Celebrazioni del 90° anniversario della morte di Giuseppe Di Vagno (deputato socialista assassinato nel 1921)

Le porgo il saluto
Sentito caloroso pregno di sentimenti di appartenenza dell'intera comunità di Conversano
La memoria del martire Divagno ci offre motivo di riflessione sulla violenza
Sulla devianza
Sulla esistenza e sulla distinzione fra il bene ed il male sull'umanità
Sull'etica e sulla politica
La nostra coscienza
Manifesta l'esigenza di una rivoluzione culturale
Un'esigenza che nasce dalla consapevolezza del fatto
Che del male compiuto dal singolo ognuno di noi in piccola percentuale eppure complici
Siamo dunque desiderosi di migliorare noi stessi più che critici verso il prossimo
Comici che un'ingiustizia contro gli altri costituisce un'ingiustizia contro noi stessi
Del fatto che per giudicare il cuore degli altri
Ebbene prima a misurare la propria anima
Per questo la città di Conversano la ringrazia e le rende onore per la sua presenza
Qui nel palazzetto dello sport dei campioni d'Italia di pallamano
Questa comunità
Che lei proprio
Lo scorso trenta dicembre
Ha gratificato con il conferimento del titolo di Città
Oggi vuole essere degno
Della visita del Capo dello Stato
Vuole farlo affermando ed esaltando la memoria di una vittima attraverso il ripudio della violenza propria di una cultura e di uno stile
Che non le appartengono
Questa città Presidente le chiede di essere garante della concordia
è della pace
Principi che non possono considerarsi astratti
Bensì posti alla base dell'esigenza di sviluppo così forte ed impellente in questo tempo
Lei chiede ancora di propugnare la verità in politica di respingere il vizio dei proclami e dell'apparire a tutti i costi
E così di favorire la concretezza e la ricerca delle soluzioni pratiche
Lei chiede infine di farsi promotore
Ed assertore del diritto alla salute
E dall'assistenza socio sanitaria
Della cultura dell'accoglienza e della certezza del diritto
La comunità di Conversano si impegna a parlare i propri figli
Invitandoli al rispetto alla responsabilità al sacrificio e dal coraggio nella vita e nelle scelte
Educando LEA considerare pace non violenza valori da cui la società civile non può prescindere
Si impegna ad incoraggiare chi ha la voglia e l'umiltà di dare
E di crescere ad ogni età
Hanno smettere di sostenere i bisognosi senza dimenticare di inculcare nei giovani il senso profondo dell'adempimento dei propri doveri
Quale garanzia principale
Di ogni diritto proprio ed altro qui
Il mio ringraziamento
Va alla fondazione Divagno maggio ambito Mastro Leo allo staff tutto per la lodevole iniziativa
Per l'impegno era per la professionalità profusi
Va alla famiglia di Vannino che saluto con grande affetto
Va a tutte le
Autorità
Civili religiose militari
Intervenute
A tutti coloro e sono tanti che hanno lavorato per il buon esito di questa storica manifestazione
Ai miei assessori
Ai miei uffici comunali
La ringrazio e do maggio ancora Presidente lei ci ha concesso il privilegio
Di vivere con noi il novantesimo anniversario del nostro martire di Vanni
Porteremo nel cuore ricordo di questo giorno e vorremmo che lei portasse nel cuore l'entusiasmo la stima ed il sincero affetto dei bambini delle donne e degli uomini di questa città grazie
Prende la parola il presidente della provincia di Bari Francesco Schittulli
Signor Presidente della Repubblica
Con rinnovata alta stima le porgo il saluto più caloroso dalla terra di Bari
Nella città di Conversano
Così caricati storia di grandi tradizioni religiose
Qui
La prima donna vescovo il monstrum a Puglia
Come la definiva
Loiero un ed esporta nato da una rivoluzione
Che non coglieva il significato o di Gina le ed innovatore
Di una tale mostruosità
Conversano attiva
La boriosa
La voglio sentire anzi settori come prova anche una impresa di livello europeo della innovazione dalla comunicazione come Telenorba
Nata
Dall'impegno
Dalla passione da i sacrifici di un gruppo
Di
Allora ahimè giovani
Hai quali ancora oggi dobbiamo ispirarci per il rilancio della nostra terra dalla nostra il nostro Mezzogiorno
Una Conversano dal grandi tradizioni civiche
Dov'è nato e DOP dato appunto Giuseppe Di Vagno
Tra l'altro anche
Consigliere della provincia di Bari che ella signor Presidente oggi un'ora con questa celebrazione commemorativa
L'occasione della commemorazione di un martire dell'antifascismo Giuseppe Di Vagno
Protagonista
Di forti appassionate culturalmente e socialmente motivate lotte politiche per il riscatto delle popolazioni meridionali
Offre motivi di riflessione
Sulle condizioni attuali della politica nel nostro paese
E sull'urgenza
Secondo il suo alto insegnamento signor Presidente
Della esigenza di azioni condivise
Di rispetto reciproco
Di aspirazioni ideali da tradurre in concreti atti legislativi e amministrativi
