Lunga mattinata per il comitato paritetico di indagine sui del vertice G8 di Genova, con l'audizione dei responsabili del Genoa Social Forum, in particolare del suo portavoce, Vittorio Agnoletto, che non ha risparmiato critiche a nessuno, dalle forze dell'ordine al sindaco di Genova, dal governo Berlusconi a quello Amato.De Gennaro disse che non saremmo stati più di 40 mila''In quella occasione De Gennaro ci disse: "A Genova non arriveranno più di 40 mila persone"''.
Così il portavoce del Genoa Social Forum, Vittorio Agnoletto, ricostruisce - davanti al comitato parlamentare di indagine sui … fatti del G8 - una riunione avvenuta a Genova il 30 giugno tra alcuni esponenti del Gsf, il prefetto del capoluogo ligure, il questore, lo stesso capo della polizia Gianni De Gennaro e altri funzionari.
''In quell'incontro - ha affermato Agnoletto - informammo il capo della polizia che esponenti manifestanti aderenti al Genoa Social Forum avrebbero attuato forme di disubbidienza civile durante il vertice, senza attacchi alla città, alla persona e senza usare strumenti d'offesa.
De Gennaro rispose che la repressione di tali violazioni sarebbe stata commisurata ai comportamenti e che le forze di polizia non avrebbero mai sparato sui manifestanti''.
Ad un esponente del Gsf, che gli fece presente che a Genova sarebbero arrivate probabilmente 200 mila persone, il capo della polizia - racconta Agnoletto - rispose che ''lui aveva gestito eventi con oltre un milione di persone, e che dunque non c'era ragione di preoccuparsi'', anche perché, secondo le sue informazioni, ''a Genova non sarebbero comunque arrivate più di 40 mila persone''.
Non stati garantiti i diritti elementari dei cittadiniNei giorni delle manifestazioni del G8 ''non sono stati garanti i più elementari diritti dei cittadini''.
Ha proseguito poi Vittorio Agnoletto, durante la sua audizione.
''La strategia che ha guidato il comportamento delle forze di polizia - ha sostenuto - ha portato alla distruzione sistematica della città da parte dei Black Bloc''.Nel corso dell'audizione Vittorio Agnoletto ha accusato le forze dell'ordine di aver ripetutamente ignorato i Black Bloc e di aver invece sistematicamente caricato i cortei pacifici del Gsf.
In particolare Agnoletto ha ricordato il corteo internazionale del 21 luglio, quando le forze dell'ordine non si schierarono in testa al corteo per garantirne l'incolumità.
''Quel giorno - ricorda Agnoletto - il capo della Digos genovese Spartaco Mortola telefonò a Massimiliano Morettini (uno dei coordinatori del Gsf) dicendo che sapeva che gruppi di Black Bloc volevano inserirsi in coda al corteo e chiedendo al Gsf di non farli accodare.
Morettini fu contrariato e chiese alla polizia di impedire che i violenti si inserissero nel nostro corteo''.
L'operazione però, ha continuato Agnoletto, non avvenne e il Gsf fu costretto a supplire con un proprio servizio d'ordine.
Anche in altre circostanze, ha detto Agnoletto, il Genoa Social Forum ha cercato di evitare la presenza dei violenti nei propri cortei e qualche volta alcuni pacifisti sono rimasti feriti.Ritornando al corteo del 21, Agnoletto ha detto che quando la manifestazione stava ormai volgendo al termine le forze di polizia hanno dato il via a una ''vera e propria caccia all'uomo, corso Italia è stato teatro di ripetuti pestaggi su persone inermi, tra cui anziani, famiglie e gente in carrozzella.
Ed è inutile dire che quando la polizia ci caricava i violenti erano già riusciti a dileguarsi''.
La situazione a Genova, ha aggiunto il portavoce del Gsf, è stata difficile anche perché in molte circostanze i gruppi di contatto del Gsf hanno avuto difficoltà di comunicare con i responsabili delle forze dell'ordine.
