21 SET 2002

Cgil: L'addio di Cofferati e la prima volta di Epifani

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Nel giorno dell’addio Cofferati ricorda le tappe importanti e spiega alcune delle scelte che hanno costellato il suo mandatoRoma, 21 settembre 2002 - Sergio Cofferati saluta i delegati dell'Assemblea nazionale della Cgil nel giorno dell’avvicendamento nel ruolo di segretario nazionale con Guglielmo Epifani.“Non so quale sarà la mia stazione futura”, afferma Sergio Cofferati, citando le parole del “Viaggiatore cerimonioso” del poeta Giorgio Caproni.

In occasione della cerimonia di passaggio di consegne alla guida della Cgil, Cofferati però intende chiarire alcuni dei nodi più
discussi relativi alle scelte compiute in questi anni.Si parte dalle motivazioni che hanno portato alla battaglia che la Cgil ha portato avanti nell'ultimo anno e che, si augura Cofferati, dovrà continuare nei prossimi mesi: “Nella cultura della destra – sottolinea il leader uscente della Cgil - c’è un'idea della rappresentanza sociale che punta a snaturare il ruolo e le funzioni del sindacato, a ridurre l'efficacia della sua azione sul piano dei diritti”.'In particolare “sono stati riproposti modelli gerarchici e autoritari nell'organizzazione del mondo del lavoro.

Sono state affacciate ipotesi di libertà che in realtà rendono i più deboli ancora più deboli e i più forti ancora più forti.

Quando si sceglie una via bassa alla competitività e la strada della riduzione dei diritti il sindacato ha il dovere di difendere quei diritti, e l'idea che i diritti conquistati dai padri debbano essere rispettati e consegnati ai più giovani”.In questo senso “teorizzare una neutralità del sindacato è un errore.

Anzi, una sciocchezza”, anche “la politica ha paura del sindacato” che si connota in questi termini.

“la destra, in particolare - spiega ancora - perché incontra sulla sua strada un soggetto sindacale forte, lei che è incapace di mediare”, la sinistra, da parte sua non smette di cercare “un primato, o un'egemonia” sulla rappresentanza sociale.Secondo Cofferati alle forze politiche “E' apparso dirompente aver scelto di dare la priorità ai diritti, distinguendo fin dall'inizio ciò che è negoziabile e ciò che non lo è.

Ribadendo che i diritti delle persone sono inalienabili”.

Da qui dunque riparte il cammino della Cgil.

Una Cgil che “non si condannerà mai all'immobilismo.

Sarà sempre in campo con le sue proposte e le sue azioni”.

Per “negoziare, perché questo è il compito del sindacato e perché gli accordi si fanno mediando.

Ma - conclude - non saremo mai disponibili alla semplice ratifica di accordi fatti da altri.

Perché per noi quello che conta è solo il consenso di chi rappresentiamo”.

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