Incontri. La Corte costituzionale "incontra" i vari mondi della cultura - Eva Cantarella e Nicolò Zanon. La cultura vendicativa della pena

Ma
Una sentenza della Corte Costituzionale la numero duecentocinquantatré del due mila diciannove ne offre lo spunto per alcune riflessioni e sollecitazione che vorrei rivolgere al proprio alla costante
Quale sentenza dichiara illegittima la norma secondo la quale i condannati per uno dei reati previsti dall'articolo quattro bis comma uno della legge
Ventisei luglio mille novecentosettantacinque numero trecentocinquantaquattro
Avrebbero potuto godere dei permessi previsti da quella stessa legge
Solo a condizione che fossero diventati collaboratori di giustizia
Quella norma infatti era incompatibile con il principio della nostra Costituzione secondo il quale la pena è finalizzata al reinserimento del condannato nella vita sociale
Una sentenza importante che contiene un forte avvertimento contro i rischi di una concezione sociale della pena profondamente sbagliata e poi estratto largamente condivise
Per cui l'ulteriore diffusione potrebbe pericolosamente offuscare la radicale diversità tra questa è la vendetta
A resta diverse età si era affermata nella nostra cultura oltre due mila cinquecento anni or sono
Quando seicentoventuno avanti è cresciuto la prima legge ateniese segnò la nascita del mondo del diritto
Per secoli la vendetta era stata considerata un dovere sociale che consentiva a chi se li tenevo offeso da un comportamento altrui di recuperare la stima dei consociati diminuita dall'oltraggio
Ma la legge di cui sopra stabilì che l'omicidio era un delitto giudicato da un tribunale a questo scopo istituito composto da giudici terzi e imparziali
E punito con la morte se commesso volontariamente e con l'esilio se involontariamente
Una vera e propria rivoluzione
Così è difficile
Da fare accettare agli atenei sì da indurre Eschilo oltre mezzo secolo dopo la legge
Più precisamente nel quattrocentocinquantotto avanti Cristo a celebrare nell'Orestea la nascita di quel primo tribunale il Cile previo accordo
Vetture oggi a distanza di millenni
Ecco riproporsi una pericolosa confusione tra la funzione della pena e il desiderio delle vittime di ottenere giudizialmente una compensazione del danno provocato loro dal crimine
Non di rado difficilmente distinguibile da un desiderio di vendetta
Un sentimento col resto considerato un tempo eticamente riprovevole
Oggi invece esplicitamente non solo dichiarato ma espressione di una voce nelle occasioni più svariate
Come ad esempio nelle aule di giustizia nel momento in cui i parenti e gli amici delle vittime presenti in aula manifestando il loro dissenso da sentenze di condanna considerate troppo miti
E in parallelo provocate dalla paura di una crescita della criminalità peraltro statisticamente inesistente
Continua la richiesta di pene sempre più gravi del tutto erroneamente viste come un deterrente al crimine
Per renderci conto di quali e quanto gravi possano essere le conseguenze del diffondersi di una simile atmosfera dovrebbe bastare il ricordo di quel che è avvenuto negli Stati Uniti d'America
Dove la pena è stata via via progressivamente rielaborata dalla coscienza sociale
Sino a venire intesa come un risarcimento dovuto dalla comunità alle vittime del crimine e dove questo di concettualizzazione sì e quindi trasferite sul piano del diritto in una sentenza della Corte Suprema infatti cannibal sostenne sì del mille novecentonovantuno il giudice estensore osceni questa affermo alcuni principi ai quali la giurisprudenza americana continua tuttora ispirato senza da tutti ai giurati era consentito ascoltare le testimonianze sul carcere dell'accusato scrisse aventi questo era giusto che si ascoltassero anche quelle dei parenti delle vittime per conoscere le caratteristiche anche di queste nonché i danni provocati dal crimine alle loro famiglie
E richiedono anche facendo suo un concerto esposto in una precedente dissenting opinion del giudice Scalia in Borsa Jud Süss Mary Nanda nel mille novecentottantasette