Di cui la politica deve rispondere con un'attività istituzionale e serena profondamente attese dei cittadini tutti finalizzata alla crescita della conduzione politica
E la via questa signor Presidente
Che la
Saggiamente ci indica
E la linea di rigore
Di impegno civile ed umano
Di vicinanza ai cittadini che nell'Amministrazione provinciale di Bari e perseguita senza esitazione alcuna e con decisa fermezza
Ed è questo io credo
Il modo migliore per onorare la memoria di un grande italiano di un'indimenticabile pugliese di Conversano Giuseppe Di Vagno grazie signor Presidente
Prende la parola il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola
Signor presidente
Signor Presidente della Repubblica
I pugliesi condividono sentimento di dolore
Io sgomento per quello che sta accadendo in queste ore a Genova vogliamo far sentire al popolo della Liguria
La solidarietà forte di tutti i pugliesi nel momento in cui
La tragedia del fango
Nel momento in cui
La tragedia del fango deve spronare ciascuno di noi a interrogarsi su quanto sia importante lavorare sulla conoscenza del passato sulla memoria
Credo che anche
La vicenda del paesaggio oggi così duramente interrogato dalla mutazione climatica
Dal nubifragio che appare come
Una catastrofe incombente tutti noi abbiamo il dovere di cambiare stili di comportamento e di fare della difesa di ciò che siamo stati dell'Italia del Bel Paese
La cifra di tutto il nostro impegno della buona politica difendere il Paese la sua cultura il suo territorio penso che questo debba essere il compito fondamentale
Della politica
Parlare
E parlare oggi di Giuseppe Di Vagno non è differente
Da questa necessità di interrogarsi su qual è il cammino che abbiamo compiuto
Una figura luminosa che squarcia il buio di un'epoca caotica e violenta
Il gigante buono che entra assai rapidamente nell'immaginario popolare
Il suo carisma infiamma il cuore di un mondo rurale ancora imprigionato nella gabbia di rapporti sociali feudali
Il suo instancabile apostolato civile e politico sollecita simpatie curiosità anche tra i borghesi
Divagno sull'icona di una Puglia fiera dei suoi talenti e delle sue fatiche
Fu l'espressione pubblica di una dirompente rottura con il dominio della diffondo e con la cultura del paternalismo autoritario che incombeva sulle miserie vite dei braccianti e dei contadini fu la forza mite di un socio Primo che con questo o quel nostro popolo di formiche fu l'epopea antiretorica di un riformismo che se per intenderci con pienezza il dolore del sud e volle trasformarlo in coscienza nazionale in maturazione democratica
Il suo stile umano e la sua cifra politica quel galantuomini smog verace e la sua infaticabile milizia riformista gli valsero l'odio politico degli squadristi di Conversano e del vertice del fascismo pugliese fu un vero assedio
L'oratore che infiamma vale piazze segnava le campagne elettorali nei municipi dell'entroterra barese era un nemico da colpire una voce ad ammutolire
Questa vicenda e rilevante anche per falsificare lo stereotipo troppe volte abusato di un fascismo meridionale per così dire bonario più con ASCO né che criminale più folclore che tirannide più lustro delle opere pubbliche che vergogna implicita nell'uso della violenza prima tollerata e quelle Galizzi Satta
Il manganello l'olio di ricino la prigione la tortura l'assassinio il confino le figlio la censura la degradazione di quella dignità umana che reclama la possibilità di esprimersi come libertà come pienezza di diritti di cittadinanza
Come libera organizzazione del dissenso non ci furono due regimi due diverse dittature il fascismo fu un nemico del Mezzogiorno no il fascismo pugliese fu feroce e troppo spesso anche nel dopoguerra non venne convocato a render conto seriamente dei propri delitti
Divagno venne ucciso in un agguato lungamente premeditato quel delitto serviva colpire insieme chi denunciava il pericolo del fascismo
Mo'ma anche chi sapeva leggere nello squadrismo una sorta di presidio militare a difesa dei proprietari terrieri e Dell'Atti fondo
La libertà camminava sulle gambe della riforma dei rapporti di produzione nelle campagne si intreccia va in un nodo inestricabile con le ansie le domande di emancipazione sociale era il grido di ribellione contro la servitù della gleba la cui condizione miserabile era stata testimoniata da quell'altro pugliese straordinario che di Divagno fu compagno e fratello e cioè Giuseppe Di Vittorio
Era
Divagno
Divagno era testimone e protagonista di anni di tempesta allo scoccare della scintilla del primo conflitto mondiale intravvede all'odore dopo l'orrore della carneficina e fu un nemico della guerra della retorica militarista
A g come un custode di quella missione post risorgimentale che era il compimento del processo unitario nelle forme della edificazione politica civile e culturale di una patria amata e condivisa
