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Segnalaci eventuali errori su questa pagina(verrà aperta una finestra per inviare la segnalazione)Indagine conoscitiva sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Unione Europea: audizione del vice ministro per le attività produttive Adolfo Urso.
Registrazione audio di "Finanze: Audizione Viceministro Urso nell'indagine sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Ue", registrato martedì 6 maggio 2003 alle 00:00.
La registrazione audio ha una durata di 1 ora e 21 minuti.
Registrazione audio di "Finanze: Audizione Viceministro Urso nell'indagine sugli aspetti finanziari, monetari e creditizi connessi all'allargamento dell'Ue", registrato martedì 6 maggio 2003 alle 00:00.
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Introduzione del Presidente
Il presidente Pedrizzi introduce i temi dell'indagine, facendo esplicito riferimento a quanto già dichiarato in sede di illustrazione della proposta di svolgimento dell'indagine conoscitiva, ricordando come l'ingresso nell'Unione Europea degli otto Paesi dell'Europa Centro-Orientale (Polonia, Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia e Lituania) insieme a Cipro e Malta costituisce un processo di portata storica, in grado di offrire certamente anche all'Italia un'occasione importante di sviluppo e di crescita. L'indagine conoscitiva tende, in prima istanza, ad acquisire informazioni sul processo di adeguamento giuridico, economico e finanziario dei Paesi aderenti rispetto alle indicazioni fissate dalla Commissione europea, ma soprattutto di verificare le condizioni nelle quali si troveranno ad operare i soggetti economici e finanziari italiani nel prossimo futuro. In particolare, l'indagine è volta ad acquisire informazioni sui processi di privatizzazione, sui sistemi creditizi e finanziari e sul livello di efficienza e di certezza giuridica per le condizioni di entrata nel e di uscita dal mercato. Ulteriori aspetti concernono l'attività delle istituzioni competenti nei settori crediti e finanziari (Banche centrali, autorità indipendenti di vigilanza, mercati regolamentati dei titoli e dei prodotti finanziari) nonché il contrasto dei fenomeni di criminalità finanziaria. Un altro aspetto di grande rilievo concerne, invece, la conoscenza di come le banche e gli operatori finanziari italiani si preparino ad affrontare le sfide dell'allargamento. In tale ottica, ritiene di grande rilievo l'iniziativa posta in essere dal vice presidente del Consiglio Fini che ha programmato una serie di visite ufficiali nei Paesi aderenti, e si dichiara convinto che la possibilità di abbinare tale attività con quella della Commissione possa essere foriera di significative sinergie, sia per rafforzare le relazioni con le istituzioni dei Paesi aderenti, sia per sostenere le imprese italiane. Dà infine conto del ciclo delle audizioni contenute nel programma già autorizzato dal Presidente del Senato. <br>Indice degli interventi<br>L'audizione comincia alle 15h20<br>Presidenza del Presidente <strong>Riccardo Pedrizzi</strong><br>0:00 Durata: 2 min 52 sec -
Relazione di Adolfo Urso, Vice ministro per le attività produttive
Interviene il vice ministro Urso, il quale sottolinea preliminarmente l'importanza dell'avvio della presente nuova fase dell'Unione Europea che si caratterizza per l'ingresso contemporaneo di dieci nuovi paesi - in precedenza a lungo facenti parte di un diverso sistema economico e istituzionale - in modo tale da determinarne un notevole ampliamento dal punto di vista territoriale e della cittadinanza coinvolta. <br>Si dichiara convinto che tale processo costituisce un'occasione di enorme rilievo per l'economia nazionale.