Nelle dichiarazioni dell'ambasciatore Paramonov la ritorsione verso "azioni ostili" dell'Occidente è esplicita.
Non è il primo caso di "nazionalizzazione" di imprese estere, punite per aver tentato di lasciare il mercato russo: costrette a svendere i propri asset e proventi tassati a livelli insostenibili.
Il passaggio successivo è l'acquisizione e il passaggio successivo del controllo di queste imprese a una nuova generazione di fedelissimi: è in corso un'opera di redistribuzione interna … all'inner circle putiniano.
Un fenomeno che colpisce anche imprese locali russe.
Aziende occidentali come ostaggi, tra ritorsioni e minacce in vista di eventuali decisioni dell'Ue sull'utilizzo di proventi delle riserve estere della Banca centrale russa ora congelate, per aiutare l'Ucraina.
A Putin non interessano più né reputazione, né apparenza di affidabilità come partner dell'Occidente.
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