"Economia della cultura" Convegno nazionale dedicato agli aspetti economici della produzione e dei servizi culturali in Italia in occasione della pubblicazione del "Rapporto sull'economia della cultura in Italia 1980-1990" a cura del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri Org. da: Provincia di Bologna, Associazione per l'economia della cultura, Societa' editrice Il Mulino (Bologna, Palazzo Malvezzi, 22-23 febbraio 1995)

Che la Provincia di Bologna si onora di avere promosso e organizzato
Insieme con l'associazione per l'economia della cultura
E con la società editrice il Mulino
Convegno che oggi si apre in occasione della pubblicazione del rapporto sull'economia della cultura in Italia
Si rallegrano anche di fronte ad una partecipazione così
Estesa così
Numerosa di poter fornire un'occasione di discussione dettagliata e di riflessione collettiva su una tematica quella dei servizi culturali e più in generale dell'organizzazione della cultura
Partendo da una prospettiva ancora del tutto inconsueta
Inesplorata
Scarsamente percorsa anche dagli addetti ai lavori
Nel nostro come in altri Paesi e cioè la prospettiva economica
è un grande merito quello di avete raccolto con sistematicità i dati
E di avere fornito uno strumento per conoscere finalmente in modo oggettivo e ampio
Questo variegato settore
E potere da questa con o senza trarre le dovute conseguenze a tutti i livelli
Un altro merito vorrei attribuire
Agli estensori del rapporto quello di aver fatto emergere il peso
Che la cultura occupa nell'economia del Paese
E di averlo sottolineato in un momento di crisi
Del risorse scarse quando più forte la tentazione di tagliare di concentrarsi sull'essenziale
La cultura può correre questo pericolo
Di essere considerato un di più
Si può dimenticare che è un investimento primario per la nostra economia e anche per l'occupazione rapporto bello evidenzia come si può dimenticare che lo sviluppo maturo
Di questo Paese è indissolubilmente legato alla crescita dei livelli culturale parlano e quindi un modo di ribadire né l'essenzialità
Solo di recente
E non senza una qualche reticenza si è cominciato a parlare di Offerta e domanda culturale
Collocando le nel contesto più generale del mercato
L'offerta di beni culturali si tiene così a specificare come offerto museale
Del patrimonio storico e artistico dei monumenti degli edifici storici delle chiese
Ma anche di produzione libraria editoria stampa periodica e quotidiane ancora spettacolo radiotelevisione
E più in generale di intero universo dei mezzi di comunicazione
Un'offerta di beni e servizi culturali
Che inglobava costi di manutenzione e di gestione
E quindi generano investimenti occupazione ma anche costi più generali
Che vanno dalla collocazione urbane degli istituti culturali fino alla riqualificazione della città
E del suo patrimonio storico
Una riqualificazione che diventa un fenomeno globale
Che dà forma all'intera vita civile incide su di essa
Sui comportamenti singoli e collettivi ed è percorsa dai più generali e profondi problemi dell'informazione e della comunicazione settori quest'ultimi
A cui oggi viene dedicata una grande attenzione
Più per il loro potere di creare consenso che per il ruolo di creatori di cultura
Di rappresentazione pluralistica della realtà che dovrebbe essere la loro vera missione
Se l'attenzione si sposta dall'Offerta
Alla domanda di cultura al complesso di motivazioni di bisogni atteggiamenti e comportamenti che essa determina
Il fenomeno assume proporzione di rilievo ancora maggiore
L'economista è chiamato a fare confluire i propri canali di analisi
Una massa di ricchezza che subisse spostamenti riflusso io accelerazioni
A seconda
Avvenimenti di particolare rilevanza politica e sociale
Ma non esclude manifestazioni d'arte grandi eventi culturali accanto il più consueti abituali comportamenti del vivere quotidiano
Nel corso del convegno
Saranno numerosissimi gli esempi che daranno sostegno a queste considerazioni sia quando si parlerà di mostre di musei di restauri
Sì è soprattutto quando si affronteranno in particolare i problemi della stampa e dell'editoria dello spettacolo e dei mezzi di comunicazione di massa
Su questi temi
Guardando il programma del convegno
La particolare competenza dei relatori
Il ruolo che si svolgono nella ricerca dell'insediamento nella organizzazione amministrativa e produttiva del Paese emerge con grande evidenza il risultato del rapporto
Come presidente di una amministrazione provinciale
Vorrei però aggiungere
Una breve considerazione che riguarda innanzitutto le province ma anche il nuovo assetto delle Autonomie locali regioni e comuni in materia di cultura e di beni culturali
Il rapporto che oggi si discute
Definisse sul piano delle istituzioni e delle competenze una vasta area di interventi e di azioni amministrative
Tratta anche una prospettiva di integrazione delle funzioni in materia di cultura considera congiuntamente
In un sistema funzionale di reciprocità i beni culturali e lo spettacolo l'editoria e i mezzi di comunicazione di massa
Un altro aspetto di questo rapporto emerge evidente
Questo settore
E forse non poteva che essere così
Soffre dei mali antichi ma sempre nuovi che affliggono il Paese
Bassa redditività della spesa anche in presenza delle forti risorse degli anni ottanta farraginosità delle competenze mancanza di innovazione
Scarsità di rapporti tra il pubblico il primo atto squilibrio tra nord e sud
Anche qui allora
Organizzare il nuovo vuol dire mettere mano ad una profonda riforma
Non voglio con questo sostenere l'opportunità di un ministero della cultura che superi la sua attuale settorializzazione vi saranno altre sedi e altri livelli istituzionali per approfondire questo problema
Voglio solo dire che le Province
Nel nuovo quadro legislativo
Possono sviluppare un'azione positivi in almeno tre direzioni
La valorizzazione dei beni culturali
Come funzione proprio prevista dalla legge cento quarantadue
La programmazione culturale all'interno della programmazione economica come parte integrante di essa il governo del territorio con le nuove funzioni in materia di pianificazione territoriale
Queste tematiche potrebbero essere opportunamente sviluppate in un secondo rapporto sulla cultura in Italia ed è un invito che rivolgo al riguardo all'Associazione per l'economia della cultura
Prima di dare
La parola a Giovanni emiliani che rappresenta l'associazione per l'economia della cultura il Presidente Vittorio Rita di Meana chiuderà domani i lavori ringrazio tutti quanti e sono tanti al raccolto il nostro invito da tutte le parti del Paese
E i più diversi livelli di responsabilità ringrazio il relatori i presidenti delle sessioni il garante dell'editoria professor Santaniello che sarà con noi questa sera
Desidero inoltre ringraziare anche a nome della Giunta e del consiglio provinciale
L'associazione per l'economia dalla cultura e la società editrice il Mulino per avere consolidato in questo modo un rapporto con la nostra provincia che non è nuovo ed è già fruttuoso
Questo nostro riconoscimento desidero esprimerlo a Giovanni emiliani nella sua qualità del segretario generale dell'associazione e Alessio Raimondi come presidente dell'associazione il Molino ma senza dimenticarlo come presidente dell'istituto regionale per i beni culturali
Molto secondo intensi e di estesa collaborazione solo i rapporti con l'Università di Bologna in particolare con il suo lettore
E proprio grazie al suo impegno abbiamo organizzato un corso sulla gestione e sull'economia dei musei
Che si è felicemente concluse il successo di questo corso hanno contribuito alcuni dei relatori di questo convegno e di ringrazia infine il sostegno della associazioni industriali di Bologna
Ah favoriti in maniera non irrilevante il buon esito di questo convegno è soprattutto l'interesse
Del sistema delle imprese verso la cultura che desidero sottolineare la presenza De Stefano Borghi presidente
Dell'associazione industriali di Bologna e che ringrazio costituisse una significativa testimonianza
Stefano Rolando direttore generale del dipartimento dell'informazione e dell'editoria
Della presidenza del Consiglio non ha potuto raggiungerci per sopraggiunti impegni di lavoro così pure Magnifico Rettore professor Roversi Monaco e assente in quanto fuori Bologna e discusso
Prenderanno quindi ora la parola
Nell'ordine Giovanni emiliani estivo Raimondi e Stefano boh grazie e bonus
Si fa comunemente risalire ad un articolo del mille novecentottantasette dell'economista statunitense Beaumont la nascita nell'ambito degli studi sull'economia del benessere
Di una particolare branca tese ad esaminare gli aspetti economici della creazione della produzione
La distribuzione della fruizione di beni e servizi culturali
Da allora l'interesse gli economisti operatori culturali finanzieri amministrativisti andato continuamente crescendo e sulla scia di fumo ci sono potuti registrare importanti contributi scientifici oltre che tradisce tragicità intendimenti ti solenni sciocchezze
In Italia forse anche per il peso dell'eredità crociana interesse per la nuova tematica ha faticato di più ad affermarsi
Ed è proprio per reagire a quello che appariva un ritardo non giustificate deleterio che nemmeno i centottantasette si costituì l'associazione per l'economia della cultura con lo scopo cito direttamente dello statuto di promuovere lo sviluppo della conoscenza dell'economia del settore con particolare riguardo ai beni culturali e lo spettacolo indosso culturali
Contribuire ad un ad una migliore integrazione tra disegni istituzionale e una gestione più efficace dell'intervento pubblico
Creare un collegamento
Fra esigenze culturali e utilizzazione economica dei beni e delle attività della produzione culturale
Fin dalla sua fondazione l'associazione che si basa sull'adesione volontaria di economisti giuristi soprintendenti direttori di musei critici da operatori economici e finanziari e non ha ovviamente fini di lucro si propose due obiettivi prioritari dar vita a una pubblicazione periodica che affrontasse con rigore profondità Eating culturali visti sotto il portico dare angolo della loro rilevanza economica
E produrre un rapporto generale esaminasse l'offerta e la domanda di cultura ne fa le tasse l'impatto economico diretto indiretto
Ne cogliesse con la maggiore approssimazione possibile in essi e le articolazioni
Il primo obiettivo è stato raggiunto nel mille novecentonovantuno con l'uscita del nemico quadriennale Economia della Cultura giunto oggi all'ottavo muri numero e dedita dal Mulino
No con nono nono numero in in elaborazione e tratterà i problemi di cultura decentramento quindi credo con una sarà particolarmente importante
Il secondo obiettiva è stato da poco realizzato con la pubblicazione del rapporto sull'economia della cultura del detto nel decennio mille novecentottanta novanta edito a cura del Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri e che viene oggi presentato in questo convegno il compito non è stato semplice
La materia è oggetto del rapporto infatti vastissimo
Essendosi volute prende in esame tutti gli aspetti dell'attività culturale anche quelli penso soprattutto agli audiovisivi ma anche all'editoria dove sempre più difficile tracciare linee di demarcazione precise
Il lavoro di reperimento e di elaborazione di fonte disomogenei e spesso contraddittorio è apparso così particolarmente impegnativo dal momento che trattandosi del primo tentativo di approccio globale i problemi da cultura non esistevano metodologie e procedure sperimentato già dopo ciò che un caldo ringraziamento vada formulato alla redattrice generale del rapporto Carla Bordeaux per essere riuscita
A coordinare e compattare in più di tre anni di ingrato e faticoso lavoro le varie parti del rapporto oltre che per aver curato personalmente la sezione relativa ai beni culturali
Grazie sentito va anche a Paolo leone e al CIR per i contributi il taglio orizzontale e ai coordinatori delle altre tre sezioni Lamberto Trezzini per lo spettacolo dal vivo Giuseppe Richiedei Celestino Spada per gli audiovisivi
Giovanni Bechelloni per l'editoria io a tutti coloro che hanno collaborato alla stesura dei testi
Praticamente un ringraziamento particolare mentre coloro caro cosa va anche alla presidenza del consiglio dei ministri che ha curato la pubblicazione del rapporto ma al ministero dei beni culturali e ambientali al Ministero dell'Università per la ricerca scientifica all'Osservatorio dello spettacolo Alliste alla Banca di Roma e la stretta per avere contribuito a coprire le spese senza il loro sostanziale sostanzioso supporto difficilmente infatti il rapporto avrei potuto vedere la luce
Così come dobbiamo essergli grati all'Associazione industriali di Bologna per avere contribuito generosamente la relazione alla realizzazione del convegno odierno segnale significativo e speriamo beneaugurante della nuova attenzione che il mondo del produzione va maturando
Verso i problemi della cultura
A questo punto credo che siano necessarie da parte mia delle scuse e una promessa
Le scuse si riferiscono ai difetti alle lacune all'imprecisione e possibile lavori che saranno indubbiamente riscontrabili nel rapporto un'opera prima di queste dimensioni non può esserne esente e saremo particolarmente grazie a tutti coloro che in spirito di collaborazione vorranno segnalarci lì come pure saranno bene accette tutte le critiche e i suggerimenti
Una particolare pecca della quale siamo del resto pienamente coscienti al ritardo con il quale rapporto vede la luce rispetto al decennio presi in esame
è un ritardo sensibile e rischia in questo caso particolare di essere particolarmente fuorviante in quanto per alcuni comparti essenziali come i beni culturali e lo spettacolo gli anni Ottanta sia sotto il profilo dell'intervento pubblico che sotto quello del mecenatismo privato
Hanno rappresentato un momento particolarmente felice che ad esaminare i primi dati dell'attuale decennio non sembra essersi perpetuato anche negli anni Novanta
Devo però fare presente che se parte del retablo può essere imputata difficoltà inerenti alla complessità del rapporto una buona quota va invece la scritta Carlo colpevole lentezza con cui vengono elaborate pubblicati i dati relativi alla cultura e mi auguro però ciò che da questo convegno venga espresso con forza la richiesta di una più rapida disponibilità delle fonti
Necessari per la valutazione e l'interpretazione di fenomeni culturali
E dove la promessa associazione prevenne per l'economia della cultura si propone fin d'ora di predisporre aggiornamenti periodici del rapporto sarà così possibile valutare e monitorare periodicamente l'evoluzione delle politiche culturali
Attraverso le grandezze economiche che la caratterizzano ma anche di perfezionare gradualmente i metodi di elaborazione di analisi in modo da poter offrire un prodotto sempre più completo e sofisticato
Se saremo riusciti ad assicurare l'indispensabile supporto finanziario contiamo di iniziare fin d'ora la reazione di un rapporto per il quinquennio novanta o novantacinque
Nella speranza che il maggiore rapidità nella disponibilità dei dati e migliorate esperienza nella loro elaborazione ci consentono di diminuire il décalage per ricorda il periodo preso in in considerazione la data di pubblicazione
Speriamo così di dare un apporto fattivo alla conoscenza alla vita culturale del nostro Paese di contribuire anche se permettete a dissipare alcuni di quegli equivoci di quei file pentimenti cui parlava all'inizio
Soprattutto vorrei essere chiaro su di un punto la convinzione che sia possibile tentare una valutazione in termini economici dei fenomeni culturali
Non significa assolutamente che possano essere applicati automaticamente e accetti nettamente ad essi strumenti e metodologie con le quali vengono valutate studiate anche altre realtà
Vi è nel fatto culturale sembra addirittura ovvio ma è sempre opportuno ripeterlo qualcosa che resta del tutto indistinguibile incommensurabile il che ne rappresenta la sollecito unicità vorrei dire alla sua grandezza penso siano tutti d'accordo nel ritenere che non esiste nessun redditometro capaci di misurare se sia da assegnare un valore maggiore alla Cappella Sistina rispetto alle Stanze di Raffaello o alla Quarta Sinfonia di Mahler rispetto a quella di poco
Non è certo questo quello che si propone la nostra associazione
Quello che abbiamo inteso realizzando il rapporto è molto più concretamente ultimamente un tentativo di far uscire il mondo della cultura dal suo tradizionale è stato di inferiorità rispetto ad altre attività fornendolo degli strumenti per valutare per quanto possibile le proprie potenzialità reali e virtuali
Per misurare l'impatto delle azioni di cui è protagonista attivo e passivo e permettere così agli operatori culturali di finire attuare più ponderatamente Strategy interdetti
E soprattutto di uscire da quel prezzo ecco qui pressappochismo e quella supplenza chiavetta che sempre lo porto a palleggiare troppo spesso nel dibattito culturale
Affermazione come quella che l'Italia possedere il sessanta o il settanta o l'ottanta per cento
Dei beni culturali Montero o che si affidati in mani esperte l'attività di spettacolo potrebbe essere autosufficienti e fare meno del supporto pubblico tanto per citarne due che si sentono ripetere frequentemente
Fanno parte di uno sciocchezze Iaio non si sa se più disarmante o pericoloso
Oppure a queste futilità analitiche analisi rigorosa intelligente al vanno cicaleccio lo studio al di le tantissimo la documentazione non significa mortificare la cultura significa al contrario esaltarne il significato
Compito questo tanto più necessario oggi quanto le voci che rivendicano il primato della cultura appaiono spesso soffocate soverchianti da un'informazione sensazionalista grossolana attenta solo a indici di ascolto sia sondaggi di opinione
Vorrei quindi terminare questo mio intervento ricordando quanto un economista uno dei più grandi economisti del nostro secolo John Maynard Keynes scriveva nel trentasei sul modo di considerare la cultura guardiamo la conservazione dei monumenti nazionali ereditate dal passato come una faccenda che debba dipendere dalla donazioni precari insufficienti di individui più attenti al bene pubblico di quanto non lo sia la stessa comunità
Dal momento che la cattedrale di Lincoln la quale incorona l'altura che per due mila anni è stato uno dei centri focali dell'Inghilterra potrebbe rovinare al suolo prima che il Tesoro prende in considerazione un proposito troppo antieconomico da meritare un finanziamento pubblico
Non c'è da meravigliarsi che le alte autorità non costruiscono più giardini pensili di Babilonia non più piramidi per te noni collo sei Palazzi e neanche teatri lirici palcoscenici con ululati Bulova e piazze pubbliche
E proseguiva ancora più importanti rispetti allestirli monumenti di dignità e bellezza
Attraverso il quale ogni generazione dovrebbe esprimere il proprio spirito per rappresentarlo lungo la parabola del tempo
Sono le effimere cerimonia di spettacoli e divertimenti da cui l'uomo comune portare piacere svago dopo avere compiuto il proprio lavoro e che gli altri possono fare sentire e che gli possono fare sentire
Come nient'altro può che gli è in sintonia con e parte di una comunità più raffinata
Più dotata più radiosa più spensierata in quanto egli potrebbe essere da su
La nostra esperienza dimostrato chiaramente che tale attività non possono essere portate a compimento si dipendono solamente dal motivo del profitto e del successo finanziario
Lo sfruttamento e l'eventuale distruzione del dono divino dell'uomo di spettacolo che viene fatto prostituire all'obiettiva del guadagno finanziario è un dei peggiori crimini dell'odierna società
Grazie anni miliardi la parola al professor Ezio
Pollo
Il presidente dell'Associazione il Mulino eletti presidente dell'Istituto per i beni culturali
Scelgo per cominciare il secondo
Anche perché debbo subito osservare che quando l'Istituto per i Beni culturali nacque al principio degli anni settanta e qui vi sono alcuni protagonisti come Andrea Emiliani ed altri
Cominciava anche a livello internazionale quella riflessione però per di alcuni singolari economisti che volevano agire anche con la mano sinistra
Il cammino la riflessione che doveva portare accusa svetta disciplina l'economia della cultura
E entro certi limiti
Quando l'istituto si costituì
Pensando innanzitutto a una tutela che cominciava con la catalogazione e la conoscenza dei beni nel territorio istintivamente
Di là ancora da un'adeguata concettualizzazione allora veniva in direzione di problemi e analisi che più tardi gli studiosi avrebbero detto ricadere in quello spazio nuovo che l'economia della cultura
Cominciava cioè sul piano empirico
Ma con motivazioni molto forti che erano di tipo scientifico e di tipo civile allora ancora felicemente in equilibrio
Una sperimentazione verso quella cultura dell'economia della cultura che ancora qualche anno fa Paolo Leon diceva essere carente
Diciamo pure e questo convegno e proprio invece un'operazione in senso contrario che non dobbiamo soltanto parlare di economia della cultura ma dobbiamo parlare anche di una cultura dell'economia della cultura
Anche con problemi che forse all'inizio non erano previsti nel primo repertorio io voti questioni i fini di ciò che chiamiamo l'economia della cultura
Voglio dire che l'istituto per i beni culturali
Cominciò come avrebbe detto poi un economista il picco proprio a proposito di questi problemi
Il suo piccolo viaggio non solo provinciale verso il punto di incontro tra i beni culturali e i beni economici
Poi che non vi è dubbio che nel momento in cui si tentava attraverso un'adeguata riflessione
Di dare risposta a un bastone o programmati conoscenze calate nel territorio che ciò che sembrava un atto di riconoscimento culturale