Amata perché Società del diritto e dei diritti condivisa perché capace di curare le piaghe dell'arretratezza meridionale questione sociale e questione meridionale sono all'incrocio del suo impegno il socialista e di giovane parlamentare
Dell'animo profondo del socialismo italiano
Di quella
Speciale mitezza umanitaria e di quelle ambito libertario fu interprete originale e anch'ora da scoprire la sua non è signor Presidente della Repubblica una storia del passato ma un seme per il nostro futuro
Prende la parola il presidente della Fondazione Divagno Gianvito Mastro Leo
Signor Presidente della Repubblica
L'animo degli italiani il nostro animo in queste ore
Afflitto dalle luttuosi e notizie e dalle immagini di devastazione che ci giungono da una grande città fratello dalla città di Genova
Alla famiglia delle vittime noi rivolgiamo un grande ricordo e prego l'Assemblea
Di osservare un minuto di silenzio
Signor Presidente della Repubblica
In un momento
Di comprensibile emozione
Tutto quello che in nome della Fondazione Di Magno
Con semplicità riuscivamo a dirle e grazie
Grazie
Per aver inserito
In questa suo in questo suo viaggio De Anna terra di Bari
I simboli dell'unità della nazione e dell'antifascismo della nostra Puglia
Grazie grazie per l'altro onore
Che nell'accogliere con generosità il nostro invito lei ha voluto concedere all'odierno ricordo cui la sua partecipazione assegna
Il significato della riconciliazione ed era risanamento della ferita che il gesto sciagurato
Dell'assassinio di Giuseppe Di Vagno in Serse
Alla comunità della nostra Puglia
La quale
In tutti questi anni ha cercato un solo vera vita e giustizia
Un ringraziamento al quale signor Presidente
Mi permetta di associare le autorità presenti
Il vice Presidente della Camera leone alla Camera dei deputati la fondazione molto grata per il contributo che in questi ultimi sei anni ha dato alle nostre ricerche
Al Ministro Fitto a tutti i parlamentari presenti a tutte le autorità e a tutti gli intervenuti
Con un pensiero particolare agli allievi delle nostre scuole cui noi ci sforziamo di rivolgere costante e particolare attenzione
Desidero ringraziare coloro
Desidero ringraziare coloro che questo incontro hanno reso possibile fra tutti la città di Conversano
Con il suo consiglio comunale la sua Giunta i collaboratori il sindaco Giuseppe lo lascio
La vicenda
La vicenda politica e umana di Giuseppe Di Vagno si consuma in quei due anni terribili che procurarono contrasti asperrime e tanti lutti per la democrazia italiana
Là c'era azioni interne alla sinistra
Lo scontro tra fascismo in movimento contadino tra fascismo delle campagne fascismo delle città come meglio dirà il professore Leonardo Rappone che vivamente ringrazio che dirà più e meglio di me
Nel giro di pochi mesi di quel tragico mille novecentoventuno
Il giovane dirigente socialista che adottava come simbolo della sua baldanza una svolazzante cravatta alla Valli
Raggiunse l'apoteosi del suo percorso umano e politico
Fino all'incontro con la funesta determinazione di coloro
Che a Mola di Bari si abbatterono su di lui consistente consentendo di così di intraprendere il cammino nella storia
Solo a febbraio infatti
Giuseppe Di Vagno aveva condotto all'altare la sua giovane sposa Giuseppina Fanelli che concepisce quel figlio che lui non conoscerà mai
Giuseppe viva
Nel pieno di vaglio
Al quale la sorte questa volta giuste riparatrice ha consentito di raccogliere l'eredità di suo padre e di rinnovarlo nel Parlamento della Repubblica
Oggi e qui con noi ed io noi lo salutiamo con profondo rispetto
Giuseppe Di Vittorio che sono tre mesi prima aveva condiviso la lotta e le speranze dell'ascesa del popolo dei contadini e dei bracci agli dei braccianti della Puglia nella stessa lista del partito socialista
Ha corso tra i primi
Nella notte al suo capezzale ne descrive la tragica fine con parole
Struggenti
Ovvero
Il nostro gigante buono scrive
Si è voluto incidere Intelvi forte lottatore
Come per seppellire un'idea
Per infrangere una fede e non si sono accorti i miserabili
Che la soppressione del tuo corpo ha preparato la tua resurrezione
Tu sei risorto e di un uomo ed ora si è riunito
Tu sei sempre con noi in noi nelle nostre battaglie e nelle nostre vittorie
Quel delitto
Aprì la strada
Ad una guerra civile che sport con le nostre terre e interruppe l'ascesa del movimento contadino
Pugliese che sotto la guida dei socialisti del sindacato deleghe riformiste aveva conosciuto conquiste sociali e dignità democratiche
Il suo sacrificio non riuscì a bloccare il fascismo ma ci ha consegnato una prospettiva di futuro
Così ha ricordato Rino Formica solo qualche settimana fa nel cimitero di Conversano lì dove Divagno trovo non indisturbato riposo
Cancellati ormai le passioni di parte il sacrificio di Giuseppe Di Vagno
Organizzato cito con la connivenza delle autorità e la cui notizia giunse sorda come un tour Hardy tuoni in un ciclo chiuso
