Critica e militanti

Buongiorno da critica militanti l'editore Quodlibet ha appena pubblicato un libro importante di Giancarlo Gaeta insigne studioso del cristianesimo antico e massimo esperto di Simon's Bay
E chi vi parla lo ha letto pensando tra l'altro ai molti spunti che avrebbe potuto trarre Marco Pannella si intitola In attesa del regno al cristianesimo alla svolta dei tempi ed è un mosaico tenuto con pezzi recenti
E altri già raccolti in cui mi pare si trovi tutto ciò che è essenziale per capire il percorso del suo autore cioè l'idea di fondo di Gaeta sull'attualità del cristianesimo c'è
L'incarnazione di questa idea in alcune esperienze individuali da Bonaiuti a illecita deserto a padre Dall'Oglio dalla Bei a Capitini cioè il suo riflesso nell'arte c'è il problema della sua comprensione che difficilmente può realizzarsi con la pretesa oggettività di un metodo storico-critico
E c'è la crisi della Chiesa che non può accettare conseguentemente questa idea anche quando vi fa riferimento in modo più o meno
Contraddittorio Wojtyla
O Francesco senza rischiare di cancellarsi come struttura di potere e nessun potere ricorda malinconicamente Gaeta si cancella da solo se non vi è costretto che in attesa del Regno sia una Summaga haitiana lo dicono anche due segni posti all'inizio e alla fine del libro ad aprire e chiudere i saggi sono infatti un breve esergo aforistico una postilla in cui si giusta pongono poche frasi staccate in questi alte Omega
è contenuto il succo del discorso si chiarisce cioè di cosa ci parla la raccolte che cosa resta oggi in un mondo atomizzato in cui le tradizioni religiose sono uscite distrutte o falsificate dal confronto col moderno del messaggio evangelico
Qual è dunque il cuore dell'idea che Gaeta del problema religioso in estrema sintesi possiamo dire che ritiene le religioni tradizionali dei depositi a cui attingere ma non più delle case da abitare
In particolare l'argomento su cui insiste la distorsione a cui l'originario esperienza cristiana
è stata sottoposta nel corso di due mila anni con l'addomesticamento della prospettiva escatologica cioè quella di una vita vissuta sotto il segno della fine anziché degli scopi dei Progetti e dunque del potere mondano
E con la trasformazione dei di tale prospettiva escatologica in una prospettiva invece provvidenziali Istica un provvidenziali Isma'il quale voi davanti alla laicizzazione progressiva della società è sfociato in un sincretismo variabile
Dettato dall'esigenza delle chiese di mantenere il prestigio sociale nell'epoca in cui appariva ormai chiaro
Lo svantaggio del loro modello dottrinale invece di agire nella certezza che a propriamente parlare non c'è più storia scrive Gaeta sia ridata legittimità al all'agire umano in vista di un aumenta il Regno di Dio o quello del progresso
Una meta infinitamente spostata in avanti la conseguenza inevitabile scrive ancora e che l'escatologia del differimento sia infine risolta nell'eterno presente
Della pura sopravvivenza biologica l'acquisizione di una conoscenza del significato ultimo della storia si è dissolta nella perdita di oggi significato
In quasi tutti i saggi Gaeta parafrasi e varia lo stesso pensiero sull'escatologia cioè su un modo di vivere nel mondo come sul limite del tempo in un puro presente che non rimanda al futuro la realizzazione del Regno istituendo così inevitabilmente progetti di dominio e gestione del frattempo bensì tenta di attuarlo subito nell'azione quotidiana costo puro presente
Non può che essere riempito dalla sollecitudine dalla compassione per il prossimo cioè per colui che non appartiene alla nostra famiglia che ci fa consapevoli di un limite di un ostacolo alla nostra volontà di potenza e che quindi quando non lo riconosciamo rischiamo sempre di ridurre la minaccia volge o a oggetto di desiderio
Il tempo della vita non può quindi che essere riempito da un atteggiamento che consiste secondo il detto Paolino nel vivere nel mondo come se non si fosse del mondo nel fermare cioè lo sguardo sul fatto che la scena di questo mondo passa senza volerne tratte nere possedere dei pezzi ma anche senza umiliarla in un ritiro sdegno oso
O in uno stoicismo inumano che rischia di tradursi di nuovo in un machiavellico cinismo da mani libere
