La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 5 minuti.
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Critico letterario e scrittore
Buongiorno da critica militante alla fine della modernità e anche della post-modernità
Scrittori molto diversi hanno cercato di ravvivare la narrativa riprendendo lo schema peraltro mai scomparso
Della vita di tra resoconto biografico leggenda romanzesca saggio ho trattato psico storico di questa tendenza Filippo la Porta critico immerso nella narrativa contemporanea è ben consapevole cercando di mettere a punto
Una scrittura che intreccia autobiografie saggezza anche lui si è cimentato nel genere da poco per a Mosè Edizioni è uscito infatti un suo libretto intitolato contengo moltitudini la vera vita di Franco Monte Santi
Ponte Santi morto tre anni fa prima di ritirarsi dal mondo è stato un letterato romano appena più anziano dell'autore che l'ha conosciuto bene
Apparteneva alla generazione del sessantotto e come poeta quella del Pubblico della Polizia l'antologia del mille novecentosettantacinque in cui Alfonso Berardinelli Franco Corbelli fotografare una situazione in forme posta avanguardistica
E post movimentista confessionale e a volte neonati
Le figure del poeta dell'intellettuale si stavano allora separando ma non impronte Santi
Che a differenza di tanti coetanei aveva una forte vocazione critica testimoniata da articoli usciti su avanti e manifesto tra gli anni settanta ottanta e ci piacerebbe vederli racconti come le poesie
E che a differenza di tanti letterati non smania va per emergere anzi schivata la presenza pubblica
Era un anarcoide scrive la porta tra Orwell Emanuele Harry Miller e Horacio e città ma vi prego non fatemi l'onore di pormi tra i figli di Calvino amo troppo i piaceri frugali il pane il sesso il vino di Marx amava citare una sola frase
L'uomo e la carcassa del tempo dalla miseria della filosofia che non ho mai sentito citare da nessun altro
Ecco il senso critico emerge già lo si vede dal fatto che il monte Santi citava con originalità che l'orecchio e così sembra comporre con una felicità di giornale rara del resto artigiano a quanto pare lo era davvero sapeva lavorare con le mani
Cura per il lavoro ben fatto dunque da sé e dagli altri ma insieme un epicureismo assonnato allegro che salva dalla sopraffazione pedagogica
I due elementi implicano naturalmente l'insofferenza per il rivoluzionari smuovere balistico e per il verbalino ISMU rivoluzionari stinco
La radicalità intellettuale non la moderazione politica rendeva Monte Santi diffidente verso questi può vari ismi così come la sua
Estraneità a ogni conquista di posizione pubblica lo rendeva incompatibile con élite con il letterato l'ideologo che vuole soprattutto distinguersi da tutti gli altri
Forse protestanti avvertito con particolare acutezza la mancanza di attrito nelle manifestazioni del suo tempo l'impossibilità cioè di dimostrare che si era davvero ciò che si diceva di essere in ha preferito quindi come dire non essere niente
La porta parla di una orientaleggiante accettazione della fluidità del reale ma la dice controbilanciata da un senso quasi protestante
Della responsabilità personale dunque la passione per le tradizioni sapienziale allora liquidate spesso come irrazionalismo il rifiuto di ogni pretesa di possesso non diventavano il monte stanchi un alibi morale
Davanti alla scelta usava un pensiero se veramente laico
Ci si chiede se sia immaginabile un'Sebastiano che imparare un po'in tutti
Perché torna in mente la figura di questo filologo davanti alla passività eccezionalmente ricettiva del personaggio di la Porta al suo agio nel dialogo a due a suo avviso umanissimo nelle dinamiche di gruppo
Non a caso Monte Santi si è firmato quasi solo come traduttore ed è difficile stabilire quanto in questo ci fosse di Scelta e quanto di scacco c'era in lui forse una versatilità un po'oscillante che lo allontanava dalla forma del destino ricordo quando Cesare Garboli
Di Gabriele Baldini diceva che malgrado le sue innumerevoli qualità non riuscì a indovinare se stesso certo
La combinazione di perfezionismo e di rinuncia all'autoaffermazione era proprio il contrario di ciò che pretendeva l'industria culturale che voleva e vuole invece da un lato faciloneria nel lavoro
E dall'altro un puntiglio quasi secentesco nel difendere la propria maschera non stupisce quindi l'incidente con Garzanti che negli anni Ottanta mando in giro a firma di Monte Sant'una traduzione ritoccata dai relatori in modo a suo avviso inaccettabile
Comincia così una lunga vana lotta contro questo torto di qui un rapido declino e l'emarginazione di un ossessivo che nessuno riuscì a comprendere ma siamo sicuri che ciò non dipenda dal fatto che non disponeva di alcun potere al potere si perdona quasi tutto scrive la porta in una pagina cruciale citando quei Francoforte si ben consapevoli del fatto
Che il potere fa sembrare inevitabile ciò che non lo è e deforma invece le istanze di giustizia
è stato uno dei miei maestri involontari conclude e come ogni vero maestro non tanto mi ha insegnato a vivere nessuno potrebbe farlo
Quanto mi ha mostrato in alcuni momenti e contesti per me cruciali dove stava il limite oltre cui una cosa vera diventa false un'azione buona diventa cattiva
Un maestro viandante mite che cammina accettando di non sapere mai cosa troverà sulla sua strada insieme
Uno di quei poeti Parietti grammatici satirici come il suo fallimento
In cui sembra sia andato a ficcarsi oggi il talento rarissimo della scrittura in versi forse il più bel complimento che posso fare a Filippo la Porta che rimpiango di non aver riconosciuto suo grande amico a risentirci venerdì prossimo
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