Come scrisse Tommaso Fiore nel mille novecentoquarantaquattro è ormai patrimonio comune e condiviso delle nostre comunità
E ancora oggi signor Presidente oggetto di studio nelle nostre scuole come testimonia
Una giovane allieva del nostro curioso liceo classico Domenico Morea dove Divagno si formò
Perché nel celebrare
Perché nel celebrare a sua volta
I suoi centocinquanta anni di fondazione a luglio ha voluto dedicare una ricerca ed uno studio
è stato già detto Presidente
Giuseppe Di Vagno appartenga alla alla generazione dei socialisti che ispiravano la loro azione al riformismo remissivo
A quel socialismo che diviene per usare l'espressione di Filippo Turati
Che si batteva per i diritti
E le libertà delle masse di contadini
Che costruiva organizzazioni leghe sindacati luoghi di aggregazione che formava amministratori capaci
Di guidare comuni
E di rompere nota Pilati e clientele che poneva
Al primo posto la secolari
Vetrella istruzione per consentire ai contadini di aspirare all'uguaglianza delle
Condizioni
Il messaggio consegnato al futuro novant'anni fa da quel giovane deputato socialista ci appare drammaticamente attuale
L'azione di Divagno per il riscatto degli esclusi di cui egli stesso con la sua ascesa sociale era stato artefice si ripropone infatti per la società di oggi
Agli inizi del Novecento
Per sostenere la lotta contro le disuguaglianze gli apostoli della libertà e della giustizia sociale erano sorretti da Fede e cultura
Il socialismo oltre otto licei Simo democratico laddove i valori coltivati in prevalenza oggi sono ben altri
Una famiglia del Celio metto del ceto medio pugliese come quello cui apparteneva Divagno
Dimostrando solo con il proprio lavoro forza dinamismo e proiezione verso il futuro un secolo fa era riuscito a lavorare al far laureare ma a Roma un proprio figlio
Oggi
Una famiglia di questo senso il ceto medio vede scivolare il proprio destino verso il passato
E costrette ad affidare i propri figli anni incerti e determinanti
Sente sempre meno il merito come fattore di ascesa e di rinnovamento fra i ceti
Vede sempre più pararsi davanti solo
Una nuova e più crudele emigrazione
Signor Presidente
Di fronte al prevalere di un modello di società che pone al centro dei suoi interessi il consumismo ed il profitto costi quel che costi noi vogliamo cui presentarle un nostro
Patrimonio grande
Sono gli alunni delle nostre scuole
I giovani e alle ragazze che oggi sono qui e sono qui per lei e con lei signor Presidente che escano che escono dalle nostre
Università
Che si confrontano infatti corsi stage collettiva all'estero impegnati nel volontariato culturale essenziale che sono capaci che su
No capaci di comprendere l'innovazione che sono pronti a partire ovunque per esperienze di lavoro e di studio forti solo del loro se
è sempre più spesso costretti ad un settimanale pendolarismo da un capo all'altro del Paese sono i giovani del nostro Sud ingiustamente oltraggiato
Sono i giovani del nostro futuro
Il giustamente oltraggiato
Che condannano la violenza comunque si manifesti sia che uccide sia chiede vasti ossia che distrugga e che da lei in questi giorni difficili attendono
Un messaggio di speranza
Assieme all'appello rinnovato alla classe di governo a mettere al centro ciascuno delle proprie preoccupazioni la loro precarietà
Che non è solo lavorativa
Signor Presidente la comunità
Di popolo che è qui convenuta per ricordare Divagno vuole testimoniare
Che la storia del Divagno dell'inizio del secolo breve come quella dei tanti intellettuali meridionali che in quel difficile decennio notarono con Luigi e figlia delle stesse delusioni
E delle stesse attese di sviluppo e di giustizia delle masse di giovani che alle soglie del ventunesimo secolo attendono tuttora una risposta non ignorare cito
Non ignorare dia vere
Nella questione meridionale il maggiore dei doveri di politica interna
Fu il messaggio lanciato già un secolo fa
Da Giustino Fortunato e dare rievocato o non è molto simbolicamente illusione ero in Vulture la sua patria
Natale questione oscurata
Da chi continua illudere che lo sviluppo autosufficiente ma non solidale si dispiega rette pienamente solo liberandosi del peso frenante del Mezzogiorno
Dalle colonne del più grande quotidiano italiano
Alla domanda di Claudio Magris
Se in qualche modo cito è istintiva l'assuefazione
Se è fatale che essa induca l'indifferenza lei signor Presidente ha dato l'unica risposta possibile
Questa
E la soglia
Lei ha scritto che non può
è che noi e che non deve essere varcata
Noi pensiamo con lei che per non varcare quella soglia sia necessario ricorrere alle reliquie del passato
Alla nostra memoria storica e culturale che se considerata come mero passato
Come testualmente ha ricordato Papa Ratzinger al Bundestag proporre più di un mese