Un atto responsabile nei confronti di un grande patrimonio o eredità culturale come dicono gli europei
Si andava anche in una direzione che era quella dello sviluppo e in questo modo anche delle misure implicazioni d'ordine economico e qui che posso fare entrare anche invece il mio secondo ruolo
Di presidente dell'Associazione il Mulino o meglio ancora ci dividiamo tante parti e quindi molte sono le mascherine che portiamo
Di presidente del consiglio editoriale del Mulino che piuttosto l'organo che provvede a una certa politica culturale
A poco a poco
Per la presenza di realtà come l'istituto di amici e di altro
Anche una casa editrice come il Mulino a cavallo degli anni ottanta
Anche attraverso una rivista Lippo Grifo che nasceva allora proprio dal istituto che mi trovo oggi a presiedere nel suo cammino tra Sociologia ed economia
Alla ricerca però di conoscenze concrete e di definizioni di strumenti e concetti adeguati per operare nella nostra realtà
Cominciava a muoversi verso il mondo dei beni culturali
E a questo punto basterebbe lasciando stare altri libri di urbanistica e di altro l'amico Cervellati e altri furono protagonisti in quel momento
Dall'inizio degli anni Novanta
Eccome un lavoro che è poco a poco si integra anche a livello editoriale
Cominciando prima all'esterno con il primo numero ricordato prima dell'economia della cultura del novantuno che era ancora presso da Marsilio ma poi col novantatré arrivando alla rivista
Finalmente edita dal Mulino direi anche con una certa eleganza
E poi l'accompagnamento di alcuni testi
Che miravano proprio apporre in modo lucido e adeguato il problema dell'economia della cultura di là
Da qui fraintendimenti Dida da qui gli equivoci di là da quelle improvvisazioni
Che giustamente poco fa emiliani indicava e censurava
Nel mille novecentonovantadue
Usciva un volume a cura di Luigi Bobbio su la politica dei beni culturali in Europa che era
è come una sorta di testo che possiamo giustapporre anche al rapporto che ho qui sotto mano e che è stato citato poco fa
Nel mille e novecento novantatré
Usciva un altro testo prezioso Stato e mercato nel settore culturale a cura di pennelli e Trimarchi che raccoglieva i saggi veramente e decisivi nel costituirsi della cosiddetta disciplina dell'economia della cultura
Uscendo da quella sorta di Aurora boh molti era eccetera e cominciando invece a riconoscere il farsi dei problemi
Le finalità i limiti gli spazi dentro i quali collocarli
E il testo che poco fa emiliani citava e quello che attrae quell'antologia non a caso inaugurata da un grande nome quel nome quello di Keynes
Che in quelle stesse pagine dichiarava
Che è un ideale utilitarista ed economico applicato al mondo dell'arte sarebbe un'orrida eresia che farebbe torto a un da comunità civile
Il che significa che fin da quelle pagine
E gli economisti sia pure poi differenziandosi hanno riproposto sempre lo stesso tema
Il problema economico dai bene culturale era di assumere anche una prospettiva non economica
Salvo a stabilire il criterio di rendimento non misurabile soltanto in termini economici ma da aggiungere
A ciò che chiamiamo solitamente l'economia prima avevo citato piccolo un altro personaggio che del resto poi troviamo anche in vari numeri della rivista Economia della cultura e source bene
E il problema cioè attraverso quelle pagine di contributo in contributo viene elaborato
E proprio il dialogo dell'economia con qualcos'altro che però deve assumere il rigore per la propria parte corrispondente al rigore dell'economia
C'è un rigore dei numeri e c'è un rigore anche di altra natura
E questo significa che entrare in questo orizzonte entrare in questa logica
Significa finalmente porre il problema delle cose concrete in una Rizzo Conte scientificamente e amministrativamente e dunque anche politicamente adeguata
Io non so
A che punto nella nostra comunità media
Si siano a fatti e misfatti strada queste ragioni e queste considerazioni certo è
Che per un lettore in questo caso laterale
Una politica vera dei beni culturali chiede che si vada rapidamente a una concettualizzazione che sgomberi una serie di equivoci e dia indi Rizzi precisi e definiti in una realtà molto complessa
Poiché non c'è dubbio per esempio che l'economista che pone in modi d'avanguardia il problema del bene culturale non sempre è tenuto a conoscere quale sia il destino e la trasformazione del bene culturale nei confronti delle nuove comunità
Può partire
Da una visione estetica del passato mentre occorre anche a questo punto lo sforzo di intendere che cosa è accaduto di ciò che chiamiamo il bene culturale o estetico oggi alla fine del nostro secolo
E questo
Richiede lo sforzo di un dialogo e di un colloquio vero
Poiché Economia della cultura è per definizione un'attività sommamente interdisciplinare
Con qualche cosa però che alla fine raccoglie tutti Dida dalle diverse competenze in rapporto a ciò diamo di nuovo la parola gli economisti
Che sono gli aspetti culturali dello sviluppo economico
Cercare intanto di introdurre nel mondo non solo degli specialisti quest'ordine di problemi
Farli vedere nell'horror nella loro formazione storica una disciplina giovane e certo cosa
Importante in forse anche meritoria
Ed è da una parte un lavoro di riflessione
Di nuova collocazione e di prospettive mai insieme un'operazione di conoscenza
Poiché senza una conoscenza adeguata
Dei fenomeni che chiamiamo beni culturali termine estremamente ampio e che vorrebbe forse oggi soprattutto una collocazione di tipo antropologico
Significa
Fare i conti con una realtà nota e in parte ignota
E qui viene subito alla luce l'importanza di un rapporto come questo sull'economia della cultura in Italia negli anni ottanta novanta
Poi che finalmente
Si possono cominciare a fare
Una serie di ricognizioni analiticamente definite si possono cominciare a fare delle comparazioni magari poi collegandole in parte avviene ma in parte no
Con quel volume curato don Luigi Bobbio delle politiche europee a confronto con la nostra in questo caso la disparità temporale Valle fino a un certo punto
E importante dita dà i numeri precisi stabilire conti alla mano regione dopo regione
Che nel finanziamento mai il problema che va poi analizzato a parte delle attività culturali della loro tutela della loro conservazione in testa e lo Stato
Poi vengono i comuni poi la regione le regioni e finalmente in coda in me ma lo sappiamo bene le Province
Ed è importante anche distinguere a questo punto regione per regione
Accertare che le regioni a statuto speciale hanno erogazioni maggiori delle altre regioni salvo forse ma cito a memoria
La Lombardia e l'Emilia Romagna che figurano poi in testa una volta tolta dalla ellenico le regioni al nord o a sud a statuto speciale e così che si cominciano a definire delle ipotesi
Si possono avere dei richiami e soprattutto si può cominciare a stabilire un rapporto tracciò che viene sostenuto e i risultati
Di ciò che viene sostenuto perché non c'è dubbio
Se vogliamo procedere su questa strada e non ce n'è un'altra
Ciò che oggi chiamiamo il monitoraggio o che in altri tempi si sarebbe potuto chiamare in un lessico più corrente verifica o controllo dovrà assolutamente essere primario
Una politica deve automaticamente verificare i propri risultati e verificarli nella individualità delle situazioni
Provinciali comunali regionali e così via avendo nello stesso tempo l'idea che si tratta di un orizzonte che per definizione è sempre più ampio del luogo in cui applichiamo quest'ordine di problemi che cosa vuol dire ma è semplicemente una domanda che io pongo a me stesso che cosa vuol dire
Rapportare meglio i problemi dello sviluppo a quello che l'amministrazione o programmazione o come vogliamo chiamarla dei beni culturali
E commessi misure a questo punto l'incidenza di questo spazio i beni culturali per una comunità e questa comunità mia ancora veramente bisogno o come ne ha bisogno e i rapporti sono quelli giusti
O come è evidente a questo punto che pubbliche privato si debbono porre in una nuova prospettiva anche in questo spazio ed è evidente soprattutto che bisogna arrivare
A definire meglio una serie di concetti poi che solo dei concetti condivisi di là dagli spazi di responsabilità
Di là dagli spazi di iniziative e qualche volta anche finalità intermedie diverse sono concetti condivisi permetteranno alla fine un'azione comune nella quale
Ciò che si fa non andrà perduto ma entrerà in un codice adeguato ai fenomeni di cui stiamo parlando
Prima dicevo
Di
Un orizzonte che forse deve essere più ampio quando parliamo di bene culturale e che qualcuno suggerisce di definire nei termini di antropologico
Che non significa affatto la perdita di una gerarchia di valori poiché antropologicamente le cose i beni hanno sempre dei DS valori e delle funzioni sociali e di qui che si definisce anche il loro valore e la loro gerarchia
Ma l'antropologo a questo punto aggiungerebbe che il consumo non banalizzato soltanto come giusto nei suoi termini rigorosamente economici ma va esaminato anche poiché si tratta d'altro nei suoi livelli antropologici
E questo però esige di là dai numeri il rigore dei concetti e delle categorie interpretative
Non è vero a questo punto che c'è il linguaggio dei numeri è un altro linguaggio dove si può fare tutto
I concetti e le categorie hanno delle responsabilità molto precise cattive ipotesi anche in buoni amministrazioni portano ai Fonsetti minori di quanto noi vorremmo e non c'è dubbio
Che infila da tutta una serie di risposte
Quando noi cominciamo a parlare di questa molteplicità complessa e in qualche modo anche organi capi sono i beni culturali noi ci proponiamo in un modo in un altro un effetto di massimizzazione
Che ha come riferimento
La comunità diciamo meglio le comunità nazionali nelle diverse stratificazioni che compongono poi un paese soprattutto un Paese moderno
E certo che qui si urtano una serie di ragioni
Qualcuno
Ha ricordato che il grande tocco Grillo cui bisognerebbe sempre a ritornare quando vogliamo pensare anche al nostro presente poste le visivo
Osservava Giacomo straordinaria acutezza
Che tra Democrazia e teatralità c'è un rapporto profondo
Come a definire dei caratteri dentro i corali va collocato anche ciò che chiamiamo il libro l'arte e tutto il resto ed è facile oggi
Stabilire che cosa significa teatralità
Il che vuol dire che certi fenomeni vanno questi vanno considerati dentro una dialettica complessa è una dialettica straordinariamente complessa
E ognuno però deve fare la propria parte a condividendo alcune ipotesi comuni che sono relativi ai fenomeni e d'altra parte alla società
Ma voi applicando sì agli spazzini di propria pertinenza e di proprie responsabilità non voglio apparire
Un discorso di questa natura
Dove finirei col introdurre il terzo mio ruolo sottobanco quello di lettore e di critico che qualche volta si sforza di capire anche qualche cosa di ciò che accade nel nostro presente
Ma se noi per un momento usciamo
Dalla visione empirica di certi fatti
E cerchiamo di interpretarli sui cicli lunghi come giusto ed ecco perché l'opportunità hanno un archeologica di citare Tocqueville noi assistiamo a un fenomeno che qualcuno chiama di
Estetizzazione della realtà diversi livelli che porta a una strana mescolanza distinzione e di reale
Che crea una sensibilità con cui dobbiamo fare i conti ma rispetto a cui occorrono anche altre operazioni e altre ragioni
Chi si trova nel concreto
Ad operare in ciò che chiamiamo il mondo dei beni culturali
Questo o quel livello questo quell'ambito
Si trova poi a cercare di definire anche altro da quella che chiamiamo prima l'estetizzazione della realtà pur non ignorando
Ci sono altri modi
Per parlare del reale
è usare la finzione interni diversi da quelli della trasfigurazione del concreto
Qui conviene usare il termine di bene culturale
Diciamo pure di cosa
Qualche cosa
Che deve essere rispettato perché diventi parte di un dialogo umano
Nella nostra cultura
Veniva prima ricordato di formazione fortemente idealistica che in parte cancellava uno strato positivisti col precedente quello Stato che qui a Bologna
è rimasto più vivo che altrove nel bene e nel male
In origine ci siamo educati a considerare ciò che chiamiamo il testo
La figura l'oggetto
Come qualche cosa di materiale e troppo poco invece come una materialità solida e nello stesso tempo fragile solide fragile come tutto ciò poi che costruiscono gli uomini essere responsabili di tutto questo comporta per l'appunto
L'idea di una cultura che è una radicata
Direbbe un filosofo nell'accusa Litta
Non diffidiamo dell'oggetto qualche volta l'oggetto è più umano di ciò che chiamiamo i soggetti
Parla di più dice molto di più incerto molto di più del passato
Ma di là da questa serie di considerazioni
Ciò a cui volevo arrivare era malvagio dichiarato che quanto più ci caliamo
In un'amministrazione di questi insiemi così complessi e qualche volta ambigui quanto più ci rapportiamo ai luoghi e alle finalità
Degli ambiti di cui abbiamo la tutela
Tanto più diamo una risposta non di retroguardia ma di avanguardia in questo sistema tanto più complesso che vede altri mezzi di comunicazione
E che però Jenner nello stesso tempo anche all'altro
I beni culturali
Comportano attraverso un'operazione simbolica un rapporto tra una persona è un'altra persona
è un rapporto sempre di responsabilità
E sembrerebbe a qualcuno
Che anch'essi le realtà
Sì sono oramai affidate anche ad altri mezzi
Dove a un'immagine corrispondente uno spettatore
Nascosto occorra anche però riaffermare quest'altra faccia quest'altro tipo di rapporto
Quest'altra forma di esperienza
Che è ancora un esperienza piena
E però a questo punto e chiudo scusandomi delle divagazioni
Ma vorrei che potessero sembrare le divagazioni di uno che cerca di entrare entro un certo compito è un certo mestiere
L'economia della cultura porta fatalmente al destinatario
Alla comunità piuttosto che al pubblico
Poi che il pubblico
Non ha necessariamente una memoria collettiva ma una comunità Sindona una memoria collettiva non è una comunità che riconosce se stessa anche in rapporto ad altre comunità
La comunità può essere a tanti livelli poiché i luoghi e poiché le raccolte di beni culturali possono avere destinazioni immediate profondamente differenti ma la comunità
E il punto d'approdo necessario
E la verifica di tutto il resto
E qui certo
Del resto l'ho trovato anche poi più volte indicata
Il Minerva di tutta questa Economia della Cultura rivista e altre operazioni
Ci si chiede
Che cosa un'istituzione ampia e direi quasi unica come la scuola faccia in questa direzione
Siamo proprio certi
Che la scuola
Educa i ragazzi
Ad andare nei musei
Siamo proprio certi che li educa ad andare nelle liberi
Siamo proprio certi che li educhi ad andare a teatro o è un'operazione parziale e non sistematica come dovrebbe essere in ogni caso attraverso quali veicoli una comunità se il termine ancora un senso
Scopre la propria memoria e attraverso la propria memoria si riconosce i contratti più vivi che non se ignorasse tutto questo
Questo significa che il discorso sull'economia della cultura comporta poi un movimento in molte direzioni come accade sempre quando riconoscendo un problema se quel problema è vitale porta a molti altri primi non c'è dubbio il problema di cominciare a suddividersi le parti al centro e alla periferia
Il problema e quello di una integrazione i tipi anni e di spazi avendo però riconosciute alcune ragioni comuni che sono quelle che creano poi una collaborazione commenta
Non nata per ragioni burocratiche ma in questo caso direi per cultura dell'amministrazione d'altro canto il non riuscirei fa pensare
A una vera amministrazione che non sia automaticamente la cultura della proprio essere tale un'amministrazione che da regole ma inventa di continuo e da nuove risposte ai problemi che via via vengono alla luce
Ho finito parlando della comunità incerto questo ci porta anche a pensare ai tempi che stiamo attraversando
Tempi complicati e difficili in parte da decifrare
Ma ognuno tenorista intanto dentro gli spazi che gli competono come responsabilità diretta
Di proporsi un'ipotesi è un'ipotesi che sia un'ipotesi di crescita di sviluppo di reale e non improvvisata modernizzazione
Erano l'ho detto prima delle divagazioni le divagazioni alla fine di un lettore che pure porta qualche interesse a problemi di questa natura
E merito certamente di ciò che chiamiamo l'economia della cultura
Le pagine anche complesse del rapporto la rivista che accompagni il lavoro di Economia della cultura i volumi e quelli del Mulino ed altri
Di avere portato anche un semplice lettore a riflessioni di questo genere
Settori non fossero le riflessioni giuste avendo io ho detto che il gioco appartiene a tutti sta a tutti gli altri di correggermi e di continuare
Quello che appunto nelle parole di un economista e il viaggio il viaggio forse necessario verso il punto d'incontro che è un punto lontano ma è un punto che ci sta chiaro davanti
Tra beni culturali e temi economici grazie
Ancora stesso luogo
Quando ci è stato proposto di collaborare alla realizzazione di questo convegno abbiamo diritto con slancio qui che siamo convinti e il futuro della nostra cultura dello Stato iracheno patrimonio culturale del nostro Paese dipende da un legame più solido con il mondo dell'impresa
Qui siamo talmente consapevoli che abbiamo se noi i nostri organi direttivi dato vita a una commissione cultura con compiti istituzionali di indirizzo e di progettazione dell'attività dell'Assindustria questo settore
è un destino curioso dell'Italia
Paese fossi fra i più ricchi al mondo di cultura di testimonianze storiche oltre che fecondo di produzioni culturali contemporanee che spaziano dall'arte e la letteratura dalla musica alterata
Eppure sia il livello dell'offerta
Che è quello della fruizione culturale non sono paragonabili agli standard di altri Paesi europei
Non che la domanda di cultura non esiste contrario si avverte un interesse presso strati sempre più ampi della società interesse sempre più diffuso
Così come disponiamo di invidiabili risorse umane intelligenze personalità che fanno onore alla nostra tradizione culturale
L'interesse però appare spesso frustrato da difficoltà croniche in cui versa la gestione dei nostri beni culturali
E che sono ascrivibili a problemi finanziari della pubblica amministrazione alle inchieste burocratiche e normative e procedure troppo rigido
La gestione di nostri beni cultura
La gestione dei nostri beni culturali avrebbe tutto da guadagnare riteniamo dalla presente imprenditoriale
Chiariamo subito però che quando parliamo di presenza di imprenditoriale
Non intendiamo riferirci a forme di privatizzazione tout-court che potrebbero evocare spettri di appropriazione indebita di un patrimonio che per storia e di diritto appartiene deve appartenere alla collettività
E nemmeno intendiamo riproporre formule di mera sponsorizzazione
Che relegano il mecenate ad un ruolo tutto sommato passivo e da critico intendiamo dire al contrario che è necessaria una massiccia iniezione di cultura di impresa nella politica culturale del nostro Paese
Sia a livello di investimenti che di gestione
Da una parte il coinvolgimento di capitali privati potrebbe tradursi in un qualcosa di simile a un project financing applicato la cultura che consenta di rimettere in circolo presso il vasto pubblico
Comunità determinati beni musei monumenti teatri
Che altrimenti resterebbero congelati
è chiaro che l'utilizzo di investimenti privati ovviamente con non comporterebbe alcun onere finanziario per la collettività garantendo peraltro al privato un'adeguata remunerazione del capitale investito attraverso la gestione dei servizi legati a bere culturale spesso un altro aspetto credenziale peraltro l'applicazione di criteri privatistici alla gestione della cultura
Il che non significa a servire i valori della cultura ai criteri privatistici stessi bensì significa cercare di rendere più efficiente
La locazione l'utilizzo delle risorse
Risorse che in questo periodo come è stato anche prima richiamato sono sicuramente risorse scarse
E quindi rendere effettivo
Ed efficace la la la fruizione delle si divide efficace la fruizione dei beni culturali
Ad a tutta la comunità
Se
Vogliamo distinguere comunità da dal pubblico
Ci sembra questa la strada da percorrere per rivitalizzare il nostro patrimonio culturale e poi per corrispondere alle attese della società civile
Con il risultato di accrescere un tempo la capacità di attrazione turistica delle nostre città che una delle risorse strategiche del Paese
Le formule di collaborazione pubblico-privati in questo settore possono essere le più svariate come insegna l'esperienza che gli altri Paesi europei
E vanno dalle convenzioni alla definizione di progetti comuni che vedono coinvolti i privati enti pubblici e sovraintendenza
L'Associazione industriali di Bologna riteniamo sia stato pioniera nell'indicare questa strada
Promuovendo un'iniziativa che per i principi ispiratori contenuti del metodo e antesignana di nuovo approccio la conservazione del patrimonio patrimonio storico e artistico
Mi riferisco alla restauro del Nettuno del Giambologna uno dei più insigni monumenti non solo di Bologna ma dell'arte europea del Cinquecento
Questo gioiello artistico in cui la città si rispecchia come in un suo simbolo sulla fine degli anni ottanta era arrivato ad un livello tale di degrado che rischiano di comprometterne irrimediabilmente la struttura
Fu decisivo l'intervento dell'Assindustria che diede vita al Consorzio ai vicini alleanza imprenditori bolognesi per la cultura una cordata di settantasette imprese che ha finanziato interamente il restauro della fontana
Per un costo complessivo di circa due miliardi
è stata un'operazione eccezionale ed è originale eccezionale per le dimensioni
Si è trattato infatti del più colossale e complesso restauro ma realizzato su un bronzo
