Rassegna stampa di economia

Buon pomeriggio a tutti non è di ottobre due mila uno stampa e regime la rassegna stampa di Radio Radicale consueto supplemento da lunedì pomeriggio per un approfondimento di alcuni temi dell'economia della finanza in studio ben
Detto Della Vedova siamo alla giornata seguente alla prima giornata di contro offende la controffensiva statunitense e inglese
Nei confronti dei terroristi e nei confronti del governo dei talebani i giornali di oggi in particolare i supplementi economici dei due principali quotidiani ecco CorrierEconomia e Repubblica Affari e finanza ancora si occupano naturalmente degli affetti della crisi e degli affetti
Degli attacchi terroristici sulla economia mondiale e noi partiremo proprio da questo leggendo alcuni stralci di un lunghissimo è interessante articolo di Paul
Krugman un economista liberal credo che non si offenderebbe dalla definizione statunitense che ci dà la sua versione poi vedremo anche su per quanto riguarda sempre viste lo stesso argomento in qualche modo Alfredo recava attesi sulla stampa Alberto Alesina sul Corriere economia che si occupa prevalentemente Della questione europea dal patto di stabilità al Parlamento europeo è stata votata giovedì una risoluzione che sostiene la necessità di mantenere il patto di stabilità ma oltre a questo c'è un pezzo di verità che in qualche modo continua ad occuparsi del degli effetti economici della della crisi terroristica militare in atto in particolare riferendosi a nuovi paradigmi con cui andrebbe o andrà letta le andranno letti fenomeni della globalizzazione
Poi ci occuperemo di altre cose ma se avremo il tempo di municipalizzate di Cnn di ferrovie britanniche ci sono articoli che danno con Tor Bella fallimento così viene presentato delle della privatizzazione delle ferrovie
Immersa in Gran Bretagna ma sul Wall Street Journal di oggi c'è un editoriale che si intitola non piangiamo dura il tre in cui si dà conto che in realtà quella di mezzo le è stata una mezza privatizzazione
Sì auspica Wall Street Journal sembra
Intravedere nelle prime mosse di Tony Blair che ha affidato non ai burocrati dal governo ma da Ernst&Young il la gestione quindi rilancio di del mentre sì auspica il wall street journal che in realtà Toni Blair abbia fatto questo passo indietro per fame due in avanti e quindi arrivarono della privatizzazione vedremo se abbiamo tempo municipalizzate un bell'articolo a pagina diciassette di Repubblica fare finanza sulla Cnn Ingram voi Olga quest'anno tornata di di di in gran voga naturalmente per la copertura del davvero eccezionale
Che assicura sugli eventi della crisi di questi giorni anche se superata in qualche modo in questa occasione da Al Jazeera la cosiddetta Cnn araba che trasmette dal Qatar che è l'unica tv che ha ancora uno può stazione a Kapur intervista ad Emma Marcegaglia precedente presidente De Pasquale Sidem come dicono loro lei giovani industriali dei giovani industriali sulla stampa ma vedremo se avremo
Tempo di
Leggerla allora passione partiamo dall'intervento di Paul Krugman questa è economia della paura è una specie di saggio pubblicato
Pubblicato dal dal New York Times New York Times magazine naturalmente non abbiamo possibilità di leggerlo tutto però forse vale la pena leggere né qualche stralcio sperando di non stravolgere
Nella sintesi il pensiero di Krugman
L'economia americana siamo pagina un parte a pagina uno
E sotto choc dopo l'attacco terroristico dell'undici settembre ma avrebbe recuperato più rapidamente se la tragedia fosse avvenuta cinque anni fa in pieno cinque espansivo invece ora è già sull'orlo della crisi se questa fase di incertezza sfocerà in una vera e propria recessione non si saprà mai se è una conseguenza dall'attacco terroristico qualcosa destinato comunque ad accadere in ogni caso è importantissimo che si trovi al più presto la forza la capacità di reagire altrimenti rischia di finire come il Giappone in crisi da dieci anni e il parallelo con il Giappone con la crisi dell'economia giapponese è un po'il leit motiv di questo
Di questa interessante analisi
Di può Krugman comunque interessante economia americana in genere non ci mette più di tanto recuperare le conseguenze diventi disastrosi quando nel novantadue uragano Andrew devastò la Florida meridionale e due anni più tardi terribile nord-sud
