Diego Sabatinelli, è stato eletto Presidente del Consiglio Generale.
Elezione che verrebbe da dire si incastra anche quasi alla perfezione con lo spazio di trasmissione che su Radio Radicale conduce da diversi anni dal titolo: "Partito Radicale: Trasmissione autogestita" oltre alla sua militanza ormai pluriennale.
Buon lavoro a lui, a tutti e a tutte noi. Perché questo è un Consiglio Generale diverso dagli altri? Perché i componenti non sono gli stessi, e non mi riferisco ovviamente ai membri che … annualmente vengono integrati dal Segretario e Tesoriere.
È un Consiglio Generale diverso, perché alcuni hanno deciso di non farne più parte.
Una parte di questi, lo ha deciso a distanza di un preciso tempo.
Il tempo passato che ci separa, ormai, dal congresso del Partito Radicale del 7 luglio del 2019.
Anche da quello, futuro, che ci vedrà a congresso l’anno prossimo, anno delle elezioni del rinnovo dei Parlamento europeo.
Ad ascoltare la relazione del segretario Maurizio Turco, il Partito Radicale di oggi non è quello di allora.
Mi correggerà se sbaglio.
E se non è quello di allora, cos' è oggi? Sicuramente, posso dire io, è il Partito che ha - e quindi noi, abbiamo - il dovere di non lasciarsi deprimere dalla miseria che è un po' il segno dei tempi in cui vive (e che) viviamo.
E non bisogna stancarsi di lavorare e agire per tempi e relazioni migliori.
Perché il contributo migliore, più adeguato e puntuale che ciascuno di noi può dare, penso sia quello di non nascondere la testa sotto la sabbia.
Di non credere che se una cosa la si ignora, questa cosa sparisce e non esiste. Dobbiamo vincere e superare le tentazioni umanissime che si possono avere di chiudersi in delle piccole nicchie, illudendosi così di salvare e garantirsi qualcosa! È anzi il modo per perdere.
Per perdere tutto, forse.
Così come dobbiamo ulteriormente aprirci, essere disponibili e aperti al "nuovo". Un Consiglio Generale diverso dagli altri, perché ufficialmente è il primo che si svolge nella sede della Fondazione Marco Pannella ets. Se non qui, dove? Non mi viene in mente altro posto, se non questo.
La Fondazione Marco Pannella c'è.
Dettagli, qualcuno direbbe.
Certo, "Dettagli" dico io, alla Charles Bukowski: "Un dettaglio è cosa minuscola, ma cose di questa grandezza riescono a fare la differenza, una parola sola, un solo sguardo, un frammento di un ricordo.
Sono sempre cose così piccole a stravolgere tutto.
A fare saltare in aria le logiche...” Qualcuno di voi forse lo ha già capito, non sarò breve.
Mi scuserete ma l'assenza fisica per covid al Congresso "Amiamo speranze antiche" del Partito Radicale di ottobre scorso mi ha pesato un po'.
Mi unisco alle parole del segretario Maurizio Turco che è stato contento che Irene Testa, la tesoriera ha accettato la nomina a Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Regione Sardegna. La Sardegna era l'unica regione (tra le due o tre regioni) in Italia mancante del Garante dei detenuti.
Cinque anni, infatti, sono passati dalla candidatura di Irene Testa, promossa dal Partito Radicale e da don Ettore Cannavera a Garante regionale in Sardegna.
Dal 30 gennaio il garante c’è.
C’è per la diretta nomina del presidente del Consiglio regionale della Sardegna della Lega, Michele Pais.
Buon lavoro dunque a Irene di cuore.