Che è richiesto un adeguato dispiegamento di mezzi tecnici e finanziari organizzativi competenze scientifiche culturali
L'originalità deriva dalla formula innovativa di collaborazione fra il pubblico e il privato regolato da una convenzione che fu sottoscritta fra il Consorzio e il comune di Bologna
Convenzione che individuabili consorzio il soggetto responsabile di tutti gli aspetti economici tecnici organizzativi e gestionali di questa iniziativa sotto la supervisione di un comitato tecnico-scientifico
Il consorzio quindi non si è limitato a coprire le spese come l'aver fatto un semplice sponsor
Ma assunto in proprio l'organizzazione dell'operazione e l'ha gestita come se fosse un'impresa
Trasferendovi le competenze specifiche delle aziende finanziatrici e in generale la competenza
Organizzativa imprenditoriale propria
Della grosso attività della nostra associazione
Esempio siccome ito quindi anche se embrionale di collaborazione fra pubblico e privato
Animato dall'intento genuino farsi Interpreti delle esigenze della collettività attraverso un gesto ricco di significati e sociali e culturale
Ci rendiamo conto tuttavia che la collaborazione pubblico-privato nel settore culturale resta una strada ancora difficile da battere non priva di insidie e diffidenza
L'episodio Nettuno rimasto un fatto isolato
Sebbene non siano mancate occasioni e proposte progettuali da parte dell'industria locale
Abbiamo trovato il cammino sbarrato ipotesi di collaborazione voi per le resistenze culturali ancora presenti nel parte del pubblico
Voi per l'assenza di un quadro normativo nazionale che si stia l'apertura ai privati di quanto già non abbia fatto la leggerò anche
Nonostante le difficoltà però continuiamo fermamente a credere
E quella della collaborazione pubblico privato sia la strada da percorrere per assicurare la nostra cultura un brillante futuro degno del suo glorioso passato
Sono queste le poche riflessioni che da uomo da impresa volevo fare che potranno trovare un autorevole sede di discussione approfondimento nelle sessioni di questo convegno qui lavoro fin d'ora un proficuo lavoro grazie
Abbiamo concluso questa prima parte i lavori proseguiranno oggi pomeriggio nelle due sessioni i beni culturali e i giornali l'editoria e la lettura
Adesso siete invitati ad un piccolo rinfresco nella Sala
Allora buona sera a tutti i partecipanti a questa quarta sessione intitolata come sapete benissimo l'editoria la pubblica lettura
Noi siamo presenti tutti e tre Rodolfo Brancoli Bechelloni io c'è un certo numero di scritti
Nella discussione
Come sapete
Sono due parti l'editoria giornalistica
Editoria libraria più la pubblica lettura quindi fra parte diciamo
La la proprio in teoria giornalistica verso la quale il mio proprio qualche pratica
Cose mentre di editoria libraria pratiche dirette non ero
Salvo quella di aver frequentato i libri di anche come mestiere come giornalista
Sono due parti che hanno poche cose in comune al di là della Carta della Stampa qualche altro
Meccanismo oltre tecnologico oggi che le può unire
Così
Però insomma esiste anche una vittoria dei libri una diceria popolare e praticamente di grande diffusione che praticamente sono anche dei periodici quindi il confine
è diventato molto più ravvicinato e nemmeno e meno profondo molto meno profondo di quanto fosse una volta vecchi tempi quando sì esistevano delle collanine popolare erano punti vanno dalle Sonzogno manuali più di riassunti riassunto i libri famosi eccetera
Questo rapporto
Un monumento non tanto credo che ci posso dire anch'esse presenta dei limiti il limite principale come dice la stessa Carla Bodo nella introduzione
Come anche ripeto nuovi i responsabili delle varie associazioni il fatto di arrivare al mille novecentonovanta ora l'editoria con me sapete l'editoria giornalistica è un settore quello dei media molto mobile
è un settore dove le cose cambiano molto e è un vecchio giornalista come me ho capito anche quale promette disappunto Abruzzo l'amico perché l'onere quando ha dovuto sbrigare intravide magari non annota il fatto che a Segrate era avvenuta la spartizione che è una delle cose che era cambiato notevolmente il sistema dei dei media stampati insomma no
Questa separazione questa spartizione è avvenuto se non ricordo male nel mille novecentonovantuno
Quindi è stata aggiunta diciamo trova quindi forse nei libri però forse anche nei libri perché
Io leggendo la parte dei libri o ho trovato ad esempio anche qui delle
Del degli alti e dei bassi degli dei una mobilitati dati soprattutto di vendite che sono poi le cose molto importanti di fusione di lettura
Molto marcate sono una cosa che non credevo che fosse così anche se ricordo molto bene per avere cercato anche di dare
Dal giornale nel quale io lavoravo a metà degli anni ottanta che era al giorno di aver cercato di dare tutto l'impulso possibile che può dare un giornale a a alle alle collane economiche che erano nate allora o prendere anche in considerazione
Le dispense dei Fratelli Fabbri allora ma soprattutto nascita degli Oscar eccetera ecco non avrei mai creduto che anche nei libri
Anzi più qua ancora che nella stampa
Non ci sia stato un un andamento diverso non dico come le montagne russe ma sono con delle con dei picchi e con delle con delle discese
A quote nettamente inferiori
Io darei subito visto che c'abbiamo un certo numero di persone che sono iscritte spero che anche altre che non sono ancora iscritte poi vogliono partecipare alla discussione in fondo sala ci sono
Degli spegnersi
Mi fermo qui in questa introduzione
Anche perché mi scuso per la mia voce avendo già parlato stamattina
In altra sede
E passerei subito la parola all'attore che fanno una relazione su tutte e due le parti anzi sul tre tre compreso anche lo lettura che al professor Giovanni Bechelloni
Va bene grazie
Ma io non mi soffermerò
Analiticamente sui contenuti di questa parte del rapporto del rapporto se non per dire due due cose questa parte rapporto rispetto al all'intero rapporto avendo allora ha avuto modo di leggerlo qua e là tutto
è forse più squilibrata nella direzione di una secchezza espositiva legata ai dati di ordine strutturale di ordine economico
E questo è il motivo per cui vicende come quelle al quali
Che ricordavamo Rinaldi sono appena nominato
Non c'è un un un'ipotesi interpretativa che sorregge l'insieme di questi dati
E la scelta di aver realizzato questo testo con questo stile di presentazione molto secche espositiva è dato da due da due considerazioni la prima considerazione è che in questo settore più che in altri vi era una qualche disponibilità di fonti primarie e soprattutto di fonti secondarie Fieg
Per quanto riguarda i quotidiani e i periodici soprattutto i quotidiani Editrice Bibliografica per quanto riguarda i libri fonti che sono state fortemente utilizzate
L'altro motivo è dato anche dal fatto che su questi due settori vi è un dibattito anzi per quanto riguarda sia l'uno che l'altro arrivi stare sette i quotidiani proprio in questi ultimi
Mensi hanno aperto un dibattito molto intenso la stampa melassa all'editoria di cultura in difficoltà e così via
In cui il dibattito tende a privilegiare aspetti di ordine politico di ordine ideologico e a trascurare quasi del tutto i dati di carattere strutturale
Quindi noi riteniamo che questo lavoro possa essere molto utile per illuminare il dibattito e in qualche modo ancora
Io in questo mio intervento
Dirò alcune cose che hanno a che vedere con
Due ordini di problemi in un ordine il problema è quello interpretativo principale su cui ora dirò
Brevemente e l'altro è quali tipi di difficoltà esistono nel trattare
Problemi di cultura come sono quelli relativi alla lettura come sono quelli relativi ai quotidiani e ai libri in chiave di ordine statistica economica e così via
Il titolo che potrei dare alla questa relazione può essere la grande trasformazione degli anni ottanta questa è l'ipotesi interpretativa principale
Gli anni Ottanta che per tutta una serie di motivi in parte di vezzo e di moda in parte ben fondate e noi siamo abituati a riguardare da qualche tempo come anni negativi
Dal punto di vista della Storia dell'editoria sono anni molte importanti in cui a nostro parere avviene anche se l'espressione che viene utilizzata può forse forzare in senso positivo questo cambiamento sono da anni di grande cambiamento e quindi grande trasformazione utilizzando questa espressione
Che viene utilizzata per parlare della rivoluzione industriale dei problemi di cambiamento nella società indotti dalla rivoluzione industriale espressione che viene utilizzata anche per parlare dell'Italia degli anni cinquanta sessanta
Ora nel mondo dell'editoria la grande trasformazione avviene negli anni Ottanta in particolare nella seconda metà degli anni ottanta in che cosa consiste sostanzialmente questa grande trasformazione che aspetti simili
Nei due settori quello dell'editoria dei quotidiani e quello di vittoria dei librari a anche se nell'editoria di cui dei quotidiani questa grande trasformazione più accentuata la grande trasformazione costruisse essenzialmente nel fatto che il settore nel suo insieme ma poi vedremo cosa significa questo nel suo insieme passa da una situazione di forte dipendenza da al potere politico per quanto riguarda i quotidiani e dal mecenatismo diciamo per quanto riguarda l'editoria a una relativa autonomia e cioè si pone in condizioni per la prima volta nel corso della sua storia di essere un settore economicamente potenzialmente sanno dico potenzialmente sano perché all'interno dei due settori vi sono ampie zone viceversa di crisi o di deficit ma in entrambi i settori vi sono delle zone oggi che sta che stanno oggi pienamente sul mercato e quindi rispondono a una domanda e quindi sono relativamente autonoma
Perché è difficile parlare di
Di di quotidiani e di di libri dal punto di vista della logica economica del dato statistico della logica imprenditoriale
Ma da un lato non c'è una tradizione di questo tipo il fatto che noi abbiamo fatto questo lavoro e questo è il primo lavoro che rende pubblici
A un pubblico diciamo più vasto che non quello degli addetti ai lavori in senso stretto rende pubblici dei dati sull'andamento del settore
E millilitri di verde pubblico su un intero decennio e per di più undicenne così importante è già un un indicatore forte che non c'è una tradizione di discutere e di analizzare la situazione da questo punto di vista vi sono anche dati pochi e inattendibili
Dati sfuggenti sfuggenti per definizione
Il dato principale diciamo del mercato cioè il lettore killed Ceper che legge come legge
è un dato quasi per definizione sfuggente cioè non è misurabile come i biglietti venduti alla sala cinematografica una sala teatrale o come altri indicatori possibile è un dato che sempre si deduce
Da inchieste che si fanno sulla lettura e in Italia e rispetto ad altri Paesi simile al nostro incasso vetture se ne fanno pochi o meglio vengono fatte dai grandi editori di quotidiani di periodici ma raramente vengono resi pubblici quindi non ci sono dati così numerosi
Ci sono però anche degli ostacoli ideologici cioè si i due settori sono talmente significativi anche da altri punti di vista cioè da un punto di vista politico
In quotidiani da un punto di vista culturale
Il libro che sembra quasi come dire che si per poeti una tradizione di élite Isma'culturale che tende a non mettere in mano quest'non mettere mano a questi dati
Cioè il mercato della cultura non è solo mercato dalla cultura e anzi molti
Molti di noi hanno anche difficoltà a usare la parola mercato per parlare nella cultura come se fosse una sorta di contaminazione
Noi sappiamo che un libro è un quotidiano hanno un valore oltre che quello economico
Anche un valore per le identità per l'estetica e per i valori e quindi finisce che questi aspetti cioè le identità i valori le estetiche siano i temi dominanti rispetto a quelli
A quelli economici
Io vorrei qui fare cinque considerazioni preliminari
Delle quali raramente si tiene conto quando parlando di di quotidiani e parlando di libri si tende a mettere in primo piano un dato negativo un dato negativo che indubbiamente c'è e che noi abbiamo mostrato cioè quando noi paragoniamo
Dato di vendita dei quotidiani italiani con il dato di vendevo di Alitalia negli altri Paesi europei resta che vi è un dato di vendita più basso che altrove molto più basso che altrove anche se in questo decennio vi è un avanzamento
Quando si parla della lettura dei libri non c'è dubbio che in Italia si legge meno rispetto ad altri Paesi proporvi rapporto al reddito degli italiani o agli altri consumi degli italiani
Resta però il fatto di una trasformazione di un cambiamento di un trend noi apriamo queste pagine con un dato come dire provocatorio non si è mai letto tanto come in questo periodo che è la pura verità non c'è che non è che l'abbiamo nel passato come talvolta sembra dei periodi in cui si leggeva di più
Allora questo dato della lettura in qualche modo va interpretato e va va colto nel suo spesso uno dei punti fondamentali che riguarda questo settore ma riguarda anche altri settori e quello che possiamo chiamare la deriva democratica
Ora è vero che la popolazione italiana grosso modo è stazionaria da molti anni
Però non si riflette mai abbastanza quali sono le implicazioni di questa stazionarietà della popolazione che fatta dal fatto che da un lato i vecchi muoiono più tardi il che è un grande indicatore di qualità della vita e così via
Ma l'altro nasce sempre meno giovani
Come conseguenza noi abbiamo
Che ogni anno si riduce il numero dei giovani che entra nelle scuole che va avanti negli studi che essi alfabetizzato
Mentre continua a restare nella popolazione
Tutta una vasta quota di di di popolazione che non si era stabilizzata non era andata a scuola e così via allora mentre si legge correntemente
Tutti noi ce l'abbiamo in testa questo dati i giovani di oggi non leggono e viene data questa spiegazione a motivo del tuttora basso livello di lettura
Facendo riflessione sulla deriva democratica demografica i punto esattamente l'opposto sono i vecchi che non lecco e non leggono perché sono tuttora in grande quantità e in grande maggioranza oserei dire
E se mi era far lezione alfabeti i giovani vengono ma i giovani sono sempre di meno
Quindi e e ed è ed è prevedibile che nel nostro futuro
Almeno nel nostro futuro immediato dei prossimi dieci quindici anni che il numero dei potenziali lettori tenderà a diminuire non aumentare dobbiamo e come nel mercato delle casse mai più avremo una situazione del mercato delle case
Nel rapporto fra domanda e offerta poi quella che abbiamo avuto le nostre spalle
Perché per le stesse ragioni che determina
L'altro giorno sono andato a fare una lezione nel carcere di Sollicciano e lì io ho scoperto un dato che in realtà è noto che nelle carceri italiane abbiamo circa cinquanta per cento di extra comunitari cioè di persone
Malamente comprendono italiane malamente leggono l'italiano
Cinquanta per cento in carcere non è cinquanta per cento dalla società però questo dato
Ci fa capire che anche la presenza perché alcuni dicono e nascono sempre meno italiani però arrivano sempre più extracomunitari quindi si pareggia no non ci pare gelata punto di vista la la lettura se non fra trenta o quarant'anni
Perché questi extracomunitari che vengano sono molto simili agli i emigrati immigrati in America alla fine dell'Ottocento inizi del Novecento che non sapevano l'inglese che dettero origine a una stampa popolare o ai fumetti proprio per questa difficoltà
Quindi non verranno compensati IMEI in in i figli degli italiani che non ci sono più dai figli degli emigrati se non
Alla deriva demografiche molto importante c'è un limite all'espansione del mercato
Naturalmente dentro questa verità demografica si possono mettere tanti altri problemi come per esempio il problema perché non nasce un quotidiano popolare in Italia motivo per cui non è andato assenso corso Roma il motivo per cui oggi non può nascere molto evidente non è nato perché noi non abbiamo avuto come c'era l'Inghilterra come cioè in altri Paesi una classe operaia alfabetizzata nella nostra là sopra è sempre stata esigua e in gran parte non era fave pizzata
Ma nel nostro futuro non c'è una classe operaia alfabetizzato perché una severa non c'è più non c'è più una classe i lavoratori manuali come quella che c'è stata ed è stata così importante la cui deriva storica e culturale con il tiro
A pesare la resistenza dalla stampa popolare nei Paesi dove questo esiste
In Italia quindi quotidiano popolare nel senso del tabloid inglese da noi non c'è stato per questo motivo né ci può essere la questione del culturale astratta una questione strutturale molto specifica
Detto questo quindi la diffusione che noi abbiamo e la vendita dei quotidiani che non abbiamo non è così malvagia come tutti dicono e poi torneremo su questo punto
Seconda considerazione il settore cioè sia il settore dei quotidiani sia il settore dei libri è oggettivamente un settore vario e articolato
Che comprende
Vari tipi di impresa dentro il settore e proprio perché comprende vari tipi di impresa il dato medio è un dato che ci dice non ci dice
Presente nel settore dei quotidiani noi abbiamo una serie di imprese editoriali importanti che stanno sul mercato che hanno fatto trasformazione di processo e di prodotto e abbiamo però altre impresse che forse impropriamente si chiamano imprese
Che producono dei quotidiani che non stanno sul mercato e non possono stare sul mercato cioè quotidiani che vengono fatti per ragioni politiche ideologiche di battaglie e così via
Che come dire una deriva lunga della situazione italiana dell'editoria che naturalmente pesa sul dato complessivo economico delle vendite dei costi dei passivi e così via
Ma che se noi vogliamo vedere il settore da un punto di vista imprenditoriale questa zona è una zona che esiste non perché fa imprenditoria di quotidiano ma esiste perché
Come dicevo prima il quotidiano non è solo un prodotto economico ma svolge altre funzioni politiche e ideologiche di immagine e così via
La stessa cosa vale per l'editoria sia pure in termini diversi territori è fatta da un lato la serie di impresa grandi medie anche piccole
Che sono impresse che stanno sul mercato che vengono gestite con criteri di mercato e poi ci sono una miriade di tante altre in prese e nessuno e sappiamo che l'editoria libraria la soglia all'ingresso dentro dentro il mercato
E minima cioè quanti casi ci sono di di di piccole minime case editrici dove uno ha venduto l'appartamento dove una venduto il poveretto dove una cosa e ha preso questa voglia S. Messa farli BPER uno due tre anni
In certi casi queste imprese si sono trasformate in vere e proprie imprese in altre no
Quindi c'è questa polverizzazione diciamo dell'impresa
Sappiamo anche che vi è una staffetta estesa di produzione di libri che risponde ad altri bisogni cioè si pubblicano dei libri perché attraverso la pubblicazione di un libro si ottiene come dire una sorta di
Di
Cashel come dire di Ahura culturale
Di sacralizzazione quindi quanti per esempio libri di poesie sono fatti in questo modo tutta l'editoria fatta dalle grandi banche che sono per ragioni ed esigenze di equità economica e di di di di comunicazione di
Quindi
Ci sono nell'uno e nell'altro campo
Situazioni Inc così diverse così lontani l'uno dall'altro per cui il dato statistico medio sulla produzione sulle vendite sul fatturato sulla distribuzione
Sono dati che hanno un significato molto relativa andrebbero sempre depurati se si fosse possibile da questa cosa
In altri termini ci troviamo di fronte a delle realtà arcipelago e queste realtà arcipelago non sempre vengono tenute presenti
Collegato a questo tema
Vale ancora ma qui è importante vedere che mentre un tempo valeva per l'intero settore della stampa quotidiana e sia pure mutatis verbis anche per l'editoria
La cinica battuta di Mario Missiroli il quale diceva i quotidiani non debbono essere attivi perché le loro passività sono partite di giro di ben altri bilanci questo Mario Missiroli d'arte o Rizzato e l'ha detto per tanti anni e questa ha costituito come dire quasi una una una ratio fortemente condivisa non tanto da chi pubblicava i quotidiani ma soprattutto da chi ci lavorava dall'opinione comune insomma i quotidiani non arrivano da essere imprecise nel senso di fare i conti con i costi e corre in casa ma questa stessa cosa ha circolato anche per quanto riguarda le vittorie all'editoria di cultura in altri termini non ne in questi termini non per un servizio la politica però per un servizio alla cultura cioè qualcuno pagherà una concezione invece da pesca nel caso dei di
La logica della concorrenza è un altro argomento che
Non viene tenuto presente nel dibattito
Una delle conseguenze è anche uno dei fattori diciamo causali di questa trasformazione della situazione del mondo editoria e anche che siamo entrati in una situazione di concorrenza concorrenza reale concorrenza per la conquista
Dell'Ettore del destinatario del consumatore finale concorrenza per la conquista dell'Institut inserzione pubblicitaria ed è una concorrenza a tutti i livelli cosa abbastanza inedita
Prima che esistesse la televisione commerciale la RAI non era in concorrenza con nessun altro
Ma non era nemmeno in concorrenza con i quotidiani i quotidiani per tanto tempo tra loro non si sono fatti concorrenza
Vi erano partita ASCII cifra i quotidiani regionali nelle zone limitrofe di diffusione per cui ci si metteva d'accordo tutto questo è saltato nel corso degli anni ottanta e ci sono molte zone della società italiana
Tra regione e regione dove i concorrenti si fanno i quotidiani si fanno concorrenza è una concorrenza accesso
Sul piano nazionale Repubblica Stampa Corriere della Sera e via dicendo sono in concorrenza fra di loro quindi vi è una concorrenza tra media cioè tra televisione e giornali tra quotidiani cioè tra televisione televisioni tra quotidiani e quotidiani quindi intere e intra media