No attraenti colpì la California i danni materiali furono enormi la vita di milioni di persone rimane sconvolta per mesi eppure pochi economisti giudicarono che i due eventi una minaccia la prosperità nazionale se diamo uno sguardo al grafico dalla crescita del PIL
Ma difficilmente noi terremo qualche effetto sarà diverso questa volta
Scrive più avanti Krugman male per le ripercussioni sull'economia dal disastro svanire ebbero ben presto se l'economia fosse forte la ragione per cui preoccuparsi delle conseguenze economiche dall'attacco non risiede nell'attacco insieme nella sua tempistica se i terroristi avessero colpito cinque anni fa
Qui si ripete il concetto
Qui si ripete il concetto quindi possiamo saltare un po'più avanti l'atrocità subite è stato l'immane tragedia mia se limitata una piccola parte di una sola città
Come si può immaginare che la distruzione di alcuni edifici per quanto grandi possano in Acciaro un'economia gigantesca come la nostra
Un disastro può colpire l'economia in uno dei due modi seguenti può diminuire l'offerta ossia quinte ferire con la capacità dell'economia di produrre
Oppure può diminuire la domanda cioè rendere la gente riluttante a comprare i prodotti dall'economia di cosa ci preoccupiamo ora la risposta che per quanto siano grandi danni Manhattan l'impatto d'attacco terroristico sull'offerta sarà ridotto in confronto le corna alle dimensioni dell'economia statunitense sono andati distrutti milioni e milioni di metri quadri di locali per uffici
Ma è meno dello zero virgola cinque del totale nazionale comunque
Pensandoci lo zero virgola cinque totale nazionale di metri quadrati
Di locali per uffici distribuito solo due Palazzi una quantità enorme i costi di sgombero delle macerie di ricostruzione saranno nell'ordine il
Decine di miliardi di dollari meno dello zero virgola uno per cento la ricchezza del Paese gli aerei sono rimasti a terra per quasi una settimana ma ora stanno volando di nuovo
Però la capacità dell'economia di fornire qualsiasi cosa il consumatore desideri comprare sembra quasi una tutta intera saltiamo più avanti
L'attacco terroristico un fatto piccolo in termini di impatto fisico sull'economia
Può avere un effetto psicologico smisurato smisuratamente grande una grande causa povere una piccola causa può avere grandi effetti la grande depressione non ebbe alcuna causa ovvio il motivo di preoccupazione per gli effetti economici non stanno i danni reali ma
Ma nella possibilità che i consumatori e investitori nervosi cessino di spendere la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa e quindi
Sostanzialmente il secondo punto è la domanda l'elemento critico in questa fase
Ma perché siamo più vulnerabili alla paura di cinque anni fa perché in tempi normali sarebbe facile per la politica economica compensare l'impatto psicologico dalla tragedia sulla domanda complessiva perché ciò ora potrebbe non essere facile
Quando gli economisti discutono di grande depressione la loro conclusione un invariabilmente mai più un mix di fermezza e vanterie
Noi pensiamo può almeno pensavamo fino a poco tempo fa di avere imparato abbastanza su come combattere la crisi economica in modo da impedire una un impedirne una di simili dimensioni l'economia moderna dispongono di difese poderose contro il rallentamento dall'economia la prima la politica monetaria la capacità la banca centrale di ridurre i tassi d'interesse per persuadere imprese e consumatori chiedere prestiti a spendere cosa che crea nuove cooperazione e incoraggia la gente a spendere
Dietro la prima linea di difesa quella monetaria
Ce n'è una seconda abbiamo saltato qualche riga la politica fiscale se ridurre i tassi d'interesse non basta il Governo può favorire la domanda abbassando le tasse o alzando la spesa pubblica
La parola d'ordine per gli economisti è che la politica fiscale non è necessaria per affrontare la maggior parte delle recessioni
Mentre è sufficiente la politica dei tassi d'interesse credono che stabilizzare l'economia si è compito dalla febbre non del tesoro ma la possibilità di interventi fiscali è sempre dietro l'angolo l'esistenza di queste due linee di difesa significa che l'economia non è più a rischio di recessione ovviamente no gli Stati Uniti hanno conosciuto tre grosse crisi negli ultimi tre decenni ma viene in esse qualcosa che saltava subito all'occhio erano parzialmente intenzionali