Della nomina Maurizio Turco dice anche che non presenta incompatibilità formali con la carica di tesoriere del PR. Speriamo neanche sostanziali, per il carico e la mole di lavoro per percorrere strade che possono sostenere le finanze del nostro partito perché al 31 dicembre 2022, eravamo 1223 iscritti, a differenza dei 1363 del 2021. Eppure ha detto Irene il PR c’è: - nei referendum giustizia - nelle 25 manifestazioni Donna Vita Libertà - nella audizione davanti alla presidente commissione esteri del Senato Stefania Craxi - nella audizione alla Farnesina - nella marcia del 10 dicembre - nell'incontro con il sottosegretario alla giustizia Ostellari - nel coordinamento internazionale che si sta creando sul fronte dei diritti umani nel mondo etc .
E sui diritti umani va ringraziata per il suo ruolo di vice direttrice de La7 Gaia Tortora, si proprio lei dal cognome importante, dalla generosità e competenza non comuni in questo tempo, perché ha dedicato, invitando Irene Testa, per una settimana intera uno spazio alla questione iraniana! Una presenza quella di Irene, del PR senza precedenti.
Una anomalia dell'informazione potremmo dire.
Magari potrà ripeterla per la questione carcere minorili (e la richiesta di abolizione).
Impegno che vede il PR particolarmente coinvolto con don Ettore Cannavera in prima linea.
Quando mi è arrivata la locandina "FINCHE C’È VITA C’È SPERANZA? Riflessioni sul fine vita" dell'evento a Pavia cui sono stata invitata, i miei pensieri si sono un po' mescolati. Morire e lasciarsi morire Il Suicidio del sen.
Bruno Astorre Il 41bis di Cospito Eutanasia in carcere Per il caso Cospito e 41bis rimanderei alla intervista su Il foglio di Marianna Rizzini a Maurizio Turco del 3 di febbraio: "Sinistra e 41bis.
La storia di un rapporto" controverso.
Ma il caso Cospito è anche altro.
La lettera di ieri è di una lucidità che può far paura.
Non deve.
Favorevoli o contrari che si possa esseri: la scelta sulla morte in carcere: cioè se un detenuto può decidere sugli aspetti conclusivi della propria vita biologica per eventi esterni, come una malattia terminale o la sofferenza psicologica irreversibile.
E i miei pensieri sono andati alla notizia di ieri, della Eutanasia per Geneviève Lhermitte che uccise i cinque figli.
Scontava l'ergastolo e dal carcere aveva chiesto di poter morire «per sofferenza psicologica irreversibile».
Nel 2007 aveva ucciso i figli a coltellate in un piccolo centro in Belgio.
Già allora aveva tentato di togliersi la vita.
Per occuparsi della famiglia aveva lasciato il lavoro di insegnante e soffriva di una forte depressione.
Da sei anni era in cura da uno psichiatra.
Aveva lasciato una lettera a un'amica spiegando di trovarsi in una situazione che definiva inestricabile, irrisolvibile.
Il tribunale l'ha condannata all'ergastolo nel dicembre 2008.
L'ha ritenuta capace di intendere e di volere. La condanna è arrivata per omicidio premeditato: in una lettera scritta a chi l'aveva in cura aveva rivelato il piano di suicidarsi portando con sé i figli.
Aveva beneficiato della libertà condizionale per essere sottoposta a cure psichiatriche, indicate anche da una perizia che, al contrario della prima analisi, la riteneva incapace di intendere.
Proprio nell'anniversario del delitto è morta all'ospedale Leonardo da Vinci di Montigny-le-Tilleul.
Ha chiesto e ottenuto l'eutanasia «per sofferenza psicologica irreversibile».
L’ha ottenuta.
La scelta sulla morte in carcere da qualunque parte la si voglia vedere è complessità straordinaria.
I pensieri dicevo che si accavallano se penso agli esiti peritali degli ospiti che finiscono nelle REMS.
E non solo.
Malattia mentale e folli rei, disagio psichico, la comunità dei folli rei, le legislazioni "speciali" che ancora resistono e il percorso della tutela del diritto alla salute mentale non affatto garantito.
Dopo 11 anni dal mio, nostro viaggio dentro gli Opg e la loro chiusura.
