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L'evoluzione tecnologica rende necessaria la riforma dell'accesso alla professione.
Gasparri attende la proposta dell'Ordine e spera che sia una buona base da cui partireRoma, 2 luglio 2002 - «C'è un detto inglese che spiega che 'la migliore legge sulla stampa è nessuna legge'.
Ma è vero che bisogna calare in un contesto di legalità quello che discende dall'art.
21 della Costituzione» - osserva Giuseppe Sangiorgi, dell'Autorità per le comunicazioni.
Parole che sintetizzano il dibattito svoltosi in occasione della presentazione dell'Annuario dei Giornalisti Italiani, diretto da Stefano … Toma.
Infatti, più che sul libro di 1164 pagine in cui sono inseriti non soltanto tutti i nomi degli appartenenti alla categoria, ma anche notizie esaurienti sugli Organi, le Istituzioni, le leggi e la formazione, i presenti hanno rivolto l'attenzione alla riforma dell'ordine con particolare riferimento alle modalità di accesso alla professione.L'evoluzione tecnologica violenta ha messo in discussione la professione «L'evoluzione tecnologica violenta ha messo in discussione la professione e quindi dobbiamo tenere il passo con la modernità» - osserva il presidente dell'Ordine nazionale, Lorenzo del Boca, preannunciando la proposta di riforma che sarà presentata a Maurizio Gasparri la settimana prossima.«Il consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti - afferma Del Boca - domani, dopodomani e venerdì esaminerà la proposta di legge di riforma che lunedì sarà sul tavolo del ministro delle Comunicazioni».«Evitare che meccanismi di sola cooptazione non creino qualità» Il progetto di riforma guarda soprattutto all'accesso alla professione ed infatti la bozza, attualmente allo studio, prevede una preparazione di tipo universitario.
Anche il ministro Gasparri è convinto che la questione dell'accesso sia tra quelle fondamentali che dovranno essere al centro delle nuove norme.
Oggi, spiega, lo stesso accesso all'esame è frutto di una cooptazione.
«Ai giornalisti italiani do 10 e lode - dichiara il responsabile delle Comunicazioni - anche perché appartengo alla categoria e do 10 e lode anche a me.
Ma è una professione che va riformata, soprattutto nelle regole d'accesso.
Attendo la proposta dell'Ordine dei giornalisti per regole che garantiscano la qualità.
Spero che ci diano la base da cui partire».
Tra le altre questioni, il ministro cita quella del «trattamento più professionale delle notizie» e sottolinea l'importanza «della rettifica e della correzione che - osserva - devono avere lo stesso rilievo delle notizie da correggere».
D'accordo con Gasparri, Paolo Graldi, direttore editoriale del 'Messaggero'.
«Bisogna recuperare - osserva - anche nell'accesso alla professione la libertà della categoria».
Non va dimenticato, però, che «la stampa è in crisi, ha bisogno di idee, di intercettare il gusto del pubblico, la società cambia e i giornalisti devono fare altrettanto».
Buone notizie infine dal fronte dell'Autorità per la tutela dei dati personali.
Il vicepresidente Giuseppe Santaniello, intervenendo al dibattito, spiega che «l'esperienza del codice deontologico è stata positiva».
«Abbiamo esaminato centinaia di ricorsi di cittadini che lamentavano lesioni da parte del mondo della comunicazione e le decisioni sono state accettate senza appello nella quasi totalità.
Vuol dire che il codice di autodisciplina ha funzionato perfettamente».
Gasparri attende la proposta dell'Ordine e spera che sia una buona base da cui partireRoma, 2 luglio 2002 - «C'è un detto inglese che spiega che 'la migliore legge sulla stampa è nessuna legge'.
Ma è vero che bisogna calare in un contesto di legalità quello che discende dall'art.
21 della Costituzione» - osserva Giuseppe Sangiorgi, dell'Autorità per le comunicazioni.
Parole che sintetizzano il dibattito svoltosi in occasione della presentazione dell'Annuario dei Giornalisti Italiani, diretto da Stefano … Toma.
Infatti, più che sul libro di 1164 pagine in cui sono inseriti non soltanto tutti i nomi degli appartenenti alla categoria, ma anche notizie esaurienti sugli Organi, le Istituzioni, le leggi e la formazione, i presenti hanno rivolto l'attenzione alla riforma dell'ordine con particolare riferimento alle modalità di accesso alla professione.L'evoluzione tecnologica violenta ha messo in discussione la professione «L'evoluzione tecnologica violenta ha messo in discussione la professione e quindi dobbiamo tenere il passo con la modernità» - osserva il presidente dell'Ordine nazionale, Lorenzo del Boca, preannunciando la proposta di riforma che sarà presentata a Maurizio Gasparri la settimana prossima.«Il consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti - afferma Del Boca - domani, dopodomani e venerdì esaminerà la proposta di legge di riforma che lunedì sarà sul tavolo del ministro delle Comunicazioni».«Evitare che meccanismi di sola cooptazione non creino qualità» Il progetto di riforma guarda soprattutto all'accesso alla professione ed infatti la bozza, attualmente allo studio, prevede una preparazione di tipo universitario.
Anche il ministro Gasparri è convinto che la questione dell'accesso sia tra quelle fondamentali che dovranno essere al centro delle nuove norme.
Oggi, spiega, lo stesso accesso all'esame è frutto di una cooptazione.
«Ai giornalisti italiani do 10 e lode - dichiara il responsabile delle Comunicazioni - anche perché appartengo alla categoria e do 10 e lode anche a me.
Ma è una professione che va riformata, soprattutto nelle regole d'accesso.
Attendo la proposta dell'Ordine dei giornalisti per regole che garantiscano la qualità.
Spero che ci diano la base da cui partire».
Tra le altre questioni, il ministro cita quella del «trattamento più professionale delle notizie» e sottolinea l'importanza «della rettifica e della correzione che - osserva - devono avere lo stesso rilievo delle notizie da correggere».
D'accordo con Gasparri, Paolo Graldi, direttore editoriale del 'Messaggero'.
«Bisogna recuperare - osserva - anche nell'accesso alla professione la libertà della categoria».
Non va dimenticato, però, che «la stampa è in crisi, ha bisogno di idee, di intercettare il gusto del pubblico, la società cambia e i giornalisti devono fare altrettanto».
Buone notizie infine dal fronte dell'Autorità per la tutela dei dati personali.
Il vicepresidente Giuseppe Santaniello, intervenendo al dibattito, spiega che «l'esperienza del codice deontologico è stata positiva».
«Abbiamo esaminato centinaia di ricorsi di cittadini che lamentavano lesioni da parte del mondo della comunicazione e le decisioni sono state accettate senza appello nella quasi totalità.
Vuol dire che il codice di autodisciplina ha funzionato perfettamente».
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