27 GIU 2024
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Postsovietika

RUBRICA | di Ada Pagliarulo - RADIO - 08:58 Durata: 5 min 49 sec
A cura di Fabio Arena
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Poco si sa dell'attentato del 23 giugno a Derben e a Makhchakala, in Daghestan: secondo le autorità, cinque uomini armati avrebbero preso d'assalto 2 sinagoghe, due chiese ortodosse e vari posti di polizia.

Improbabile che un così ristretto numero di assalitori abbia potuto compiere tante azioni in due diverse città.

Sembra a tutti gli effetti un'operazione paramilitare.

L'attentato non è stato rivendicato, ma gli attentatori hanno lasciato scritti inneggianti alla jihad contro ebrei e cristiani ed hanno sgozzato un prete.

Il coinvolgimento nell'attentato di due figli e un nipote del capo di
un distretto del Daghestan, esponente del partito putiniano Russia Unita, può far ipotizzare che si tratti di un gesto legato anche a dinamiche interne ai clan dell'establishment locale o persino alle 'scuole di lotta' che nel Caucaso rappresentano un settore economico di notevole rilievo.

Il Daghestan, così come altre repubbliche caucasiche come la Cecenia o la Karachaevo-Circassia, sono le polveriere della Russia da ben prima dell'arrivo di Putin.

Polveriere anche per la povertà, il disagio sociale, la disoccupazione: repubbliche che hanno fornito un alto numero di reclute spedite al fronte in Ucraina.

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