La protesta antiglobalizzazione, secondo il leader radicale, trova origine «nell'assenza di una forza nonviolenta, liberale e politicalmente federalista nel mondo di oggi».
Questo «vuoto» viene riempito, appunto dal popolo protagonista delle violenze di Goeteborg, la cui lotta tuttavia si rivolge solo ai «punti deboli del governo autoritario del mondo», e difficilmente si avvede degli abusi e delle distorsioni presenti anche nei Paesi così detti 'democratici'.
Al contrario l'iniziativa radicale porta alla denuncia di fatti che minano la legalità e la democrazia, hanno portato i Radicali a spingersi in ogni direzione e a divenire attori anche nel nostro Paese.
Pannalla ricorda a titolo di esempio, la propria pervicace rievocazione del nome di Senzani per il periodo del terrorismo, come evocazione "del golpe De Benedetti-Scalfari-Pajetta-Gelli-Berlinguer che è fallito grazie a Radio Radicale».
Proprio per questo e proprio adesso, anche i radicali necessiterebbero di «una classe dirigente più attenta a conoscere prima di deliberare».
Tutto ciò assume rilievo in occasione del "comitato lungo un mese" - che appunto «vuol dire che chiunque per le sue proposte sa di aver tempo (non per soli tre giorni, ma) fino al 15 luglio» - ma ha anche una portata più generale.
«Conoscere prima di deliberare», non è dunque solo lo slogan sul quale è costruita l'intera organizzazione radicale, ma anche il dover essere di chi quotidianamente, nel dibattito virtuale e reale che anima i radicali, fa politica.
La seconda parte della conversazione è invece dedicata alla questione dell'apertura ai Verdi, in nome di un ambientalismo liberale.
Su questo punto il leader radicale si dichiara favorevole ad una discussione.
«Occorre essere sempre attenti alle schiavitù e alle forze della scienza» - spiega.
E, il tema del Protocollo di Kyoto, in merito al quale Pannella denuncia l'inerzia 'capitalista' di Bush ma anche la lentezza europea, potrebbe costituire già un territorio comune. .
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