Puntata di "Conversazione settimanale con Marco Pannella. Ospiti in studio Vincenzo Vita e Renato Nicolini" di domenica 26 luglio 2009 condotta da Massimo Bordin che in questa puntata ha ospitato Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito), Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Vincenzo Vita (coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21, Partito Democratico), Renato Nicolini, Renato Nicolini.
Tra … gli argomenti discussi: Politica, Radicali Italiani.
La registrazione video di questa puntata ha una durata di 1 ora e 57 minuti.
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Introduzione. Vincenzo Vita partecipa alla trasmissione
Massimo Bordin
direttore di Radio Radicale
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
La conversazione si tiene presso la sede radicale di Via di Torre Argentina. Ospite Vincenzo Vita, dirigente della sinistra e del Partito Democratico. Pannella: Intanto vorrei ringraziare Vincenzo Vita per essere qui con noi, d’altra parte credo si possa dire con esattezza che non è certo la prima volta che in questi decenni ci si trova a dialogare insieme, non perché divisi dalle nostre diversità ma magari proprio perché queste diversità ci hanno meglio consentito di conoscerci e magari avere iniziative convergenti. La serie di conversazioni di Marco Pannella con esponenti del Pd, della sinistra in generale e l’annullamento dell’appuntamento da parte del Ministro Bondi. Mi pare si sia aperto il dibattito sulla situazione del Pdl, ma oggi è indubbio che tutto questo comincia forse a liberarci dall’ossessione dell’oggetto della informazione fino ad adesso, che ha escluso i grandi scontri e urgenze sociali, civili e politici che connotano questo momento storico del paese. Mentre dobbiamo un po’ dispiacerci che parallelamente, a un avvio più caldo delle polemiche fra Bersani e Franceschini - rivendicato non solo come legittimo ma come opportuno da parte di Franceschini - che in parte produceva anche attenzione polemica nei confronti del terzo candidato Detto questo, credo sia importante che sia tu a scegliere il punto di partenza dell’analisi sul Pd e sulle urgenze alle quali il Pd corrisponde di più o di meno17:06 Durata: 9 min 24 sec -
Vita: sulle primarie dovrò decidere anch’io, ma la domanda resta: quale segretario permette la coesistenza non di una sinistra del Pd, ma di una sinistra nel Pd, ovvero un Pd più aperto che sia strutturalmente diverso? Dentro questo percorso c’è anche il rapporto con i radicali. Non sono convinto che le strade tra Pd e radicali si debbano separare, io spero che ancora si possa riannodare questo rapporto
Vincenzo Vita
coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21 (PD)
Vita: Noi arrivammo all’ulitmo congresso dei Ds con due mozioni molto simili. La mozione che aveva come primo firmatario Angius cui facevano riferimento Massimo Brutti e un’ampia schiera di compagni che poi hanno dato vita alla sinistra del Partito Democratico -, e poi la mozione di cui primo firmatario era Fabio Mussi e io a questa appartenevo, sostenendo molto intensamente l’assunto principale, ovvero che il Pd non si doveva fare. Rimasi quindi scosso dal fatto che malgrado tutto cioè che si trattasse di una fusione a tavolino - il gruppo dirigente malgrado tutto avesse deciso di procedere. Però rimasi dentro quest’avventura, dopo un periodo non breve di auto-isolamento. Non mi convinceva infatti che la sinistra, ancora una volta, decidesse di mettersi in un recinto, come se la sinistra dovesse continuare a essere una sorta di copyright, un gruppo chiuso, che poi è solo destinato a dividersi. Dissi: non mi convince questa cosa e non so come andrà a finire questo Pd; ma perché non provare a immettere nel più vasto contenitore di un partito progressista una cultura che prenda il meglio dell’esperienza liberale, libertaria, ecologista, socialista, comunista