<br>Per quanto concerne i riflessi di natura macroeconomica e finanziaria che tale allargamento determinerà tanto a livello comunitario quanto di singoli Stati, il Vice ministro ricorda come la Commissione europea abbia evidenziato la ricorrenza, al momento attuale, nell'ambito dei Paesi di nuovo ingresso, di una modesta convergenza reale dal punto di vista degli indicatori macroeconomici, rispetto ai Paesi membri, ma come si stiano comunque venendo a creare, in tali nuovi Paesi, condizioni favorevoli ad una crescita del prodotto interno lordo in linea con la prospettiva di un riallineamento nei confronti degli attuali Paesi UE. Ricorda, infatti, che la crescita media del prodotto interno lordo si cifra su percentuali ben più alte rispetto alle medie europee. Il Vice Ministro auspica che tale crescita economica si svolga in condizioni di armonia, evitando che si determinino eccessive fluttuazioni e instabilità finanziaria; a tale obiettivo dovrà contribuire una politica economica interna che favorisca la riduzione del disavanzo delle partite correnti nonché una corretta pianificazione economica a medio termine e l'adeguato impiego delle risorse comunitarie.<br>L'oratore prosegue ricordando come in materia di regime di cambio la Commissione europea abbia individuato aspetti che dovranno essere monitorati e tenuti presente nell'elaborazione di interventi macroeconomici, mentre dal punto di vista della partecipazione all'Unione Economica e Monetaria (UEM) il processo di riallineamento da parte dei Paesi candidati determinerà l'esigenza di costituire banche centrali indipendenti che perseguano una politica di stabilità dei prezzi.<br>Il Vice Ministro passa poi ad analizzare l'evoluzione del settore finanziario all'interno dei Paesi candidati, rifacendosi alle osservazioni della Commissione europea che evidenziano come, all'interno di tali Paesi, nonostante innegabili progressi, il settore bancario risulti ancora scarsamente sviluppato. Le carenze dell'intermediazione bancaria, infatti, sono aggravate dallo sviluppo ancora insufficiente del settore finanziario non bancario.<br>Emerge però che la ristrutturazione e la privatizzazione delle banche hanno permesso di risolvere i problemi comportati per il settore finanziario dal processo di transizione e, in linea generale, hanno sensibilmente migliorato la stabilità. Lo sviluppo del settore finanziario a seguito di ristrutturazioni e privatizzazioni potrebbe generare nuovi rischi per la stabilità. Per contrastare il fenomeno occorre prima di tutto rafforzare, nelle istituzioni finanziarie, i meccanismi di sicurezza e la capacità di fronteggiare i rischi, stando al passo con l'espansione del settore, e migliorare le capacità di governo e di gestione delle banche, segnatamente incoraggiando l'ingresso di società straniere nel settore finanziario. <br>Un ulteriore aspetto che viene preso in considerazione dalla stessa Commissione europea è quello della necessità di migliorare, dal punto di vista normativo e operativo, l'ambiente generale in cui le imprese si trovano ad operare. La maggior parte dei paesi candidati - prosegue l'oratore - ha realizzato molti progressi, conferendo alle proprie autorità di vigilanza finanziaria tutta l'autonomia necessaria, ma alcuni devono compiere ulteriori sforzi, in particolare nei settori non bancari.<br>Il Vice Ministro richiama, a tale proposito, l'auspicio della Commissione affinché si instaurino dialogo e cooperazione tra Stati membri e Paesi candidati.<br>Passando poi ad analizzare l'attività internazionale posta in essere dagli istituti bancari italiani, l'oratore sottolinea come gli investimenti effettuati da questi ultimi all'interno dei Paesi esteri si siano andati sempre più concentrando, in vista del futuro allargamento dell'UE, nelle aree dell'Europa centrale e orientale; in particolare viene evidenziato che primari istituti di credito italiani quali Unicredito, Banca Intesa e IMI-San Paolo, svolgono una significativa attività di sostegno delle imprese italiane che operano nei Paesi candidati, perseguendo una politica di espansione non più tramite l'apertura di filiali estere, bensì attraverso l'acquisto di banche locali leader. Fa presente che tale attività ha portato l'Unicredito ad essere il primo gruppo bancario estero nei Paesi candidati.