In ciascuno dei casi la recessione era cominciata quando la fede aveva cercato di rallentare l'economia per raffreddare l'inflazione ma ogni volta le cose sono andate al di là delle intenzioni dell'affaire poiché la politica monetaria è uno strumento puntato ognuna di quelle recessioni era finita dopo che la Fed aveva invertito la rotta e deciso un taglio dei tassi possiamo essere assicurati dopo tutto la storia sembra dirci che la recessione possono capitare ma possiamo superarle
Dobbiamo dunque guardare con tranquillità al quadro economico dopo l'attentato forse no scrive Krugman la storia dall'economia USA a partire dalla seconda guerra mondiale ispira un senso di soddisfazione circa i rischi di crisi
Le difese a disposizione contro il ripetersi della Grande depressione hanno tenuto se la nostra storia fosse l'unica
Prova disponibile io e molti altri ci sentiremo tranquilli per la situazione attuale ma noi non siamo la sola economia avanzata che abbiamo dovuto affrontare stress economici senza contare
Che cioè chi non se l'è cavata tanto bene poi comincia una lunga analisi sempre di Paul Krugman sul Giappone
Titoletto le analogie il Giappone la sua crisi che dura da dieci anni il Paese non si è mai realmente ripreso da dieci anni ogni ricaduta è più grave
E ogni ripresa è più anemica
Il PIL
Il il giapponese
Avuto meno virgola zero sette per cento la produzione industriale meno undici virgola sette per cento della verità però nel grafico
Non è segnato Periodo le vendite al consumo diminuiscono del due virgola uno per cento ricordiamo che i tassi di interesse sono a zero quindi la situazione giapponese veramente difficile
Quindi noi saltiamo tutta questa analisi però sul caso giapponese cioè di una recessione che per dieci anni non accenna a mollare la preso non s'
Tante tutti gli strumenti messi in campo ma non tutto il male abbiamo saltato parecchie naturalmente non tutto il male viene per nuocere il lato positivo dei problemi del Giappone
E che ci regalano un campanello d'allarme e la possibilità di decidere le misure senza l'esempio negativo del Giappone in alto esperte avrebbero sottovalutato i rischi insiti nella nostra economia proclamando che la Pro verità è dietro l'angolo come facevano i collegi giapponese all'inizio della crisi loro non sapevano quello che sarebbe accaduto noi sì i guai del Giappone ci hanno avvisato che nel mondo di oggi possono aprirsi problemi
Tipo depressione e ci offrono
Un'idea sui modi per combattere se la linea di difesa dalla riduzione dei tassi della spesa pubblica falliscono c'è ancora spazio per intervenire a condizione di abbandonare i consueti concetti di l'utenza ad esempio le banche centrali non investono altro che nel debito pubblico a breve ma dato che il tasso zero perché non acquistare buoni pubblici a lungo che ancora rendono qualcosa
Oppure la Banca del Giappone può strappare gliene usare per acquistarle dollari provocando una svalutazione competitiva idee così radicali sono però bollate con il responsabile Koizumi si è impegnato a guarire l'economia puntando su una riforma strutturale che avrà effetti positivi nel lungo periodo ma deprimere all'economia nel breve
Ci si augurava che si sarebbe prodigato a favore di interventi monetari non convenzionali ma l'opposizione del ministro delle Finanze lo blocca non resta che sperare che in una situazione analoga i nostri politici siano più coraggiosi se il peggio arriverà e l'economia americana mostra i sintomi della sindrome giapponese non saremo a corto di idee su cosa fare
Concludiamo qui questa lettura di questo pezzo di Paul Krugman molto lungo sono occupa pagina due e tre e quattro integralmente comunque la visione mi sembra abbastanza chiaro problemi paura problemi di domanda come reagire
Evitare i rischi giapponesi fare ricorso a interventi radicali
E quindi fare ricorso alla fantasia passiamo lasciamo Paul Krugman e passiamo leggere uno stralcio di un'altra analisi quella io Alfredo recano attesi sulla stampa nell'inserto economia finanza pagine ventitré il problema dunque scrive a un certo punto recare attesi
E quello essenziale mente psicologico di rassicurare la gente questo tema ricorrente soprattutto nei Paesi richiedo Colucci perché sono loro e promuovono lo sviluppo anche dei Paesi meno ricchi e meno evoluti occorre rassicurarla contro l'aggressione terroristica per un verso e contro la crisi dell'economia per altro verso due aspetti ben distinti nell'immediato ma che sono facce diverse di un unico problema se si guarda le prospettive di medio termine nel breve termine nell'immediato appunto il suo ma relativamente più semplice almeno nella sua impostazione se le imprese non investono i consumatori non consumano i governi possono in qualche misura sostituirsi a loro
