28 GEN 2024
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La nuda verità - La libertà è terapeutica. I 100 dalla nascita di Franco Basaglia

RUBRICA | di Maria Antonietta Farina Coscioni - RADIO - 19:30 Durata: 30 min 48 sec
A cura di Carmine Corvino e Delfina Steri
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C’è un lungo "dossier" televisivo realizzato da Sergio Zavoli per la RAI: "I giardini di Abele".

Nel 1968 Zavoli incontra Franco Basaglia, che a quel tempo lavora nel manicomio di Gorizia.

Le telecamere della RAI entrano per la prima volta in quel luogo di dolore e sofferenza.

È lo stesso anno in cui Basaglia pubblica un libro destinato a diventare un piccolo classico: "L'istituzione negata.

Rapporto da un ospedale psichiatrico".

Sono gli anni delle assemblee con i lavoratori e i pazienti; della critica agli apparati psichiatrici vigenti; si comincia a eliminare l'inumana pratica della
contenzione forzosa; il paziente è considerato una persona sofferente di cui prendersi cura.

A un certo punto, Zavoli chiede: "È più interessato al malato o alla malattia?", e Basaglia senza esitazione: "Decisamente al malato".

Si mette in discussione una consolidata prassi, una mentalità che nessuno osava contestare.

Basaglia è lo psichiatra che avvia la prima esperienza anti-istituzionale della cura dei malati di mente: supera la vecchia, crudele, normativa del 1904: che consente di internare persone per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano "pericolose e di pubblico scandalo".

Una punizione, più che una cura, una colpa e una vergogna, più che una malattia.

Brutalmente definiti matti: diversi e per questo perversi, per loro l'unica cura è camicia di forza, elettroshock, psicofarmaci a gogò.

Grazie a Basaglia si avvia un nuovo approccio con il malato di mente. Un precursore; di fatto, "fonda" una scuola; molti dei suoi "allievi" proseguono, sostenuti da amministrazioni locali avvedute e "illuminate", il percorso che ha iniziato.

Coraggiose, isolate esperienze: anticipano la rivoluzione culturale che il 13 maggio 1978 sfocia nella legge 180: abolisce la istituzione manicomiale e restituisce dignità ai malati psichiatrici.

Legge rivoluzionaria che il Parlamento approva in fretta e furia, una corsa contro il tempo per evitare il referendum indetto dal Partito Radicale.

Gli stessi radicali denunciano come la fretta sia una cattiva consigliera: Marco Pannella invano denuncia la mancanza di copertura economica che svilisce così la riforma.

Il primo monito per i problemi che si sarebbero sorti in seguito.

A disconoscere la legge che ancor oggi porta il suo nome, è lo stesso Basaglia: "attenzione alle facili euforie", ammonisce.

Non si deve credere di aver trovato la panacea a tutti i problemi del malato di mente.

È un lavoro lungo, quotidiano, paziente; che richiede disponibilità, dedizione, sacrificio; amore, non si deve aver paura delle parole.

La legge 180: una legge rivoluzionaria nello spirito, ma ancora immatura per realizzare una autentica psichiatria di comunità.

La sua realizzazione presupponeva strutture idonee, ma il percorso per la costruzione di un dipartimento di salute mentale completo e integrato è stato lungo e travagliato.

Non vi è dubbio che per anni e anni la carenza di strutture residenziali e semiresidenziali abbia comportato non soltanto percorsi di trattamento, ma anche un rilevante impegno per nuclei familiari impreparati ad affrontare la nuova realtà e non sempre adeguatamente supportati.

La 180 è comunque una legge epocale: il risultato non solo dell'azione umanizzante e pionieristica di Basaglia, ma del profondo cambiamento culturale e di civiltà che, a partire dalla psichiatria, coinvolse l'intero servizio sanitario e l'ntera società italiana.

Le differenze fra la psichiatria di comunità attuale e l'assistenza manicomiale sono incommensurabili; eppure è necessario non dimenticare che i processi di istituzionalizzazione sono sempre operanti e il nostro moderno sistema non ne è esente.

De-istituzionalizzare rimane dunque un imperativo categorico, oggi come allora.

L'altro punto cardine del pensiero basagliano - il ruolo del contesto sociale - è altrettanto importante.

Oggi la psichiatria è dominata dal paradigma biologico: i disturbi mentali sono disturbi del cervello.

In realtà, tutte le evidenze ci dicono che i disturbi mentali sono indissolubilmente legati anche a gravi problemi nei contesti di convivenza e nelle condizioni sociali.

Basti pensare agli effetti dell’urbanizzazione, delle migrazioni, dell’invecchiamento, dell’anomia.

Non vi è dubbio che oggi il contesto sociale è complesso, disorganizzato ed espulsivo.

Oggi più di allora la psichiatria ha bisogno, oltre che di risorse adeguate, di nuove conoscenze derivanti dalle scienze sociali per poter assolvere al meglio il proprio compito.

Il modo migliore per onorare il lavoro e il patrimonio culturale e ideale che ci ha lasciato Basaglia a 100 anni dalla sua nascita è certamente quello di ricordare quello che ha fatto, ma soprattutto non dimenticare mai quelle poche, semplici parole, in risposta alla domanda di Zavoli: interessarsi ancora e sempre, come allora, decisamente, al malato.

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