democratica, di internet? L’idea, secondo Vita, era quella di una sinistra creativa. Ci si rimase, e un successo importante lo ottenne la lista ‘A sinistra per Veltroni’. Sulle prossime primarie, io avrei sperato in una candidatura diversa. Lo dissi anche a Emma Bonino, che ho il privilegio di avere seduta dietro di me al Senato: a me piacerebbe una candidatura un po’ simbolica, di sinistra e di rottura, che poi potesse concorrere con altri candidati. Non si è trovata una figura del genere. Oggi l’area della sinistra, per due terzi, pensa che la figura di Bersani sia meglio perché ha un’idea di partito più rotonda, più classica e rassicurante. Il pezzo più legato a Cofferati alla Cgil crede che Franceschini sia più aperto e attento. Poi c’è un filone in crescita che crede che Marino sia un’espressione di novità. (Anche qui, spero si faccia finalmente chiarezza su questa orrenda questione che ha sollevato Il Foglio, che mi pare una montatura. Spero si risolva questo problema sgradevolissimo in poche ore, perché Marino è un’eccellente persona. L’ho visto all’opera sul delicatissimo dibattito sulla laicità. Non mi convincerebbe forse come segretario, però è un’ottima persona, quindi ho trovato sgradevolissima questa cosa del Foglio). Il tema che a me piacerebbe porre ai candidati è: chi meglio può interpretare quello che doveva essere all’origine il Pd? Cioè l’idea di un partito diverso, aperto, moderno, in cui lo dissi in termini non sospetti sia permessa la doppia tessera. Nel senso che oggi un partito non ha più lo stesso segno di appartenenza ideologica che ha avuto, nobilmente, per tanti decenni, perché non ci sono più i sistemi ideologici chiusi. L’esperienza comunista, in Avanguardia Operaia e Pdup di Vita. Sto decidendo in queste ore, non ho un’opinione certissima, perché a dire la verità non mi convincono né Franceschini, né Bersani, né Marino. Dovrò decidere anch’io perché a settembre si va nei circoli, ma la domanda resta: quale segretario permette la coesistenza non di una sinistra del Pd, ma di una sinistra nel Pd, ovvero un Pd più aperto che sia strutturalmente diverso? Dentro questo percorso c’è anche il rapporto con i radicali. Non sono convinto che le strade tra Pd e radicali si debbano separare, io spero che ancora si possa riannodare questo rapporto17:15 Durata: 9 min 13 sec -
Pannella a proposito della discussione sui sistemi elettorali e istituzionali tra i candidati del PD: Ma si ignora il fatto che questo bipolarismo assomiglia sempre più a un monopartitismo, tanto è vero che i grandi potenziali elementi di scontro tra i due ‘poli’, poi nello stesso Pd annunciano tragedia. Le dichiarazioni di Rosy Bindi sull'allontanamento di Rutelli
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Pannella: Perfetto, ma sempre un po’ interno al ‘recinto’, nella speranza che il dissenso interno al recinto possa de-recintizzare quello. La questione della doppia tessera: La persona con le sue contraddizioni può prefigurare le contraddizioni, positive, di una futura società. Il parallelo dell’esclusione radicale dal Pd con l’esclusione di Pannella dal Partito Socialista Italiano. La novità della Rosa nel Pugno del 2006. Siamo ancora a questo punto perché qui, nonostante paia superata, si sente squillare: ‘I radicali no, sono incompatibili’. E veniva da Nichi Vendola e una componente di Sinistra e Libertà. Io oggi ho letto alle tre un comunicato di tre esponenti verdi Boato, Bonelli e un terzo che dicevano ufficialmente: ‘Ieri il Consiglio nazionale dei Verdi ha liquidato la prospettiva del proseguirsi della esperienza di Sinistra e Libertà per i Verdi’. Io ho letto quello e mi sono detto: vediamo quando arriva la sconfessione. Un quarto d’ora prima delle cinque, in un’agenzia Grazia Francescato sottolineava il fatto che due di questi non fanno parte della direzione e il terzo non era nemmeno presente, quindi non avendo loro proposto