<br>Non vi è dubbio che la presenza di istituti di credito italiani possa giovare alle imprese nazionali che effettuano investimenti diretti.<br>Per quanto concerne infatti la presenza delle imprese italiane all'interno dei dieci Paesi, il Vice ministro evidenzia come esse, da un lato, siano le più numerose rispetto agli altri partners europei, e dall'altro, consistano nella maggior parte dei casi, in piccole e medie imprese; esiste pertanto un divario tra la consistenza numerica di tali aziende e l'entità complessiva degli investimenti effettuati (piuttosto basso sia in termini assoluti che relativi) che rischia di indebolire strutturalmente tale espansione. Secondo l'avviso dell'oratore, è possibile ovviare a tale prospettiva avvalendosi di un solido sistema bancario, aumentando la possibilità di informativa delle imprese circa l'affidabilità dei partners commerciali locali e utilizzando in maggiore misura i fondi strutturali comunitari della Banca Europea per Ricostruzione e lo Sviluppo, avendo presente che l'Italia risulta essere un partner commerciale di assoluto rilievo (preceduto solo dalla Germania) per molti Paesi nuovi aderenti all'Unione.<br>L'oratore dà quindi conto analiticamente dei dati concernenti l'esposizione bancaria italiana nei confronti dei Paesi aderenti o non appartenenti all'OCSE, osservando in generale che la crescente consuetudine delle banche a operare sui mercati finanziari internazionali, attraverso l'organizzazione di prestiti sindacati e di emissioni obbligazionarie, ha favorito l'accesso delle imprese italiane a una vasta platea di finanziatori.<br>L'oratore passa poi ad esaminare l'andamento che hanno avuto gli investimenti diretti esteri italiani negli ultimi due anni, evidenziando come tali ultimi siano cresciuti notevolmente secondo i dati forniti dalla organizzazione mondiale del commercio, in particolare per quanto concerne gli investimenti diretti effettuati nei mercati dei Paesi dell'Europa centro-orientale. A fronte della liberalizzazione completa di tali operazioni, (fatta eccezione della sola Bulgaria) parziali restrizioni continuano a sussistere in relazione ai movimenti di capitale finanziario, giustificate dall'opportunità di attendere prudenzialmente il periodo successivo all'ingresso nell'UE.<br>Ricorda poi come il flusso degli investimenti diretti esteri italiani sia stato significativo nella seconda parte degli anni novanta, diretto in particolare verso la Romania, la Croazia, la Polonia e l'area balcanica e che abbia riguardato in via privilegiata comparti industriali manifatturieri di tipo tradizionale. <br>In prospettiva, prosegue l'oratore, è prevedibile un aumento dei flussi di investimento verso i Paesi dell'Europa centro-orientale. Il Vice Ministro conclude sottolineando che l'allargamento dell'Unione Europea costituisce un'importante opportunità, per le banche italiane di accrescere la loro presenza commerciale all'estero, per il Paese di raggiungere un tasso di crescita superiore anche aumentando le esportazioni, per le imprese italiane piccole e medio piccole di crescere di dimensione e divenire competitive rispetto allo scenario internazionale. <br>Pertanto appare all'oratore una scelta condivisibile quella di sostenere senza riserve l'ulteriore allargamento dell'Unione Europea anche ai nuovi Paesi candidati (Romania, Bulgaria e Turchia) all'ingresso nel 2007 ed auspicabile la futura adesione di nuovi Paesi dell'area balcanica che pur non hanno ancora chiesto tale inclusione.<br>Si riserva infine di consegnare alla Commissione una memoria scritta contenente informazioni ancora più dettagliate e analitiche circa i temi specifici dell'indagine conoscitiva.<p>Il presidente Pedrizzi rivolge parole di apprezzamento per l'ampia relazione svolta dal Vice Ministro, dalla quale emerge il dato certamente significativo del ruolo attivo sia di importanti banche italiane che di numerose imprese nazionali nei Paesi prossimi aderenti alla Unione Europea. <br>0:02 Durata: 33 min 41 sec -
Massimo Bonavita (DS-U)