Lunedì 6 febbraio ho iniziato il viaggio all’interno delle Rems con la legge 81/2014 che le istituisce.
Da nord a sud isole comprese.
17 regioni, 25 province, 33 residenze a non ricordar male.
Prima erano i manicomi criminali, poi gli ospedali psichiatrici giudiziari, oggi sono le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza.
MINERVA, MEROPE, CASTORE, POLLUCE, “GIUSEPPE GRANIERI” quelle all’interno delle quali sono stata autorizzata, a entrare con la telecamera di RR, per la prima volta.
Un viaggio lungo e niente affatto semplice.
?Si "toccano" con mano le legislazioni "speciali" che ancora resistono nel nostro ordinamento, quando ascolto la richiesta urgente e necessaria degli operatori sanitari di un confronto tra la cultura psichiatrica e quella giuridica.
Mancando questo rapporto, questo confronto, già da queste prime visite gli invii "impropri" da parte della Magistratura continueranno.
Questo vorrebbe dire che l’invio in Rems non è la corretta applicazione della legge 81/2014 che prevede la misura detentiva come "estrema ratio", così compromettendo il percorso di riabilitazione dei folli rei.
la dignità umana all' interno anche delle residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza deve essere un'urgenza delle istituzioni… c'è bisogno di una politica più attenta e più coraggiosa. Cito una sola testimonianza, di Lukas, un ospite di una Rems, che ha evidenziato come sebbene la pericolosità sociale va valutata al tempo di applicazione della misura di sicurezza come hanno stabilito le sentenze della Corte costituzionale.
ha vissuto sulla propria pelle quello che invece accade in realtà.
Accade che il tempo medio di attesa tra l'ordinanza di applicazione della misura di sicurezza in REMS e la sua effettiva esecuzione è di circa dieci mesi e tutto questo in un ordinamento in cui la magistratura deve inviare per il ricovero in esse solo per estrema ratio.
La comunità dei folli rei è una comunità fatta di persone: direttore, medici, psichiatri, infermieri, operatori sanitari, assistenti sociali, guardie giurate.
Un aneddoto ancora prima di concludere.
quando sono giunta in Calabria, Santa Sofia d’Epiro, il pensiero è andato subito alla lettera che un anno fa il sindaco Daniele Atanasio Sisca, invia al prefetto di Cosenza in merito alla facilità degli allontanamenti dalla REMS G.
Granieri che procurano allarme e timore tra la popolazione anche per la vicinanza della stessa ad una scuola.
Ho appreso che l’allontanamento ha riguardato un solo ospite.
Questa la realtà.
Un solo allontanamento che però ha prodotto la decisione di prevedere all’interno una stanza di DE-ESCALATION che l’immaginazione porta ad una stanza di contenimento con letto e suppellettili ancorati a pavimento con porta riservata e di metallo con finestrella d’ispezione e telecamera protetta da una gabbietta di metallo.
Un falso allarme da una parte, una stanza per gestire l’aggressività dell’ospite dall’altra.
E sono anche le posizioni giuridiche dei ricoverati a emergere.
Ricoveri provvisori o ricoveri definitivi.
Esco da lì, con un pensiero fisso.
Il ragazzo robusto, dall’andatura lenta, con lo sguardo fisso per tutto il tempo rivolto verso il basso.
È disabile intellettivo dalla nascita.
Chissà se avremmo potuto impedire il suo ingresso in REMS.
Se avessimo orientato la sua forza in un altro tempo e spazio.
Da questo punto di vista, quello dei folli-rei, insieme a quello dei minori autori di reato, potrebbero diventare i primi due campi dell'esecuzione penale su cui sperimentare l’assenza di istituzioni totali contenitive.
Il Consiglio Generale su proposta del segretario Maurizio Turco e della tesoriera Irene Testa, ha eletto Presidenti d’onore del Partito Radicale Gaia Tortora, l'ambasciatore Michael Giffoni, don Ettore Cannavera.
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