Che la misura di quel danno aveva rilevanza al fine di stabilire nella giusta entità della pena
Nella Costituzione infatti così come nelle opinioni della corte o nella storia degli Stati Uniti non vi era nulla che richiedesse rideterminare la pena solo sulla base dell'acconto morale a
Ma torniamo a noi
Se è vero che nel nostro Paese a difenderci da degenerazione del concetto di giustizia analoghe a quelle statunitensi sta un'antica e più che salda tradizione giuridica
Questo non toglie che la sentenza duecentocinquantatré del due mila diciannove della nostra corte imponga di ragionare sui possibili strumenti per contrastare la confusione sociale tra appena vendetta
E la strada sul piano della prevenzione speciale non può essere che la progettazione sempre più articolata
Di un processo di esecuzione della pena grazie al susseguirsi dei passi necessari a evitare la reiterazione del crimine da parte del reo ma quali potrebbero essere gli strumenti per una prevenzione generale
Le opinioni ed eventualmente le diverse posizioni espresse in questo campo dalla corte sarebbero certamente oltre che di grande interesse di grande utilità all'intero Paese
Con l'autorevolezza della storica del diritto dell'antichità classica Eva Cantarella ci propone in modo forte la questione del processo e della pena
Sono concepibili oggi processo e pena come una sorta di vendetta privata o pubblica
Delle vittime dei reati dei loro parenti della collettività tutta contro l'autore del reato che sparse che limiti a questa volontà privata o pubblica di avere giustizia nel processo nella pena inflitta chi ha giudicato colpevole sono questioni eterne già affrontate anche risolte nel diritto della Grecia classica ma drammaticamente ancora presenti per noi oggi è anzi proprio oggi si direbbe ancora più pressanti
Quante volte ad esempio ascoltiamo la notizia della cocente delusione o meglio della disperazione dei parenti di una vittima
Quando apprendono dell'assoluzione dell'imputato dell'omicidio del loro congiunto
Quante volte ci viene comunicato il messaggio che non essendosi concluso il processo con la condanna dell'imputato allora automaticamente giustizia non è stata fatta
E questo scatena ondate di indignazione nell'opinione pubblica
Ma appunto il processo e la prima sono alla mercé del desiderio di giustizia o di vendetta privata o pubblica che sia sono alla mercé della collera popolare la mia risposta è no
Il dolore delle vittime e dei loro cari ed a rispettare fino in fondo il male che hanno subito non si cancella e la società deve farsi carico di alleviare quel male
Per quanto ciò sia possibile ma il processo il suo svolgimento e la pena da infliggere
Quanti siano condannati non dipendono da sentimenti privati o pubblici di questa natura ricordi un esempio estremo relativo a un periodo di rivoluzione un episodio storico narrato da un nostro grande processo al civilista e anche romanziere
Salvatore Satta né il ministero del processo una sua conferenza tenuta nel mille novecentoquarantanove
Vi si racconta prendendone notizia dai diari dell'epoca che il due settembre mille settecentonovantadue a Parigi
La folla rivoluzionaria irrompe nel palazzo di giustizia dove siede il tribunale rivoluzionario creato apposta poche settimane prima per giudicare più efficacemente i traditori della Rivoluzione
Vi si tiene il processo alle guardie svizzere del re ovvero nella mitologia rivoluzionaria agli scranni del tiranno
In particolare in quel momento alla sbarra il loro comandante la folla scatenata penetra nel palazzo nel cortile scova e massacra orrendamente gli altri prigionieri in attesa di essere giudicati scopre poi che al piano superiore nella sala San Luigi si sta tenendo appunto l'udienza relativa al processo al comandante delle guardie
Con bestie armi ancora grondanti del sangue degli altri prigionieri irrompe nell'Aule reclama la consegna dell'imputato
Questi sicuro di morire scende dalla sbarra si consegna loro come dire son cui uccidete mi ma il presidente del tribunale ferma ad un gesto gli invasori