una loro mozione ed essendo l’unica che c’è stata quella proposta da Grazia Francescato al contrario invece c’era il consenso verso la continuazione dell’esperienza di S&L. Ora ricomincerà una storia di minacce o scissioni. Si chiamano poi in genere con la ‘U’, perché a sinistra, dopo le scissioni, si prende il nome di ‘unitario’, ‘unificato’, etc. Marco Rizzo d’altra parte avrà fatto anche lui qualcosa di ‘unitario’ più gli altri rispettabilissimi compagni comunisti che già da qualche mese hanno concorso in modo autonomo. Ora veniamo al Pd, nel quale finalmente appare che cosa può contrapporre, nel senso di dibattito vero per le primarie, Dario Franceschini e Bersani. E che cos’è? La concezione del partito. Sulla quale però non c’è stata una grande riflessione sulla teoria della prassi. Uno lo vuole un po’ più di stampo giacobin-comunista, e l’altro lo vuole più ‘nuovo’ e aperto. La discussione sui sistemi elettorali e istituzionali. Ma si ignora il fatto che questo bipolarismo assomiglia sempre più a un monopartitismo, tanto è vero che i grandi potenziali elementi di scontro tra i due ‘poli’, poi nello stesso Pd annunciano tragedia. Perché ad esempio viene fuori che una insospettabile che aveva detto in passato che ‘sbaglia alla radice chiunque possa ritenere opportuno che qualcun altro vada via’, e invece è proprio lei che nei confronti di Francesco Rutelli ha detto: ‘Si decida e se ne vada’. Rosy Bindi mi ha sorpreso anche perché io ho molta stima, mi è parsa sbottare, ma qui si spiega, perché in fondo è una lite in famiglia. Francesco cattolico acquisito, lei cattolica, entrambi ‘margheriti’ C’è stata subito la deplorazione fortissima di Franceschini. Poi però si scopre che sono andati all’Aquila insieme –Bersani e Franceschini - e sono riusciti, in una città che si può percorrere in piccola parte, a non incontrarsi.17:24 Durata: 10 min 49 sec -
Renato Nicolini: Il Partito Democratico è il primo a dover capire che il terreno dove può crescere è quello della democrazia e della cultura. Sono convinto di due cose: uno, un partito politico, un’idea, crescono se si misurano con l’altro da sé, e poi che il terreno importante sia quello del confronto delle idee
Renato Nicolini
(PD)
Renato Nicolini, inventore dell’Estate romana e candidato alla segreteria del Pd, in collegamento telefonico da Capri. Io mi sono iscritto, perché pensavo di avere tempo sino al 30. Ma il problema non è ovviamente chi sarà ammesso a celebrare le primarie. Io ho sentito questo impulso di iscrivermi perché sono stato a piazza Montecitorio per la protesta del Fus e sono rimasto molto colpito da due cose. Primo, perché Bondi è davvero l’omino di burro, non dice mai ‘no’ al suo padrone. Poi i tagli all’università, con l’Italia che investe lo 0,7 per cento del proprio Pil contro la media del 3 per cento dei paesi Ocse. Così il Paese si ritira da un terreno decisivo che è quello del confronto culturale. La prima idea che ho avuto è che, dovendosi celebrare finalmente un congresso dopo un anno e mezzo, il Partito Democratico è il primo a dover capire che il terreno dove può crescere è quello della democrazia e della cultura. Poi vedremo al Congresso. Mi possono impedire di essere candidato alla segreteria nazionale, ma non di dire quello che penso. Quello che penso è che oggi è che lo spettacolo che stiamo offrendo è quello del campo di Agramante, una lite furibonda tra i diversi pezzi del Pd, nessuna capacità di attrarre all’esterno, insomma un’immagine molto inquietante. In questo paese sono poi già iniziate manovre per sostituire Berlusconi, ma se dopo l’allegro imbecillone di Villa Certosa arriva Tremonti o Bondi.... Io sono in qualche modo nostalgico. Mi sono formato alla politica negli anni Sessanta, nel movimento universitario romano in cui, curiosamente, radicali e comunisti militavano insieme. Quindi sono convinto di due cose: uno, un partito politico, un’idea, crescono se si misurano con l’altro da sé, e poi che il terreno importante sia quello del confronto delle idee. Le critiche all’attuale riforma universitaria proposta dal Ministro Gelmini17:35 Durata: 8 min 4 sec -