La disastrosa gestione dell'ordine pubblico nel capoluogo ligure, ha detto Agnoletto, fu considerata tale anche dal sindaco di Genova Pericu: ''Alle 15,45 del 20 luglio Pericu mi telefonò, dicendosi furibondo perché le forze dell'ordine stavano fronteggiando iniziative non violente del Gsf e allo stesso tempo lasciavano la città in mano ai Black Bloc''.
Agnoletto, infine, ha detto che molte delle cariche avvenivano anche con mezzi blindati lanciati ad alta velocità contro i cortei e ha ricordato del video trasmesso da La 7 la sera del 21 luglio in cui si vedevano presunti Black Bloc dialogare con le forze dell'ordine''.
Nella Diaz ci dissero: facciamo ciò che vogliamo''Non siamo in America, facciamo quello che vogliamo''.
E' questa, secondo Vittorio Agnoletto, la risposta che le forze dell'ordine, durante la perquisizione alla scuola Diaz, diedero all'europarlamentare, Luisa Morgantini, che chiedeva loro se avessero un mandato.
''Il capo della Digos Mortola - ha continuato Agnoletto - mi disse che il mandato sarebbe stato visibile entro mezz'ora.
Cosa che non è mai avvenuta''.Nella scuola Diaz, ricorda Agnoletto, c'erano i locali del mediacenter del Gsf e qui i poliziotti diedero luogo a episodi di violenza gratuita: ''Si accanirono soprattutto nel locale dove erano i legali del Gsf, qui sfasciarono i computer e manomisero gli hard disk, poi salirono al piano superiore dove sottrassero alcune videocassette (anche con registrazioni dell'irruzione alla Pertini) sequestrarono documenti dei legali e posero in stato di fermo il coordinatore dei legali, Giuseppe Scrivani.
Alla fine i poliziotti se ne andarono senza aver fatto neanche un verbale di tutto il materiale danneggiato o sottratto: hard disk, videocassette, cellulari, documenti''.
Agnoletto inoltre ha ricordato anche l'irruzione alla scuola Pertini, quella dove pare siano avvenuti alcuni violenti pestaggi da parte della polizia.
''Quando i poliziotti arrivarono le luci alle finestre erano accese, sfondarono il cancello esterno con una camionetta.
Entrarono agenti in divisa, funzionari in borghese e poliziotti in borghese ma con casco e fazzoletto che gli copriva il volto''.
''Io, i parlamentari Malabarba e Mantovani e il consigliere regionale Nisci - ha continuato il portavoce del Gsf - cercammo di entrare ma ci venne impedito''.
Secondo Agnoletto alcuni responsabili del Gsf si adoperarono per ''evitare che la situazione trascendesse e mantennero un atteggiamento responsabile senza avere alcuna reazione violenta''.
Le operazioni finirono intorno alle 3 del mattino e i soccorsi ai feriti furono ''lentissimi''.
''Mentre si stavano portando via i feriti e gli arrestati - ha concluso Agnoletto - il responsabile dell'ufficio stampa della polizia, Sgalla, rilasciò una prima dichiarazione in cui disse che: "Era stata fatta una perquisizione e non era stato toccato nessuno e che i feriti e il sangue già rappreso, come si poteva notare, erano conseguenze degli scontri del corteo del pomeriggio".
Bastò entrare nella scuola per vedere che tutto ciò non rispondeva al vero''.
Nessuna risposta né da Amato né da Berlusconi"Alle istanze del Genoa Social Forum non sono arrivate risposte - tra febbraio e giugno - né dal governo Amato, né da quello Berlusconi".
Ha infine sostenuto il portavoce del Gsf.''I rapporti con i governi Amato e Berlusconi - ha detto - sono documentati nella mia lunga relazione.
Certo è che dall'8 febbraio al 30 giugno non abbiamo avuto risposte alle proposte che avevamo avanzato: quindi c'è di mezzo sia il governo Amato sia quello Berlusconi''.
Per quanto riguarda il fenomeno dei Black Block, poi, Agnoletto ha detto che ''ogni volta che abbiamo avuto problemi ne abbiano segnalato la presenza alle autorità ma non ha senso chiedere a noi informazioni sui Black Block quando otto servizi segreti dei più potenti paesi del mondo sono riusciti a farli arrivare e a farli scorrazzare nel centro di Genova.
