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Mantenere un servizio radiotelevisivo pubblico è necessario al paese, ma i sistemi istituzionali, politici e mediatici devono essere riformati e adeguati alle nuove tecnologie.
Roma, 1 marzo 2002 - Il presidente dell'Isimm Enrico Manca, già presidente della Rai per 6 anni e parlamentare dello Sdi impegnato in questioni radiotelevisive, e Carlo Sartori, esperto in comunicazione e autore di diversi programmi televisivi, si sono incontrati a Roma con ospiti illustri tra specialisti stranieri e uomini istituzionali italiani, per discutere sul problema della privatizzazione della Rai e sui … cambiamenti da porre nel sistema radiotelevisivo italiano.
I mutamenti intervenuti nel sistema politico - maggioritario, affievolimento della centralità del Parlamento, indebolimento del ruolo dei Partiti, forte personalizzazione della politica - e l'innovazione tecnologica - multimedialità, interattività, digitale terrestre, convergenza - fanno sì che siano oggi i media i principali strumenti di mediazione tra le Istituzioni, la Poltica e i Cittadini.
Da ciò la crescita esponenziale dell'influenza della televisione.
In questo quadro fortemente innovativo "il ruolo di un servizio pubblico, o meglio di servizi pubblici, è ancora più essenziale di prima come è testimoniato dalle esperienze presenti nei principali Paesi europei" sostiene Enrico Manca.
Il servizio pubblico non si può eliminare "Sarebbe auspicabile una scuola tutta privata o solo tutta pubblica? - continua l'ex presidente della Rai - Certo che no.
E allora perché mai si può ritenere che la televisione non debba vedere salvaguardato il ruolo della parte pubblica? Contraddittorio è lo slancio privatizzassero verso la Tv di quei settori laici e della sinistra, gli stessi che hanno posizioni integraliste nel campo della scuola e non solo".
Secondo Manca vendere le due reti Rai significa uccidere il servizio pubblico: "Si avrebbe un impatto traumatico in termini di ascolto - afferma - sarebbe cancellato il ruolo di coesione sociale e non sarebbe possibile realizzare quel nuovo Welfare State intelligente fondato sulle nuove missioni di pubblico servizio nel nuovo universo digitale e multicanale".
Riforma della Rai Per quanto riguarda la riforma della Rai, Manca vede come possibilità più realistica la vendita di una rete "ma più opportuna appare l'ipotesi della ristrutturazione dei canali - e spiega - Rai 1 generalista, finanziata da canone e pubblicità; RAI 2 a vocazione internazionale sul modello della BBC World, finanziata con il canone, contratti di servizio e raccolta di pubblicità internazionale; Rai 3 con una sua autonoma identità federalista, finanziata con il canone, con contratti di servizio regionali e con il mercato della pubblicità locale oggi senza sbocchi".
Riforma istituzionale La lacuna più grande però risiede nel sistema giuuridico-istituzionale, quindi Manca propone prima di tutto l'abrogazione della legge Mammì.
"I nodi da sciogliere per il sistema privato - asserisce il deputato dello Sdi - non possono essere legati alla sola questione, pur politicamente e democraticamente centrale, del conflitto di interessi, ma debbono riguardare l'obiettivo di creare, eliminando gli anacronistici vincoli antitrust tra televisione e giornali, le condizioni per una reale concorrenza sui diversi mercati".
Manca ha poi detto che la riforma del '75 che aveva portato la Rai dall'area di influenza del Governo a quella del Parlamento è ormai superata.
Il nuovo contesto istituzionale e tecnologico impone un passo in avanti: "costituzionalizzare" i valori e la missione di fondo del servizio pubblico attraverso la stesura di una "Magna Charta" che il Parlamento deve approvare con maggioranza qualificata.
Manca si è dichiarato favorevole ad una public company che si realizzi attraverso la cessione del 51% delle azioni pubbliche ad una Fondazione ed il restante 49% ad un azionariato diffuso con società operative in cui i privati potrebbero entrare anche in maggioranza.
"Spezzare il legame tra politica e televisione "È venuto il momento di spezzare il legame tra la politica e la televisione pubblica perché oggi ce ne sono le condizioni - sostiene - Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai, attraverso forme di rappresentanza da studiare, potrebbe essere espressione di quei nuovi soggetti incaricati di servizi pubblici che non derivino la loro nomina dal Parlamento".
Manca ha concluso affermando che l'aver schierato, nel recente passato, la Rai in alcune delle sue trasmissioni a favore di una delle parti della competizione elettorale, al di là di ogni giudizio politico, è stato un errore sotto il profilo della filosofia del servizio pubblico che è tale se in esso si riconosce, pur se in modo critico e dialettico, la grande maggioranza dei cittadini.
Da ultimo Manca ha detto che, per avere dei servizi pubblici riqualificati, vi deve essere un impegno adeguato di risorse, sia in considerazione del fatto che il canone in Italia è il più basso d'Europa e sia pensando anche ad uno sforzo pubblico più complessivo anche utilizzando leve fiscali come la procedura dell'8 per mille.