Che la concorrenza che va tenuta presente anche quando noi leggiamo ciò che i quotidiani dicono dalla televisione
Ciò che i quotidiani dicono della situazione sarebbe come dire un'ingenuità non pensare che questa concorrenza non influenzi la copertura che noi abbiamo sia dei problemi televisivi sia dei problemi
Della stampa quotidiana e così via
Un esempio per tutti voi non avete mai letto su un quotidiano
Una presentazione dei dati di investimento pubblicitario in dati assoluti che avete sempre visti in percentuale perché in percentuale emerge che la televisione si prende una fetta sempre più grosso degli introiti pubblicitari quotidiani
Una fetta sempre più piccola
Ma il dato assoluto mostra invece un altro elemento che anche la moglie introiti pubblicitari quotidiani nella fase di espansione degli introiti pubblicitari in generale sono aumentati
Però ovviamente quotidiano lo pubblica perché quotidiano giustamente giustamente non lo so se giustamente ma comunque non pubblica un dato che gli nuoce nella battaglia
Politica o o concorrenziale che fa
E io ho perso una collaborazione con un quotidiano per la temeraria tentazione di pubblicare questo
Ultimo punto di questi cinque punti è difficile rilevare conoscere il dato sulla lettura questo anche molto importante
Perché è una difficoltà oggettiva solo inchieste e sondaggi come dicevo prima da noi se ne fanno pochissime sia perché costoro se sia perché ritenuti inaffidabili
Conseguenza conseguenza di questo fatto che il dato sulla lettura è un dato come dire difficile da ottenere e quando lo sia non lo si pubblicizza
Che noi abbiamo
Risultato da letture anche il dato di audience delle televisioni per esempio
Cioè c'è anche un'ambiguità del dato stesso cioè mentre in alcuni settori il dato di vendita può essere un dato positivo qui il dato può essere positivo da certi punti di vista negativo da altri faccio due esempi su questa cosa
Esempio i dati di audience rilevati dall'Auditel l'Auditel è questo organismo che rileva i dati di audience della televisione è un dato rilevato da una società che vede insieme la RAI e la Fininvest e i concessionari di pubblicità bene questi tre soggetti
Hanno interesse che il dato sia elevato perché con un dato elevato riescono ad essere più competitivi nel convincere chi deve fare pubblicità di investire in pubblicità
E la mia ipotesi è che questi dati dell'ascolto di Auditel siano tutti ipervalutato
Però no io la situazione politica essendo cambiata ed essendo il sistema ha reso molto più complesso dall'esistenza di tante televisioni commerciali private de altri ne connazionali e così via
Questo dato questo gonfiare il dato che sembrava una cosa positiva per ottenere pubblicità adesso se ritorto contro
Perché se è vero che sopra valuto è anche vero che sulla base di quel dato si enfatizza la questione presente dell'oligopolio che è molto più enfatizzata rispetto alla situazione reale che è meno Lico polisti Ca'
Leggevo ieri un dato reso noto dalla sorge un'altra società di rilevazione che
Ogni giorno trenta milioni di italiani si metterebbero in contatto almeno mi pare un'ora al giorno con altre televisioni rispetto a queste due cioè le reti locali e altri network eccetera se questa rilevazione dico altra fonte fosse vera
è chiaro che c'è un'ipervalutazione di questo ma anche il dato di lettura dei quotidiani o delle vendite dei libri è un dato che hanno ambiguità perché se è vero che dal punto di vista dell'inserzionisti quotidiani all'interesse a gonfiare lo dal punto di vista però altro cioè contributi dello Stato elargizioni e così via hanno interesse a tenerlo più basso quindi e qui c'è sempre stata in una situazione come quella italiana dove fino alla situazione degli anni ottanta
Il l'intervento pubblico è stato molto importante per pareggiare i bilanci o comunque molto importante anche per essere come dire elemento di bandiera nel nel nel dibattito politico è chiaro che allora conviene dire accentuare i dati di crisi conviene usare il dato il dato medio fa comodo avere i giornali di partito che perdo no fa comodo avere altri giornali che perdono e così via per presentare la situazioni
Allora queste come dire secondo me sono dei temi accendendo l'attenzione su questi temi si può guardare al campo in un modo diverso
Ora cerco di mettere in luce quali sono stati gli elementi fondamentali di questa trasformazione degli anni ottanta e quali sono i fattori causali di questa trasformazione
è una trasformazione riguarda innanzitutto i processi cioè i modi di produzione con i quali si fabbricano i quotidiani così fabbrica netti
Per quanto riguarda i quotidiani però poi farò una riflessione anche sul prodotto sul tipo di prodotto che questioni processi hanno messo in luce non non dirò invece niente prove di libri perché il discorso è più complicato
Tre sono gli elementi fondamentali che sono intercorre occorsi in questi in questi dieci anni ma soprattutto nei cinque che stanno fra l'ottantacinque e novanta da un lato l'ingresso delle nuove tecnologie informatiche
Nei quotidiani
Ma anche nelle case editrici ma anche nel settore delle biblioteche che è il terzo questo è un elemento che ha portato una forte razionalizzazione trasformazione dei processi produttivi nel campo del del
Dell'industria del libro è uno degli elementi che ha portato ad esternalizzare alla alla alla casa editrice molte delle delle fasi di lavorazione per cui le case editrici si sono alleggerite diciamo non solo di giorno la maggior parte che si diceva più la tipografia non ha più tutta una serie di operazioni intellettuali connessa alla fabbricazione del libro che una volta erano interni ma sono diventate collaborazioni esterne
Nuove tecnologie nei giornali questo ha acconsentito di diritti intimi di eliminare nella sostanza sia positivo o negativo questa cosa ma un intero gruppo professionale cioè i lavoratori tipografiche non esistono più
Il secondo fattore di mutamento è il marketing questo ci sono gli anni in cui si comincia a fare sistematicamente marketing editoriale
E quindi si lavora intensamente a costruire un prodotto in funzione di un interlocutore di un di un cliente
Dentro dentro l'espressione marketing ci sono tantissime cose c'è un marketing esplicito che così si chiama che così viene denominato che così prima e c'è un marketing implicito
Per esempio Eugenio Scalfari
Io lo considero il più straordinario uomo di marketing
Nel momento in cui dopo aver reinventato Repubblica ed essendo Repubblica dopo il primo anno in difficoltà a a a lo ha posizionato
Quella situazione che poi ha dato a Repubblica quel grande slancio naturalmente chi nel nell'Hui né altri hanno chiamato Eugenio Scalfari uomo di marketing
Anzi giornale di Scalfari è stato denominato più di qualsiasi altro giornale che pure ce n'erano altri dello stesso tipo giornale partito
Ma Sting cito questo esempio per dire logica di marketing erano non dobbiamo trovarla solo laddove la parola marketing viene esplicitamente utilizza ma non c'è dubbio che il giornale la Repubblica il Corriere pubblica è un giornale che è stato costruito in un certo modo
Per essere
Posizionato sul mercato e avere successo sul mercato cosa che è avvenuto
Terzo fattore di di mutamento la concorrenza vi accennavo prima ma questi tre sono diciamo i tre fattori di mutamento
Del modo di produrre quotidiani del modo di produrre libri che cambiano la struttura diciamo del mercato e posizionano sia i quotidiani Sieni sul mercato come elemento fondamentale quindi sia i quotidiani sia i libri incontrano il mercato cosa che prima non accade
Naturalmente questa trasformazione non è che ha portato cioè ha ha portato una una trasformazione importante dal punto di vista di come il settore si posiziona non è che ha dato risultati straordinari ha dato dei buoni risultati
Nel senso che essi sono aumentate per la prima volta nella storia quasi centenario della stampa quotidiana le tirature le vendite si è passati da sotto cinque milioni di copie a quasi sette nel nell'ottantotto ottantanove poi se ricavati
Lo stesso i libri se ne fatti di più se ne ha venduti di più restano però ossia i livelli diffusione del libro e di produzione del libro sia i livelli di produzione diffusione dei quotidiani al di sotto dei Paesi simili ai nostri e al di sotto soprattutto dei livelli di reddito dalla colazione italiane di ribelli consumo quindi resta sempre che il settore dei quotidiani di vittoria è un settore sottodimensionato
Però non non è più un settore imbrigliato diciamo dal punto di vista della sua logica competitiva
Allora allora occorre esaminare individuare questo
è un primo tentativo che è stato fatto nel rapporto quali sono gli ostacoli allo sviluppo
Bibli accennavo in qualche modo precedentemente in vengono individuati tre ostacoli uno e l'analfabetismo questo dall'analfabetismo noi ce lo teniamo a dimenticare ma forte
Del libro faccio l'esempio
L'esempio
Come dire in corpore vili facendo il docente universitario segnando è una facoltà che non è che non è tra le ultime vitali insegnando nel terzo e quarto anno
Voi mi dovete credere siccome faccio scrivere gli studenti
Che io ogni anno trovo tra questi studenti che sono come dire una punta di Ice perché il laureato sita nella zona dell'alta cultura trovo gli studenti che sanno malamente leggere e scrivere malamente
Voi mi dovete credere
E trovarti straordinari
Che sono come dire molto più straordinari di quanto erano le generazioni nostre nostri tempi però metrò anche di questo tipo quindi queste è un indicatore che se trovo semi analfabetismo a livello di neolaureati Potì laureandi
Simili ma molto molto diffuso ma poi basta andare in giro anche qui all'ingresso ci sono due cartelli che sono scritti in un modo che non sarebbero scritti in quel modo se chi l'avesse scritto così l'analfabetismo è diffuso quindi non si legge per un motivo fondamentale non ci sono molte motivi di ordine ideologico per leggere a difficile se e bisogna innanzitutto saper Lecce se uno non sa leggere la legge
Cattivo funzionamento delle istituzioni formative cioè naturalmente la conseguenza di questo calcolo non saper leggere in parte dovuta al fatto che la gente non è andata a scuola ma nelle ultime generazioni pure se non dalla scuola sono andate scuole in istituzioni formative
Che sono state organizzate gestite in un Paese dove da un certo punto in poi si è considerato che non fosse così importante la formazione credo ci siano pochi altri paesi dove la formazione abbia così poca centralità nella geografia culturale del Paese come in Italia
Dove quindi si ci sono ancora le zone di elette
Dove ci sono ancora i consigli che vengono dati ai giovani docenti agli altri non prendere questo a fare la tesi Conte perché solo se ha letto i buoni libri prima dei quattordici anni va bene allora questo coso significa quando un collega ci dice questo
Che tu devi scegliere devi capire se un giovane ha fatto le buone letture prima dei quattordici anni
Significa svalutare completamente quello che può essere il ruolo della scuola come luogo di formazione perché sia mi devo limitare a prendere quello che la famiglia già in qualche modo educato alla lettura e gli altri vi lascio perdere vuol dire che non si investe in formazione quindi il secondo ostacolo
è che la scuola non la televisione gli operatori dico questo perché naturalmente queste polemico nei riguardi di chi dice i giovani non leggano per via della televisione allora i giovani leggono più degli anziani perché i giovani sono andata a scuola
Poiché da parte dei giovani che nonostante il fatto che sia la scuola leggono poco leggono male non per colpa del Treviso ma per colpa della scuola che non li ha fatti eccetera
Terzo fattore causale ostacolo allo sviluppo qui c'è anche un elemento come dire di del legislazione che potrebbe essere introdotto che le votiamo scarsa propensione dei privati a investire nella cultura
Cioè il fatto che la cultura sia sempre stata considerata come dire con un settore da aiutare
E diventava un po'come come l'assistenza Rossano e facciamo le domande alla gente l'assistenza Estensi deve pensare allo Stato e anche la cultura ci deve pensare allo Stato
Ora in altri Paesi ma soprattutto negli Stati Uniti d'America dove invece c'è una legislazione che tende ma forse Brancoli qui poi potrà correggermi se sbaglio c'ero io l'azione consente la detrazione fiscale al privato singolo anche a quello che dalle cento mila lire o il milione
Fassino che né in tutto il giro delle fondazioni non sono tanto solo i soldi delle grandi corporation ma sono i soldi delle migliaia e migliaia di cittadini
Allora quando io dico scarsa propensione dei privati a investire risorse nella cultura intendo migliaia e migliaia di cittadini che non sono nemmeno disponibile a comprare i libri di scuola per i ragazzi che a pagare le tasse per l'università
Quella delle tasse universitas sapete è scandalosa sono perché i figli della classe dirigente vorrebbero che le tasse di venissero pagate dallo Stato alle stesse di quelli che i figli all'Università del celibato
Fra questi sono grossi ostacoli allo sviluppo di questo mercato
Del libero mercato della cultura se questi ostacoli fossero aggredibili e in parte sono aggredibili alcuni sono strutturali l'analfabetismo degli anziani non è recuperabile però l'altro dicendo dei giovani ma la scuola è recuperabile
Il la scarsa propensione dei privati deve stare in cultura vestire in cultura recuperati
Ultimo punto questi quindi non tutte questioni riguardano i processi cadenti processi il prodotto io qui morì Aldi lo sa ho cominciato a dire questa cosa che il giornale di Scalfari a Repubblica
Non è solo non è e non è un giorno nel giornale partito è un giornale frutto di una grande invenzione di marketing territoriale ma è anche un un giornale nuovo cioè il mio ragionamento è questo la crisi del giornalismo non è una crisi italiana e per la prima volta quindi non ci troviamo in una situazione in cui parliamo di una crisi
Che è anche crisi del giornalismo come Statuto come l'esistenza di tutti i Paesi cioè in tutti i Paesi giornalismo classico
è entrato in crisi per giornalismo classico intendo il giornalismo investigativo giornalismo di colui che va a batte i marciapiedi cerca la notizia la trova la verifica la pubblica
Questo tipo di giornalismo in crisi dovunque
Perché la velocizzazione ha messo in crisi questo giornalismo e anche la concorrenza ma la velocizzazione prevalentemente cioè la necessità di pubblicare le notizie quindi provocato la concorrenza non appena vinti in possesso quindi non si controllano più quindi devi devi Conti la mente
Alla questo problema della crisi e giornalismo e quindi in America si parla di Poste giornalismo per dire di qualche cosa che non è più il giornalismo non è più non è più quel giornalismo alla in questa situazione
In Italia si è data una risposta quello che io chiamo il giornale post moderno il quotidiano postmoderno cioè la risposta italiana la crisi del giornalismo e la risposta italiana al giornale dell'era del poster giornalisti
Che cos'è questo giornale Repubblica il modello modello prototipo che però è stato imitato anche da altri quotidiani quali sono le caratteristiche essenziali di questo giornale quelle che vengono deprecata e da alcuni presenterà il dibattito sul sette melassa e così via è un giornale molto diverso dal giornale quality dal giornale di qualità esistenti in altri Paesi ma anche molto diverso dal giornale popolare è un giornale che miscela
Miscela i generi ma non nel tipico giornale italiano che aveva la cronaca per il popolo lo sport e per il popolo la prima pagina per la classe dirigente di esteri per la classe dirigente la terza pagina per i letterati quella ragiona l'italiano adesso non è più così è tutto miscelato cioè sulla stessa pagina tu vai
La notizia seria l'editoriale ben ben scritte e ben pensato e poi c'hai fogliettone di alleggerimento la battuta la fotografia la cosa cioè c'hai il tragico il faceto CIAI il leggero il pensato e tutto quello che ci hai deve essere non nella logica del settimanale perché questo processo è stato chiamato settimo analizza azione del quotidiano io dico non è la logica il settimanale ma è la dilatazione l'applicazione a settori che un tempo non rientravano in questa logica
La logica della notiziabilità cioè le dell'attualità della velocizzazione
Quindi anche la notizia
Culturale o di costume deve essere presentata in modo che sia una cosa legata a a un a un evento e si producono degli Enti evidentemente falsi venti per dare questa impressione di qui questa cosa che oggi è di moda tradire a la famiglia fortissima cioè sì continuo doccia scozzese lo stop and go Noè e qualche cosa che io credo dal punto di vista del lettore in parte crea patema d'animo forse ma in parte in realtà tenta di vincere superare quello che una caratteristica per informazione cioè di essere ansiogena
Allora questa situazione insomma in cui non c'hai solo le notizie tragiche anche se la maggior parte notizie sono tragico negative ma c'hai questi alleggerimenti queste cose per cui tu puoi fare un po'di zapping sul tuo giornale
Quindi da un lato è il linguaggio televisivo che va sul linguaggio sul linguaggio dei quotidiani però dall'altro è un prodotto nuovo un prodotto diverso giornali come di questo tipo come solo cioè Repubblica correrà sera stampa questi giornali qui non ci sono in altri Paesi
Alla questa che è sempre vista come un'anomalia italiana io credo che non sia più da vedersi in chiave di anomalia ma sia una risposta italiana a una trasformazione del giornalismo
Naturalmente questo è discutibile
Però
Credo che valga la pena di di ragionarci sopra
E alla luce diciamo
Di questo di questo cambiamento strutturale di questo cambiamento dei processi per cui l'industria editoriale che sta più sul mercato è un'industria meno diversa meno lontana dall'industria editoriale degli altri paesi quindi si è ridotta l'anomalia italiana
Che era fortissima cioè non esisteva nessun altro Paese come il nostro in cui esistevano tanti quotidiani di partito il cui fino a metà degli anni ottanta la maggior parte dei quotidiani erano in rosso e tutte cose di questo tipo tutte queste anomalie si sono ridotte ne restano alcune io quando vado a parlare degli studenti stranieri dico
Questi due dati caratterizzanti della situazione italiana che sono la lunga deriva di un'anomalia che tuttora persiste
L'Italia il Paese in Europa che ai quotidiani meno venduti e giornalisti meglio pagati come stanno insieme queste due cose tuttora c'è un'anomalia c'è una storia
Oppure
Qui anche anch'io vengo da una riunione di lavoro di stamattina
E poi darò fra da un'influenza che non è ancora passata
L'altra l'altra anomalia italiana è il fatto che nella storia del giornalismo italiano
Non si è quasi mai tematizzato il problema che invece nelle storie leggere giornalistica di altri paesi è così spesso Frette Matiz ATO discusso cioè il problema dell'Intercity imparzialità dell'obiettività dell'equilibrio questo tema
Nel passato dalla storia del nostro Paese del giornalismo il nostro Paese
Via via emerso ma generalmente emergeva veniva immediatamente richiuso non è un problema l'obiettività non esiste l'imparzialità non è possibile adesso ne stiamo discutendo in un modo per certi aspetti come dire paradossale questa cosa la par condicio è diventata quasi una barzelletta però è importante secondo me che si stia discutendo di un problema di un tema che in altri Paesi si è discusso così a lungo e qui si continua a discutere perché è vero che l'obiettività e l'imparzialità in senso assoluto sono irraggiungibili ma molto importante che la categoria professionale l'opinione pubblica APPI acquisti piena consapevolezza e di questi di questi tempi e quindi
Chiudendo perché non ci ho più voci anche su questo punto questo fatto che della discussione sulla par condicio per quanto ridicola possa essere nelle more modalità con le quali la cosa è un indicatore positivo di una trasformazione di un cambiamento
Quindi secondo me oggi non possiamo continuare a parlare di stampa di Doria negli stessi termini come invece purtroppo si parla sui giornali con cui se ne è sempre parlato cioè nei termini di un'anomalia italiana
In quanto noi siamo diversi di quanto noi siamo arretrati di quanto meravigliosi sono gli altri Paesi
Noi abbiamo sì una storia delle specificità ma in questa storia in queste specificità
Alcune questioni fondamentali adesso ci rendono simile agli atti e la questione fondamentale innanzitutto questa trasformazione del processo quindi della dei modi di produzione della stampa e del libro
Che sono ormai dei modi di produzione la sostanza simili a quelli tutti gli altri Paesi questa è un po'la chiave interpretativa di queste pagine grazie
Ecco ringrazio Bechelloni
Siccome no perché chi mi conosce sa che perché l'ONU per primo sa che io mi metterei a discutere per un horror con lui adesso su alcune cose su varie cose che ha detto ma siccome poi io non sono un Presidente
Super pazzesco
Appena
Il il
Otto aprile al nove aprile
Di due anni fa quando scusi signore che stiamo Mario Chiesa ha cominciato a confessare ed è venuto fuori Tangentopoli perché fino a quel momento il potere aveva a disposizione la maggior parte dei Militia
Non su questo non c'è dubbio certo che i media non erano più quelli degli anni cinquanta anni sessanta però la dipendenza a mio parere a mio parere eccetera
La concorrenza ma io conosco forse perché ho scritto ho cercato fatto delle ricerche storiche tema la concorrenza del giornale di una volta
Appariva meno forte prima di tutto perché i giornali arrivavano nei vari posti a seconda delle distanze che dovevano coprire col treno
Per cui mentre oggi il Corriere della Sera la Stampa e Repubblica
Escono le edicole di Palermo o di Trieste insieme anche ai giornali locali questo è un fatto che molti trascurano la teletrasmissione ormai ha reso l'Italia per almeno per i quotidiani reso all'Italia molto piccola e la teletrasmissione