Abbiamo già richiamato in queste settimane quindi questa
Attesi keynesiana interventista che va sicuramente per la maggiore nelle settimane da qualche settimana insomma dopo l'attacco terroristico con un senso di rivalsa allora
Diciamo così gli statalisti a mio avviso
Del tutto fuori luogo perché bisognerebbe riflettere che appunto l'economia di Stato torna a essere una
Opzione
Praticabile vedremo quanto illusoriamente nel momento in cui appunto è partito con
Gli aerei kamikaze sulle Torri Gemelle l'attacco più violento mai sferrato
Almeno a partire dalla seconda guerra mondiale mai sferrato alla civiltà politica ed economica
Liberale e liberista dell'Occidente sono mi sembrerebbe un'amara consolazione quella virgolette degli statalisti è una cosa di cui andare un po'meno fieri tronfi invece di quanto sembrerebbe almeno al momento poi vedremo cosa succederà davvero e se le misure adottate funziona
Tanto risoluta da incorrere addirittura nelle critiche di qualche economista che va agitando il rischio di eccesso di intervento dell'amministrazione americana sostegno dell'economia e non ci sono abbastanza d'accordo verranno spesi soldi
Tanti e alleggerite le tasse questo significa restituire libertà qualche rischio di generare inflazione o qualche nuova irrazionale esuberanza in Borsa in effetti c'c'è ma ora si tratta di compensare uno choc traumatico di arginare la caduta dalla domanda interna di ricostituire almeno in parte la ricchezza finanziaria che il trionfo delle Borse
A fortemente decurtato di indurre la gente a spendere a ridurre il timore di perdere il lavoro era stata Matiz Zare con un aumento dei sussidi l'eventualità che lavoro possa essere davvero perso il rischio di un qualcosa in più link
Azione merita di essere corso ricordiamo anche che l'America può fare quegli interventi perché ha consistenti avanzi di Bilancio aveva nel mirino la riduzione del debito
Pubblico non
Del deficit l'Europa e l'Italia stanno messi in modo molto diverso l'America comunque lo corre mentre l'Europa paga del fatto che al di qua dell'Atlantico recessione ancora non c'è questo l'inusitato risultato del vertice voce in
Non ritiene di realizzare neppure promuovere alcuna politica espansiva anche se nei giorni scorsi è stata sollecitata dalla Bundesbank ma in una prospettiva di medio termine il problema è più complesso perché non basta il sostegno compensativo dalla domanda dato da politiche di bilancio espansive
Occorre che l'operazione Enduring Freedom si concluda con il ristabilimento di una libertà stabilizzata non solo e non tanto sotto l'aspetto tecnico quanto sotto quello che ci è logico attraverso un'azione che non può essere di conseguenza solo militare e poliziesca ma deve essere di necessità anche politiche così Alfredo reca la tesi sulla
Stampa passiamo al Corriere recano attesi richiamava all'Europa è cosa succede in Europa
Scrive nella rubrica Meridiano su Corriere Economia pagina uno Alberto Alesina il patto di stabilità va mantenuto la solidità dei suoi conti pubblici consentirà agli Stati Uniti di ridurre al minimo le conseguenze economica dell'attacco terroristico dell'undici settembre oltre alle spese di costruzione il governo federale dovrà salvare dalla bancarotta alcune grandi compagnie aeree con costi fiscali ancora non del tutto prevedibili ma sicuramente ingenti le spese militari aumenteranno
Negli anni Novanta erano state dimezzate
In percentuale del PIL
Dal sei al tre per cento
E questo è un dato su cui poco si
Riflette ora non potranno che salire e non di poco
Se l'America non avesse accumulato un surplus di più del due per cento del PIL e non avesse ridotto il dubito il debito pubblico a circa la metà del PIL tutte queste esige se si tradurrebbero in aumento delle imposte del deficit molto elevato che farebbero alzare i tassi d'interesse prima le imposte dopo peggiorando ancor di più una fase ciclica negativa
Invece l'amministrazione Bush potrà coprire tutte queste spese impreviste e ridurre le imposte senza intaccare il suo punto il sistema pensionistico