A giudizio del senatore Bonavita l'ampia e dettagliata relazione del Vice Ministro fa emergere, da un lato, il dinamismo delle piccole e medie imprese italiane in grado di cogliere, con forte grado di elasticità e capacità di adattamento, l'occasione offerta dall'allargamento dell'Unione Europea, ma pone in evidenza anche lo squilibrio tra la capacità di penetrare i nuovi mercati e la debolezza patrimoniale delle imprese italiane. Si pone quindi il problema di sostenere sia finanziariamente che con i servizi reali alle imprese un processo di internazionalizzazione che molte aziende hanno già avviato, sopportando in proprio i rischi di tale attività innovativa. Esprime quindi la preoccupazione che l'assenza di un'adeguata attività di sostegno, in tutte le sedi, delle imprese italiane, possa poi esporre tali operatori al rischio di venire soppiantati da imprese estere che possono contare su un sistema Paese più articolato ed efficace. <br>Egli porta come esempio la realtà economica della Russia nella quale molte imprese italiane hanno compiuto investimenti diretti, sobbarcandosi il rischio di una realtà economica certamente instabile e caratterizzata da importanti trasformazioni dell'ordinamento giuridico. <br>Conclude quindi auspicando un processo di crescita e di sviluppo delle imprese italiane verso i mercati dei Paesi aderenti anche grazie ad una politica di sostegno più solida e più strutturata. <br>Osservazioni e quesiti dei Commissari0:36 Durata: 6 min 29 sec -
Giancarlo Pasquini (DS-U)
Il senatore Pasquini interviene sottolineando positivamente le affermazioni del vice ministro Urso in relazione alla attività delle banche italiane nei Paesi che entreranno a far parte dell'Unione Europea dal maggio 2004. Si tratta di una novità importante che peraltro si abbina al processo già noto e conosciuto del grande dinamismo delle piccole e medie imprese italiane capaci di effettuare investimenti diretti nei Paesi dell'ex blocco sovietico.<br>Si tratta di investimenti che molto spesso non rientrano affatto nel fenomeno di investimenti a fini speculativi in passato definito polemicamente come "fuga di capitali" e che comportano comunque l'esportazione non solo del know how industriale, ma anche della rete commerciale e del marchio. Egli osserva però in termini problematici che mentre per le banche italiane può certamente parlarsi di imprese di grandi dimensioni, per il settore manifatturiero si tratta per lo più di piccole e medie imprese che vanno sostenute sia attraverso l'offerta di servizi reali - da predisporre anche assegnando nuovi compiti agli uffici governativi all'estero - sia con un sostegno finanziario più ampio. <br>In termini generali, ritiene che non vada assolutamente penalizzata la tendenza di molte imprese italiane a delocalizzare i propri impianti produttivi nei Paesi dell'Est in ragione del più basso costo del lavoro esistente in tali economie, poiché tali investimenti creano comunque ricchezza ed hanno un feed back certamente positivo sulle imprese stesse. Peraltro rileva, non senza polemica, che la politica fiscale del Governo, con il sostanziale superamento del meccanismo agevolativo fondato sul doppio binario dell'IRAP e della Dual Income Tax (disciplina premiante per le imprese che scelgono di capitalizzarsi e penalizzante verso il ricorso al capitale di debito) non agevola quel processo di capitalizzazione e di patrimonializzazione delle imprese necessario a garantire solidità alle aziende che si internazionalizzano. Sollecita pertanto l'adozione di misure fiscali più coerenti con le esigenze delle aziende chiamate a competere sui mercati internazionali. <br>0:42 Durata: 10 min 47 sec -
Paolo Franco (LP)