è una tecnica usata anche da giornali minori con me ad esempio il manico
Roma e ottenne da Mussolini una disposizione che i giornali non potevano essere distribuiti comunque i camion al di fuori delle province nel quale uscivano per cui la concorrenza dalla stampa al Corriere della Sera Fini perché la stampa non poteva più passare il Ticino con le con le auto ovviamente la stampella della FIAT e quindi chiamiamoli mancano quindi voglio dire
Una concorrenza sia pure per zone era molto ma molto accanite certa oggi è tutto molto più grande e più grande cento volte mille volte di allora ma ecco vorrei aggiungere ancora una cosa sui giovani
Che leggono e non leggono io sono reduce da un colloquio su una ricerca che è stato fatto alla Provincia di Torino ha fatto due ricercatori hanno raccolto settecento questionari non sono pochi da studenti delle scuole medie superiori della provincia di Torino
E da questi risposte lustri chiaro che questi studenti vedono molti telegiornali quindi non è che ne vedono uno solo e però per carità fanno benissimo non li non è che li giudica ma lettura dei giornali no
Oggi difatti credo che e probabilmente qui c'è anche chi ce lo può dare ci può dare anche dei dati delle indicazioni oggi quotidiani sono di nuovo ahimè il regresso
Giovannini presidente della Fia che recentemente ha parlato di una nuova frenata ecco quindi abbiamo veramente degli andamenti
Insomma per non parlare poi della crisi dei settimanali che è una crisi molto molto forte proprio in questa settimana noi crediamo che un editore come Rizzoli Corriere della Sera
Così potente così forte alzava bandiera bianca su una testata come quella delle europeo che non è più il vecchio europeo di una volta ma perché perché non c'è non c'è spazio il mercato è molto molto molto ristretto continua cosa prima dare la parola a Brancoli volevo fare un'osservazione vero
Quello dell'obiettività della correttezza però la politicizzazione del giornalismo italiano è una storia vecchissima nostrane che accompagna tutte giornalismo italiano moderno diciamo dal mille ottocentosettanta in poi con degli alti
E e dei e dei bassi anche ultimissima caro Giovanni
La storia stop stop and go certi giornali di oggi sono ricchi quotidiani sono ricchi sono vivaci contengono anche il tutto quindi c'è veramente una formula Ondruska si è compiuta ma in fondo in Paesi come l'Inghilterra come la Germania con me americano e Stati Uniti questa formula complessa non c'è insomma così quindi la continuo a ritenere un ripiego e non una grande soluzione
E in quanto al giornalismo Berio sono molto preoccupato perché vedo che spesso ancora l'altro giorno mi è successo
è caduto di vedere che la Repubblica proprio per tanto per fare un nome eccetera eccetera aveva pubblicato sotto forma d'intervista una conferenza tenuta dal procuratore generale Caselli
Questo risponde un po'ha una storia che ha percorso giornalismo sensazione distico del mondo perché Pierre la sorella perché è stato un mago del giornalismo francese
Di grande tiratura faceva il numero faceva trans Soirée che vendeva più di un milione di copie diceva ma diceva bene noi facciamo molte edizioni il pubblichiamo una una penso risulta falso e allora all'edizione successiva allo smentiamo che la stessa cosa che mi disse una collega
Dicendomi
Una voce è un evento finché non arriva la smentita e quando arriva la smentita allora la voce diventa una voce eccetera eccetera quindi ci sono delle cose che almeno a me personalmente come osservatore
Di giornalismo mi preoccupano vi preoccupano molto in questo sviluppo che non c'è dubbio c'è stato ma che ha dato poi dei frutti molto incerti perché appunto ripetono dice un ripiegamento
Chiedo scusa se ho portato via un po'di minuti ma come un dibattito cioè con la parola a Rodolfo Brancoli che è un grande conoscitore ha scritto quello recentemente libro risveglio il guardiano dove
Il mezzo due capitoli italiani c'è invece una poderosa documentazione del giornalismo americano
Né io mi dirò qualcosa sulla sull'editoria quotidiana perché
Ho l'abitudine di di di parlare solo delle cose che conosco qualche approssimazione devo dire che che invidio un po'l'ottimismo che ha improntato l'esposizione del mi amico professor Bechelloni e la cosa mi preoccupa parecchio perché io sono per natura un ottimista se mi trova invidiare l'ottimismo di qualcuno
Vuol dire che c'è qualcosa che non va può essere che dipenda dai diversi punti di vista
Quello di Bechelloni
è quello dell'accademico
Studia il mio il mostro la bestia
Se la guarda con il distacco
Naturale e fosse anche per quello la capacità di cogliere dei trends
Che a chi sta dentro il PIL il ventre della bestia non riesce di cogliere d'altra parte che sta dentro forse avverte di più o con minor distacco
Certe tendenze che stanno prendendo corpo perché personalmente trovo preoccupanti e quindi
Può essere che abbiate la sensazione
Di assistere voi se avete qualche anno fa c'era un settimanale che si chiamava candido e aveva una rubrica
Molto divertente che era visto da destra visto da sinistra ecco può essere che abbiate la sensazione di assistere a un qualcosa di ascoltare o qualcosa che tende a dare degli stessi fatti o degli stessi fenomeni una chiave di lettura diversa
Il punto di partenza
Lo stesse assolutamente condivisibile e sono i le novità avvenute nel corso degli anni ottanta che il rapporto per la parte curata da da Bechelloni coglie a sebbene questo cambiamento radicale della filosofia gestionale
Dopo logiche solo politiche si comincia a fare i conti con il mercato c'è stato una forte innovazione del processo con l'introduzione delle nuove tecnologie
E quindi anche del prodotto c'è stato un recupero di efficienza e razionalità nella gestione delle imprese editoriali
E c'è stata anche questa
Forte competizione anche se qui del comincio subito di una cosa mi sembra molto che sia una competizione per strapparsi lettori non si è una competizione per trovare nuovi lettori
La propensione fatta per strapparsi nuovi lettori nel momento in cui si punta a dare gadgets
Ma se aumenta con temporalmente il prezzo del giornale anziché non dare gadget e abbassare drasticamente il prezzo del giornale come sta avvenendo per esempio in Inghilterra
Quindi la torta è sempre la stessa si tratta si si combatte a colpi di gadgets ed investimenti notevoli per strappare
Delle briciole qua e là tant'è vero che il numero complessivo dei lettori tende a restare lo stesso ma in ogni caso il il settore si è dinamici Zatta
è vero i undici devo dire che i nuovi proprietari entrati negli anni Ottanta nel settore delle editoria hanno fatto grossi investimenti e oggi in termini di di confezione di grafica
Di supplementi di ricchezza in generale del coverage i giornali italiani sono tra i meglio fatti questo senza ombra di dubbio tre milioni se non i migliori in Europa e certamente all'altezza dei giornali meglio fatti
L'ottica commerciale un importante novità nella nella storia delle delle idee dell'editoria italiana almeno alle per quanto riguarda i quotidiani nonché le logiche politiche siano scomparse soltanto nell'ultimo anno sono nati giornali unicamente per operazioni politiche
Perdendo dieci e di miliardi e trovando poi nuovi finanziatori e quindi cambiando radicalmente linea politica da un giorno all'altro con lo stesso direttore il quale diventa anche estensore di editoriali che a distanza di un giorno smentiscono tutta la linea tenuta fino allora
O con altri casi per esempio di quotidiani che vengono affittati a movimenti politici essendo in cerca di qualcuno dico affittati letteralmente è un'operazione i giornali vengono ancora acquistati poi per ragioni che niente hanno a che vedere con l'informazione e il mercato
Soltanto a settimane fa è stato acquistato un quotidiano romano passivo che
Da andrebbe considerato morto ad ogni effetto pratico da una famiglia di costruttori che non si è mai occupata di queste cose non ha
Altro interesse secondo è questa la cosa più divertente secondo quanto è stato scritto da tutti gli altri giornali
La Roma è la ragione per cui la famiglia di costruttori in questione ha comprato il tempo B dice sapete a Roma ci sono c'è un grosso business che si sta rimettendo in voto
Roma due mila lo sto il sindaco ha delle posizioni che danno fastidio i grandi costruttori ecco perché ha comprato ecco perché la famiglia ha comprato il quotidiano questo descritto da tutti i quotidiani italiani come se fosse la cosa più normale di questo mondo tuttavia riprende menzionavo questi episodi semplicemente per dire che il il quadro non è così idilliaco ma è vero che i proprietari dei grossi giornali un po'per forza propria un po'su questo tornerò fra poco un po'per perché gli investimenti hanno pagato sono certamente liberi da dipendenza dal potere politico
Esiste quella che Bechelloni sottolineava una autonomia
Maggiore del intero settori io non so se è per questo che nello scontro tra vecchi e nuovi poteri che ha dominato l'ultimo anno
E che ha avuto l'informazione come uno dei terreni forte di questo scontro alcuni grandi giornali hanno potuto seguitare a fare al seguire una loro linea che non era certamente quella del Presidente del Consiglio il quale infatti ha seguitato ad accusarlo di remare contro non so se per questa
Autonomia acquisita in base a una logica commerciale per cui il prodotto
Rende il prodotto lo si acquista e lo si potenzia per la sua rigidità sul mercato non ci sia con la qualcosa di passivo per fare un favore al potere politico come storicamente in Italia e accaduto con maggior frequenza
Non so se dicevo è per questo motivo oppure perché
I giornali in questione appartengono a grandi gruppi industriali che seguono loro logiche e hanno fatto in piedi una grossa partita
Di tipo politico e di potere con i nuovi venuti ma fatto sta che questi giornali hanno potuto mantenere o una loro linea questo non garantisce per il futuro
Manca sempre la controprova quando si parla
Apprezzandone il senso il significato di cambiamento in meglio del della logiche entro cui si muove l'editoria quotidiana italiana
Beh e bisogna sempre secondo me tener presente
A memoria
Questa anomalia questa sì delle delle dell'editoria italiana che forse ricorderete quella cena a casa Agnelli che c'è stato nel settembre dell'anno scorso erano presenti Agnelli De Benedetti presidente da Confindustria
Vari altri esponenti del mondo della finanza e dell'industria e naturalmente il presidente del Consiglio
Beh volendo che la stessa Cina può essere descritta in un altro modo erano presenti proprietarie più grossi quotidiana quattro più grossi quotidiani italiani compreso il primo quotidiano economico
Che adesso controlla anche la prima agenzia economica rappresenti proprietarie dei più grossi news magazine
Il proprietario la più grande Publishing causa italiana il proprietario della componente privata del duopolio televisivo nonché referente politico del duopolio la parte pubblica del duopolio
E i proprietari complessivamente di parecchie testate locali altri magazine s'beh non esiste paesi al mondo
In cui una scena del genere posto che abbia luogo possedesse descritta anche in questo modo e questa anomalia che non è dovuta a perfidia umana ma dovuta all'evoluzione che ha avuto nel settore la scomparsa di editori puri
Questa anomalia cionondimeno è qualcosa che dovremo tenere conto quando parliamo
Delle logiche che animano il settore
Vorrei notare che la logica commerciale non si è tradotta però nell'adozione di un modello giornalistico che accentui la neutralità imparzialità del notiziario
E offra un ventaglio ampio di opinioni il modello resta fondamentalmente interventiste partigiano come lo è stato in tutta la storia d'Italia questo è un po'curioso
Farebbe pensare quasi a un vizio genetico del giornalismo italiano perché storicamente l'evoluzione presente negli Stati Uniti da stampa di advocacy la stampa militante appunto a stampa cosiddetta mainstream resta stampa a ideologica diciamo di pura informazione viene con la diffusione di massa e l'esplosione della pubblicità cioè per non precludersi in partenza
Sette di lettori era nel diventa necessario un reportage obiettivo fattuale attendibile non a caso abbiamo allora la tematizzazione per riprendere un uno spunto di Bechelloni dell'obiettività poi passata al concetto di fairness di imparzialità il punto era che
Se si voleva vendere a una riderci di massa un prodotto
Bisognava garantire lì che non avrebbe acquistato né propaganda nella propaganda dei vecchi giornali via Bocca si teme che i giornali militanti nella fiction dei giornali sensazionalista i anzi c'è uno storico diciamo muri alti americana che ma voglio che è stato anche Hondo Svander Washington post che dice la stampa come istituzione obiettiva è essenzialmente un concetto commerciale
Beh il modello italiano all'ombra di una logica commerciale dicevo noto che arresta la propaganda e dilaga la fiction io non so se questo posti giornalismo o no alle definizioni mi interessano meno dello scadimento complessivo
Del del prodotto sotto questo riguardo un corollario della logica commerciale e o dovrebbe essere il rafforzamento della disciplina professionale e della deontologia
E lei questo in Italia non mi pare che che sia così perché in fondo il dibattito sulla par condicio visto al di là appunto come è stato giustamente rilevato detto modo grottesco come viene affrontato
Visto in una certa ottica può dire beh incomincia a ad essere percepita la necessità dell'obiettività io la vedo in un altro modo è l'ammissione di una sconfitta collettiva perché se si sente il bisogno di adottare per legge del disposizioni del genere che sono disposizioni grottesche vuol dire che l'informazione totalmente inaffidabile
Ci sono anche altre ragioni compreso l'anomalia degli assetti proprietari nel settore televisivo del fatto che un capo partito è anche proprietario di tre reti televisive però uno degli elementi Grossi che spingono ad arrampicarsi sugli specchi inventandosi delle norme che per esempio in America sarebbero completamente incostituzionale
E proprio l'inaffidabilità di un giornalismo fatto a questo modo realtà Alitalia arriva al maggioritario con un'informazione complessivamente più moderna sul piano del prodotto
Ma ferma al proporzionale sul piano diciamo così dalla sua cultura della sua filosofia
E anzi mentre in una democrazia maggioritaria l'informazione dovrebbe accentuare la sua neutralità tenere divenire uno dei dei contrappesi e in Italia tende a schierarsi o di qua o di là
E
A me sembra siccome è assai forte il nesso tra la qualità civile dell'informazione e la qualità della democrazia
Apparirebbe necessario un grosso sforzo di crescita culturale e deontologica assecondata da un impegno in questa direzione delle proprietà
Che io invece guardando avanti
Vedo qualcosa che non mi pare vada in questa direzione io vedo la tentazione di spingere la logica commerciale che ha rappresentato un elemento di novità positiva
Dell'ultimo decennio di spingere la logica commerciale all'estremo perché in fondo disancorata da una visione civile del ruolo dell'informazione
Cinque e questo se vogliamo è forse non voglio fare un processo alle intenzioni che è un'ipotesi un riflesso della qualità della caratteristica anomala del assetti proprietari nel sistema italiana
Perché parlo di peggioramento beh si sta discutendo un nuovo contratto con la Federazione della stampa cioè quella pesante dei giornalisti e vi annuncio che se già non lo sapete che salvo che non venga revocato fra oggi e domani sabato e domenica i quotidiani non escono
Non è solo un nuovo contratto è un contratto radicalmente diverso
Io non voglio P. difendere la Federazione della stampa che come la categoria che rappresenta per molti aspetti è indifendibile e tanto meno le sacche di rigidità che ci sono nel contratto e nelle redazioni
Ma voglio cercare di capire che idea di giornale
Anima i rappresentanti dei proprietari
Perché mirando ad abbattere il costo del lavoro la cui incidenza indubbiamente molto elevata
Gli editori hanno presentato un documento che tanto è stato pubblicato anche da prima comunicazione voglio dire no una piattaforma che rivoluzione il contratto e fin qui non c'è niente rimane il principio ma sconvolge totalmente la organizzazione redazionale anche qui
Elementi di flessibilità per carità
Andrea Dio solo sa se ne andrebbero introdotti però
Qui c'è qualcosa di di più
Perché se passasse questa ipotesi di riorganizzazione del giornale del giornalismo in effetti che tra l'altro è spinto avanti dai gruppi più forti quindi quelli con attivo consistente non è scritta non è spinta avanti dei più deboli
Beh nel giro di diciamo a cinque anni da oggi a dieci anni da oggi avremmo una strana struttura una struttura completamente nuova per non solo per il nostro giornalismo avremmo al al vertice la teorizzazione questo un vertice con un nucleo di giornalisti dirigenti seminate di fatto ai dirigenti di azienda eccettua Ando
Flessibilità licenziabilità probabilmente meglio pagati legati a bonus per incrementi di produttività ma sicuramente meno autonomi e sensibili più alloggi che aziendali aziendali commerciali che alloggi professionali
Alla base per rapire un abbattimento dei costi di ingresso che oggi sono secondo gli editori troppo elevati
O quasi una legalizzazione del precariato praticanti con periodi prolungati di formazione redattori ordinari sottopagati rispetto ad oggi almeno fino a un certo livello di anzianità e sopra loro a galleggiare una figura di giornalista
Quasi Poligrafico che conduce questa bassa forza e impagina nelle auto ormai viene fatto tutto al computer qui vedete allora il prodotto chi lo fa ecco c'è stata qualche teorizzazione anche
Entro
I giornali
Di così un sogno di un giornale fatto da poche decine di giornalisti full-time e il resto commissionato all'e sterno si
Si parla da parte degli editori di una riscoperta da professionalità in fondo voi siete ridotti a un robot giornalista un ruolo impiegatizio
Fate i liberi professionisti si commissionano fuori
I
Volta per volta i compiti il coverage dei fatti
Beh e questa a me sembra la trasposizione nel giornalismo del modello produttivo di di Singapore di Taiwan
Dia un conto in cui le parti del prodotto vengono commissionata all'esterno e una manovalanza basto Cozzo a basso costo procede all'assemblaggio e io vi chiedo e quest'ultima è la ragione per cui sollevo la cosa
Quale sarà la qualità civile di un'informazione fatta così perché quello che mi sembra che sfugga che
I corpi relazionali che andrebbero scolpiti dove ci sono pesi morti si sono accumulate per stratificazione geologica
La gente più strana io devo dire sono stato dodicenne repubblicana Sarah dal Corriere se ho avuto uno shock culturale perché ho trovato dei corpi nazionali c'era dentro di tutto mi chiedo anche alcuni come mai siano stati assunti ma tuttavia non li ho assunti io
Non li ha assunti il direttore attuale gli avrà assunti qualcuno che era d'accordo con la proprietà e quindi questa improvvisa scoperta di questi
Cortile nazionali sono pletorici mi sembra tuttavia almeno curiosa ma
Con tutti i difetti e limiti dentro questi corpi redazionali bene o male ogni giorno nasce qualcosa nasce
Attraverso un'elaborazione comune attraverso imputa reciproci attraverso un trapasso delle esperienze e delle nozioni
Bechelloni ha parlava del di Repubblica io ho avuto la fortuna di fare questa esperienza unica dal numero zero diciamo al al sorpasso
Ecco non riesco immane pure lontanamente immaginare che un giornale possa nascere crescere e affermarsi con un'organizzazione del lavoro come quella che viene ipotizzata
Aggiungere un'altra cosa sempre in questo contratto perché mi sembra pesante vedere dove
Si vorrebbe andare a parare ed è un discorso di Filosofia ci vorrebbe per esempio la libertà totale in materia di sinergie per cui servizi pagine intere verrebbero ceduti a testate anche fuori dei singoli gruppi editoriali a me questa sembra una ricetta per una omogeneizzazione forte della stampa
Ora perché dico come ho voluto raccontare tutto questo intanto per riavere anche una visione dall'interno
Meno meno accademica se se vuole ma perché vorrei anche capire dove
Può portare la logica commerciale quando è applicata a un qualcosa che ha una rilevanza civile così importante come l'informazione perché è vero che l'informazione attuale non è quella che richiederebbe il sistema maggioritario
A grossi pecche anche di cultura professionale di deontologia professionale ma con questo progetto è chiaro che non lo diventerà mai perché crea un ostacolo strutturale
E che può diventare insormontabile è vero che se la funzione della stampa nella società ed informare il suo ruolo come diceva un bello spirito
Nel giornalismo americano il suo ruolo di far soldi per il proprietario
è anche vero che si ripropone continuamente lo scontro tra giornalismo socialmente utile e giornalismo di successo commerciale ma qui pari a Metis si evidenzi un idea di giornale che sembra rinunciare in partenza a cercare un equilibrio tra qualità e funzione sociale e profitti
E
A metà ma anche paradossale
Ma devo dire che non è che poi mi sorprende più di tanto che gli editori più in vista siano anche personaggi come sapete
Per via di quella famosa annuali a personaggi di grande spessore pubblico di alto profilo nella società assai impegnati per usare una un verbo
Che ha una valenza politica e direi uno addirittura impegnato direttamente in politica sono personaggi che un giorno sì e un giorno no nell'ordine tutte le sedi nei convegni nelle fondazioni e nelle interviste anche un'intervista ai giornali internazionali parlano di questa aspirazione ad un'Italia più civile di una democrazia compiuta