Il fatto che prima o poi una riforma delle pensioni sia necessaria negli Stati Uniti non ha nulla a che fare con gli eventi dell'undici settembre
Scondato molto importante esattamente per questo motivo
Far fronte esigenze inattese che la prudenza che è prudente accumulare un leggero surplus di bilancio e ridurre il debito in periodi normali in modo da poter aumentare le spese ridurre le imposte in periodi di crisi se in periodi normali un Paese già in deficit con un debito alto non ciò che in attesa delle dimensioni quello subito dall'America può avere effetti economici disastrosi appunto perché la politica fiscale non può reagire
La ratio del patto di stabilità europeo proprio questa forzare i Paesi dell'euro a mantenere un leggero surplus in periodi normali l'altra faccia da medaglia e che il patto di stabilità riduce ma non elimina si badi la flessibilità necessaria in periodi di crisi
In realtà un Paese fiscalmente virtuoso non ha bisogno di alcun vincolo al Po mantenere la flessibilità necessaria per accumulare surplus in periodi di pace e deficit messo tra virgolette naturalmente e deficit in periodi di crisi il problema è che dalla metà degli anni settanta in poi molti paesi europei Italia in testa sono stati tutt'altro che fiscalmente prudenti da qui nascono i vincoli di Maastricht introdotti in un momento in cui molti paesi europei avevano raggiunto livelli di debito da periodi bellici la perdita di credibilità fiscale ha determinato la necessità di limitare la discrezionalità dalla finanza pubblica in Europa
Ma si dirà
Molti Paesi europei come Francia Germania Inghilterra hanno mantenuto un livello di debito non troppo lontano dal sessanta per cento altre come l'Irlanda lo hanno ridotto velocemente ed oggi sono anch'esse intorno al cinquanta sessanta per cento del PIL
E quindi è giunto il momento di abbandonare i vincoli fiscali non ancora nel caso dei Paesi a basso debito non è chiaro che la situazione sia talmente eccezionale da dover abbandonare i vincoli fiscali
Se lo fosse per questi Paesi abbandonare il patto di stabilità non sarebbe un dramma ma l'Europa non ha subito uno choc di dimensioni paragonabili a quello americano per Paesi come l'Italia che ha un debito di più del centodieci per cento del PIL tornare a deficit di parecchi punti percentuali del PIL significa far ripartire la spirale del debito
Spesa per interesse di imposte crescenti che a tema attanagliato la finanza pubblica degli anni ottanta dagli anni ottanta in poi il problema dell'Italia
Non è il patto di stabilità è il debito sette è il debito che
Una conseguenza del secondo la legge finanziaria appena approvata
Programma un deficit dell'uno virgola uno per cento del PIL molto vicino a quello previsto dal Patto di stabilità cioè lo zero virgola otto per cento
Del PIL se confermata nei fatti questa cifra continuerà a far scendere seppur lentamente il debito il governo attuale non è responsabile del debito accumulato nella prima Repubblica ma non può e non dell'ignorarlo nelle sue scelte fiscale abbiamo letto integralmente
Questo pezzo di Alberto Alesina che ci pare particolarmente importante e significativo in questa
In questa fase sono cose puntualizzazioni che necessita sicuramente di essere
Ribadite
Lo avevamo preannunciato siamo ci stiamo per la verità già avvicinando
Alla
Alla chiusura di questo alla fine di questo spazio c'è un intervento di Giuseppe De Rita sempre su CorrierEconomia nel nuovo secolo non ci sono più primati Giuseppe De Rita Enders interviene nel dibattito sulla globalizzazione dopo l'undici settembre
Se la globalizzazione da Dolce diventa dura come ha scritto due settimane fa Aldo Bonomi su questo giornale il CorrierEconomia
Quali concetti e valori vengono messi in discussione in crisi intendiamo alcuni stralci di questo pezzo di verità il primo s'primato messo in discussione è quello della relazionalità
La globalizzazione dolce viveva e credo che nelle pieghe vive ancora
Della moltiplicazione delle relazioni economiche e finanziarie comunicazionali culturali turistiche
Ci stavamo avviando verso una storia fatta non da intenzionalità ideologiche ma dal quotidiano svolgersi di milioni e forse miliardi di comportamenti relazionali
Ed operanti in Rete
E e questa mi sembra una Apologia
Incisiva della globalizzazione del suo carattere