Con poche decise parole intima loro testualmente rispettati e la legge e l'accusato che sotto la sua spada sorprendentemente i massacratori in silenzio si allontanano docilmente
Quale significato può avere questo episodio narra forse del trionfo del diritto della giustizia del giusto processo dell'indipendenza del giudice dell'arrestarsi della vendetta al cospetto delle forme e dei riti del processo assolutamente no
Scrivono i commentatori dell'epoca che rivoltosi si allontanano perché hanno compreso che l'opera di sterminio che essi hanno compiuto diciotto nel cortile nelle celle
Con le maniche arrotolate la piccata le mani qui sopra nell'aula San Luigi questi giudici
Questi borghesi dal mantello nero dal cappello a piuma
La stanno perfezionando per loro sui loro seggi
La morale e allora questa il tribunale
Rivoluzionario giudice speciale creato apposta non è un vero giudice
Non è un giudice imparziale invece la stessa parte che vuole la condanna cioè la morte dei traditori che usa bensì le forme del Processo male piega i propri obiettivi
La folla rivoluzionaria lascia fare perché l'ha capito
La il fatto è che la folla o più in generale il pubblico dei processi non può essere giudice
E ancora e soprattutto vero giudice non può essere nemmeno un tribunale rivoluzionario creato ad uno scopo preciso cioè per ottenere più veloci ed efficaci condanne
Ma bisogna appunto dirlo non possono essere i giudici ne possono influenzare i giudici nemmeno le vittime del reato o i loro cari
Noi oggi per fortuna abbiamo forme processuali in cui tutto ciò non accade però ripassare qualche principio della nostra civiltà giuridica alla luce di ciò che ci ricorda Eva Cantarella
Potrebbe non far male non ci può essere un processo che sia vendetta né del pubblico né delle vittime in pubblico e bensì ammesso nelle aule di giustizia ma siccome si sa che è parte
Parteggia per lo più per la condanna più raramente per l'imputato gli è vietato di manifestare opinioni o sentimenti di tenere contegno tale da intimidire o provocare
E soprattutto noi oggi non accettiamo la creazione di tribunali straordinario speciali istituiti apposta per reprimere reati già commessi lo vieta esplicitamente la nostra Costituzione ma allora a fronte dei reati chi si fa carico delle sacrosante esigenze di giustizia chi si carica sulle spalle il desiderio delle vittime dei loro cari di vederla in atto questa giustizia
Nell'azione penale nel processo cioè il compito della procura della Repubblica che conduce le indagini e sostiene l'accusa in giudizio
E se lo fa naturalmente non per vendicare ma per far rispettare la legge e perseguire reati quando ritiene che un reato sia stato commesso
E ricordiamolo a monte delle indagini ci sono le leggi che prevedono i reati cioè le scelte di politica criminale fatte dal Parlamento legislatore cioè insomma il principio di legalità penale
E però residue risalta proprio nel nome procura della Repubblica l'idea che questo è l'ufficio che si fa carico delle esigenze di giustizia dei cittadini ed anche delle vittime e dei loro cari della loro volontà di ottenere giustizia
Sulle spalle della procura della Repubblica c'è proprio questo fardello di volontà di giustizia certo anche le vittime o i loro cari possono essere nel processo la persona offesa dal reato che le parti civili
Possono giocare un ruolo ma non è un ruolo centrale
Questo ruolo se lo assume il Pubblico ministero pubblico appunto perché il processo non è vendetta privata mancano ancora troppe cose al nostro processo l'accusa è solo una parte di quel tutto che il processo cioè intanto il diritto inviolabile dell'accusato di difendersi e di difendersi provando nelle forme più efficaci
è la difesa diritto inviolabile in ogni stato e grado del processo e lo è tanto più perché l'imputato è solo al cospetto della forza dell'apparato punitivo e repressivo pubblico e va garantito il più possibile
Egli è anche presunto innocente fino a condanna definitiva dice la Costituzione
C'è poi da considerare che un vero processo
Non ha una sola necessaria fine se vuole essere un vero processo