Nicolini: Al tempo del referendum sul divorzio e sull'aborto, nelle sezioni comuniste si è ascoltato più Marco Pannella che Nilde Iotti. E io vorrei che oggi accadesse qualcosa del genere, altrimenti il Pd non nascerà mai. Pannella: L’Unione Goliardica italiana (Ugi) accettò, quasi plaudendo, la decisione di entrare nell’Ugi da parte dei compagni comunisti, in base ad una libertà di associazione che acquista ormai il sinonimo di ‘doppia tessera’
Renato Nicolini
(PD)
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
I rapporti tra radicali e comunisti. Nicolini: Al tempo del referendum sul divorzio e sull'aborto, nelle sezioni comuniste si è ascoltato più Marco Pannella che Nilde Iotti. E io vorrei che oggi accadesse qualcosa del genere, altrimenti il Pd non nascerà mai, ma rimarrà al livello di incontro tra margheriti, diessini, etc., il che non mi pare una grande prospettiva. Pannella: Gli anni Settanta, più che Sessanta, hanno visto anche Vincenzo Vita, che è qui presente, protagonista. Lì vorrei ricordare una piccola cosa: tu hai detto giustamente che radicali e comunisti erano insieme. Sì, e io lo rivendico, perché l’Unione Goliardica italiana (Ugi) accettò, quasi plaudendo, la decisione di entrare nell’Ugi da parte dei compagni comunisti, in base ad una libertà di associazione che acquista ormai il sinonimo di ‘doppia tessera’17:43 Durata: 3 min 41 sec -
Vita: Il Pd come piacerebbe a tanti è un partito che non rinnega la tradizione, perché quest’ultima è piena di cose di grande rilievo la solidarietà, l’uguaglianza, i diritti diffusi e non solo individuali -, ma si cimenti anche in un nuovo territorio della libertà. Se non ce la fa il Pd, può succedere che abbiamo un altro colpo alla democrazia italiana, perché il Pd è stata una ipotesi anche un po' difensiva. I partiti di origine erano un po' al capolinea
Vincenzo Vita
coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21 (PD)
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Vita: Io ho una storia meno di sintonia con l’esperienza radicale, anzi in quella stagione io contestavo la cultura radicale perché la ritenevo. Pannella: Piccolo-borghese?! Vita: Piccolo-borghese, sì. Poi però ho scoperto - a parte che il tempo porta con sé qualche saggezza e riflessione in più - alcuni pezzi importanti della cultura radicale. Non sulla parte economica, dove mantengo forti e vive forme di dissenso perché mi pare che lì permanga ancora uno spirito liberista che non ho mai capito -, mentre invece sul tema dei diritti e delle libertà credo che la cultura tradizionale della sinistra abbia imparato molto dalla cultura radicale. E oggi trovo che questo intreccio sia importante. Io vorrei un Pd che riesce a integrare seriamente queste culture. La doppia tessera può essere uno strumento di avvicinamento, ma l’obiettivo non è quello di fare una sorta di bravata individuale di tanti individui, ma quello di immaginare che queste forme culturali possano addensarsi in una unica miscela. La Rosa nel Pugno aveva in sé questo aspetto. Quando Mitterand nel 1971 fece Epinay e ricostituì i socialisti. Il Pd come piacerebbe a tanti è un partito che non rinnega la tradizione, perché quest’ultima è piena di cose di grande rilievo la solidarietà, l’uguaglianza, i diritti diffusi e non solo individuali -, ma si cimenti anche in un nuovo territorio della libertà. Nicolini prima ci ha ricordato una cosa molto seria e drammatica e detta in modo brillante: i tagli alla cultura, impersonati da questo incredibile Bondi. Pannella: Non più Borgna? Vita: No, il mio amico Borgna ora si occupa di Musica per Roma e spero rientri in scena perché è molto bravo, ha qualità maggiori di