è quasi impossibile resistere in questo equilibrio su questo crinale e Gaeta lo ammette nel suo esergo perché significa al tempo stesso non immergersi nelle illusorie reali dinamiche del potere mondano eppure anche rimanere vulnerabili alle sue ferite ma questo ideale questa esperienza intermittente questa e o di una possibilità intravista nel passato resta comunque il metro di giudizio con cui l'autore si accosta a tutti i suoi oggetti di analisi
Pur sapendo che il cerchio Riccio continuo mediatico che rende impossibile il silenzio interiore necessario
Ha una tale esperienza ormai invaso ogni spazio pur sapendo che la modernità e il fondamentalismo religioso all'esiliato il misticismo la capacità di accogliente distacco dia tesa di attenzione dell'altro
Ecco che caparbiamente Giancarlo Gaeta riparte ogni saggio da cui ritorna di continuo su alcuni passi di San Paolo con l'aiuto di Tao verso e anche del vangelo di Giovanni che a differenza di quanto accade ad esempio in Matteo postulano l'amore del prossimo come unico passaggio Dio cioè tolgono ogni spazio per un esercizio distinto dell'amore di Dio
Bruciano ogni residuo etico religioso quel residuo che invece si accrescerà e prevarrà nella storia della Chiesa in un impegno puramente umano ma in un impegno che si intende nei suoi momenti autentici non può illudersi di costruire una politica se non al prezzo pagato ad esempio da Giuseppe Dossetti nel secolo scorso di rientrare nel gioco del potere
Che fatalmente al lontano dal Vangelo un impegno cioè di pura e immediata vita cristiana tutto orizzontale non si tratta rilevarsi
Al cielo di affondare nell'interiorità scrive ancora Gaeta ma di sfamare gli affamati che allora il regno è presente come un di più tetto
Nella prospettiva Capitignano
Si tratta ancora di un impegno che sposta lasse del rapporto con la trascendenza dal credere in Dio al vivere Dio nella presenza di tutti vini e morti ma ascoltiamo ancora le parole forse più intensa ed emblematiche di Gaeta
Il cristiano afferma un certo punto sta sul palcoscenico del mondo pur sapendo che ciò che vi era presentato sparisce continuamente nel nulla perché è nulla
Per questo per questa sua coscienza nichilisti Ca'la presenza del cristiano insopportabile doppiamente insopportabile perché nega significato
Alla radicale volontà di esserci dunque nega la volontà di potenza ma allo stesso tempo patisce in se stesso
La passione del mondo egli non si sottrae all'aspirazione del mondo alla felicità perché il regno non è altro da questo mondo e perciò egli vuole sia ad opera per la felicità nell'ordine profano
Che continuamente trapassa Massa che nella felicità non è possibile permanere poiché essa stessa aspira a trapassare
è il punto in cui il cuore si spezza nella felicità estrema come nell'estremo dolore
Due anni fa recessivo in questa rubrica un altro libro di Gaeta al solito molto bello ma meno netto e forse meno ricco libro che mi aveva lasciato con una domanda quasi impronunciabile la quale
Finiva per apparire stranamente volgare davanti a quelle pagine Gaeta
Crede nella risulterebbe nel nella resurrezione di Cristo mi chiedevo Gaeta crede in Dio ancora davanti a questo inattesa del regno non sento più il bisogno di porgli la domanda molti lo si accennava sono qui ritratti di singoli individui che hanno tentato di incarnare la vita cristiana in una società
Che non lo è più eppure la figura forse più vicino al discorso del Piano mi
Sembra quella di un non cristiano di un liberalsocialista o libertario singolarmente religioso di cui l'autore si è occupato altrove ma che in questi saggi non città
Nicola Chiaromonte a cui fa pensare già il titolo del primo scritto parola e silenzio come Chiaromonte Gaeta invita non proteggersi con la mala fede dalla verità della situazione di massa in cui ci troviamo dalla coscienza cioè di essere consegnati a una bestia sociale e tecnologica che esercita su di noi una pressione apparentemente in grado di schiacciare qualunque
Alternativa ci invita cioè
A riconoscere la nostra situazione apocalittica che oggi coincide con l'orizzonte del nichilismo con la consapevolezza del nostro nulla solo ripartendo da questo sguardo fermo senza risarcimenti illusori può venire
Fuori qualcosa di diverso si può aggiungere libertà al mondo
A risentirci venerdì prossimo