Il senatore Paolo Franco cita l'esempio delle imprese operanti nel Veneto come un dimostrazione della particolare dinamicità delle aziende italiane a cogliere le occasioni offerte dalle trasformazioni delle società dei Paesi dell'Est ben prima che il prossimo allargamento dell'Unione Europea presentasse un quadro normativo e giuridico ancora più incoraggiante. A suo parere è certamente giusto richiamare l'attenzione sulla esigenza di sostenere adeguatamente le imprese nazionali con una politica economica attiva, che d'altra parte, non potrà in futuro che essere una politica economica europea. Esprime poi soddisfazione e compiacimento per i dati espressi dal Vice Ministro anche per il grado di adeguamento e di apertura dei Paesi aderenti (fatte salve le differenze tra tali Paesi), ma sollecita l'adozione di una serie di misure fiscali, infrastrutturali e finanziarie al fine di creare le migliori condizioni per irrobustire il processo di internazionalizzazione offerto dalla occasione dell'allargamento. In tale contesto positivo, solleva il dubbio che la moneta unica europea possa indebolire le divise dei Paesi aderenti, con un fenomeno analogo a quanto sofferto dalla economia argentina nei confronti del dollaro: invita pertanto a riflettere sulla necessità che la politica economia dell'Unione non sia limitata ad un livello esclusivamente monetario. <br>0:53 Durata: 8 min 20 sec -
Pierluigi Castellani (Mar-DL-U)
Interviene quindi il senatore Castellani, secondo il quale occorre porre attenzione alla eventuale disomogeneità dei meccanismi di tutela della stabilità del sistema bancario nei Paesi prossimi aderenti all'Unione Europea, in modo da incrementare la convergenza del sistema giuridico, oltre che quella di carattere socio-economico, rispetto agli standards degli Stati membri. Pur nel contesto positivo delineato dal Vice Ministro, esprime poi la preoccupazione che le opportunità offerte alle imprese italiane nei nuovi mercati in termini di minor costo del lavoro, tassi di crescita percentuali relativamente più alti rispetto all'Unione e mercati dei beni e dei servizi sostanzialmente nuovi, possano riflettersi negativamente sulle regioni italiane meno sviluppate e in particolare sul tessuto produttivo del Mezzogiorno d'Italia. Sollecita quindi una politica economica più coerente con la difesa e il sostegno delle imprese operanti nelle zone più svantaggiate. <br>1:02 Durata: 3 min 58 sec -
Replica di Adolfo Urso
Interviene in risposta il vice ministro Urso, il quale fa presente che l'esperienza da lui maturata nel corso degli ultimi due anni lo induce a ritenere che il sostegno delle banche italiane verso le aziende nazionali che operano investimenti diretti all'estero sia ancora relativamente debole, sia come sostegno finanziario che come servizi reali alle imprese. D'altro canto, esprime la convinzione che l'espansione delle banche italiane nei Paesi dell'Est sia ancora scarsamente percepita dagli stessi imprenditori. Per quanto riguarda il processo di espansione all'estero, citando il caso della Romania, osserva che si è in presenza di un fenomeno molto interessante di internazionalizzazione dei processi produttivi che non sfociano in una vera e propria delocalizzazione, poiché molte aziende, pur trasferendo all'estero significativi segmenti del processo produttivo, (si tratta in larga parte di prodotti semilavorati) mantengono un forte radicamento con il territorio e soprattutto conservano il momento decisionale e manageriale in Italia. Condivide la sollecitazione del senatore Franco Paolo per una politica industriale dell'Unione, in grado di attuare misure di sostegno non solo sul fronte fiscale e monetario, ma anche, ad esempio, su quello delle infrastrutture e dei trasporti. Al senatore Castellani risponde dichiarandosi convinto che il dinamismo dimostrato dal tessuto produttivo del Mezzogiorno d'Italia negli ultimi anni possa costituire la base per evitare il rischio che l'allargamento dell'Unione si riveli un fattore di indebolimento delle zone del Paese più svantaggiate. In particolare, ritiene che il grado di apertura ai mercati internazionali già dimostrato dai settori più dinamici dell'imprenditoria meridionale possa ampliare le occasioni di sviluppo e non ridurle. <br>Il presidente Pedrizzi dichiara chiusa la procedura informativa.<br>La seduta termina alle 16h35. <br>1:06 Durata: 15 min 11 sec