quelle rese nella politica. Questi tagli, dicevo, sono virulenti e bestiali perché vanno a incidere sui nuovi terreni della libertà, ovvero la cittadinanza, la conoscenza diffusa. Questa destra non vuole che la conoscenza sia diffusa. La destra italiana è quella dell’elettro-regime, ha un consenso che si fonda sulla tv generalista, mentre il resto non ha cittadinanza. Se il dibattito deve essere solo schieramentistico, io non saprei, rischierei di trovarmi spiazzato. Il tema è: chi vuole un partito davvero più aperto e libero, in cui il dissenso non sia solo ‘octroyé’ ma invece sia parte integrante del processo culturale?La candidatura di Ignazio Marino: Per dirigere un'organizzazione politica bisogna anche cimentarsi su quella robaccia che prima evocavi, e cioè i sistemi elettorali, le alleanze.... Se non ce la fa il Pd, può succedere che abbiamo un altro colpo alla democrazia italiana, perché il Pd al di là dei suoi difetti è stata una ipotesi anche un po' difensiva. I partiti di origine erano un po' al capolinea, dunque ci voleva un salto, qualcosa che li rigenerasse. Pannella: Invece di una semplice addizione, un prodotto. Vita: Certo, il tema non è quello di unire marxismo e cristianesimo, ma come si fa una cultura di sinistra creativa e moderna. E questo riguarda, eccome, anche i credenti. Renato (Nicolini, ndr) è stato un esponente di quella bella esperienza della lista ‘A sinistra per Veltroni’, poi si è messo fuori, forse perché giustamente dal suo punto di vista si è sentito non valorizzato17:47 Durata: 8 min 46 sec -
Vita: O si mettono dentro culture diverse, oppure il Pd rischia di non essere. Allora tanto vale tornare con un passo indietro - a fare una più classica sinistra riformista. Pannella: Franceschini non deve mediare tra le cultura, ma tra la politica in senso laico, ovvero che non ha valori che sono impliciti ma obiettivi. Gambetta diceva che il regno della politica deve essere quello dell'opportuno
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Vincenzo Vita
coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21 (PD)
La candidatura di Bersani e il rapporto con i radicali. Pannella: Io vorrei porre un altro problema, sul quale insisto da tre settimane. C'è una nostra caratteristica: l'istituto Cattaneo ha stabilito che alle ultime elezioni l’unica lista che ha attratto più voti dal centro-destra che dal centro-sinistra è stata quella radicale. La campagna credo fosse di estrema durezza, dicevamo che non erano elezioni democratiche, ma lo dicevamo con serenità partigiana: dicevamo che c'era il problema di aumentare la forza di chi è intransigente rivendicatore del valore della democrazia in un paese che da decenni non è più democratico ma partitocratico, e che non è uno stato di diritto, ma uno stato partitocratico che è iniziato a nascere come partito unico negli anni Venti e che oggi lo spiega anche Giuliano Amato - si ripropone come partito unico ma plurimo. Il libro di Salvi e Villone sui costi della non-democrazia. Noi come Rosa nel Pugno provocammo un evento che poteva essere storico. L'Unione prese un milione di voti in meno di Berlusconi, noi come RnP prendemmo un milione di voti, di cui 400.000 voti tolti a Berlusconi e capovolgendo il risultato. Era la nostra strategia. E ci si è impedito di presentarci con la nostra lista a sostegno di Veltroni come invece si è consentito a Di Pietro - con una operazione suicida e che poteva anche essere omicida nei nostri confronti, ma non lo è stata. Per fortuna questa identità di carattere storico ha retto, tanto che i 740.000 voti alle europee sono sembrati a molti un risultato limpido. L'opposizione a questo sistema di bipolarismo essenzialmente monopartitico. Dicendo che è una fesseria dire che sono uguali. Ma sono antropologicamente associati e soci su questioni fondamentali. Perfino sulla politica estera, adesso che troviamo Berlusconi avere come