Di una democrazia dell'alternanza di una democrazia matura di liberal socialismo scusate di liberaldemocrazia beh e io vorrei capire come questo tipo di obiettivi siano raggiungibili
Con
Un una proposta di evoluzione della processo produttivo nel settore giornalistico come quello che io ho descritto vorrei fine soltanto con una citazione di del muoversi memoria s'è un vecchio giornalista americano è stato fino all'anno scorso direttore della
Villari visto il giornalismo della di Washington
Luigi ha in mente ovviamente ripetono i giornali americani la situazione è diversa perché
Mentre le grandi famiglie tengono i grossi quotidiani tuttavia c'è processi ci sono processi di concentrazione soprattutto di estensione delle catene per cui oggi l'ottanta per cento della tiratura dei quotidiani americani e di catene
C'è tuttavia la differenza che stiamo parlando di impresa e che hanno il core business nei media non sono imprese che hanno interessi estranea in media ma lui ha scritto qualcosa che mi pare abbia valore anche danno ha scritto possiamo solo sperare che questa generazione di editori comprenda che ciò che fa diverso il giornalismo è qualcosa di intangibile
Con tutto il gran parlare di bilanci profitti ciò che conta da ultimo e l'anima del padrone bisogna vedere
Ed è una prova che il capitalismo deve dare dice Lori io aggiungo una prova che il capitalismo italiano deve dare se l'anima ce l'hanno anche gli azionisti
Grazie Brancoli proprio amore gli interventi di occlusione le dico di non il dottor Cassuto consigliere ministeriale aggiunto per l'editoria non potendo arriva da Bologna mandato contributo solo messo agli atti di questo quindi questo dibattito
Il primo nome che ho segnato qui Giovanni Peresson
Cioè come non ha prego
Sì dunque io mi occupo per conto di un'agenzia e si chiama Livingstone di indagini e consulenze di mercato per conto dedito libraria
E collaborò con il giornale da libreria che l'organo ufficiale dell'Associazione Italiana Editori
Questa indagine che effettivamente a una caratteristica che fa un po'il riepilogo delle vicende degli anni ottanta ma ahimè con cinque anni di ritardo rispetto al conclusione del decennio obbliga credo che nel momento in cui si affronta il i cui contenuti di questa di questa indagine a fare
Alcune considerazioni di questo genere
Innanzitutto
Vale la pena ricordare come sicuramente vero gli anni ottanta sono stati un decennio che per l'editoria libraria hanno rappresentato un periodo di forte crescita ma semplicemente ricordare lo sviluppo del dato di fatturato
Tra mille novecentottanta e mille novecentonovanta
L'incremento al netto dell'inflazione del fatturato librario è stato il ventiquattro e otto per cento
Cioè qualcosa come il due e mezzo per cento l'incremento annuo al netto dell'inflazione
Il numero di lettori passata ai dodici milioni del mio novecentosettantaquattro Ettore di almeno un libro dei dodici mesi precedenti che utilizzo indagini Istat
A soli dodici milioni del mille novecentosettantaquattro circa il ventiquattro per cento della popolazione italiana adulta un italiano su quattro
Ai ventiquattro milioni del mille novecentottantaquattro che l'ultima indagine Istat
Nazionale sulla vettura
Perché poi dopo c'è un'altra indagine dell'ottantotto accetta multiscopo
Che segnava un
Carlo direttori si andava un trentasei sei per cento quindi una curva discendente
In realtà cosa che poi non viene spiegata qui nella rapporto questa curva discendente ha in gran parte riconducibile a diversi criteri di campionamento e di rilevazione fatti da Istat ad esempio i baci dell'ottantotto escludeva la fascia
Dai sei agli undici anni cosa che invece avveniva nel mille novecentottantaquattro
La stesse tecniche di rilevazione erano e di costruzione il questionario non molto diverse per cui
Effettivamente c'è una spieghi una spiegazione che ci aiuta a capire questa diminuzione nella rilevazione Istat
Grosso modo possiamo pensare che oggi il problema fino alla fine degli anni all'inizio degli anni ottanta il numero direttore centrale di lettori sulla popolazione adulta era probabilmente attorno al quarantotto cinquanta per cento della popolazione
Sempre gli anni Ottanta aumentano il numero di persone di famiglia in possesso di libri non scolastici
Che erano il quarantadue sei percettore famiglie nel settantatré sono il settantasette due per cento nel mille novecentottantotto
Aumenta l'offerta disponibile
Al presso il nei libri e nei diversi canali di vendita del mille novecentottanta c'erano zero virgola trentaquattro titoli ogni cento mila abitanti nel mille novecentonovanta
Sono zero sessantacinque quindi siamo in presenza di un quadro
Sostanzialmente di profonda evoluzione della
Del mercato
Un
Evoluzione però che improvvisamente
Si arresta se andiamo a vedere la situazione nei quattro anni successivi mediano che quella crescita media annua del due e mezzo per cento si capovolge subito in un valore negativo se noi depuriamo gli incrementi di fatturato
Per i valori inflattivi che allora vediamo che al netto dell'inflazione il mercato librario italiano diminuisce
Quasi del sette per cento in questi
Quattro anni
Allora la domanda domanda che non è sempre facile fanno esposto dei dati presentati in questa in questa indagine quali sono i motivi di questo arresto della crescita
Sicuramente il motivo che mi sembra
Principale è quello di
Andare a cercare proprio nei motivi che hanno caratterizzato quello sviluppo le ragioni della crisi successiva
Il decennio Ottanta è stato un periodo di maggior reddito disponibile
A per le persone del mille novecentottantasette erano due milioni e cento il reso disponibile sale a due milioni e sette nel mille novecentonovanta
All'interno di questa disponibilità di reddito
Le spese per istruzione e cultura quindi dalle tasse scolastiche all'acquisto di giornale l'acquisto di libri passano dal cinque sette per cento al seno evidente cioè che all'interno di questa crescita del
Del resto disponibile si inserisce anche un trend favorevole per l'acquisto e la spesa Perilli
Sicuramente gli anni Ottanta si affacciano alla prima per la prima volta al consumo fasce sociali che avevano disposizioni un titolo di studio superiore rispetto alle generazioni precedenti
C'è una trasformazione delle logiche gestionali da parte dell'impresa sono state ricordate basti poi accennare pensare per esempio al
Diverso modo di affrontare la pubblicità da parte delle casi tipici
Pensiamo le campagne Mondadori dei primi anni ottanta in occasione del Natale per la prima volta il libro venga presentato in spot televisivi famoso quali De Crescenzo col cavallo eccetera
Oppure Codella Zanichelli per la collana dei dizionari cioè quindi c'è un cambiamento di logiche proprio interni alla gestione dell'azienda
C'è uno sviluppo di titoli di collane per segmenti sempre più specializzati che vanno a coprire bisogni di informazione di formazione professionale sempre più tardi e ti Zadi sempre più mirati verso pubblici specifici
Oppure viceversa verso segmenti di massa ma con bisogni di letture di evasione altrettanto specifici pensiamo al caso armonico
Conseguenza di questa specializzazione
La diminuzione da tiratura media
Dalle sette mila e novecento copie di tiratura media dei libri
Delle novità del mille novecentottanta si scende a cinque mila e trecento e scendiamo ulteriormente poi nei negli anni negli anni successivi
Ma questo sviluppo del dell'impartendo del mercato libero è stato uno sviluppo stanziamento è governato dalle aziende
Con gli strumenti propri di ogni azienda il marketing
Un migliore gestione di canali commerciali un tentativo di migliorare la gestione di canali commerciali un miglioramento dei canali di vendita si veda per esempio le trasformazioni delle librerie delle gli out dell'arredo della professionalità dei commessi di libreria
è mancata completamente invece un ruolo strategico degli altri soggetti delegati alla socializzazione la lettura vola biblioteche
Ed è mancato in un decennio
Invece che si è caratterizzato da una forte crescita di altri consumi alternativi concorrenziali specie quelle del libro
I giornali
Settimanali mensili specializzati la televisione alla fine degli anni Ottanta il mercato in un video
Oppure altri consumi eh comportamenti diversi pensiamo per esempio al tempo dedicato alle corsi per lo studio e lingue straniere piuttosto che alle attività
Turistiche più o meno cultura Rizzati oppure alla attività le di ginnastica eccetera eccetera cioè sostanzialmente dell'attività che tendono a sottrarre
Tempo e anche quote di di reddito all'acquisto di libri
Quindi questa crescita del mercato è avvenuta in una situazione di alta concorrenzialità in una situazione cioè dove
Non era più sufficiente o alla fine degli anni ottanta non diventava più sufficiente semplicemente promuovere e affermare da parte dell'editore il titolo il marchio della proprio dopo le case in trincea o del dell'autore quanto piuttosto di cercare di posizionare in modo vincente all'interno dei consumi di aggiornamento culturale di formazione all'interno di questa categoria il libro e il libro come inteso come strumento di aggiornamento e di formazione professionale
Ma gli anni ottanta sono stati anche una decenni in cui è completamente mancato qualunque piano organico di intervento da parte degli
Poteri statali
Sul piano sul piano della lettura le feste del libro risale costantemente al allo scorso anno
Ma per esempio mancano si diceva prima dati aggiornati sulla lettura quindi informazioni minime su cui poi le imprese possono in qualche modo riflettere e sviluppare le proprie le proprie strategie
Per quanto riguarda l'impresa è ad esempio ci sono semplicemente alcuni articoli nella legge quattrocentosedici che possono a far riferimento al settore dell'editoria dell'editoria libraria
Cioè diventa per imprenditoriale fondamentali il problema finanziario che
Poteva apparire ancora secondario negli anni ottanta
Oggi con la crescita del costo del denaro è soprattutto per l'aggravarsi di una serie di fattori strutturali minacciano la struttura stessa delle impresa e soprattutto di quelle in prese che svolgono una politica di Cataldo e quindi hanno necessità di
Investire sul lungo periodo
Questa crisi poi delle risorse finanziarie
Sì accresce ulteriormente sentiamo considerare alcuni altri fattori come ad esempio il fatto che dato il mille novecentonovantatré le case editrici avrebbero nei confronti dell'Erario un credito IVA
Dell'ordine di centotrenta centocinquanta miliardi cioè una sorta di prestito forzoso che le case editrici dato il differenziale per del
Esistente nel nel regime IVA
Si vede hanno in
Devono avere indietro dal dall'erario
Cioè se l'amore la fotocopiatura abusiva che rappresenta un altro momento di sottrazione di risorse finanziarie alle imprese e sopra o da un certo tipo
Di imprese cioè quelle maggiormente orientate in direzione della ricerca e dell'investimento sul catalogo
C'è il fenomeno del commercio abusivo delle copio saggio e del riuso scolastico
Cioè fenomeni che vengono in qualche modo a drenare delle risorse finanziarie all'investimento delle case editrici
Accanto a questo a questo fenomeno abbiamo poi il fatto di un sistema bibliotecario cioè di uno dei momenti che in qualunque altro
Paese avanzato può rappresentare a presenta per l'età di Ticino solo un momento un cliente per l'acquisto dei libri ma anche un luogo dove si creano lettori unità biotech Caglio che
Nel mille novecentonovantadue ultimo dato disponibile e relativo soltanto alle biblioteche di pubblica lettura avrebbe speso per l'acquisto di libri qualcosa come ottanta miliardi diviso per il numero di abitanti vede subito qual è la spesa media pro-capite per
Destinata Investimenti delle videoteche per acquisto di libri
Quindi un momento che sostanzialmente
Potrebbe rappresentare per le case editrici non solo un potenziale mercato di dove collocare micro caro leader nel la produzione anche una luogo di sviluppo della lettura
Ecco io credo che siano questi questi punti quelli che aiutano a comprendere il motivo per cui oggi l'industria editoriale italiana giusta libraria si trovi in una situazione di
Crisi e di diminuzione del del fatturato
E tenendo presente tra l'altro come lo sviluppo stesso delle delle biblioteche può rappresentare coi nel momento in cui si affronterà credo
Il rito del
Relatori del settore ipotecario affronteranno poi questo questo aspetto la ludoteca come vero e proprio luogo di creazione direttori
Che gli acquirenti sono numerose indagini fate presto proposito dove evidente come i forti possessori di libri sono poi anche i maggiori utilizzatori del prestito
E in biblioteca e quindi non solo due momenti concorrenziale
Sicuramente l'editore italiano affrontati i primi questi anni novanta come dire schiacciata tra
Gli aumenti dei costi internazionali delle materie prime dei costi distributivi che sono oggi difficilmente comprimibili
E con la grossa incognita delle difficoltà di allargare
Il mercato la lettura proprio l'assenza dico si conta di procurarsi risorse finanziarie adeguate per investire nella produzione di nuovi lettori
Un intervento sulla servitori della del dottor Federico nel corso prendo la parola non primo modo eletto la l'invito hanno insomma non avessero molto lunghissimo ma gli interventi per poter dare modo di intervenire
Al turismo a molte persone
Si sente non
Sconosciuto
Non mi spiace che ci son due interventi sull'editoria libraria di fila è che occupiamo forse uno spazio eccessivo ma io sarò breve mi sembra che l'editoria libraria occupa circa un decimo di questo libro quindi forse due interventi sono troppo
Ma forse invece
E perché malato più grave quindi
Come giornali vengono dopo
No comunque io ho visto questo rapporto entra proprio fatto molto piacere che ci fosse
Così articolato completo o meglio visto le la parte relativa ai libri in boxer
Il il fatto che sia prevalentemente quantitativo credo che sia un bene perché si chiedo che si complementi bene ad esempio con le le le analisi che pubblica ogni anno Spinazzola di tipo puramente qualitativo quello il tirature di cui l'ultimo quello della relativa novantaquattro uscito da poco
E quindi farei solo alcune osservazioni a a margine di questa cosa e dico subito che io poi mi mi intendo solo di editoria scolastica universitaria e quindi di un settore ancora più piccolo
Di di di tutta l'editoria libraria
E la prima cosa che vorrei osservare mi riferisco al fenomeno delle fotocopie cioè qui si afferma nel rapporto che non che era tassi il la legge italiana proibisce la fotocopia ma non ci sarebbe una sanzione in realtà la sanzione c'è anche una sanzione penale prevista dalla legge sul diritto d'autore che
E un po'preoccupante che che in un documento che la presidenza del Consiglio sì dimentichi un particolare così importante cioè sarebbe siccome come se in un il libro del ministero degli Interni si dicesse che il furto c'è illecito ma non è punito credo che la cosa susciterebbe un po'di allarme
Il secondo punto che
Secondo selezione nasce sempre da
Un riferimento che viene fatto a proposito di di Brusati cioè sì siccità un negli anni che interessano dall'ottanta novanta un aumento a in valore in reale del prezzo dei libri di scuola del trenta per cento lo dirà che la cosa ma non post paventato perché
Cioè a me a me non sembrava che questo fosse avvenuto però sia sempre il non è non è facile anche all'interno di un'azienda vera dei riferimenti precisi e sia sempre il timore in realtà di di di di di diventare senza accorgersene aziende parassitarie che che vivono soltanto su su un incremento dei prezzi su quello superiore all'incremento della produttività
Quei questo dato e riferito a uno a uno studio dei un'associazione che si chiama al campo che io francamente non sono riuscito a rintracciare però ho fatto un immagino che questi dati derivino dai dati Istat in cui da cui risulterebbe affettivamente un incremento del prezzo medio il valore reale de de in questi anni dei libri del del trenta per cento però
Se se si va a vedere lui invece il dato dell'incremento medio a pagina dei libri di scuola si vede che questo dato già si riduce al venti per cento
Io però ho la sensazione che sta né né né in questi dinanzi alla sicurezza che in questi dieci anni
Il
Strati e e anche di formato più grande e quindi la pagina novanta era qualcosa di diverso dalla pagina del mille novecentottanta
E poi perché
E è successa nella scuola proprio per il fenomeno del deriva demografica di cui si è fatto riferimento prima un grande cambiamento più nemmeno centottanta pro in mente
Il il quasi due terzi dei libri erano per la scuola dell'obbligo nel mille novecentonovanta il erano molto meno della metà cioè la la popolazione scolastica e invecchiata nel frattempo
Io ho fatto un riscontro sul sul libri nostri
Particolare o ho controllato i prezzi dello Zingarelli io constatato invece che dall'ottanta al novanta c'è stato in termini reali un incremento dell'uno per cento che vice nel novantaquattro siamo addirittura scesi sotto i valori del novanta quindi quello che quello dello Zingarelli a un un non ha cambiato il formato delle pagine però a chi in questi anni ha cresciuto il numero delle pagine quindi in realtà in quel caso c'è stata
Una diminuzione credo su su fu su altri libri ho trovato sui pochi titoli stampati sempre uguali ho trovato nell'arco di dieci anni aumenti che oscillano fra in termini reali fra l'otto e il dieci per cento cioè uno nel un libro di scienza delle costruzioni che è stampato uguale
Per nostra fortuna da cinquant'anni
La la seconda la la la terza osservazione
Riguarda il fenomeno della carta
E intanto qui c'è da notare una cosa Curio da un certo punto di vista curiosa da un'altra comprensibile cioè per chi legge oggi
Questo rapporto balza subito agli occhi che di carta non si parla mai
Addirittura nella composizione dei costi non non non non risulta nemmeno la carta commesse cioè si parla di composizioni stampa ma non vi carta e invece siccome sappiamo che oggi c'è un la tensione drammatica dei prezzi con questa
Per la caratteristica punto balza agli occhi
In un certo senso è giusto che sia così perché nel tra gli anni ottanta e novanta non prezzo della carta non ha fatto storia cioè rimasta costante per poi addirittura diminuire nei primi anni novanta
Certo promette una una riflessione su su sulla storia del libro forse avrebbe potuto indurre a maggiore cautela certi la storia del libro e e e più una storia di di di degli sviluppi della produzione della carta che non della stampa cioè tutte le la la la diffusione la l'utilizzazione del del rapimento e delle prime tipografie è sempre stata vicino ai posti dove si produce la carta ci limite alla alla diffusione del libro e storicamente avvenuto dalla dalla possibilità capacità di di produrre la carta
Molto più di quanto non abbiano influito come comunemente si crede le tecniche di stampa
Gli aumenti di questi mesi sono
E per certi aspetti contingenti possono sembrare quasi grammatici come o o quasi simili a allora il fenomeno che si ebbe nel nel mille novecentosettantaquattro
E e credo che che immagino che abbiano pesanti riflessi anche nel nell'industria dei quotidiani e e credo che nel caso dei libri debbano far riflettere su su tre momenti
Cioè a a termine brevissimo ovviamente è un una vera iattura per l'industria editoriale cioè gli la cioè gli i bilanci immediati sono falcidiati da questo aumento della carta
Se si guarda le cose a medio termine si oppone cambia cioè se se se è possibile
Che che che è un da un aumento dei costi della carta si si rifletta nell'aumento dei prezzi allora tutta l'industria poi ne trae vantaggio perché si trova a avere a che fare con un prodotto più ricco cioè non si trova
Non si trova aver a che fare con un prodotto in sé abbastanza povero come con me
Come il libero
In in termini e quindi in questo senso può essere drammatizzato in termini più lontane invece la situazione è più più preoccupante cioè io sono convinto che in prospettiva vi sia in una fascia che crescente di di prodotti culturali
Una possibile sovrapposizione fra l'editoria elettronica e l'editoria tradizionale libraria
Non non credo affatto che la dell'editoria elettronica possa prevalere per una superiorità di di una maggiore facilità d'uso check per per una maggiore amichevole Exa nei confronti dell'utente che francamente mi sembra una cosa mono non non vera adesso e credo non difficilmente vera nel futuro
E invece la il dato drammatico e che il la l'editoria elettronica non non a materia prima praticamente o a comunque una materia prima
Che che già oggi costa enormemente meno che Costa e normalmente a costi di riproduzione enormemente inferiori che
Chi costruisce consumando
In sostanza pochissimi litri di petrolio e non intere foreste
E quindi è è una cioè mi sembra che che che proprio sul piano dell'ad della carta della prima scrisse si si profili il vero pericolo per tutto una ampia parte di di di di di di tradizionale editoria libraria ristampata su carta
L'ultima osservazione sempre in margine alla alla ricerca e e utili sincero c'è un un dato messo siamo a metà accennato più che che poi documentato cioè che di ci sarebbe una sia se non c'è un punto che nell'editoria educativa nell'editoria scolastica ci sarebbe una vi sarebbe una concentrazione ancora maggiore che non nell'editoria varia
No dico subito che non non non è che non non so se questo sia un bene o un male anzi siccome la la casa editrice di cui mi occupo e poi la più grossa nel campo del trio scolastica
Magari fosse così ma purtroppo non è vero
Cioè la la la concentrazione e molto più più bassa cioè i primi creditori della varia coprono il sessanta per cento del mercato i primi quattro settanta invece in in nello scolastico siamo trenta per cento
Ecco capire perché questo avviene siccome non non credo che nulla venga caso e credo sia più difficile ci porterebbe lontano e mi fermo quasi subito immagino però non c'è nessuna nessuna ragione tecnologica per cui questo avvenga nei di
