28 GEN 2016
intervista

Taranto tra "Tempa Rossa" e "Caso Cemerad" - Un reportage di Maurizio Bolognetti

SERVIZIO | di Maurizio Bolognetti - Taranto - 00:00 Durata: 36 min 45 sec
A cura di Fabio Arena
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Un reportage di Maurizio Bolognetti Con Daniela Spera, fondatrice e animatrice dell'Associazione Legamjonici, e Vincenzo Carriero, direttore di Cosmopolis, abbiamo parlato del progetto "Tempa Rossa" e del "Caso Cemerad".

Taranto e Statte (28 gennaio) - Dopo un primo processo di pretrattamento, effettuato presso il Centro Olio di Viggiano (PZ), il greggio che la J.V.

Eni - Shell estrae dai 27 pozzi della concessione di coltivazione idrocarburi "Val d'Agri" giunge alla raffineria Eni di Taranto, attraverso i 136 km dell'oleodotto "Monte Alpi".

La raffineria, ubicata alle porte della città nella
zona industriale, è operativa dal 1967 e dopo una prima gestione da parte della Shell, dal 2002 è stata acquisita dall'Eni.

Gli impianti, in base all'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dal Ministero dell'Ambiente, possono trattare fino a 6,5 milioni di t.

all'anno di greggio e semilavorati.

Al pari delle attività svolte dall'Ilva, anche le attività di raffinazione, stoccaggio e movimentazione del greggio esercitano un pesante impatto sulle matrici ambientali della città di Taranto.

Ogni anno, infatti, la raffineria immette in atmosfera ingenti quantitativi di diossido di zolfo - SO2, ossidi di azoto - NOx, polveri sospese totali (PST), monossido di carbonio (CO), composti organici volatili (COV), idrogeno solforato (H2S) e non solo.

Il progetto "Tempa Rossa", che in Basilicata si sta traducendo nella costruzione di un Centro Olio nel territorio di Corleto Perticara e nella perforazione di 8 pozzi dai quali la Total conta di estrarre 50mila barili di greggio al giorno, determinerà nella sua declinazione tarantina un ulteriore incremento di emissioni inquinanti diffuse e fuggitive e una produzione di composti organici volatili pari a 26.000 kg all'anno.

Il greggio proveniente dalla concessione di coltivazione idrocarburi "Gorgoglione" sarà destinato essenzialmente all'esportazione via mare.

Il progetto "Tempa Rossa" presenta una serie di criticità collegate alla costruzione di due serbatoi dalla capacità complessiva di 180.000 m3, che andranno ad aggiungersi ai 133 serbatoi già presenti nell'area della raffineria e al consistente incremento del traffico di petroliere.

Il Movimento "Stop Tempa Rossa", nel presentare le sue osservazioni al "Progetto", ha sottolineato come lo stesso determini "un aumento complessivo del rischio incidente rilevante" e i rischi collegati al cosiddetto effetto domino di cui si parla nella direttiva Seveso ter.

Tra le numerose criticità ambientali del territorio tarantino troviamo anche il sito di rifiuti radioattivi Cemerad, ubicato in agro di Statte.

La storia della Cemerad, raccontata il 21 gennaio 2016 da Gianmario Leone sulle colonne del Corriere di Taranto, è a dir poco inquietante.

Il sito Cemerad, racconta Leone, fu sequestrato il 19 giugno del 2000 e al momento del sequestro ospitava "30.000 fusti metallici arrugginiti, 60 container, mentre 42 silos risultavano esposti alle intemperie in un'area di 4mila metri quadrati a cielo aperto".

In un'interrogazione presentata dall'on.

Alessandro Bratti nel gennaio del 2015, l'esponente politico riferisce di "un’informativa del 10 ottobre 2014" della prefettura di Taranto, nella quale si riporta che nel capannone della Cemerad "sono conservati 16.724 fusti di cui 3.334 contengono rifiuti radioattivi".

Il sito Cemerad, a 16 anni dal sequestro disposto dalla magistratura, resta una bomba radioattiva da bonificare.

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riduci

  • Daniela Spera

    presidente dell'associazione “Legamjonici”

    Vincenzo Carriero

    direttore del quotidiano online CosmoPolis - Il giornale dei popoli mediterranei

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