capitali di riferimento Tripoli, Mosca e Pechino, c’è quasi concorrenza su questo con Massimo D’Alema. In tutto questo si colloca il mini-esempio che abbiamo dato, per cui tra quei nostri 740.000 elettori ci sono più votanti di centro-destra che di centro-sinistra. Ha senso ignorare questo fatto, proprio mentre i radicali hanno assunto le posizioni più dure? Sono quattro domeniche che pongo questa domanda. Questo ammasso di destra che c’è adesso è piuttosto trasformista nei suoi vertici; dobbiamo evitare che questo diventi un blocco sociale storico, e quindi l’urgenza è di comprendere se quella parte della gente che, nauseata, vota dall’altra parte, lo fa soltanto perché è popolo-bue o se invece non ci dice delle cose che dobbiamo seguire in qualche modo noi, per non lasciarli vivere loro stessi con il dubbio di essere traditori e di avere per debolezza dovuto tradire e restare in quelle condizioni. Vita: Oggi mi pare di cogliere una situazione inedita, che Gramsci avrebbe detto così: quando c’è un’assenza di egemonia, c’è un rischio democratico. Oggi abbiamo una destra che non è una vera destra, ma si mischia con l'autoritarismo populista, con delle culture corporative e xenofobe, però la destra storica in questo governo la si vede poco. Questa è una destra di tipo aggressivo, con elementi di regime. Sull’altro versante c’è una opposizione che a sua volta non ha più una identità chiara: ha per un verso il filone dipietrista, che è un urlo democratico, e poi c’è una sinistra che sta fuori dal parlamento e però si arrovella continuamente su un tema sempre uguale, cioè come costruire una unità ogni volta più larga e ogni volta spaccandosi. E poi c’è un Pd che sta tentando di capire cosa deve diventare; la scelta è semplice: il Pd non può essere la riedizione dei Ds allargati, perché la storia nel frattempo è andata vanti; non può nemmeno essere quel contenitore eclettico che è stati per mesi e mesi, dai laicisti alla famosa Binetti. Pannella: Chi sono i laicisti? Vita: L’ho detto per provocarti . Allora il Pd può diventare invece una nuova cultura progressista in cui stiano dentro i radicali e Sinistra e Libertà ad esempio? Perché altrimenti il Pd sarà sempre più risucchiato verso un eclettismo moderato. Il dibattito nel Partito Comunista e il significato del dissenso. O si mettono dentro culture diverse, oppure il Pd rischia di non essere. Allora tanto vale tornare con un passo indietro - a fare una più classica sinistra riformista, anche non so quanto spazio possa avere, visto che anche in Europa i partiti socialdemocratici sono stati sconfitti ovunque. Io a Franceschini lo chiederò: te la senti di fare questa rottura? Che però non è il ‘pluralismo’, non è la risposta democristiana del ‘c’è spazio per tutti’. Pannella: Mi urge una cosa. Tu vuoi chiedere a Franceschini: 'Hai il coraggio di volere questo?' Credo che dopo tanti decenni sarebbe l’ora di dire: 'Tu hai il coraggio di non volere questo?'. Lo dico perché non sono d'accordo con te quando parli di 'culture'. Antropologicamente, il popolo, etc., la cultura cresce o deperisce, magari ne viene fuori una terza. E la cultura del popolo che va a votare i referendum radicali è la stessa, mentre Enrico temeva di perderlo.... Ripeto una cosa che è stata nostra convinzione: cultura è politica e politica è cultura o non sono l'una e l'altra cosa. Franceschini non deve mediare tra le cultura, ma tra la politica in senso laico, ovvero che non ha valori che sono impliciti ma obiettivi. Gambetta diceva che il regno della politica deve essere quello dell'opportuno. Tu e io abbiamo la stessa cultura, con nutrimenti diversi ma convergenti Vita: Io dico culture per rispetto. Pannella: E io dico politiche per rispetto17:56 Durata: 25 min 22 sec -