Noi, per bloccarli - ha concluso - non avevamo né mezzi, né autorità''.
Così il portavoce del Genoa Social Forum, Vittorio Agnoletto, ricostruisce - davanti al comitato parlamentare di indagine sui … fatti del G8 - una riunione avvenuta a Genova il 30 giugno tra alcuni esponenti del Gsf, il prefetto del capoluogo ligure, il questore, lo stesso capo della polizia Gianni De Gennaro e altri funzionari.
''In quell'incontro - ha affermato Agnoletto - informammo il capo della polizia che esponenti manifestanti aderenti al Genoa Social Forum avrebbero attuato forme di disubbidienza civile durante il vertice, senza attacchi alla città, alla persona e senza usare strumenti d'offesa.
De Gennaro rispose che la repressione di tali violazioni sarebbe stata commisurata ai comportamenti e che le forze di polizia non avrebbero mai sparato sui manifestanti''.
Ad un esponente del Gsf, che gli fece presente che a Genova sarebbero arrivate probabilmente 200 mila persone, il capo della polizia - racconta Agnoletto - rispose che ''lui aveva gestito eventi con oltre un milione di persone, e che dunque non c'era ragione di preoccuparsi'', anche perché, secondo le sue informazioni, ''a Genova non sarebbero comunque arrivate più di 40 mila persone''.
Non stati garantiti i diritti elementari dei cittadiniNei giorni delle manifestazioni del G8 ''non sono stati garanti i più elementari diritti dei cittadini''.
Ha proseguito poi Vittorio Agnoletto, durante la sua audizione.
''La strategia che ha guidato il comportamento delle forze di polizia - ha sostenuto - ha portato alla distruzione sistematica della città da parte dei Black Bloc''.Nel corso dell'audizione Vittorio Agnoletto ha accusato le forze dell'ordine di aver ripetutamente ignorato i Black Bloc e di aver invece sistematicamente caricato i cortei pacifici del Gsf.
In particolare Agnoletto ha ricordato il corteo internazionale del 21 luglio, quando le forze dell'ordine non si schierarono in testa al corteo per garantirne l'incolumità.
''Quel giorno - ricorda Agnoletto - il capo della Digos genovese Spartaco Mortola telefonò a Massimiliano Morettini (uno dei coordinatori del Gsf) dicendo che sapeva che gruppi di Black Bloc volevano inserirsi in coda al corteo e chiedendo al Gsf di non farli accodare.
Morettini fu contrariato e chiese alla polizia di impedire che i violenti si inserissero nel nostro corteo''.
L'operazione però, ha continuato Agnoletto, non avvenne e il Gsf fu costretto a supplire con un proprio servizio d'ordine.
Anche in altre circostanze, ha detto Agnoletto, il Genoa Social Forum ha cercato di evitare la presenza dei violenti nei propri cortei e qualche volta alcuni pacifisti sono rimasti feriti.Ritornando al corteo del 21, Agnoletto ha detto che quando la manifestazione stava ormai volgendo al termine le forze di polizia hanno dato il via a una ''vera e propria caccia all'uomo, corso Italia è stato teatro di ripetuti pestaggi su persone inermi, tra cui anziani, famiglie e gente in carrozzella.
Ed è inutile dire che quando la polizia ci caricava i violenti erano già riusciti a dileguarsi''.
La situazione a Genova, ha aggiunto il portavoce del Gsf, è stata difficile anche perché in molte circostanze i gruppi di contatto del Gsf hanno avuto difficoltà di comunicare con i responsabili delle forze dell'ordine.
La disastrosa gestione dell'ordine pubblico nel capoluogo ligure, ha detto Agnoletto, fu considerata tale anche dal sindaco di Genova Pericu: ''Alle 15,45 del 20 luglio Pericu mi telefonò, dicendosi furibondo perché le forze dell'ordine stavano fronteggiando iniziative non violente del Gsf e allo stesso tempo lasciavano la città in mano ai Black Bloc''.
