Tra gli argomenti discussi: Carcere, Cinema, Criminalita', Cultura, Detenzione Domiciliare, Film, Giovani, Giustizia, Lavoro, Servizi Sociali, Societa'.
La registrazione audio di questa puntata ha una durata di 5 minuti.
Rubrica
11:00 - SENATO
Un saluto agli ascoltatori di radio radicale si sa che il senso di un film prima ancora che attraverso le battute pronunciate dai personaggi c'è trasmesso attraverso le immagini
E soprattutto forse attraverso qualcosa che non decidiamo subito razionalmente e che l'atmosfera la sensazione complessiva che le immagini crea no
A voler considerare soltanto razionalmente il film Manuel un'opera prima italiana già presentata al Festival di Venezia diretta da Dario Albertini
Si potrebbe ritenere almeno in un primo tempo che racconti soltanto il positivo reinserimento sociale di un ragazzo un ragazzo appena maggiorenne che è stato detenuto in una casa famiglia
Che aveva probabilmente commesso alcuni furti o altri piccoli reati
La cui madre è in carcere per reati più gravi e chi ha rilasciato in libertà con il compito di lavorare di notte in un panificio
E di rimettere in ordine la casa popolare sul mare che era già stata assegnata a sua madre e di prendersi cura per tre anni di lei che sotto la sua tutela dovrebbe essere emessa ai carceri domiciliari
Insomma la sua storia in apparenza e quella così positiva da essere perfino edificante di un ragazzo che sotto la guida dei servizi sociali che evidentemente hanno funzionato
Ha messo la testa a posto è diventato onesto responsabile e maturo perfino più maturo della sua età
Ora i difetti il film di Dario Albertini è più contraddittorio più ambiguo di quanto la sua vicenda esposta in questo modo può far supporre
Perciò appunto in forza di alcuni indizi con cui le immagini prima ancora che certi episodi secondari del racconto
Contro appuntano tutta la vicenda
Per esempio nella casa famiglia come forse è inevitabile visto un ambiente così problematico la disciplina imposta a volte dagli assistenti sociali con una certa River astenia
L'amore del protagonista con una ragazza alide tenuta è ostacolato represso per ragioni che non ci risultano del tutto comprensibili
Ma più ancora ecco lo squallore degli ambienti quello squallore che sembra così caratteristico degli edifici statali almeno in Italia
La malinconia opprimente di quella cittadina sul mare è semideserta in inverno
L'aspetto funebre dei palazzoni popolari che contengono l'appartamento in cui ragazzi sopravvivere
La solitudine dell'appartamento rischiarata la sera soltanto da un vecchio televisore
La prospettiva che in quel Paese in quegli ambienti egli dovrà trascorre almeno tre anni della propria vita appresso a sua madre perché tanto durerà la detenzione domiciliare
Di quest'ultima ebbene questo complesso di elementi ci fa capire che la vita normale che è stata ritagliata per il ragazzo
è in effetti di un'aridità che deprime ogni impulso vitale mentre certe vie di fuga che sono come le incarnati da altri personaggi che egli incontra una ragazza che fa l'attrice e che cerca di sedurlo
Un amico cocainomani affiliato alla mala vita che vorrebbe offrirli in gestione un locale notturno
Un ex detenuto della stessa casa famiglia che lo avvicina un medico di prostituzione
Tentazioni a cui il protagonista magari cede solo per un attimo ma che poi allontanata sì
Risultano però più attraenti più colorate più avventurose di quel binario che è stato disegnato per lui
Su Manuel si può intravvedere il ricordo di un Fini Truffaut uno di questi viene proprio avvocato dall'attrice dei baci rubati ma forse più ancora un altro intitolato il ragazzo selvaggio bellissimo
Dove si raccontava di un ragazzo nell'Ottocento cresciuto da solo appunto come un selvaggio in una foresta preso in cura da un medico francese che si incaricava di alfabetizzare sullo e di insegnargli le regole della civiltà
E nel quale ecco pure apprezzando certamente l'opera pedagogica di quel medico illuminato
L'autore Truffaut lasciava trapelare dal racconto un senso di Nostalgia acutissima per la vita della foresta forse più libera e più felice
è un'insofferenza in parte simile che accompagna la storia di Manuela nel film di Albertini
Che si concretizza nel finale in un nodo alla cravatta che al protagonista sa troppo stretta
Dunque un'opera prima interessante che si avvale in particolare di buone interpretazioni quelle di quella di Andrea Lattanzi del ruolo del ragazzo
E di matrice che abbiamo già visto tante volte Francesca Antonelli in quello di sua madre dunque Emanuele di Dario Albertini un saluto da Gianfranco Cercone
Salvo dove diversamente specificato i file pubblicati su questo sito
sono rilasciati con licenza Creative Commons: Attribuzione BY-NC-SA 4.0