Entità di capitali investiti nel processo produttivo
Che anzi sono sono più alti nel gusto rieducativa probabilmente la la la spiegazione diversa e e e dipende dal dall'intreccio che c'è nell'editoria varia fra editoria pubblicità giornalismo recensioni recensioni giornalistiche recensioni televisive cioè questo tipo d'incredibile tre cioè quello che a mio avviso oggi fa favorisce una grossa consigli una grossa contrazione che c'è nell'editoria varia
E ed è un tetto che il minore per ora nell'editoria scolastica io mi fermerei qui ringrazia
Ringrazio il dottore Errico verso do la parola al dottor Federico Megna che quindi anche i rappresentanti del dottor Giovannini presidente della Federazione italiana editori
Giornali
Signore e signori buonasera
Sono grato al presidente di avermi dato la parola anche perché io voglio essere molto bucaneve e soprattutto
Fare alcuni alcune integrazioni quanto è stato detto dal professor Bechelloni nella sua analisi estremamente interessante e stimolante ed anche qualche osservazione a quanto è stato detto in ordine al contratto e più in generale all'organizzazione
Delle imprese editrici dal dottor branco
Mentre parlava
Dottor rancore m'è venuta in mente una frase anche molto citate devono dei più intelligenti e forse fantasiosi immaginifici le massime di oggi americani o studiosi dei mass media massime dialogano talora terribile
E Daniel postuma
Il quale parafrasando corregge
Rivolto consesso di editori di giornalisti disse
Informazione in formazione e non una goccia di significato questo perché lo dico perché in realtà questo problema
Di un certo scadimento che alcuni avvertono a come tale ma poi forse altri
Non lo avvertono così drasticamente in maniera così negativa è un problema comune a tutti i giornali del mondo non soltanto all'editoria italiana che come ha sottolineato secondo me molto appropriatamente correttamente
Brancoli forse una delle migliori del mondo editoria giornalistica
Cioè i giornali italiani sono fatti abbastanza bene con tutti loro limiti quale qui è un problema
Contro il quale volenti o nolenti oggi ci dobbiamo confrontare ero io rappresento gli elettori quindi appena entrato mi è stato detto dicendo siamo nei guai solito fine piagnisteo
Cioè lo fate per mestiere ma in realtà voi vi state accorgendo
E che il piagnisteo lo si fa sulla base di dati perché chiudono testate il settore non assorbe occupazione
Nessuno ha detto ma per il primo anno nel novantatré è diminuita l'occupazione giornalistica di più di cento unità è la prima volta che si verifica in Italia questo è un voto segna perché l'occupazione poligrafica è diminuita
Per un fatto direi fisiologico cioè settore in trasformazione ma l'occupazione giornalistica è un fatto negativo anche perché in un certo senso si possono intravedere in prospettiva anche prospettive diverse di integrazioni dei giornali in un sistema più ampio
Cioè nel settore una rigidità di costi che è diventata insostenibile
Non vorrei citare perché non è il mio mestiere proprio il dato esatto ma noi a parte che abbiamo un costo del lavoro giornalistico medio tra i più elevati no in Europa ma nel mondo
Ma oggi assumere un una un giornalista un nuovo un giovane è un problema perché sono dei costi e nove e questo poi comporta certe conseguenze
Evidentemente di fonte a diciamo una piattaforma editoriale io parlo editoriali non nel senso della parola americana senso italiano di editore mantenere datore che un po'direi quasi
Una piattaforma abbastanza articolata globale
In passato si si subiva un passo la la la piattaforma della controparte
E c'è una questa è una manifestazione anche di aggressività ma anche un fatto positivo cioè qualcuno si sta rendendo conto che questo settore va riorganizzato
Niente probabilmente sarà come prima perché non può essere anche perché
Vi dovete rendere conto che i termini
Di confronto anche sul piano Brema smettere dei mass media sono anche con non più con televisione o con radio o liberi o o altro ma con un sistema che si va sviluppando verso reti informatiche al cui interno ad esempio negli Stati Uniti una linea come America on Line una cosiddetta information highway o si operai guai a all'incirca una cinquantina i giornali dentro che possono essere letti
Da un utente quindi sì arriva direttamente al giovane non solo in tutta Europa in Italia non ha ancora ma qualcuno ci sta provando e in America il giornale via fax divenuto ma cosa normale cioè voglio dire l'organizzazione del lavoro di fronte a questi fenomeni poi c'è servizi on line che vengono forniti regionale cioè l'organizzazione del lavoro va cambiando va cambiando credo anche dovrà cambiare non credo penso anche l'organizzazione di gioco giornalistica ecco io poi sono entrato in un territorio che riguarda relativamente però credo che questa sia una linea di tendenza alla quale dalla quale non è possibile né sfuggire né sottrarsi
La subiscono tanto gli editori quante i giornalisti l'unica cosa da da vedere è come prepararsi a questo certamente questo comporterà
Da un certo punto di vista diciamo del giornalismo delitto uno scadimento probabilmente può essere anche una ricchezza di informazione visto da un altro punto di vista abbiamo detto da destra e da sinistra ecco vediamo da tutte e due le parti
Per andare poi i ecco adesso avevo detto che Axa è stato breve ma vedo Johansson lungo
Ho sentito dire prima professor Bechelloni che italiano si fanno indagine sulla lettura questa di rabbia perché abbiamo speso tanti soldi gli editori per fare di seggi vispi e adesso l'Audipress al cui interno
Noi non vogliamo pubblicare i dati cioè gli editori non vogliamo far sapere i dati ma sono dati pubblicati all'interno ci sono così ricca come cioè all'interno di auto per gli utenti pubblicitari cioè inserzionisti quindi questo fosse una piccola correzione che volevo fare perché noi devo dire che evita ad oltretutto Audipress adesso fa anche un'indagine molto sofisticato sugli stili di vita non soltanto sulla sulla lettura quindi come dato meramente quantitativo quindi un'analisi molto sofisticata sul piano socio demografico
Poi certamente adesso qua e i colleghi dei libri hanno già detto che fermarsi agli anni novanta uno può avere anche una visione ottimistica ecco direi che negli anni ottanta sono state un periodo in cui tutto è andata abbastanza bene abbiamo raggiunto anche dei vertici sul piano della diffusione fosse non è stato fatto tutto quanto doveva essere fatta però i fattori strutturali all'origine degli elementi negativi proprio dalla realtà italiana sono restati tutti quanti
E qui nel momento in cui ci siamo ritrovati di fronte a una situazione di crisi di fattori strutturali negativi hanno ripreso il sopravvento
Per cui noi dal novantuno che è stato il piccolo delle sei milioni e ottocento mila copie adesso a stento l'attendiamo i sei milioni e quattrocento mila copie anzi siamo sotto
E probabilmente anzi saremo ancora più sotto no dimenticate che ha chiuso ormai quotidiano nazionale poi ha chiuso la notte recentemente e qualche altro che purtroppo di cui venti Collovà altro elemento perché in Italia è il paese dove non esistono quotidiani della sera negli altri Paesi sono il più forte
Stanno è un fenomeno che si sta ridimensionando però ad esempio in Inghilterra ancora fenomeno bossoli più direi che in maggiori volumi di lettura dei popolari sono quelli della sera perché com'è un po'la classe operaia in Italia purtroppo non abbiamo vinto una politica dei trasporti
Fatta da persone intelligenti per cui non abbiamo le metropolitane non abbiamo soltanto trasporto privato
Quindi si può andare anche in tram o in autobus e metropolitana e legge regionale cosa che fanno in tutto il Paese da io ho visto a Mosca in Inghilterra la gente sarà in metropolitana si compra il giornale costa due lire costano molto poco
Ecco quindi queste erano delle delle piccole integrazioni che volevamo fare ce n'era anche qualchedun altro ma rischio di andare troppo le lunghe e non voglio tediarvi più di tanto perché questa è una materia
Sulla quale si potrebbe parlare all'infinito con dati anche molto interessati Maggiani abbiamo detti troppi soprattutto non voglio dire più cifra perché sanno c'è riempiamo la testa di troppe norme grazie scusatemi se sono stato a lungo no
Grazie dottor Megna
Ciò nell'elenco dottor Giovanni soli mille rosso l'invidia Solimene sull'immigrazione
Io mi mi occupo di biblioteche allora proverò a riflettere un po'su sui dati di quella parte del rapporto in cui si parla di biblioteche
E avendo avuto la fortuna anch'io dei
Vedere il rapporto già in bozza ho provato a incrociare alcuni dati
Con quelle di altre di altre indagini un'operazione un po'ardita ma indispensabile perché come si dice nel rapporto mancano molti dati su questo settore si sa pochissimo le poche fonti che ci sono sono frammentarie e imprecise come
Come dice il professore Bechelloni
E allora appunto ho provato a
Lavorare su un sui dati che questo rapporto fornisce incrociandoli con con altri debbo dire che anche sei appunto alcuni dati sono incompleti e in alcuni casi non coincidono con quelle di altre rilevazioni però mi sembra che l'interpretazione che il rapporto propone siano invece in grandissima parte
Condivisibile quindi in questo breve intervento però comunque a restare molto ancorato
Ai dati i dati sulla lettura appunto all'interno delle biblioteche
Pur uno primo
Elemento su qual è il rapporto insiste indici di sviluppo delle biblioteche in Italia sono decisamente sottodimensionate lo diceva anche Peterson nel suo intervento
A questo proposito appunto aggiungo un dato a quelli del rapporto abbiamo come standard internazionale
Un un cittadino ogni quattro abitanti è utente delle biblioteche in Italia
Siamo sulle velleità
Molto più bassi esattamente dalla metà in Italia abbiamo un utente ogni otto abitanti la provincia d'Italia che probabilmente messa meglio da questo punto di vista la Provincia
Di Bergamo dove abbiamo un utente ogni cinque abitanti e qualche decimale
Qual è il motivo di questo sottodimensionamento anche qui mi pare che il rapporto
Veda giusto quando dice essenzialmente il cattivo funzionamento delle istituzioni
Formative ecco va detto per quanto riguarda le biblioteche che affetti le ipoteche diciamo sono frequentate quasi esclusivamente per i tre quarti
Da studenti gli studiosi il che vuol dire che evidentemente la scuola e l'università non insegna non poi ad andare in biblioteca non insegnano a studiare
All'interno delle biblioteche non insegnano ad utilizzare la biblioteca visto questo diciamo analfabetismo bibliotecario di ritorno
Che si verifica al termine degli studi la maggior parte degli studenti universitari una volta compilata la propria tesi di laurea poi non mettere piede in biblioteca a meno che non divenga un letture professionale cioè non si dedica ad attività di studio e di ricerca
La fasce di popolazione meno presente all'interno delle biblioteche proprio quella delle persone in età lavorativa quindi vuol dire che la gente poi biblioteca non
Non ci fa non ci va più quindi se è vero quello che rapporto dice che la domanda di pubblica lettura è in gran parte ancora schiacciata diciamo sui consumi sui consumi scolastici
Detto questo debbo però rilevare una lacuna anche
Nel presente all'interno del rapporto nel quale si parla molto poco quasi per niente dei biblioteche dell'Università
Alcune digressioni che vengono fatte a proposito di vivo da con i versi Dario sono ricavate
Sulla base di quelle dieci biblioteche universitario cosiddetti universitarie che dipendono dal ministero dei Beni culturali e che in effetti sono ne vedo teche di tradizione storica presente all'interno dei
Antichi atenei che però tutto sommato hanno poi uno scarso rapporto con le università e con l'attività didattica e di ricerca che all'interno dell'università si svolge esistono invece mille cinquecento biblioteche universitarie circa che assorbono due mila e cinquecento persone
Bibliotecari che non sono toccata da questa da questa indagine
Va detto che non esistono dati nazionali diciamo per quanto riguarda questo settore bisognerebbe andare a cercare all'interno dei indagine condotta in questo quell'ateneo per vedere un po'la la situazione quale quindi ecco sicuramente diciamo questo settore potrebbe essere in una edizione successiva magari indagato in modo più approfondito
Un altro dato
Del rapporto che io trovo interessante quello della distribuzione territoriale delle biblioteche
Il rapporto dice metà delle biblioteche è concentrata nelle regioni del Nord
Questo è vero
E in effetti diciamo il dato è ancora più grave perché se invece che ragionare sul numero di biblioteche ragioniamo sulla forza e sulla consistenza delle biblioteche vediamo che oltre il sessanta per cento dei volumi posseduti dalle biblioteche è concentrato
Nelle regioni del Nord
Quindi sicuramente diciamo l'offerta è
è un'offerta diseguale sul territorio nazionale
Un altro dato del
Rapporto riguarda i bilanci delle biblioteche
Anche a questo proposito i dati sono molto frammentarie purtroppo si sa molto poco si sa che grosso modo il ministero dei beni culturali che gestisce poi le più grosse biblioteca del Paese
Spende circa quindici miliardi l'anno per le biblioteche
Con esclusione però delle spese per il personale uno dei problemi ha misurare la vera entità dei bilanci delle biblioteche che quasi sempre il personale facendo capo ad altri centri distesa non è incluso poi nel bilancio delle biblioteche
Mentre invece il personale
Assorbe poi una quota notevole delle risorse
Nelle biblioteche comunali assorbe circa il sessantacinque per cento delle risorse nelle biblioteche universitarie dove il personale molto poco e dove si spende un po'di più per acquisto libri inferiore al quaranta per cento questo almeno per quegli atenei per i quali sono disponibili questo intento
Ecco sicuramente devota che spendono poco per acquisto libri e questo è uno dei motivi per i quali le biblioteche poi non è dunque no la lettura il patrimonio delle biblioteche non è un patrimonio
Sempre aggiornato nelle biblioteche non è facile trovare il libro del quale si è sentito parlare la sera prima al Costanzo Show pure del quale si è letto la recensione sul quotidiano questo è uno dei motivi per cui una parte anche degli utenti che vanno in biblioteca
Rimangono insoddisfatti e finiscono col non diventare poi utenti abituali un dato sempre fornito da persone in un'altra occasione parla dei circa duecento miliardi annui spesi dalle biblioteche per acquisto libri che sono decisamente poche se si calcolò che può le biblioteche sono oltre tredici mila nel nostro
Nel nostro Paese
A proposito dei bilanci delle biblioteche debbo
Notare che il
Il rapporto quando parla dei biblioteche di base dei biblioteche comunali
Lascia quasi immaginare che le stesse
Di Regioni e Province per le biblioteche siano poi coprano diciamo l'intero bilancio delle biblioteche comunali è vero che le biblioteche degli enti locali sono finanziate in parte dalle regioni ma è anche vero che nelle regioni a statuto ordinario
Le regioni coprono un non più del dieci per cento del bilancio delle biblioteche il grosso del dell'onere e sui Comuni e questo dato purtroppo non è non non è disponibile provando allora incrociare un po'i dati che il rapporto da rispetto alla spesa delle Regioni la spesa delle Province a dati di altre fonti a quelli di una indagine che è stata promossa dall'Associazione italiana biblioteche che ho avuto la possibilità di coordinare lo scorso anno appunto sulle non sull'Est sua struttura i servizi delle biblioteche
Di base in Italia si può stimare grosso modo diciamo il Bilancio delle biblioteche
Comunali quindi di quelle biblioteche oltre cinque mila presente in gran parte dei comuni eccetera intorno ai cinquecento miliardi
L'anno
Anche questo sicuramente un Budget insufficiente se si vogliono fare poiché le biblioteche che siano in qualche modo allettante per per il pubblico
Questi bilanci sono comunque dei bilanci in che hanno un andamento decrescente come dice il rapporto è se consideriamo che il rapporto si limita agli anni rotante che in questi anni probabilmente i tagli sono stati ancora più un severi
Bisogna pensare appunto a tagli molto molto forti
Ecco una l'unico dato in crescita all'interno diciamo dei
Finanziamenti alle biblioteche quello delle regioni a statuto speciale
Che quasi sempre hanno competenze molto maggiore delle star delle regioni a statuto ordinario in materia di videoteche e che quindi coprono percentuali più elevate del bilancio delle biblioteche rispetto alle altre regioni
Per cui abbiamo questa strana
Situazione diciamo nelle regioni a statuto speciale risiede il quindici per cento degli italiani troviamo il ventuno per cento delle biblioteche
In queste regioni
Viene erogato il quaranta per cento
Di quello che viene speso per le biblioteche sul territorio nazionale quindi sicuramente diciamo c'è in queste regioni un impegno maggiore un dato che e tenuto così alto pro perché sono le altre Regioni a spendere a spendere molto poco
Ecco adesso a parte queste riflessioni sui dati soltanto due
Considerazioni di carattere più generale si è parlato di innovazione tecnologica e di quello che questo può significare per l'editoria per il modo di fabbricare di vendere
I quotidiani veniva ricordato un attimo fa appunto il giornale trasmesso via fax e così via
è stato detto qualcosa anche a proposito dell'editoria libraria eccetera ecco io credo che anche per le biblioteche si debba pensare sempre più a biblioteche che saranno poi utilizzate consultate da casa
Quindi a biblioteche diciamo veramente più leggere tra virgolette di quanto non Ambrosino adesso
Attualmente ma che sicuramente debbono essere capace di una maggiore efficacia nella garantire l'accesso ai documenti un'ultima considerazione
Le politiche dei razionalizzazione che in altri settori
Se se vedono in questo settore si vede molto poco e anche il rapporto fa qualche accenno in questo in questo senso anzi il rapporto alla fine lascia anche immaginare alcune possibilità di interazione maggiore diciamo del settore delle biblioteche collo mondo dell'editoria quando parla per esempio di una funzione delle biblioteche universitarie a sostegno dell'editoria scientifica e di formazione oppure quando nata fa un appello ad un impegno maggiore delle biblioteche di base nei settori nel settore nei confronti diciamo dei ceti socialmente più deboli
Ecco io credo che in questo senso ci sia sicuramente uno spazio per investimenti maggiori da parte degli enti locali nel settore delle biblioteche come uno dei veicoli per una
Politica che è una politica culturale ma che è anche una politica sociale
Ringrazio
Nel nel rapporto nella parte dell'editoria libraria c'è una pagina che ovviamente prima particolarmente interessato perché riguarda verrà le fotocopie riguarda la trovò il corpo delle fotocopie per tutti quelli che nel fanno una rivista di cultura se avvenissero in quella macchina no anche perché non lo so mi pare che una legge non ci sia ancora chi colpisce
Che pur cioè c'è ma evidentemente ecco non molti anni fa una volta io notavo nero a fianco di professore di Storia contemporanea azzurrino dove ho fatto un corso di strada del giornalismo
E quindi ho partecipato agli esami avevo un libro in mano che era un manuale di giornalismo che era uscito nel mille novecentocinquanta ammetto che era una rarità perché manuali del giornalismo nel mille novecentocinquanta specie per di più era scritto
Da Michele Rago che era stato caporedattore dell'Unità
Allora una studentessa che dava l'esame
Che si interessava molto di questi problemi ma ha detto ma Lo Presti manovrano popolare Schüssel copiare esaurito non si trova il genoma guardi io torno domani devo porticati l'indomani mi hanno portato ispanico fotocopiato
E io ho avuto la presenza di spirito del suo scusi lei dove lavora l'arma del suo lavoro in comune
Quindi lavorava al Comune quindi lei
Si è fatta suo libro Treasure cento pagine ecco no ma mi è venuto in mente perché qui nell'elenco io ciò Bea Marin che però non non non mi pare di vedere che erano in matrice
Della riviste Ria c'è una come sapete è una una rivista che si batte proprio per la diffusione del libro e per la diffusione della rivista serie
Nona problema rinunci
No che c'era da solista adesso l'ho visto un albero
Allora ciò Franco Silva professor Silva ma quello non lo vedo veramente
Vedrebbe amare dice a nascosta no adesso non si è nascosta allora no ma poi perché Alitalia non l'ho detto ma chi vuole può intervenire ma per me lo dice adesso esauriscono Elenco Franco Mosconi
Ecco Franco Mosconi un ricercatore lo so quale no non ho memoria non me lo ricordo ma
Bene Silvio lavoro con il professor Gobbo alla Università di Bologna il professor Gobbo è stato qualche anno fa il curatore di un rapporto commissionato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri sulla concentrazione nel settore delle informazioni in Italia è così io parlerò cinque minuti cinque perché l'economia passa alla storia per essere la scienza triste se alle cinque del pomeriggio un intervento di economia oltrepassa i cinque sei minuti altro che tristezza
Ecco parlerò pochissimi minuti sulla concentrazione nell'industria dei quotidiani perché dappertutto nei Paesi sviluppati questa industria è altamente concentrata cioè a dire un numero limitato di impresa deve detengono un'alta quota di mercato in alcuni Paesi questo accade con tante testate cioè c'è un singolo editore che ha molte testate in altri Paesi questo accade con poche testate ma insomma
La concentrazione e alta dappertutto la comunità europea sul finire del novantadue pubblicò un libro verde che un testo molto conosciuto e io non do nessun numero alle cinque passate del pomeriggio in ogni caso un documento pubblico della Commissione di Bruxelles