Sarebbe un'amputazione della nostra cultura nel suo insieme e la priverebbe nella sua interezza
E dunque in ragione della memoria che guarda al passato ma che aiuta a liberare il futuro in questi giorni fra i più tormentati della nostra Repubblica
Sostenuti dal suo ammonimento di qualche settimana fa ricordando Luigi Einaudi la nostra ambizione e di poter dare un contributo benché modesto perché la memoria
Nutrimento per l'oggi riesca a portare la politica a livello di dignità
E di nobiltà che le spetta
E siamo qui consapevoli
E siamo qui consapevoli che solo così però oggi e per gli anni avvenire
Sorretti dalla speranza racchiusa dell'invocazione struggente di Giuseppe Di Vittorio sul cadavere ancora caldo di Giuseppe Di Vagno a noi tutti potrà restare la serenità di pregare
Perché l'orgoglio per il sacrificio sull'altare della libertà riesca a prevalere sul dolore dell'assenza
Nel dirle ancora grazie amatissimo Presidente Napolitano in questi giorni tanto ardito vogliamo dirle che è grande la fiducia
Che noi riponiamo in lei
Perché con lei l'Italia potrà farcela e ne siamo certi Presidente d'Italia
Ce la farà
Prende la parola Marianna zitto allieva
Del liceo classico dovevi corporea
Di Conversano
Signor e caro Presidente in questo incontro richiamiamo alla memoria
Eventi importanti
Il novantesimo anniversario dalla morte di Giuseppe Di Vagno oggetto di una ricerca collettiva nella nostra scuola
E il centocinquantesimo anniversario del nostro liceo classico fondato nel lontano mille ottocentosessantuno da Domenico Mourinho rettore del Seminario vescovile di Conversano
Subito dopo il difficile processo di unificazione dell'Italia
Da venti apparentemente distinti l'uno politico l'altro culturale ma che hanno segnato la nostra storia entrambi emblema di senso civico e giustizia sociale
Invero il sacrificio di una personalità retta combattive valorosa quale fu Giuseppe Di Vagno dovrebbe essere un exemple per noi giovani di oggi gemme abbiamo ben poco di quello spirito
Spesso pensiamo che i valori della nostra democrazia siano automatici e non ci rendiamo conto che invece sono conquiste
E si fanno garanzia di armoniosa convivenza sociale solo se sostenuti e confortati dall'impegno costante e dalla partecipazione attiva ad ogni giorno
La dura realtà del nostro tempo promette giovani un futuro avaro è forse un tale atteggiamento scettico non si addice i nostri sogni
Ma dinanzi a tale situazione avversa eccessi voti ottimismo sarebbe utopia
Sarà necessario ponderare le nostre scelte ed essere abili nel cogliere le possibilità che si presenteranno
La scuola è forse l'unica realtà in grado di fornirci gli strumenti per affrontare nel miglior modo possibile il percorso di vita che ognuno di noi intraprenderà e di offrirci ancora un barlume di speranza
Carissimo Presidente a nome degli studenti di questo liceo e di tutti mi rivolgo a lei
Nella cui personalità riconosciamo agli alti valori che animarono la vita di Giuseppe Di Vagno
Per chiedere le di continuare a pensare annuali al nostro futuro e al futuro dell'Italia intera
Prende la parola il professor Leonardo Rapone ordinario di Storia contemporanea all'Università della Tuscia
Signor Presidente dalla Repubblica signor presidente dalla Regione onorevole ministro
Autorità locali civili meditare religiose
Cittadini
Qui convenuti
Il venticinque settembre
Mille novecentoventuno a Mola di Bari Giuseppe Di Vagno fu colpito a morte
Assalito sulla pubblica via da una squadra di giovani fascisti che fece ucciso di pistole e di una bomba a mano
Cinquanta giorni prima il tre agosto
Quando già da nove mesi l'Italia assisteva al dilagare degli atti di violenza compiuti dalle squadre fasciste contro gli avversari politici
Era stato firmato a Roma nel Palazzo di Montecitorio dai dirigenti dei fasci di combattimento del Partito Socialista i della Confederazione generale del lavoro un solenne documento
Con il quale le tre parti contraenti si impegnavano affinché
Come recitava il testo
Minacce vie di fatto rappresaglie punizioni vendette pressioni e violenze personali di qualsiasi specie abbiano subito a cessare
Questo documento negoziato sotto il par tutti il patrocinio dell'allora Presidente della Camera dei deputati il futuro capo provvisorio dalla Repubblica italiana Enrico De Nicola
Fu denominato patto di pacificazione
Un'espressione che alla luce di quanto seguiti assume un senso tragicamente beffardo
Mussolini sei ha spinto a sottoscrivere quell'atto nella confusa che cerca di una collocazione per la sua formazione politica
Una collocazione che fosse adeguata al nuovo status di forza parlamentare acquisito dei fasci di combattimento in seguito alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati tenutesi a maggio
Quelle stesse lezioni che vi devo l'affermazione della candidatura di Giuseppe Di Vagno in terra di Bari ed alle quali il fascismo è uscito forza è uscito forte di un gruppo di trentasei deputati
