espressionista di tanti corregionali almeno quanto si è tenuto lontano dalla penitenziale linea lombarda conservando però di Lombardo
La concretezza all'idea cupa della storia come stratificazione di abusi di potere
Leggibili nel paesaggio presto comunque la versione in lingua è stata apposta a fronte e non in calce quasi a sottolineare una doppia origine dei testi fino alla raccolta del due mila sedici gli incubi di Menippo
Nato in italiano come se la lingua senza popolo avesse avuto bisogno di un lungo allenamento per risuonare con naturalezza l'antologia inizia dunque con le esili parabole liriche di troppi Cuda vi sembra nel mille novecentonovantasei
Segue l'esplosione Strozzi Ca'di la vita in tram due mila uno e del più elegiaco i boschi di Celti due mila otto
è a questa altezza tra allegorie allegre feroci si afferma il tema della reversibilità o ricombinazione continua delle materie terrestri degli atomi di terra acqua carne e quello delle parole come eredità dei morti cito che abbiamo trovato sulle labbra come conchiglie su una spiaggia
Poi vengono al Teatro fluviale di un ruolo da due mila dieci il catalogo telato logico dei già evocati incubi di Menippo
E permane ricorda due mila ventuno ritorno e resa un lirismo affettuoso nell'autunno della vita in quelle parole
Dopo aver saturato ogni spazio mostrano più che mai il vuoto della loro sapienza la fatica venite a riaffiora infine nel testo isolato di congedo su questi anni di pandemia e guerre
Ma già prima Zuccato aveva rappresentato benissimo le contraddizioni di un Occidente che vive nell'irrealtà i cui cittadini decreti per poco ancora ricchi sognano che i servi e le badanti migranti oltre ad accudirli possano anche morire al posto loro
Leggo allora per chiudere preparandosi alla guerra una poesia di dieci anni fa che oggi il ritratto perfetto di un mondo che non distingue più tra le ragioni del sonno il sonno della ragione
Chiuse la guerra ma nessuno se ne accorse nessuno neppure di là combatteva perché a quel tempo i soldati li spedivano qua e là con noncuranza a portare pace come per mano di fattorini
Si inviano in dono scatole di caramelle
In ville lussuose appartate si cenava a lume di candela persino a mezzogiorno gettando sguardi ironici sul mondo come gusci d'ostrica su un piatto d'argento ammaccato chiudendo le frasi non con un punto ma con un sospiro di sufficienza
Vivevano tutti così e chi non poteva realmente viveva così nei suoi sogni fra bollicine Panfili svegliando sì sempre un attimo prima che qualcuno apparisse in scena tagliargli la gola
Individui del genere si sono estinti pensavano estinti così a fondo che non si può neanche più sognatori eppure a volte per la stanchezza o il mangiare pesante
Non riuscivano a svegliarsi in tempo varcando la soglia finivano per vedersi di fronte se stessi con un coltello in mano
Questo accadeva tutti io così per vergogna credeva ogni singolo uomo e non ne faceva Parona ignorando che c'era chi senza sosta sognava
E impassibile rimanevano rendendosi conto di nulla mentre altri caricando come un congegno a orologeria una fede
Si svegliavano in tempo per non vedersi che erano loro
A sognare senza sosta
A risentirci venerdì prossimo