Vita: Il tema della Rai è che, vista da vicino, non regge più quel meccanismo lì. Anche perché la verità è che la Rai, senza lo scudo del sistema dei partiti che non c’è più, non regge più. Pannella: Io ritengo, e lo dissi già durante, che la migliore legislatura repubblicana degli ultimi 20-30 anni sia stata quella in cui sono scomparsi i partiti. Ora accade l’opposto: vengono a mancare i partiti ma diventa conseguentemente più importante il Partito Rai
Vincenzo Vita
coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21 (PD)
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
La situazione di Radio Radicale e l'attenzione di Vita. Vita: Fino a qualche settimana fa ero convinto che Radio Radicale non corresse nessun rischio, perché nel caso del dibattito sull'editoria riuscimmo a salvare il fondo contiguo di Radio Radicale. A chi me lo chiese, dissi di avere una buona impressione. Nell'ultima tornata ho invece visto con quale spietatezza è stato tagliato questo Fus, e c'entra come stile. Con Bondi completamente inerte e questo Tremonti convocato di pietra in Parlamento. Lì ho visto che siamo di fronte a una destra che non è più quella storica. Non voglio creare allarmismi inutili, ma già ho iniziato a parlarne con quelli che si occupano di tale vicenda anche nella maggioranza. Veltroni, il Pd e le nomine Rai in Consiglio d'amministrazione, la Commissione di Vigilanza Rai. Il libro 'Il Baratto'. Veltroni pagò, sulla questione della Commissione di Vigilanza Rai, un prezzo di lealtà verso Di Pietro. La storia è questa, la storia non si può mai fare troppo dopo con delle sintesi facili, va fatta durante. Il durante di quella storia fu terribile; c'era un'intesa allora che Veltroni non volle rompere. Quanto alle nomine, che Claudio Petruccioli potesse essere ricambiato non era inverosimile, anche se io ero convinto potesse rimanere. Quanto a Carlo Rognoni, poteva persino essere ricandidato. Io pensavo si potessero tenere tutti, congelando almeno per un po', per fare la riforma della Rai. Perché il tema della Rai è che, vista da vicino, non regge più quel meccanismo lì. Anche perché la verità è che la Rai, senza lo scudo del sistema dei partiti che non c’è più, non regge più. La Rai - che voi ritenete partitocratica - così come è stata concepita negli ultimi 20-25 anni, è stata la Rai dei partiti. Venendo meno questi come forma culturale di massa, la Rai non regge più perché è abituata a chiedere pareri ai partiti anche su cose minute. Ma oggi questi partiti non ci sono più, PD e PdL non sono partiti nella versione classica del termine, non hanno un politburo permanente che decide. Non riescono a fare i direttori perché non sanno come decidere! Comunque la Rai va assolutamente riformata. C’è un progetto di legge depositato che non è niente male Pannella: Io ritengo, e lo dissi già durante, che la migliore legislatura repubblicana degli ultimi 20-30 anni sia stata quella in cui sono scomparsi i partiti. Quella che permise al governo Amato di fare alcune operazioni coraggiose, le uniche che ricordo contro la prospettiva della bancarotta fraudolenta del debito pubblico, e vennero fuori perché i partiti erano nel disorientamento, con un parlamento che aveva il sapore repubblicano e infatti venne fatto fuori dalla Dc stessa. Ora accade l’opposto: vengono a mancare i partiti ma diventa conseguentemente più importante il Partito Rai. Vita: Io voglio aprire una polemica pubblica ora che le rilevazioni non le fa più il Centro d’Ascolto, le fa l’Isimm. Ma i dati che mandano sono come il ‘latinorum’ di Berlusconi, sono fatti per non essere capiti. Io per capire qualcosa mi sono dovuto mettere tre ora e mezza per capire una cosa. Pannella: Questo riguarda anche la Rai perché l'operazione di strozzare il Centro d'Ascolto è stata convergente. L'inizio fu di Cattaneo. Certo che è qualcosa di cui ora si sente la mancanza. Quando dico che non c'è democrazia nel nostro paese, è il conoscere per deliberare che viene temuto. L'esempio delle elezioni in Sardegna. L'Isimm è riuscito a proporlo e imporlo Enrico Manca, tanto che riuscitoci è andato a presiedere una cosa potente come la Fondazione Bordoni. Vita: Il tema serissimo delle rilevazioni va riproposto. Voglio anche ricordare che Freedom House e ieri Reporters senza Frontiere - nel silenzio generale dei media - ci hanno declassati per quanto riguarda la libertà di informazione. Oggi il Partito-Rai è piuttosto un insieme di gruppi, anche tra loro belligeranti18:21 Durata: 24 min 27 sec -