Dal canto loro i socialisti che nei mesi precedenti al cospetto della scelta dei fascisti di tramutare la lotta politica in guerra interno è scontro armato
Ecco non stati colti da un senso di sbigottimento e di stordimento per la piega del tutto imprevista Presa dalla situazione del Paese avevano accolto con favore la possibilità di una tregua
Tre equa e non pace come verrà precisare perché non ci può essere pace fra il perseguitato il persecutore fra il dominato il dominatore non vi può essere cessazione dalla lotta di classe
Una tregua una sosta però in vista di un ritorno della conflittualità politica e di classe nei binari di una consueta contrapposizione
Dopo le elezioni di maggio il fascismo si trovò dinanzi a un bivio
Con l'uso sistematico della violenza aveva messo alle corde le organizzazioni del movimento operaio e contadino seminando distruzione e morte in mezzo alle loro file
Si è attirato le simpatie dei gruppi borghesi ansiosi di recuperare il terreno perduto durante il biennio rosso e di ripristinare le tradizionali gerarchie sociali
Aveva raggiunto in un breve volgere di tempo le dimensioni di un'associazione politica di massa era diventato un protagonista di primo piano della scena politica nazionale
Al punto che il vecchio Giolitti in occasione delle elezioni lo aveva incluso nelle liste di concentrazione dei partiti d'ordine
Sperando di poter cogliere i frutti dello scompiglio dello sconforto provocati tra i socialisti dalle violenze squadriste
E impartendo allo stesso tempo i fascisti la soluzione dai loro peccati di sangue e di eversione
Dopo il successo elettorale però Mussolini fin lì cinico istigatore di brutale sistematica violenza esitava a proseguire su quella via
Non per un soprassalto di senso della legalità ma per ragionamento politico
Temeva Mussolini che i benpensanti dopo aver seguito con benevolenza all'assalto dei fascisti alle posizioni socialiste
Potessero revocare il loro appoggio di fronte alla trasformazione della violenza il metodo permanente di azione anche quando il pericoloso si era ormai affievolito
Lo inquieta va il manifestarsi di qualche segno di reazione organizzata
Con la comparsa dei primi arditi dal popolo da parte di quanti fino all'ora avevano tutt'al più opposto alle squadre fasciste iniziative disorganiche o conto attacchi individuali
Non credeva che i fasci potessero scardinare e con la violenza l'edificio dello Stato liberale e impadronirsi del potere con l'uso della forza
Mussolini fu tombato in particolare da un episodio che riassumeva in sé tutti i motivi di preoccupazione che il ricorso a una Polenza a una violenza apparentemente senza sbocchi suscitava in luce
Si tratta dei fatti di Sarzana del ventuno luglio mille novecentoventuno assai noti quale incunaboli o di una possibile storia controfattuale quali dimostrazione cioè che la storia d'Italia avrebbe potuto
Prendere un indirizzo diverso sì da parte delle forze dello Stato di fosse stata sul piano nazionale una volontà di contrastare ed illegali ISMU fascista
Analoga a quella che spinse un energico manipolo di Carabinieri a mettere in fuga infliggendo le anche delle perdite una squadra fascista presentataci nella cittadina ligure per la consueta spedizione punitiva
E chi Fini invece decimata dopo che l'azione dei carabinieri fu seguita da una violenta reazione popolare contro gli squadristi sbandati ritirata
Tredici giorni dopo l'episodio di Sarzana Mussolini e altri capi del fascismo misero la loro firma sotto il patto di pacificazione
Mussolini era certamente consapevole di lanciare in questo modo una sfida a queste torri del suo movimento che gli sembravano privi di intelligenza politica chiusi nell'orizzonte comunale provinciale
Tutti presi dall'opera di schiacciamento del socialismo incuranti di quello che a Mussolini più premeva
E cioè l'elaborazione di una strategia poi realistica
Che consentisse al fascismo di aprirsi un varco di accesso al potere manovrando sulla scena politico parlamentare e gettando anni a cui fare abboccare altri soggetti politici
Perché Mussolini il patto di pacificazione era anche uno strumento per mettere ordine nel suo movimento
Riaffermando la propria autorità al vertice e riportando in griglia i capi locali in baldanza siti dai successi riportati nello smantellamento delle posizioni socialiste
Non immaginava Mussolini quale forza avesse poca mai raggiunto io Tosi capi locali dello squadrismo e quale potere di condizionamento e si fossero in grado di esercitare sulle sue ambizioni politiche
Capi e capetti per i quali l'esercizio della violenza era diventato una condizione esistenziale una ragione di vita
I miei primi atti del senso di onnipotenza che darveli infliggere umiliazioni agli esponenti socialisti
E il venti casi di quanti socialisti avevano tentato o erano riusciti a realizzare per affermare i diritti dei lavoratori