Roma, 1 marzo 2002 - Il presidente dell'Isimm Enrico Manca, già presidente della Rai per 6 anni e parlamentare dello Sdi impegnato in questioni radiotelevisive, e Carlo Sartori, esperto in comunicazione e autore di diversi programmi televisivi, si sono incontrati a Roma con ospiti illustri tra specialisti stranieri e uomini istituzionali italiani, per discutere sul problema della privatizzazione della Rai e sui … cambiamenti da porre nel sistema radiotelevisivo italiano.
I mutamenti intervenuti nel sistema politico - maggioritario, affievolimento della centralità del Parlamento, indebolimento del ruolo dei Partiti, forte personalizzazione della politica - e l'innovazione tecnologica - multimedialità, interattività, digitale terrestre, convergenza - fanno sì che siano oggi i media i principali strumenti di mediazione tra le Istituzioni, la Poltica e i Cittadini.
Da ciò la crescita esponenziale dell'influenza della televisione.
In questo quadro fortemente innovativo "il ruolo di un servizio pubblico, o meglio di servizi pubblici, è ancora più essenziale di prima come è testimoniato dalle esperienze presenti nei principali Paesi europei" sostiene Enrico Manca.
Il servizio pubblico non si può eliminare "Sarebbe auspicabile una scuola tutta privata o solo tutta pubblica? - continua l'ex presidente della Rai - Certo che no.
E allora perché mai si può ritenere che la televisione non debba vedere salvaguardato il ruolo della parte pubblica? Contraddittorio è lo slancio privatizzassero verso la Tv di quei settori laici e della sinistra, gli stessi che hanno posizioni integraliste nel campo della scuola e non solo".
Secondo Manca vendere le due reti Rai significa uccidere il servizio pubblico: "Si avrebbe un impatto traumatico in termini di ascolto - afferma - sarebbe cancellato il ruolo di coesione sociale e non sarebbe possibile realizzare quel nuovo Welfare State intelligente fondato sulle nuove missioni di pubblico servizio nel nuovo universo digitale e multicanale".
Riforma della Rai Per quanto riguarda la riforma della Rai, Manca vede come possibilità più realistica la vendita di una rete "ma più opportuna appare l'ipotesi della ristrutturazione dei canali - e spiega - Rai 1 generalista, finanziata da canone e pubblicità; RAI 2 a vocazione internazionale sul modello della BBC World, finanziata con il canone, contratti di servizio e raccolta di pubblicità internazionale; Rai 3 con una sua autonoma identità federalista, finanziata con il canone, con contratti di servizio regionali e con il mercato della pubblicità locale oggi senza sbocchi".
Riforma istituzionale La lacuna più grande però risiede nel sistema giuuridico-istituzionale, quindi Manca propone prima di tutto l'abrogazione della legge Mammì.
"I nodi da sciogliere per il sistema privato - asserisce il deputato dello Sdi - non possono essere legati alla sola questione, pur politicamente e democraticamente centrale, del conflitto di interessi, ma debbono riguardare l'obiettivo di creare, eliminando gli anacronistici vincoli antitrust tra televisione e giornali, le condizioni per una reale concorrenza sui diversi mercati".
Manca ha poi detto che la riforma del '75 che aveva portato la Rai dall'area di influenza del Governo a quella del Parlamento è ormai superata.
Il nuovo contesto istituzionale e tecnologico impone un passo in avanti: "costituzionalizzare" i valori e la missione di fondo del servizio pubblico attraverso la stesura di una "Magna Charta" che il Parlamento deve approvare con maggioranza qualificata.
Manca si è dichiarato favorevole ad una public company che si realizzi attraverso la cessione del 51% delle azioni pubbliche ad una Fondazione ed il restante 49% ad un azionariato diffuso con società operative in cui i privati potrebbero entrare anche in maggioranza.
"Spezzare il legame tra politica e televisione "È venuto il momento di spezzare il legame tra la politica e la televisione pubblica perché oggi ce ne sono le condizioni - sostiene - Il nuovo Consiglio di Amministrazione della Rai, attraverso forme di rappresentanza da studiare, potrebbe essere espressione di quei nuovi soggetti incaricati di servizi pubblici che non derivino la loro nomina dal Parlamento".
Manca ha concluso affermando che l'aver schierato, nel recente passato, la Rai in alcune delle sue trasmissioni a favore di una delle parti della competizione elettorale, al di là di ogni giudizio politico, è stato un errore sotto il profilo della filosofia del servizio pubblico che è tale se in esso si riconosce, pur se in modo critico e dialettico, la grande maggioranza dei cittadini.
Da ultimo Manca ha detto che, per avere dei servizi pubblici riqualificati, vi deve essere un impegno adeguato di risorse, sia in considerazione del fatto che il canone in Italia è il più basso d'Europa e sia pensando anche ad uno sforzo pubblico più complessivo anche utilizzando leve fiscali come la procedura dell'8 per mille.
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