16 MAR 2002

UE: Le conclusioni del vertice di Barcellona

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Servono le riforme per rafforzare le prospettive di crescita: accordo sul mercato dell'energia e sulla situazione medio-orientale.

Il Consiglio Europeo di Barcellona si è concluso all'insegna di un moderato ottimismo: i Quindici hanno fatto il punto della situazione rispetto alla strategia tracciata a Lisbona ed hanno individuato - come si legge nel documento finale - "importatnte successi", ma anche il fatto che in alcuni settori "i progressi sono stati troppo lenti".

"L'obiettivo adesso - prosegue la dichiarazione finale - è quello di "semplificare e consolidare la strategia" per assicurare
l'effettiva messa in pratica delle decisioni già assunte in passato e di quelle prese a Barcellona.

Riforme irreversibiliLa situazione economica muove i primi passi verso la ripresa globale dopo il rallentamento verificatosi nel 2001, ma le prospettive positive devono essere supportate da "un chiaro impegno nelle riforme economiche, necessarie per aumentare il potenziale di crescita e di occupazione nell'Unione".

Il Consiglio europeo di Barcellona ha, dunque, reso "irreversibile" il processo delle riforme economiche e sociali, come dichiarato dal Primo ministro spagnolo José María Aznar, nella conferenza stampa che ha concluso il vertice.

Accordo sulla liberalizzazione nell'energia 16 marzo 2002 - Quanto al controverso punto della liberalizzazione del mercato dell'energia , l’accordo è stato raggiunto con un compromesso che include una tassazione da applicare in parallelo con la liberalizzazione dei mercati energetici.

L'unica modifica sostanziale rispetto alla bozza diffusa questa mattina e' il rinvio dal 2003 al 2004 dell'apertura del mercato dell'elettricità destinata alle imprese.

Rimane invece l'impegno politico ad indicare, entro la fine del 2003, una data precisa per la liberalizzazione dei servizi alle famiglie.

La prima fase dell'apertura dei mercati, quella relativa agli utenti industriali, consentirà di liberalizzare almeno il 60% dell'energia elettrica, addirittura "fino al 70%'' secondo quanto affermato da José Maria Aznar, presidente di turno del Consiglio europeo, il quale ha definito l’apertura dei mercati agli utenti non-domestici nel 2004 "un passo fondamentale".

Il 100% della liberalizzazione verrà invece raggiunto con la seconda tappa relativa agli utenti domestici.

Pienamente soddisfatto Romano Prodi, presidente della Commissione europea: ''Mi auguravo una data precisa per l'apertura dei mercati non domestici e ciò è stato fatto''.

Prodi si è inoltre rallegrato del fatto che il ''Consiglio europeo ha preso un preciso impegno politico per le tappe successive della liberalizzazione''.

Berlusconi, "un buon compromesso" Il premier italiano Silvio Berlusconi, forse col pensiero rivolto all’affaire EDF-Montedison, ha commentato che si è raggiunta "una buona soluzione di compromesso" che abolisce i monopoli mantenuti finora nel mercato dell'elettricità, grazie alla "liberalizzazione per quanto riguarda i grandi utenti".

La Dichiarazione sul Medio oriente Altro risultato, se così si può chiamare, del Consiglio europeo di Barcellona, è la "Dichiarazione di Barcellona sul Medio oriente.

Dopo l’introduzione, in cui "La Ue sollecita ambedue le parti a prendere misure immediate ed efficaci al fine di fermare i massacri", si sottolinea che "pace e sicurezza possono essere raggiunte solo attraverso negoziati" e che " sicurezza, aspetti politici ed economici sono elementi inseparabili ed interdipendenti di un singolo processo".

Tuttavia, alcune righe più avanti, la stessa Dichiarazione afferma che "Israele...deve immediatamente ritirare le sue Forze militari dalle aree poste sotto il controllo dell’Autorità palestinese".

La Ue si dice "determinata a giocare il suo ruolo...nella regione", mentre "l’alto Rappresentante Javier Solana, continuerà le sue regolari consultazioni con tutti gli attori internazionali coinvolti".

Nel proseguo della Dichiarazione, il Consiglio europeo "saluta con favore la recente iniziativa del principe ereditario saudita Abdullah", ovvero la vecchia formula pace in cambio di territori.

La UE dichiara che "realizzerà un pieno e sostanziale contributo economico alla costruzione della pace nella regione" e che in questa prospettiva "è pronta a contribuire alla ricostruzione dell’economia palestinese".

Evidente il riferimento al cosiddetto Piano Marshall per la Palestina, più volte evocato da Berlusconi.

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