I capi del fascismo consideravano la violenza il terrore contro gli avversari come una risorsa di potere fondamentale
Quella che assicurava loro prestigio e autorevolezza nel contesto sociale e politico del territorio in cui operavano
Per costoro la prospettiva di una pacificazione con i socialisti era inconcepibile e intollerabile
Avrebbe significato essiccare la linfa vitale che aveva permesso alle loro esistenze di uscire dall'anonimato e di scrollarsi di dosso le frustrazioni rancori accumulati nel biennio rosso
Nei giorni culminanti del negoziato tra i vertici del partito socialista e dei fasci di combattimento in vista della stipulazione del patto di pacificazione gli attacchi squadristi raggiunsero uno dei picchi più alti di intensità
Allo scopo sia di creare intralci alla conclusione delle trattative sia di rendere chiara Mussolini spesso quale fosse l'indole più autentica del corpo militante del fascismo
In questa rivolta collettiva dello squadrismo contro una strategia parlamentare di Mussolini
Non si manifestavano solo gli istinti belluini del personale umano che componeva le squadre o le ambizioni personalistiche dei capi locali
Ma anche la riluttanza dell'ambiente agrario in cui lo squadrismo aveva messo le radici più profonde ad accettare una sospensione dalla lotta senza quartiere contro le organizzazioni contadine
E contro gli esponenti socialisti che agli occhi dalla grande proprietà terriere a impersonava non li inaudita pretesa dei lavoratori delle campagne
Di uscire da una condizione di sfruttamento e di mortificante sottomissione al volere degli agrari
Non meraviglia perciò che il patto di pacificazione trovasse gli squadristi del fascismo pugliese assolutamente ostili e contraria a qualsiasi mutamento di rotta
In Puglia come si sa
In modo simile alla Val Padana il fascismo aveva incominciato a decollare alla fine del mille novecentoventi come diretta espressione della volontà di riscossa degli agrari dopo l'ondata di lotte contadine della primavera estate di quell'anno
Il capo più in vista del fascismo agrario pugliese Giuseppe Caradonna fu tra i partecipanti a un convegno che si tenne a Todi al principio di agosto del mille novecentoventuno
E che fu il primo momento di raccordo peraltro autore di una continuazione della politica di terrore contro il socialismo
Lo stesso Caradonna fu tra i partecipanti fu tre protagonisti
Tra il dieci e il dodici settembre della marcia su Ravenna
Che in occasione delle celebrazioni del seicentesimo anniversario della morte di Dante
Vide migliaia di squadristi mettere a ferro e fuoco un ampio angolo della Romagna e che fu soprattutto una prova di forza in seno al fascismo degli oppositori della pacificazione
Non vi erano allora per i fascisti pugliesi altri personaggi di spicco che avessero sul piano nazionale lo stesso rilievo di Caradonna
Per questo la resistenza alla pacificazione fuori della Capitanata terra di elezioni di Caradonna non assunse sul piano delle declamazioni e delle dichiarazioni di intente forme altrettanto vistosa
Ma fu nella pratica che lo squadrismo pugliese in tutte le sue articolazioni territoriali dimostra quali fossero i suoi orientamenti e le sue pulsioni
Come se il patto di pacificazione non fosse mai stato firmato le azioni squadriste proseguirono senza soluzione di continuità
E un'unica striscia di intimidazioni di violenze lega gli uni agli altri i primi assalti del gennaio febbraio mille novecentoventuno
Gli attacchi tra la fine dell'inverno e la primavera di quell'anno alle municipalità socialiste
Come a Minervino Murge a Canosa di Puglia a Barletta annunci a Cerignola ad Ascoli Satriano a San Severo a Sannicandro Garganico
La devastazione delle Camere del lavoro e delle sedi delle leghe contadine
L'intimidazione nei confronti dei loro aderenti costrette inquadrarsi nelle organizzazioni sindacali fasciste
Le violenze che segnaliamo la campagna elettorale per le elezioni politiche del maggio ventuno e la stessa giornata delle votazioni fino al momento culminante di questa ondata di attacchi rappresentato dall'assassinio di Giuseppe Di Vagno
Il tutto sempre sotto l'occhio benevolo delle forze dell'ordine
I di quegli esponenti del conservatorismo tradizionali pugliese come Antonio Salandra che contavano di presentarsi come mediatori della spinta eversiva
Che veniva dal fascismo agrario per imprimere una sterzata reazionaria al quadro politico nazionale
Al momento dell'assassinio di Divagno Mussolini aveva già fatto le sue scelte e nuovamente cambiato indirizzo strategico
Dopo aver minacciato di abbandonare il fascismo se questo non si fosse riconosciuto nella sua volontà di pacificazione
Si rese conto che senza il sostegno dello squadrismo la sua stella politica sarebbe precocemente tramontata