è anzi vero processo se non ha uno scopo prefissato
Non ha cioè lo scopo di condannare come faceva il tribunale rivoluzionario del nostro esempio
E comunque semmai a dispetto della concezione che torna oggi ad affacciarsi come nota Eva Cantarella
Ma di nuovo spiegato che il processo non serve a dimostrare l'innocenza dell'imputato mai messo l'accusa deve riuscire a provare la sua colpevolezza convincendo il giudice
Per questo sbaglia chi diffonde il messaggio che giustizia non è stata fatta quando un processo non si conclude con la condanna degli imputati ma con la loro assoluzione
Perché trascura tutto quanto la nostra civiltà giuridica creato in materia di processo
Soprattutto è infine il processo è un giudizio che deve provenire da un terzo imparziale il giudice è terzo deve essere terzo e imparziale deve essere terzo e imparziale rispetto ad accusa e difesa
E se nel processo il giudizio non proviene da un terzo non è vero giudizio
E poi a che serve la pena quando condanna vi sia anche la pena non è una forma di vendetta pubblica della società sul singolo privata dei parenti delle vittime
La pena è tante cose certo però di essa dice la Costituzione che deve tendere alla rieducazione del condannato restiamo sobriamente lontani da sentimentalismi che impediscono di vedere la complessità del fenomeno di cui ora ragioniamo
E mettiamo anche da parte se possibile le visioni che definirei correzione a liste della pena ed il trattamento penitenziario
Non si tratta di domandare al condannato ispirazioni morali ore me and You pentimento
Si tratta semmai di ricreare le condizioni affinché egli possa tornare da persona libera alla vita sociale ora la pena innanzitutto una pena e perciò incidendo sui diritti di chi vi è sottoposto essa è e purtroppo non può non essere una fruizione una sofferenza inflitta a causa di un'azione compiuta
Ancora essa colpisce il singolo ma è anche un messaggio a tutti
Inevitabilmente la pena ha una funzione dissuasiva generale di prevenzione generale di difesa sociale
E però come combinare in modo ragionevole tutte queste funzioni della pena alla luce della Costituzione che esplicitamente ragiona solo della sua funzione tendenzialmente rieducativa
Già oltre trent'anni fa nella sentenza trecentotredici del mille novecentonovanta
La Corte Costituzionale osservo che la risocializzazione del condannato
è la funzione costituzionalmente preminente della pena e deve essere costruita sulle caratteristiche del singolo
Per facilitarne il recupero e il reinserimento nella vita sociale
Integrazione dei torti subiti dalla vittima prevenzione generale difesa sociale sono certo allora obiettivi della pena ma sono obiettivi che pur presenti non devono né cancellare né assorbire dall'educazione
Perché se questa rieducazione venisse orientata alla luce di quegli obiettivi
Allora si correrebbe il rischio di strumentalizzare la singola persona disse la Corte
Per fini generali di politica criminale o per fini di prevenzione generale
O di privilegiare la soddisfazione di bisogni collettivi di stabilità e di sicurezza quindi per obiettivi di difesa sociale e tutto questo condurrebbe a sacrificare il singolo attraverso le esemplarità della pena
Ecco ahimè la pena esemplare che oggi talvolta si imbocca o la sentenza esemplare di cui narra ad esempio Leonardo Sciascia importante
No invece la Costituzione ci dice che ottenne nere nell'esecuzione della pena un percorso rieducativo finalizzato al recupero del condannato alla vita sociale
Fa bene sia Luís che alla società fa bene a lui perché come dicono le nostre sentenze più recenti porta a riconoscere che nella vita si cambia
E che la personalità del condannato non può restare assegnata in maniera irrimediabile dal reato commesso in passato ma è appunto aperta a prospettive di cambiamento e fa bene a tutti noi perché restituire alla vita di relazione sociale
Una persona cambiata in meglio
è in fin dei conti conforme alle istanze di sicurezza stesse che giustamente l'opinione pubblica esprime questo è dunque ciò che io penso sul processo e pena ai nostri travagliati tempi