Liberale dal suo della sua impronta di libertà individuale irriducibile quindi miliardi tutti comportamenti relazionali ed operanti infette ecco forse alla luce di quello che sta succedendo è la linea alla al rischio di un rallentamento di un blocco dalla globalizzazione fossi tanti critici di prima
Faranno faranno ammenda speriamo ma non siamo proprio convinti
Oggi la globalizzazione Cardaci propone al contrario una storia fatta di conflitti al limite militari e religiosi e di altissima drammaticità
Per qualche tempo dovremo quindi gestire lo sviluppo della pensione le razionalità in modo che la conflittualità norme incrimina sì importante
Ma personalmente ho coscienza che alla lunga il mondo sarà sempre più relazionale
Il secondo primato da valutare in luce nuova è quello della velocità
Saltiamo un po'più avanti più complesso ovviamente spalla degli effetti nuove misure eccetera più complesso il ripensamento del terzo primato quello dell'evento
Qui entriamo in un terreno squisitamente giolittiano la globalizzazione dolce rapportato a puntare sugli eventi che strutturalmente dimostravano che sono immessi G otto come le Olimpiadi il mondo si riconosce come villaggio globale dall'attentato newyorkese di settembre l'evento non è più tale valore anzi e lucidamente utilizzato per rompere per mettere in crisi i processi di unificazione economica e culturale del pianeta
è verosimile che nei prossimi anni questa strumentalizzazione negativa del primato dell'evento si accentuerà basti pensare a quale silenzioso fremito inattesa dalla guerra abbia percorso l'elevazione dei miti in queste ultime settimane
E ciò non promette molto di buono
Più avanti verità per anni la globalizzazione dolce si era realizzata senza rumori attraverso una delega di responsabilità in alto dalla forza politica militare degli USA unica superpotenza Tripoli alla forza
Politico militare degli USA unica superpotenza del poliziotto dal mondo al pensiero unico della finanza
Meno capitalistica all'opzione culturale della competitività continua la monarchia culturale e linguistica del mondo anglosassone poi dalla lingua inglese e della lingua inglese
Poi arriva la globalizzazione dura di cui sto in cui sono coinvolte altre potenze dalla Russia al mondo arabo altri pensieri unici magari fondamentalisti ci altre opzioni umane magari di suicidio omicidio altre lingue veicolari
Per certi versi è paradossale ma il policentrismo culturale di potere sembra un target
Della globalizzazione dura più di quella dolce
Target come obiettivo quindi come bersaglio credono capi
Quanto fin qui detto sta comprovare che nella globalizzazione dolce o dura che sia non esistano primati indiscutibile
C'è da pensare che non c'eravamo accorti che ormai impossibile fare storia
Poggiando su qualche primato erano ideologico novecento che pensava in tal modo oggi invece la storia si fa dipanando processi non sempre univoci ed occorre quindi un sovrappiù di cultura di pazienza e di fede religiosa o laica nella progressiva civilizzazione del pianeta
In cui tutti viviamo ci fermiamo qui
Come sempre stimolante l'analisi di Giuseppe De Rita pagina sei del Corriere
Economia chiudiamo con alcune segnalazioni che in realtà avevamo già avevano già parte fatto a pagina sette dal Corriere Economia municipale Zegna ma il caos il governo ondeggia tra la spinta a privatizzare le aziende di luce a quel gas e le pressioni a mantenerle pubbliche però si lascia la decisione cinque sindaci ma lo scontro anche sulla liberalizzazione del settore sulla partecipazione delle vendite
Della Genco la stessa cosa
Stesso argomento viene affrontato anche sul Sole ventiquattro ore
Sul Sole ventiquattro Ore affascina
A pagina
Quattro il contratto blinda la municipalizzata scelta rimandiamo alla lettura così come le mandiamo la lettura di un interessante pezzo di Giuliano Cazzola A pagina cinque della a pagina uno e quali pagina cinque dal Sole ventiquattro Ore la pensione non è tutto Giuliano Cazzola che si spiega come le pensioni siano salette e in termini di rapporto proporzionale di assegni familiari quindi le altre politiche sociali siano diminuite drasticamente negli ultimi anni con questo concludiamo l'audizione di oggi di stampare gimme la rassegna stampa di Radio Radicale nel suo consueto supplemento da lunedì pomeriggio dedicato all'approfondimento di alcuni temi dell'economia e della finanza un saluto e una di semplice lunedì prossimo da parte di Benedetto Della Vedova
Quanto