Il potere politico italiano e la regolamentazione di radio e tv. Vita: Ora comunque ripresentiamo anche un disegno di legge del 1994, fatto allora da Passigli, sul conflitto di interessi. Piacerebbe a me che si riaprisse questo tema. Pannella: Tanto più che adesso siamo in netta minoranza in Parlamento, per cui non c’è nessun rischio a fare questa battaglia
Vincenzo Vita
coordinatore del gruppo di parlamentari amici di Articolo 21 (PD)
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Renato Nicolini
(PD)
La nuova piattaforma satellitare Rai-Set contro Sky. Il conflitto di interessi e la copertura della stampa. C’è stata una iniziativa parlamentare in Commissione di Vigilanza Rai esattamente su questo. E’ all’ordine del giorno della prossima riunione. Il referendum del 1995 sulle telecomunicazioni promosso da Vita ed altri. Il baratto sulla Rai e il ruolo di Craxi. Vita: Venne da Londra per fare un decreto ad hoc per Berlusconi. Pannella: E il gruppo comunista su quel decreto come votò? Vita: Votò contro. Prima ancora di essere sollecitato a leggerlo dall’autore del libro 'Il Baratto', andai a documentarmi, perché in quella stagione - in cui il Pdup confluì nel Pci - non avevo un posto di primo piano, ma il gruppo comunista votò contro e fece anche una rilevante battaglia parlamentare. Se ne chiese l'incostituzionalità. Le carenze del potere politico italiano nella regolamentazione di radio e tv. Vita: Negli anni 70 la sinistra si divise. I socialisti fecero di Berlusconi il proprio cavallo di battaglia. Il partito comunista - noi eravamo critici, e lo disse molto bene la sinistra indipendente, lo diceva ad esempio Stefano Rodotà, con il quale - a proposito - presenteremo presto un disegno di legge sulla rete, perché si è persa la battaglia sulla tv generalista, ma ora non si perda quella su internet. Detto questo, è vero che il Pci sottovalutò allora questo argomento per troppi anni. Si arrivò ad occuparci di tutto ciò quando le cose erano compromesse. Ma questo non toglie nulla alla gravità di quanto successo, per cui il Psi e la Dc del Caf coprirono il fenomeno di Berlusconi fino a farlo diventare deus ex machina dell'Italia. Criticate la sinistra, ma non per dare ragione alla destra! Pannella: Voglio raccontare solo un aneddoto: io mi son trovato una volta a discutere di quel referendum con Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri, ed erano convinti che su quel referendum si dovesse mollare. Io ero un po’ indignato, perché nel periodo di referendum ci intendevamo e anche dell'aria che tirava. Entrambi restarono colpiti dalle mie argomentazioni e quindi decisero di fare la battaglia nei 20 giorni che restavano. E infatti fu vincente. Vita: Me ne vado con un colpo ferale che mi hai dato. Perché se avessimo vinto quel referendum, la storia italiana sarebbe cambiata. Il mio affetto per te non diminuisce, ma mi hai dato un colpo grave. Ora comunque ripresentiamo anche un disegno di legge del 1994, fatto allora da Passigli, sul conflitto di interessi. Piacerebbe a me che si riaprisse questo tema. Pannella: Tanto più che adesso siamo in netta minoranza in Parlamento, per cui non c’è nessun rischio a fare questa battaglia18:46 Durata: 15 min 46 sec -
Conclusioni
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
La presidenza del Senato del Partito Radicale Nonviolento ha convocato una sessione del Senato del partito per i primi giorni di agosto19:01 Durata: 1 min 35 sec