13 AGO 2023
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La nuda verità - Amore, Amore civile. Libertà che vive pienamente nella responsabilità. Un saluto a Michela Murgia

RUBRICA | di Maria Antonietta Farina Coscioni - RADIO - 19:59 Durata: 31 min 48 sec
A cura di Carmine Corvino e Alessio Grazioli
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"Amore civile" è stata la Conferenza svoltasi a Roma dal 10 al 12 maggio del 2007 in concomitanza con il "Family day" di piazza San Giovanni delle organizzazioni cattoliche militanti che si opponevano all'allora disegno di legge sui DICO in occasione dell'anniversario del referendum sul divorzio.

Conferenza che ha visto la presentazione di un progetto di riforma del diritto di famiglia, che contrapponeva al diritto della tradizione del modello di famiglia, il diritto della ragione dell'"amore civile", per cogliere e regolamentare le trasformazioni dei legami, delle relazioni affettive.

Di
quella conferenza ne è nato un libro pubblicato nel 2009 a cura di Bruno De Filippis e Francesco Bilotta nella collana SX Quaderni Loris Fortuna edito da MIMESIS con preziosi interventi di Marco Pannella, Sergio Rovasio, Diego Sabatinelli del Partito Radicale.

Il termine famiglia "Queer" pronunciato da Michela Murgia mi ha portato indietro nel tempo, a quella proposta di riforma del diritto di famiglia a quel dibattito di famiglia non più intesa in senso tradizionale, superato perché in continua evoluzione o queer o altro.

Una scelta responsabile la sua.

Una libertà arrivata a riconoscere che essa vive pienamente nella responsabilità.

Da chi, come lei, è una fill'e anima, i legami affettivi, si vorrebbero basati anche su norme non scritte, non codificate.

Fillus de anima infatti sono i figli dell'anima: è così che chiamano i figli "generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un'altra".

Il genitore biologico affidava il prendersi cura e le sorti di un bambino a un'altra persona, una forma di solidarietà "familiare" precedente la nascita degli istituti giuridici quali l'affido e l'adozione.

Sono questioni personali, è giusto che ognuno valuti e possa agire come meglio crede.

Michela si è sposata con Lorenzo Terenzi con rito civile "in articulo mortis": significa in "punto di morte".

Si spiega così la scelta "controvoglia", cioè l'unico modo per garantirsi diritti a vicenda.

Mi pare evidente che sia ipocrita e mortificante dover ricorrere a questo tipo di scappatoie.

È avvilente che nel 2023 in un Paese che vuole essere civile non si riconosca il diritto alle persone di poter disporre di come "organizzare" la propria esistenza.

L'Amore civile passa anche attraverso la protezione del valore "vita".

E la protezione passa attraverso il rispetto della dignità dell'uomo che viene negato o violato quando "gli si impone, contro la sua volontà, di vivere in condizione artificiose, impietose e atroci".

Questo esprimeva, ricordato dalla stessa voce di Michela Murgia, la sua "Accabadora"(Einaudi 2009).

L'accabadora è una figura della tradizione sarda che si perde tra mito a realtà: si tratta di una donna che ha il compito di abbracciare per ultima il moribondo e ucciderlo.

"Acabar" in spagnolo vuol dire infatti "finire", e a questa donna è dato proprio il ruolo di terminare la vita e le sofferenze di chi sta per morire: non l'azione di un'assassina dunque, ma della pietosa che aiuta il destino a compiersi.

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