Loro come indice di concentrazione hanno usato la percentuale di circo di di di quotidiani
Che fa capo alle prime due grandi imprese paese per paese
Hanno preso i dodici Paesi della Comunità sono andati a prendere i due maggiori editori di quotidiani di quotidiani e hanno visto quale quota di mercato questi due editori raggiungono i gli indici di concentrazione sono molto alti in alcuni Paesi addirittura sul cinquanta sessanta per cento
Più o meno gli stessi numeri sono in Giappone il venti la l'industria dei quotidiani altamente concentrata lo stesso accade in Canada in Australia gli Stati Uniti
Fanno una parziale eccezione come già chiarito Brancoli e magari dedicherò un minuto agli Stati Uniti
Ecco la cosa interessante però non è tanto raccontare questi numeri che sono più o meno conosciuti la cosa interessante su cui gli economisti industriali possono tentare di lavorare con tutti i limiti che a lavorare su un'industria culturale
Il fatto interessante è questo la concentrazione è alta è questo il punto essenziale anche in quei Paesi
Dove la dimensione del mercato è grande
Ecco qui viene fuori una delle relazioni più importanti che c'è in micro economia che è appunto quella fra la dimensione del mercato e la concentrazione noi
Per lunghissimi decenni abbiamo sentito raccontarci una storia che fu in qualche modo ideata e poi testata in più riccamente da un gruppo di economisti di far Varda tra i quali il più noto Giobbe in che diceva che quando un mercato e grande un settore industriale e grande
E diventa progressivamente più grande la concentrazione diminuisce
Qui il meccanismo è noto a tutti secondo mercato diventa più grande dissi realizzano più profitti o comunque c'è l'aspettativa di realizzare più profitti l'aspettativa di relazionare più profitti fa sì che nuove imprese entrino sul mercato e quindi il livello di concentrazione in quel caso dovrebbe diminuire
Ecco questa storia che la possiamo chiamare la storia tradizionale e di primo acchito non tiene
Nell'industria dei quotidiani contemporanea perché la concentrazione è molto alta anche in Gran Bretagna dove si vendono ventidue milioni di quotidiani al giorno la concentrazione è alta in Germania dove se ne vendono vent'sul migliori o giù di lì
Ecco insomma il fatto su cui ragionare diventa quindi cercare di capire perché questa industria
Dei quotidiani e altamente concentrata anche dove il mercato è grande e quindi si rompe questa correlazione negativa che gli economisti di farmaci avevano insegnato ecco allora qui si inserisce un'altra storia ovviamente la scienza economica triste o non triste che sia come tutte le scienze va avanti e oggi gli strumenti economici ci offrono un nuovo paradigma che fa sì che noi possiamo leggere la Concia la la relazione fra la dimensione del mercato la concentrazione in un altro modo
In particolare il paradigma più recente che c'è su questi temi che ideato e disegnato da un professore di Londra della London School of Economics John Sutton che riferendosi ad altri tipi di settori industriali dimostra come nei paesi avanzati
Ci sono certe industrie in cui quando il mercato diventa più grande non è detto che la concentrazione diminuisca anzi la concentrazione poco paradossalmente almeno di primo acchito aumentare allora noi all'Università stiamo tentando di applicare questo paradigma che e è stato ideato riferito a settori
Ad alta intensità pubblicitaria e ad alta intensità di ricerca e sviluppo lo stiamo tentando di applicare all'industria dei quotidiani
Abbiamo preso trentadue Paesi fa sia fra i Paesi del G7 non più in generale dell'OCSE e sia fra i paesi in via di sviluppo
Abbiamo preso due momenti nel tempo la fine degli anni sessanta e il principio degli anni novanta ci sono ovviamente dei limiti nell'elaborazione dei dati perché le fonti sono disomogenei ci vuole troppa pazienza a far tutti quelle somme ma insomma
Più o meno mettendo su un diagramma dove nelle ascisse mettiamo se c'era una lavagna col classico gessetto
Chi sarebbe stato utile in ogni caso nelle ascisse la dimensione del mercato
Nelle ordinate la concentrazione che è solitamente misurata con il rapporto di concentrato con la quota di mercato ascrivibile alle prime quattro grandi imprese
E vengono fuori tutti i puntini nel computer e poi si disegna una curva per vedere cosa diavolo succede alla concentrazione
Più o meno noi vediamo che c'è un più basso limite a livello di concentrazione cioè anche se il mercato diventa infinitamente grande
La concentrazione non continua a diminuire cioè nei paesi sviluppati occidentali anche quando il mercato dei quotidiani grande la curva fa un balzo in su
Cioè il livello di concentrazione è più alto ritorna a salire accade in Francia in Germania in Italia in Gran Bretagna in Giappone e così via
La parziale eccezione è costituita dagli Stati Uniti che in effetti a in via aggregata un indice di concentrazione basso perché le prime quattro in presi editrici di quotidiani negli Stati Uniti
Hanno una quota di mercato del venti per cento ma detta così non dice praticamente nulla
Perché come Brancoli ha ricordato c'è il fenomeno delle catene di quotidiani e ancor più a monte c'è il fenomeno del monopolio locale cioè negli Stati Uniti ora mai
Quasi tutte le città Brancoli potrebbe essere più preciso di me hanno un quotidiano per città
Poi attenzione supponiamo che siano mille cinquecento città con quotidiani più o meno
Mille e duecento cinquanta di questi quotidiani fanno capo delle catene le più grana più grande notte la Gannett eccetera comunque ogni catena al massimo il cinque sei per cento
Del mercato complessivo degli Stati Uniti e quindi viene fuori questo indice di concentrazione ecco quindi nel ragionare a livello mondiale tutto sommato gli Stati Uniti
Vanno fatto ha fatto un caso a parte proprio per la sua grande estensione ce la differenziazione orizzontale del prodotto il monopolio locale eccetera il fatto interessante degli Stati Uniti però è questo che secondo me è l'esempio
Brancoli mi può confortare che dà conto di cosa accade anche in un mercato così grande
Times Corporation e l'editore del New York Times di un di uno dei più grandi quotidiani del mondo da un quotidiano nazionale ebbene e anche l'editore di trentuno quotidiani regionali
Di venti periodici ha comperato un anno e mezzo fa il Boston Globe che il giornale più importante della città di Boston che è una delle città perlomeno dal punto di vista culturale e non so come più importante degli Stati Uniti bene per finire oratori stiamoci ovviamente avendo anche questo grafico che ci dice qualcosa bisogna poi fare un'operazione concettuale che bisogna scendere dal livello del settore industriale a livello delle singole imprese perché a capire perché succede questo e qui ci sono nel rapporto nel rapporto scritto da professor Bechelloni alcuni spunti riferito a riferiti all'industria italiana dei quotidiani che e sono ampliabili a tutti gli altri Paesi occidentali cioè avrete visto si insiste molto sulla differenziazione del prodotto cioè mentre fino a pochi anni fa
La barriera all'entrata nell'industria dei quotidiani nove persone su dieci avrebbero detto sono le economie di scala
Perché le tecniche produttive hanno bisogno di un sacco di investimenti iniziali eccetera la rivoluzione tecnologica che Bechelloni spiega ha abbassato
La la la la la la la dimensione efficiente minima per poter entrare nel mercato insomma è ragionevolmente possibile dire che non sono più le economie di scala la vera barriera all'entrata nell'industria dei quotidiani ma una barriera all'entrata per dire ci deve essere se la concentrazione rimane alta la barriera all'entrata è sostanzialmente la differenziazione del prodotto e qui ecco qui c'è molto da lavorare perché il settore dei quotidiani e il classico settore in cui dovrebbe valere la non fai competizione cioè la competizione fatta non sul prezzo
Ma sulle caratteristiche qualitative su tutte quelle altre cose poi Brancoli ancora ricordato che Murdoch ha fatto la più classica operazione di Pai Skating
Negli Stati Uniti riducendo il prezzo del Times del trenta per cento e vedendo aumentare le vendite dopo due mesi del ventisei per cento quindi noi pensavamo tutti era un nostro credo di tutti che il quotidiano di qualità fosse in elastico al prezzo
E l'esperienza inglese in questo sarà molto da studiare insomma
Per finire per farla breve il punto da chiarire che ancora non è chiarito e se qualcuno lo chiarirà è ovviamente è un fatto importante che teoricamente
Con l'innovazione tecnologica con il superamento più o meno
Delle economie di scala si dovrebbero essere create le condizioni per l'ingresso di nuove imprese sul mercato per l'abbassamento dei livelli di concentrazione invece la concentrazione rimane alta e qui gioca moltissimo la differenziazione del prodotto
Gioca moltissimo questo nuovo modello che noi stiamo tentando di applicare
Studiato a Londra cioè del fatto che ci sono dei costi fissi che non necessariamente sono quelli di impianto di un'impresa ma di investimento nella fedeltà di marca eccetera all'inizio che fanno sì che la concentrazione rimanga alta poi ovviamente la concentrazione è anche spiegabile con un'altra cosa e qui finisco veramente
E cioè il ruolo della politica antitrust che ogni Paese Cida
Io non voglio parlare dell'Italia perché ne hanno già parlati molto anche l'autorità antitrust inglese approvo il fatto che Murdoch comprasse il Times all'inizio degli anni ottanta e Murdoch era già un editore consolidato quindi voglio dire
Il tipo di atteggiamento che le autorità antitrust hanno nei confronti delle fusioni acquisizioni è un altro potente fattore che può concorrere a spiegare
Le la dinamica della struttura del mercato poi ovviamente salto tutta la parte della multimedialità del fatto che oramai come il rapporto mette in evidenza nelle primissime pagine
E anche quel bel libro uscito da curato dal professor Castronovo sul sui quotidiani nell'epoca della televisione come dice il titolo stesso per capire cosa sta accadendo nell'industria dei quotidiani
E bisogna mettersi bisogna vedere cosa accada anche negli altri segmenti dei media perché la torta degli investimenti pubblicitari eccetto ecco l'ultima cosa che volevo dire che mi è suggerita come dire dal titolo del convegno è che poi mi perché gli economisti si debbano spingere tanto in là a studiare l'industria dei mezzi di forma di informazione perché voglio dire il titolo stesso che è poi quello della rivista dell'Associazione dice Economia della cultura
Ecco voglio dire fa forse un po'di tristezza voler ricondurre anche un settore culturale proprio dentro gli strumenti dell'economia neoclassica con le formule eccetera
Quindi credo che in questo settore ci debba essere c'è una una parte che secondo me gli strumenti della teoria economica non potranno chiarire perché appunto è un settore culturale insomma dove ci sono di mezzo anche altre cose voglio dire paradossalmente non so se oggi in Italia nascesse un giornale è ovviamente un paradosso
Scritto dai più eletti spiriti rinascimentali
Cioè ma qualcuno magari sarebbe anche capace di chiarissima che porta di mercato andrà a raggiungere il giornale fatto dagli spiriti eletti del Rinascimento sicuramente qualcuno che cercherebbe di modellare questa cosa c'è io ho perso
Grazie dottor Mosconi
Io ho qui nell'elenco dottor Ivan Cecchini
Benissimo
Dunque premetto che anch'io ho avuto modo di leggere di questa poderosa ricerca sono del pagine relative le bozze delle pagine relative all'editoria libraria e quindi osservazioni che fanno riguardano solo ed esclusivamente nel settore
La decisione di chiudere d'indagine all'anno novanta può essere una scelta storicamente legittima però bisogna anche ammettere che l'immagine che la rissa che risulta del del nostro settore è un'immagine datata che non dà conto dei cambiamenti che sono capitati sono intervenuti in questo prima metà del decennio successivo
E neppure secondo me non riesce a stabilire le linee di tendenza attraverso le quali si disegna questo mutamento
La legittimità della certa non impedisce però che si debba concludere che si tratta
Di un indagine condotta senza nessun approccio nuovo uno sforzo di lettura di quanto è avvenuto in quel decennio per capire quanto sta avvenendo in questi anni io mi limito perciò qui assegnare il solo alcuni punti
Le cui affermazioni a mio avviso vanno corrette per non alimentare altri equivoci
Ad esempio per quanto riguarda la struttura delle aziende qua si afferma che la tendenza decremento del numero dei degli addetti si è fatta più contenuta nella seconda metà del decennio
Questa relazione non è esatta perché la tendenza si è manifestata in modo ancora più significativo rispetto alla prima metà il lavoro editoriale si può dire che avviene sempre di più fuori dalla casa editrice piuttosto che all'interno dalla casa editrice di queste sono state certe dolorose che le case editrici sono dovuto compiere perché era in ballo la loro sopravvivenza
In casi ogni semmai il fenomeno nuovo è stato il passaggio all'esterno anche del la di molto lavoro dell'editoria scolastica
Che era sempre stato invece mantenuto all'interno dalla casa editrice
Si può anche notare che gli stessi contratti di formazione all'interno delle aziende sono diminuiti e la formazione adesso ma anche alla fine degli anni ottanta
Avveniva in Circuiti e con modalità Esteve nella casa editrice
In un altro punto si afferma che per quanto riguarda la dirigenza sempre dell'editoria libraria che un'ulteriore risorsa è stata la cooptazione di manager proveniente da settori esterni all'editoria libraria per assicurare a cui è stato l'introduzione di criteri produttivi di tipo industriale questo vuol dire punto che l'industria editoriale libraria era foco industriale tra virgolette e è un'affermazione abbastanza
Particolare pesante comunque a nostro avviso il fenomeno invece è stato molto marginale si è trattato
Soprattutto in questi pochissimi casi di passaggi di dirigenti da un settore all'altro dei diversi grandi gruppi
Ma non c'è stato una come dire a un apporto dall'esterno nel settore la carta stampata invece sicuramente cambiato c'è stato un fenomeno molto rilevante che segnalato dal rapporto ma forse meritava una sottolineatura maggiore
Ed è l'aumento di importanza del marketing rispetto al progetto editoriale
Un mutamento che fosse stato imposto dalle circostanze Sterne
Ma che non è se non viene accompagnato dalla contemporaneità sono azioni di tutti i canali
Distributivi e sopra tutto dalla libreria
Non poche accelerare il turnover del libro avvicinando un po'la situazione italiana a quella che avviene negli Stati Uniti dove il libro sostanzialmente Stra
Almeno a quanto dice vitale della Random House tre settimane in Liberia dopodiché sparisce
La segnalato anche con l'amore materiale molto grossolano
La spesa media annua per abitante destinato all'acquisto di libri nome quella indicata noi duecentotrentotto mila lire
Magari fosse vero e un quarto meno di un quarto le duecentoventotto mila lire sono la spesa complessiva per l'acquisto di tutta la carta stampata quindi quotidiani
I periodici e libri
Inoltre in in questo rapporto
Si dà come positivo e sopra tutto come esistente un ruolo attivo delle istituzioni a favore del libro
Angelo punto si legge che la spesa l'amministrazione statale per l'editoria libraria è stata nel novanta di sei virgola due miliardi di lire
Allora questa cifra corrisponde a zero virgola zero zero uno otto quattro per cento cioè credo che monsone che come si legge credo che sia un
Uno virgola otto millesimi di punto percentuale
Cioè credo che comunque non si possa considerare questo come un indicatore di politica diverso innovativa nei confronti del libero per fortuna che questo dato è sbagliato in effetti l'amministrazione pubblica spende molto di più di sei virgola due miliardi spende sempre una cifra visibile ma grazie a Dio non è questo
Va detto a proposito sembra dell'intervento dell'istruzione pubblica delle pubbliche istituzioni
Che fa Coppola detto anche perso ma fa veramente impressione vedere qual è stato l'aiuto in questo decennio all'editoria quotidiana e periodica rispetto a quella libraria
Cioè il libero la pure istituzionale atto neanche le briciole rispetto a quello che ha dato agli altri settori delle visto vedrà carta stampata
In questo rapporto si vantano come settimane del libro
Il cui merito e della presidenza del Consiglio
Manifestazione che hanno alta ma origine natura finanziamenti e che non sono assolutamente nessuno sbocco di nessuna attività istituzionale
Fatta dalla pubblica amministrazione fatta dalla presenza di consegne
Questo è il vezzo antico tra l'altro nome a stimare il libro che dura un anno intero è il vezzo di mettere il cappello su serie degli altri
Che sarebbe anche ora forse di chiamare le cose con il loro nome i costringere quelli che vendono presentano questa stima del libro come un attività a favore del libero
Fino a costringerli Hazare veramente una politica a favore del libero
Non so alla fine di questo di queste pagine che io ho letto in bozza mi mi è venuto in mente un'altra domanda è che l'industria culturale può fare a meno del Libano
Io credo che non sia possibile questo
Ma allora
Quali sono le le conseguenze che bisognerebbe
Valutare ad esempio il libro al ruolo che gli compete nella scuola il libro agli ruolo che gli compete nelle biblioteche io credo di no
Assolutamente basta vedere qual è la situazione
Inoltre anche qui sconto che merger da una da alcuni passi del rapporto
Per quanto riguarda appunto la televisione a il libro ha il ruolo che gli compete dentro lo schermo televisivo
Di questa
Nuovo modo di fare televisione la ricerca dice dissi anzi afferma che l'avvento della televisione commerciale ha reso più di mercato la produzione culturale in un campo culturale non più ristretto ed elitario
Può essere
Però per il libro lo schermo televisivo è sempre uno schermo vuoto
Anche le nicchie
Dove era confinato il libro
Paolo quelle curate d'aujourd'Baricco da altri sono oggi fondamentalmente vuote
Ho finito
Sì volevo ringraziare il dottor cerchino va avanti
Molto rapidamente il dottor Cecchini al fatto che il ferimento confronto tra carta stampata cioè i giornali quotidiani e libri dice ai giornali quotidiani e periodici hanno avuto nel decennio un sacco di contributi
Ma in realtà bisogna anche considerare che per nel dopoguerra i giornali quotidiani soprattutto e non tanto in periodici che poi tanti contributi o ne hanno avuto sono restati apprezza amministrato quindi terrà periodi quinquennali fermi a ottanta lire e i libri questa non lo hanno avuto collegamento contributi a fondo perduto e varie leggi a cominciare da quella del settantacinque al centosettantuno per finire a quattrocentosedici
Nascono proprio da quello terra un compenso per un male
Arrecato al settore cioè un settore che lo apprezza
Fra l'altro è stato distrutto
Ecco allora se non ci sono altri interventi lo domando e do la parola a collega grigio perché l'Oni per le conclusioni torna replica voleva insomma
Il giornale
Il fatto così
No io ringrazio coloro che hanno portato il contributo di osservazioni critiche
Tranne poche eccezioni la maggior parte le osservazioni e critiche hanno a che vedere con
Con come dire un un punto fondamentale che ci riguarda nel senso
Che nella nella organizzazione del lavoro editoriale complessivo inizialmente fu uno dati dei tempi e dei formati cioè delle durate
E dei tempi di consegna non aveva rispettato esattamente i tempi e informatici abbiamo consigliato tutto questo due anni fa
Nei formati richiesti molto stretti rara quei formati stretti c'era costruito per esempio non trattare prevale la carta non trattare il problema analitico dei quelle delle ricerche sulla lettura e varie cose di questo tipo
Poi successivamente ma dopo noi non abbiamo avuto più modo di dire
Su pressione degli altri settori hanno chiesto più spazio se volete più spazio alla casa di Paco il punto noi non avevamo porta in quel modo di lavorarci
Però vorremmo lavorare
Riprendendo diciamo questa parte per farne un libro e aggiornarlo e quindi tutte queste osservazioni ci saranno utilissime per migliorare altre osservazioni sono discutibili schools discutibili voglio dire per le persone apporto fra letture televisione
La frase che li viene detta a proposito del fatto che la televisione non incide negativamente sui livelli delle della lettura
Derivano da una serie di ricerche pluriennali che stiamo facendo tendenti a verificare questo aspetto la lettura non è in concorrenza con la televisione la televisione con una in concorrenza con la lettura emerge dalla ricerca e qui a che fare con quella osservazione preliminare che facevo su le tendenze demografiche non si riflette mai abbastanza su questa composizione demografica il l'analfabetismo e così via si tende a dare la colpa la televisione di qualcosa che la televisione non ha colpe
C'è in genere una un rapporto positivo tra esposizione la televisione ed esposizione a tutti gli altri media ivi compresa la vettura quindi non non è la televisione la causa per la non lettura vettura
Altre questioni invece come la questione della spesa media avranno e siamo andati a vedere lui non non aveva trovato questa citazione che le diceva quindi magari la vediamo poi un momento da vicino non abbiamo colto qualche cosa si riferiva quell'osservazione
A proposito della spesa media mensile e annuale per liberi
Perché nella nostra comunque lo vediamo magari momento in privato perché stavamo guardando eccetera la dottoressa Petrocchi che seduta mio campo è una delle due
Collaboratori di questo lavoro e quindi eventualmente se ci sono dei necessita di risposte precise che possiamo dare
Privatamente in ogni caso grazie per tutti quelli che sono intervenuti
Allora
Bechelloni grazie a Brancoli grazie a tutti voi e probabilmente ci vedremo domattina