Agnoletto, infine, ha detto che molte delle cariche avvenivano anche con mezzi blindati lanciati ad alta velocità contro i cortei e ha ricordato del video trasmesso da La 7 la sera del 21 luglio in cui si vedevano presunti Black Bloc dialogare con le forze dell'ordine''.
Nella Diaz ci dissero: facciamo ciò che vogliamo''Non siamo in America, facciamo quello che vogliamo''.
E' questa, secondo Vittorio Agnoletto, la risposta che le forze dell'ordine, durante la perquisizione alla scuola Diaz, diedero all'europarlamentare, Luisa Morgantini, che chiedeva loro se avessero un mandato.
''Il capo della Digos Mortola - ha continuato Agnoletto - mi disse che il mandato sarebbe stato visibile entro mezz'ora.
Cosa che non è mai avvenuta''.Nella scuola Diaz, ricorda Agnoletto, c'erano i locali del mediacenter del Gsf e qui i poliziotti diedero luogo a episodi di violenza gratuita: ''Si accanirono soprattutto nel locale dove erano i legali del Gsf, qui sfasciarono i computer e manomisero gli hard disk, poi salirono al piano superiore dove sottrassero alcune videocassette (anche con registrazioni dell'irruzione alla Pertini) sequestrarono documenti dei legali e posero in stato di fermo il coordinatore dei legali, Giuseppe Scrivani.
Alla fine i poliziotti se ne andarono senza aver fatto neanche un verbale di tutto il materiale danneggiato o sottratto: hard disk, videocassette, cellulari, documenti''.
Agnoletto inoltre ha ricordato anche l'irruzione alla scuola Pertini, quella dove pare siano avvenuti alcuni violenti pestaggi da parte della polizia.
''Quando i poliziotti arrivarono le luci alle finestre erano accese, sfondarono il cancello esterno con una camionetta.
Entrarono agenti in divisa, funzionari in borghese e poliziotti in borghese ma con casco e fazzoletto che gli copriva il volto''.
''Io, i parlamentari Malabarba e Mantovani e il consigliere regionale Nisci - ha continuato il portavoce del Gsf - cercammo di entrare ma ci venne impedito''.
Secondo Agnoletto alcuni responsabili del Gsf si adoperarono per ''evitare che la situazione trascendesse e mantennero un atteggiamento responsabile senza avere alcuna reazione violenta''.
Le operazioni finirono intorno alle 3 del mattino e i soccorsi ai feriti furono ''lentissimi''.
''Mentre si stavano portando via i feriti e gli arrestati - ha concluso Agnoletto - il responsabile dell'ufficio stampa della polizia, Sgalla, rilasciò una prima dichiarazione in cui disse che: "Era stata fatta una perquisizione e non era stato toccato nessuno e che i feriti e il sangue già rappreso, come si poteva notare, erano conseguenze degli scontri del corteo del pomeriggio".
Bastò entrare nella scuola per vedere che tutto ciò non rispondeva al vero''.
Nessuna risposta né da Amato né da Berlusconi"Alle istanze del Genoa Social Forum non sono arrivate risposte - tra febbraio e giugno - né dal governo Amato, né da quello Berlusconi".
Ha infine sostenuto il portavoce del Gsf.''I rapporti con i governi Amato e Berlusconi - ha detto - sono documentati nella mia lunga relazione.
Certo è che dall'8 febbraio al 30 giugno non abbiamo avuto risposte alle proposte che avevamo avanzato: quindi c'è di mezzo sia il governo Amato sia quello Berlusconi''.
Per quanto riguarda il fenomeno dei Black Block, poi, Agnoletto ha detto che ''ogni volta che abbiamo avuto problemi ne abbiano segnalato la presenza alle autorità ma non ha senso chiedere a noi informazioni sui Black Block quando otto servizi segreti dei più potenti paesi del mondo sono riusciti a farli arrivare e a farli scorrazzare nel centro di Genova.
Noi, per bloccarli - ha concluso - non avevamo né mezzi, né autorità''.
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