E iniziò quindi ad adoperarsi per un compromesso all'interno del fascismo che ne esalta se la funzione quale unico possibile Duce del movimento
Anzi del partito perché proprio allora gettò le basi per la trasformazione dei fasci impartito politico ma riconoscendo diritto di piena cittadinanza lo squadrismo
E alle sue pratiche terroristiche
Nella complessa strategia che avrebbe dovuto condurre il fascismo al Governo combinando illegali ISMU
E tessitura di rapporti politici e istituzionali con i centri del potere reale del Paese
L'imboscata contro il deputato socialista di Conversano cadde nel pieno di questo riallineamento tra Mussolini e la sua creazione politica
Simbolo e ciò
Tragicamente la continuità egli irreversibilità delle ricorso alla violenza terroristica quale strumento di lotta e strada maestra verso la conquista del potere
Nello stesso tempo segno un salto di qualità perché per la prima volta veniva direttamente colpito un eletto alla Camera dei deputati
Fu il primo non sarebbe stato l'ultimo
Signor Presidente
Pur comprendendo
Il suo stato d'animo che lo stato d'animo di tutti noi il popolo della nostra città si aspetta una sua parole
Prego
Non sono
Vi prego di accomodarvi
Non sono venuto qui per fare un discorso
Ma non posso andar via innanzitutto
Senza
Ringraziare voi tutti
Dalle persone
A me più vicine negli anni questi meravigliosi
Ragazzi delle nostre scuole
Senza ringraziarvi per questa accoglienza
Caloroso
E così significativa
Che mi è
Di conforto e di sostegno nello svolgimento del mio mandato
Così come nello
Hanno indicato i principi e le regole della Costituzione io ringrazio
Egualmente
Le autorità e gli amici per le parole che mi hanno rivolto saluto affettuosamente l'amico Peppino Divagno e i suoi familiari e tanti altri vecchi amici che sono presenti cui
Sono venuto voi lo sapete per rendere omaggio ha una grande figura di combattente di martire della lotta per la giustizia sociale e dell'impegno democratico
Giuseppe vivaio
Ora
Dopo avere ascoltato lo splendido ricordo che ne è stato tracciato dagli oratori che mi hanno preceduto
Io vorrei dire che
E dalla condanna dalla memoria ed alla condanna del fascismo che è scaturito il rifiuto risuonato questa mattina così forte di ogni violenza
Ma badate
Il rifiuto della violenza in cui può degenerare anche illegittimo confronto sociale e politico esige una vigilanza continua
Egli esige una reazione prodotta e netta ad ogni rischio ad ogni segno e purtroppo se ne manifestano anche oggi di scivolamento nella violenza e nella illegalità
Comunque
E comunque questo rifiuto non basta occorre molto di più
Occorre
Una straordinaria a cui si oneri sociale nazionale
Di fronte alle difficoltà molto gravi alle prove molto dure che l'Italia deve affrontare nel quadro dello sconvolgente crisi finanziaria che ha investito l'Europa e che incombe
Sulle nostre economie e sulle nostre società
Bisognerà rivedere molte cose
Bisognerà cambiare molte cose molte cose nel modo di governare nel modo di produrre di lavorare nel Modotti vivere e di comportarsi di tutti noi e naturalmente
Indispensabili
Indispensabili saranno spirito di sacrificio e sono l'annuncio innovativo spirito di sacrificio
Affrontando i problemi e affrontando anche decisioni dolorose che potranno apparire impopolari ma che dovranno rispondere agli interessi profondi del nostro popolo con spirito di equità
Con la giusta misura nella distribuzione dei pesi e dei carichi
Sull'offro sul nostro tessuto sociale
E vi è la situazione che ci sta davanti l'Italia non può
Ritrovare la sua strada
In un clima di guerra politica
è indispensabile un riavvicinamento tra campi politici contrapposti il che non significa
Confondersi il che non significa rinunciare alle rispettive identità
Ma significa condividere
Gli sforzi che sono indispensabili per riaprire all'Italia una prospettiva di sviluppo e anche per ridare all'Italia
Il ruolo e il prestigio che le spetta nella Comunità europea e nella comunità internazionale questo è il nostro dovere oggi
E a ciò che noi dobbiamo insieme lavorare anche modificando tante cose che si possono essere dette che si possono essere pensate senza rinunciare annulla
Dell'essenza delle proprie posizioni ideali e politiche ma trovando la strada ripeto ancora una volta della coesione sociale e nazionale che oggi categoricamente si impone
Mi è stato detto di dare un messaggio
Di speranza
E di fiducia io mi sento di poterlo dare io mi sento di poterlo dare guardando in modo particolare alla enorme carica di energie e volontà di partecipazione delle giovani generazioni
Qui in Puglia nel Mezzogiorno perché se non lo scatta qualcosa di nuovo nel Mezzogiorno
L'Italia non torna a crescere non torno a svilupparsi mi sento di dare questo messaggio di speranza e di fiducia traendone veramente
Alimento scrivono dalla vostra presenza e dalla vostra vicinanza auguri a tutti