La Costituzione raccontata dai giudici - La Corte e il fine vita. Intervento di Francesco Viganò

Si dice spesso che le decisioni della Corte costituzionale possono cambiare la vita delle persone
Forse questo non è mai stato così vero come per le decisioni di cui parleremo ora che riguardano il momento drammatico in cui la vita si conclude
Nel due mila diciotto la Corte costituzionale viene chiamata a intervenire in un caso notissimo
Quello di Fabiano Antoniani conosciuto da tutti come Falbo un giovane che nel due mila quattordici aveva subito un grave incidente stradale
Al quale era sopravvissuto restando però in una situazione di grandissima sofferenza favore completamente immobilizzato cieco bisognoso di sostegno e respiratorio meccanico
è nutrito e il trattato artificialmente e vittima di spasmi e contrazioni che li provocano dolori non completamente controllabili mediante terapie farmacologiche
Ma conserva intatte le proprie facoltà intellettive e la possibilità di comunicare pur con fatica con i familiari un paio d'anni dopo l'incidente farlo si rivolge a un'organizzazione svizzera
Che fornisce assistenza al suicidio chi lo desideri una pratica considerata lecita in quel Paese a determinate condizioni
Entrarono in contatto con un attivista politico Marco Cappato il quale acconsente ad accompagnare con la propria automobile Luís la mamma e la fidanzata nella struttura svizzera dove gli sarà fornito il farmaco
Che azionato da uno stantuffo manovrato con la bocca dallo stesso Falbo ne provoca la morte
Ritornato in Italia Cappato si autodenunciano i carabinieri il fatto commesso da Cappato costituisce secondo la legge italiana un reato
E precisamente il reato previsto dall'articolo cinquecentottanta del codice penale che punisce l'assistenza all'altrui suicidio
Accompagnando Falbo nella clinica svizzera Cappato infatti ne ha agevolato il suicidio e per questo reato conseguentemente viene rinviato a giudizio davanti alla Corte d'assise di Mila no
La Corte non può che ritenere accertato il fatto ma al tempo stesso dubita che la norma del Codice penale sia compatibile con la Costituzione
E precisamente con il valore centrale attribuito dalla Costituzione alla dignità della persona
Una cui componente fondamentale è la capacità di autodeterminarsi una capacità che secondo i giudici milanesi comprende la libertà di prendeva sei le decisioni essenziali sulla propria esistenza tra le quali la scelta di come quando porre fine alla propria vita la corte d'assise di Mila no allora manda gli atti alla Corte Costituzionale chiedendole di dichiarare illegittimo l'articolo cinquecentottanta nella parte in cui punisce l'assistenza di un terzo all'esecuzione di un suicidio che l'interessato abbia liberamente scelto di compiere
La Corte costituzionale della quale io stesso era appena entrato a far parte si è trovata così per la prima volta nella sua storia
A decidere sulla tematica angosciosa del fine vita lo stato dell'arte sulla questione per il vero enormemente mutato rispetto al mille novecentotrenta
L'anno in cui fu emanato il Codice Penale
Gli straordinari progressi compiuti della medicina permettono ora di curare molte malattie che all'epoca erano incurabili e di allungare significativamente le speranze di vita della popolazione
Ma al tempo stesso consentono di mantenere in vita pazienti in condizioni assai critiche
Non sempre riuscendo a garantire loro una vita libera da sofferenze e dunque una qualità della vita tollerabile appena dopo l'inizio del nuovo secolo alcuni casi giunti all'attenzione dei giudici avevano scosso la coscienza nel nostro Paese
Il primo fu quello di Piergiorgio Welby anche lui rimasto tetraplegico aveva chiesto di essere disconnesso dal respiratore che lo teneva in vita
Ritenendo di non aver più la forza di sopportare la sua condizione clinica nonostante l'assistenza costante affettuosa della moglie
Un medico aveva aderito la sua richiesta staccando il respiratore e se Dandolo durante i pochi minuti che precedettero la sua morte
In questo caso non si trattava di assistenza al suicidio la morte era stata provocata direttamente dal medico che aveva spento il respiratore
La Procura aveva pertanto formulato a carico del medico l'imputazione per il diverso reato di omicidio del consenziente punito ancor più gravemente dell'istigazione al suicidio
Ma in quell'occasione siamo nel due mila e sette
Il giudice nell'udienza preliminare dispose il non luogo a procedere nei confronti dell'imputato che venne così prosciolto dalle accuse
Il giudice ritenne in particolare che chiedendo e ottenendo di essere disconnesso dal respiratore che lo teneva in vita
Piergiorgio Welby avesse esercitato il proprio diritto fondamentale di rifiutare ogni trattamento sanitario garantito dall'articolo trentadue della Costituzione
