Ed è così che a volte in Giordania ci si riferisce ai siriani e agli iracheni che hanno cercato rifugio dalla guerra nel paese.
La Giordania infatti non ha mai siglato la Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati.
E se è unanimemente condiviso un generico dovere di ospitalità, dal punto di visto giuridico e pratico, soprattutto con i flussi di persone in entrata in costante aumento, le cose non sono così semplici.
Il Regno giordano conta poco meno di sei milioni di abitanti.
Stando ai dati dell'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni unite che … registra e assiste i rifugiati nel paese, gli asilanti attuali sarebbero 811mila, pari insomma al 13% della popolazione.
Per la fine del 2015 si prevede di superare quota un milione.
Insomma è come se in Italia ci fossero 8 milioni di rifugiati.
In Giordania la maggior parte dei siriani (7 su 10) vive nelle aree urbane, ma a differenza di quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra, i siriani non sono automaticamente autorizzati a lavorare.
Così alcuni sono tornati a vivere nei campi profughi vicino al confine, città di container o tende in mezzo al deserto, ma dove almeno non si paga l'affitto.
In Giordania i più noti sono due: Zaatari, che è il secondo campo profughi più grande del mondo, e Azraq, il nuovo campo inaugurato ad aprile e progettato per ospitare tutti i nuovi arrivati, fino a 130mila persone.
Il nostro reportage parte proprio da Zaatari, poche decine di chilometri dalla citta siriana di Dara'a.
Siamo stati poi al centro di registrazione dell'Unchr ad Amman, a Khalda, che è il più grande centro di registrazione per richiedenti asilo al mondo.
Con la Caritas giordana abbiamo poi visitato una scuola, dove si organizzano delle attività pomeridiane per i bambini siriani, e un centro medico gratuito, dove si recano quotidianamente decine di siriani, iracheni o anche giordani senza assicurazione sanitaria.
Infine abbiamo incontrato ed intervistato anche i responsabili di Echo, la missione dell'Unione europa per la protezione civile e gli aiuti umanitari all'estero, di Human rights watch, di ActionAid e dell'Unione delle donne giordane.
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