La nota di politica estera

Ieri su repubblica è comparsa una intervista che valeva davvero la pena di leggere un'intervista fatta da Jean Mariella al premier israeliano Shimon Peres ecco Peres parla molto chiaro parla da leader di un Paese in guerra
Dall'idea che sta giocando la carta decisiva per il suo futuro per il futuro proprio politico personale di Peres impegnato nella campagna elettorale del ventinove maggio che lo contrappone al leader della destra Netanyahu
Ma anche per il futuro di Israele di tutta l'area mediorientale perché da quel voto e da quanto potrà succedere anche di grave da qui al ventinove maggio
Dipende in effetti la pace o la non pace tra Gerusalemme Libano e Siria
Peres è schietto nell'ammettere pure le ragioni meno politica dell'operazione Furore scatenata nel sud del Libano e che si è conclusa con una strage di innocenti arcana
Frase che per età giustifica tecnicamente come inevitabile dicendo che nessuna guerra e del tutto controllabile comprese quelle che nascono e dovrebbero essere chirurgiche dopo gli ultimi attentati dice Peres la mia popolarità era scesa del tredici per cento
Ieri i giornali israeliani davano invece un vantaggio al premier sul suo oppositore concorrente fra l'uno e il sei per cento
Significa che la partita è ancora tutta da giocare per però in bilico mentre partiva con grande vantaggio dopo l'assassinio di Rabin che aveva dato voce alle colombe in tutto Israele
Ammette permette che la decisione di reagire alle provocazioni rilancia rapidi e popolari cioè i guerriglieri filo iraniani che operano nel sud del Libano contro le città ebraiche dell'alta Galilea
Ha avuto anche motivazioni elettorali che sono motivazioni gravi politiche non da politicante all'italiana per intenderci ma da statista
E ammette perso un altro obiettivo dei bombardamenti israeliani quello di spaccare i guerriglieri dal background della popolazione civile
Di far provare ai civili libanesi l'orrore per quanto hezbollah non più tenuta a freno dal presidente siriano alzando stava facendo
Non ha trovato purtroppo una larga parte libanese un intorno cultore in Libano per avviare un discorso di pace nono alleato da parte siriana un libanese che fosse disposto a far tacere i Katiuscia e laceranti pagati da Teheran
Quindi bisognava agire e con questo periodo sconfessa implicitamente che la pressione almeno psicologica ma anche militare sulla popolazione civile libanese costretta alla fuga
Era uno degli scopi principali anzi delle operazioni di tale farcito israeliano
Nei giorni scorsi sul versante palestinese che ormai è lo stesso di Peres si è registrata la visita di Arafat negli Stati Uniti accolto da Clinton con tutti gli onori col tappeto rosso come tutti hanno scritto oggi parete sarà a colloquio con Mubarak al Cairo
Il premier teme israeliano sta insomma giocando tutte le carte per indurre l'artiglieria a più miti consigli
E a ritrovare lui stesso un ascolto maggiore nel mondo arabo nonostante la strage di Cana per indurre il presidente Assad a ritenere che sia giunto il momento anzi che sia questo il momento di negoziare la pace con Israele questore l'obiettivo fondamentale
Ricorda non a caso che dal mille novecentosettantatré non c'è più guerra guerreggiata sulle alture del Golan Liliane ma occupate da Israele per garantirsi la sicurezza su quel fronte adesso però bisogna fare un passo in avanti
Nessuna possibilità di dialogo è invece possibile con l'Iran e da questo punto di vista giusto e lo appunto del premier israeliano
A noi europei che ci siamo lasciati incantare dal fascino e dalle tentazioni affaristico commerciali dell'Iran quando nelle elezioni politiche apriranno a prevalere sono stati ancora sempre gli estremisti
è un gioco duro e difficile quello che sta conducendo perse ieri per esempio ha deciso di rinviare a dopo le elezioni del ventinove maggio il ritiro dell'esercito israeliano da Hebron
E nonostante le proteste palestinesi e a parte quelle dei coloni ebrei a Hebron per motivi opposti contro la prospettiva del ghetto la mossa di per essere stata accerto concordata con Arafat
Decisivo è il ruolo che sta svolgendo la diplomazia americana ma decisivo è anche l'equilibrio che Peres apra o no venire
Tra la necessità di garantire sicurezza da un lato e dall'altro la flessibilità necessaria per raggiungere intese di pace con quelli che ancora ci sono nemici a cominciare dalla figlia
La pace sarà possibile quando finalmente Damasco spetterà il legame che ancora la tiene unita la speranza