Sì che il medico che aveva collaborato con questa decisione non poteva essere punito
Avendo partecipato a un'azione pienamente Lecce un secondo caso che destò grande attenzione dell'opinione pubblica fu poi quello di Eluana Englaro deciso tra il due mila e sette e il due mila e otto
Questa volta si trattava di una ragazza pure coinvolta in un grave incidente automobilistico
In conseguenza del quale però era rimasta in stato vegetativo permanente costretta quindi ad essere nutrita e idratata artificialmente
Il padre di Eluana in qualità di suo tutore chiede di essere autorizzato disporre la sospensione della nutrizione e idratazione
E di poter lasciare morire la figlia dopo una lunghissima vicenda giudiziaria
La Cassazione decise che questa autorizzazione doveva essergli concessa qualora fosse risultato che la ragazza avrebbe rifiutato questi trattamenti se fosse stata in grado di esprimere la propria volontà
La Suprema Corte ribadì infatti che ha ogni paziente spetta il diritto fondamentale di rifiutare qualsiasi trattamento ritenuto non più conforme ai propri interessi
E affermo che quando il paziente sia incapace questo diritto non può che essere esercitato dal suo tutore il quale dovrà decidere conformemente alla volontà presunta del paziente
Ricostruita in base al suo mondo ideale alle sue convinzioni etiche al suo stile di vita
Sulla base di questi principi
La Corte d'appello di Milano otto Rizzo il padre di Eluana
A disporre la cessazione dei trattamenti che la tenevano intitolato sullo sfondo di questi due casi il legislatore decide nel due mila e diciassette di regolare la materia con la legge duecentodiciannove nota come legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento
Si riafferma anzitutto il principio già desumibile dall'articolo trentadue della Costituzione
Che ogni persona capace di agire ha il diritto di rifiutare qualunque trattamento medico e di ottenere l'interruzione di quelli già in atto anche se necessari per la sopravvivenza come l'idratazione le rime e l'alimentazione artificiali
Al tempo stesso la legge prevede che la richiesta di interruzione del trattamento possa essere associata alla richiesta di terapie palliative e della terapia del dolore
Con possibilità di ricorrere anche alla sedazione profonda continua
In attesa della
Il caso di fado era però diverso sia dai casi Welby ed Englaro sia dalle ipotesi disciplinate dalla legge duecentodiciannove in effetti fa voi non aveva chiesto né ottenuto l'interruzione di un trattamento di sostegno vitale materia piuttosto chiesto e ottenuto che gli fosse fornito un farmaco rivolto a provocarne la morte
Che lui stesso aveva poi assunto tramite un movimento dalla bocca
In sostanza aveva chiesto di essere aiutato a suicidarsi di qui la domanda che la corte d'assise di Mila no formula alla Corte costituzionale
Ma è proprio legittima una norma che sanziona con la pena della reclusione da cinque a dodici anni
Chi abbia aiutato un paziente nelle condizioni di farlo a togliersi la vita di fronte a decisioni così difficili una buona strategia per una corte è sempre quella di guardare oltre i confini nazionali
Per rendersi conto di che cosa è accaduto in altri sistemi giuridici
E per la corte costituzionale è stato così naturale
Guardare a due recenti decisioni della Corte Suprema inglese e della Corte suprema canadese la Corte Suprema inglese aveva affrontato nel due mila e quattordici un caso molto simile a quello di farlo
La maggioranza dei giudici aveva in quell'occasione ha affermato che la decisione su quando e come morire
è parte integrante del diritto alla vita privata trattandosi di una delle decisioni più intime più importanti nella vita di una persona
Aveva poi aggiunto che un divieto assoluto di urtare una persona a togliersi la vita anche quando la decisione si è assunta allo scopo di liberarsi da gravissime sofferenze fisiche non le inibire i con terapie palliative
In linea di principio in contrasto con questo diritto fondamentale
E tuttavia i giudici si astennero dal dichiarare formalmente l'incompatibilità del reato con il diritto fondamentale
Per dare l'opportunità anzitutto al Parlamento di intervenire con una legge che regolasse compiutamente la Matteo l'anno seguente la Corte Suprema canadese decise invece di dichiarare parzialmente illegittima
Una norma analoga a quella italiana
Stabilendo la liceità dell'aiuto al suicidio prestato a un adulto capace e affetto da una patologia incurabile che Li Causi sofferenze intollerabili
La Corte sospese però per un anno l'efficacia della propria decisione sempre per dar tempo al Parlamento di intervenire con una legge che disciplinasse compiutamente la materia legge poi puntualmente approvata nel due mila e diciotto la Corte costituzionale italiana trae indicazioni importanti da queste due decisioni da un lato afferma l'incompatibilità con i diritti fondamentali del paziente di una disciplina come quella del Codice penale
Che vieta in modo assoluto di prestargli aiuto nella sua scelta di congedarsi dalla vita
E dall'altro lato
Decide di sospendere per un anno il giudizio in modo da dar tempo legislatore
Di intervenire con una legge sulla materia nella propria decisione la Corte costituzionale riconosce per la verità la perdurante attualità e legittimità costituzionale
Della generale criminalizzazione dell'aiuto al suicidio
Che ha la funzione di proteggere le persone più deboli e vulnerabili in particolare le persone malate depresse psicologicamente fragili gli anziani gli invalidi e tutti coloro che necessitano di assistenza speciale
Persone tutte che potrebbero essere indotte a decidere di farsi da parte per non pesare più sui propri familiari mentre potrebbero ben trovare ragioni forti per continuare a vivere con il sostegno e l'aiuto della società
E tuttavia queste ragioni non operano in casi come quello di farlo la corte prende atto che la legge duecentodiciannove già consente a un paziente nelle sue condizioni di porre fine alla propria esistenza
Rifiutando e trattamenti medici che lo tengono in vita in particolare l'alimentazione e l'idratazione artificiale
Ma osserva anche che il paziente potrebbe non voler affrontare se pur sedato il lungo percorso che conduce alla morte in seguito alla sospensione di questi trattamenti il paziente potrebbe ritenere più consono alla propria dignità un percorso più rapido e più diretto che lo conduca allo stesso risultato
E allora conclude la Corte
è irragionevole vietare a chiunque di aiutarlo a morire in modo più rapido fornendogli un farmaco in grado di provocare un sonno profondo e poi la morte dopo aver affermato questo principio la corte ha ritenuto tuttavia opportuno sull'esempio delle corti inglesi e canadesi lasciare al legislatore il compito di regolare puntualmente la materia
Predisponendo le necessarie cautele per evitare possibili abusi a danno dei pazienti specialmente di quelli più vulnerabili la Corte decide perciò di rinviare la decisione finale di un anno esattamente come aveva fatto la Corte Suprema canadese
In modo da lasciare un tempo congruo al legislatore per intervenire
Ma nell'anno successivo legislatore non interviene
E così nel due mila diciannove la corte non ha scelta
Dichiara la parziale illegittimità costituzionale del reato di assistenza al suicidio nella parte in cui si applica anche a pazienti pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli
La cui vita dipende da trattamenti di sostegno vitale
Che abbiano deciso di morire perché affetti da patologie irreversibili fonte di sofferenze insopportabile ma proprio per evitare possibili abusi da parte di persone senza scrupoli
La Corte stabilisce anche una serie di cautele inattese di un sempre possibile e auspicato intervento organico del legislatore anzitutto sarà necessario una verifica da parte del servizio sanitario pubblico
Dei presupposti che consentono al paziente di chiedere di essere assistito nel morire
Occorrerà poiché al paziente si è illustrata la possibilità di ricorrere a terapie palliative inclusa la sedazione continua profonda
E che queste terapie lì siano anche concretamente messe a disposizione cosa che purtroppo ancora non avviene sempre nel nostro Paese
Ed infine sarà necessario il parere del Comitato etico territorialmente competente
Ferma in ogni caso la possibilità per il medico di sollevare obiezione di coscienza
E di non assistere il paziente nella propria scelta di congedarsi dalla ditta con queste modalità quella che ho raccontato è stata certamente una delle decisioni più difficili alle quali mi è toccato partecipare sinora
Una di quelle decisioni che come racconta il grande giurista il giudice italo americano Guido Calabresi letteralmente tolgono il sonno al giudice facendolo svegliare di soprassalto nel cuore della notte
Una decisione di cui noi giudici ben comprendevamo l'estrema delicatezza umana
Che si affaccia sul territorio misterioso del confine tra la vita e la morte per il quale tutti sentiamo un naturale sentimento di riverenza e di timore eppure era una decisione che in un senso o nell'altro dovevamo prendere eretti come eravamo tra il desiderio di non lanciare nemmeno involontariamente un messaggio di indebolimento della tutela della vita umana
E la necessità di farci carico vi situazioni di lacerante sofferenza purtroppo non eliminabili dalla medicina
In cui forse la stessa pretesa di dire a chi sta soffrendo che cosa è giusto non è giusto fare
Rischia di apparire come un atto di arroganza
Il risultato di questo travaglio è stato una decisione sofferta ma credo ispirata anche da un'idea di compassione nel senso letterale del termine di condivisione dell'altrui sofferenza idea che non è estranea e non deve mai essere estranea all'esperienza del diritto