Registrazione video del dibattito dal titolo "Conversazione settimanale con Marco Pannella", registrato a Roma domenica 5 luglio 2009 alle ore 17:06.
Sono intervenuti: Massimo Bordin (direttore di Radio Radicale), Valentino Parlato (giornalista de Il Manifesto), Marco Pannella (presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito).
Sono stati discussi i seguenti argomenti: Politica, Radicali Italiani.
La registrazione video di questo dibatto ha una durata di … 1 ora e 46 minuti.
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Introduzione
Massimo Bordin
direttore di Radio Radicale
Ospite della trasmissione di questa settimana è il giornalista Valentino Parlato, fondatore del gruppo del Manifesto. L’intervista a Fausto Bertinotti apparsa sull’Altro di Piero Sansonetti, riguardante tra l’altro la nonviolenza. L’assemblea dei Mille di Chianciano e la candidatura di Ignazio Marino alla segreteria del Pd. La morte per fame nel mondo17:06 Durata: 5 min 50 sec -
La prossima uscita de Il Fatto e la figura di Marco Travaglio. Pannella: Io continuo a dire che il giudizio definitivo su Travaglio mi riservo di farlo. Non concordo con la sua liquidazione. E’ più il contesto attuale che pesa e grava negativamente sui connotati di Travaglio
Massimo Bordin
direttore di Radio Radicale
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
La prossima uscita del giornale Il Fatto. Parlato: Travaglio è un segno dei tempi che stiamo attraversando. La figura di Travaglio e il ruolo del Manifesto ai tempi di Tangentopoli. Pannella: Io continuo a dire che il giudizio definitivo su Travaglio mi riservo di farlo. Non concordo con la sua liquidazione. E’ più il contesto attuale che pesa e grava negativamente sui connotati di Travaglio, per il resto potrebbe essere appartenuto nella parte buona, non in quella che fu maggioranza - alla parte buona dell’Espresso. In Travaglio esistono delle possibilità di crescita per suo conto positiva anche per noi17:12 Durata: 3 min 4 sec -
Parlato: Siamo in una crisi grave che ha due risultati attualmente: uno, questo miliardo di morti per fame; secondo, la dissoluzione in tutta Europa delle sinistre e anche dei radicali. Siamo come presidi di testimonianza, noi con il Manifesto voi con Radio Radicale. Perché siamo arrivati a questo punto? Pannella: È evidente che per me è crisi ‘nel capitalismo’ e non ‘del capitalismo’
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
La morte per fame nel mondo, la crisi finanziaria: è crisi del capitalismo? Pannella: Siccome io in parte pretendo di non avere mai smesso di interessarmi del Manifesto, nelle sue varie versioni come la candidatura Valpreda, oppure quando - con Rossana Rossanda - avevate aderito a una nostra sventagliata di referendum contro il regime. Poi sei mesi prima del voto sul referendum del divorzio, lessi che anche il PdUp ritirava il suo sostegno perché avrebbero voluto dire innanzitutto ‘spaventare chi era a favore del divorzio’ e ‘comunque dicevate - altra è la battaglia urgente, domenica saremo tutti a Palermo per lottare contro il fucilatore Almirante’. Per dirti Valentino: io credo che non ti sia capitato di essere attento, quanto noi lo siamo stati anche a voi. Quindi è a te decidere di cosa parlare. Io voglio parlare di quanto ti sta a cuore e di quanto ci possa potenzialmente unire, o meno, con qualche obiettivo politico. Parlato: Il punto è questo fatto della fame, della crisi. Siamo in una crisi grave che ha due risultati attualmente: uno, questo miliardo di morti per fame; secondo, la dissoluzione in tutta Europa delle sinistre e anche dei radicali. Anche tu oggi hai meno ascolto di quanto ne avessi 20 anni fa. Siamo come presidi di testimonianza, noi con il Manifesto voi con Radio Radicale. Perché siamo arrivati a questo punto? Prima della cura ci vuole la diagnosi. Perché siamo così? Cosa è cambiato nella società? Il punto tragico è che crisi ce ne sono state tante e poi il capitalismo si è sempre ripresentato. Questa è una crisi finale? Il suo primo risultato è la morte nei paesi poveri e la disoccupazione nei paesi ricchi. Disoccupazione, per noi comunisti, vuol dire perdita di forza della classe operaia, tanto che adesso al Nord votano la Lega. Il primo fottuto della crisi del capitalismo è il suo avversario, cioè le forze di sinistra. Allora come usciamo da questa situazione? E quali sono le gravi di questi fatti? Pannella: Vediamo se possiamo partire da punti politicamente certi. È evidente che per me è crisi ‘nel capitalismo’ e non ‘del capitalismo’. Secondo, commentando le indiscrezioni della enciclica di prossima uscita, mi sono permesso di dire: per l’ennesima volta cercherò di ripetere che per Luigi Einaudi liberismo è principio e posizione etica, non economica. Parlato: Ma l’etico è anche politico. Pannella: Certo, ma quello che voglio sottolineare è che nelle nostre due posizioni tradizionali c’è, dagli anni Sessanta, l’analisi del tipo ‘necessità e segni della fine del capitalismo per passare ad altro’. Pannella: Ma per te è come se continuasse ad esserci l’altro punto di riferimento. E abbiamo l’aiuto, direi intra-capitalismo, di Obama che parla di economia verde ed altro, ovvero fenomeni quantomeno rivoluzionanti, prodotte da quello che viene individuato non sempre come capitalismo. Perché dovremmo anche tenere più presente quanto negli ultimi 50 anni abbiamo appreso del capitalismo di stato. Il fatto di ricordare che Salvemini uscì dal movimento socialista terrorizzato dalla cooptazione dello sviluppo industrialista che faceva anche del ceto operaio attraverso i sindacati e che ciò fu dimostrato anche dalla riforma fascista, ovvero quella del welfare contro la libertà17:15 Durata: 11 min 37 sec -
Quali le cause della crisi? Pannella: Ti rispondo ‘Club di Roma’ o, ancora in modo più provocatorio, ‘Malthus’. Noi diciamo che Berlusconi è un prodotto del regime italiano partitocratico che, dalla prima Repubblica, ha massacrato lo stato di diritto e il concetto stesso di democrazia. Parlato: Sono totalmente in dissenso. Nei primi 20-30 anni dopo la Liberazione i partiti sono stati strumenti di crescita e di acculturamento della popolazione italiana
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Parlato: Ma io vorrei tornare alle cause. Secondo te perché siamo a questo punto? Pannella: Ti rispondo ‘Club di Roma’ o, ancora in modo più provocatorio, ‘Malthus’. Quando ero piccolo, sotto il regime fascista, sentivo che bisognava fare tanti figli. Contemporaneamente, in Francia, Jeannette Vermeersch, compagna di Thorez, parlava del ‘dovere di un comunista di dare tanti figli al proletariato’. Poi nel ’63-’64 l’Onu quando ancora aveva un determinato slancio - riuscì a convocare in Europa dell’Est un grande convegno sul tema della natalità e del family planning. Lo schieramento cattolico in occidente si congiunse allora con l’impero sovietico contro questa impostazione. Noi, con Peccei e non solo, abbiamo individuato il problema di una umanità che per motivi antropologici si moltiplicava come bestie invece che concepire con amore. È il primo tentativo di risposta che ti do. Parlato: Io sono per l’aborto, ma se uno vuole un figlio non gli vado a dire di no. Cos’è il controllo delle nascite? Pannella: Io pure, figurati. Di controllo delle nascite c’è quello comunista-autoritario, ma noi abbiamo sempre parlato di ‘rientro dolce’. Noi quando sentiamo parlare di ‘educazione sessuale’ spariamo. L’unica cosa sarebbe l’informazione sessuale. Ma avendo constatato che dove aumentavano condizioni di non-alfabetismo e migliorava la situazione economico-sociale, automaticamente cala il tasso di nascita, non vogliamo imporre nulla, ma lasciare l’antropologia di oggi per cui quando la gente sta meglio ha meno figli. Parlato: Allora non parliamo di controllo delle nascite. Pannella: Parliamo di diritti di libertà. Mentre noi abbiamo il capitalismo di stato con la sua ideologia di fare figli. Parlato: La lotta alle ideologie ha parlato alla lotta agli ideali. Se ci fosse una forte presenza di ideali liberali in Italia ci sarebbe Berlusconi a Palazzo Chigi? Pannella: Noi abbiamo scritto un piccolo libretto giallo, un piccolo saggio di storiografia contro quella esistente. Noi diciamo che Berlusconi è un prodotto del regime italiano partitocratico che, dalla prima Repubblica, ha massacrato lo stato di diritto e il concetto stesso di democrazia. Parlato: Sono totalmente in dissenso. Nei primi 20-30 anni dopo la Liberazione i partiti sono stati strumenti di crescita e di acculturamento della popolazione italiana. E la Costituzione chi l’ha fatta? Pannella: E chi l’ha distrutta? Parlato: A un certo punto c’è la crisi dei partiti. Oggi sono burocrazie galleggianti. Il Pci un tempo aveva le sezioni, si discuteva in tutte le sezioni, cera una mobilitazione democratica. Il punto è: oggi in Italia c’è un decadimento anche dei principi liberali nelle masse o no? Pannella: Nelle masse, poco. Nel senso che, nonostante l’occupazione partitocratica decennale, sui problemi etici noi soli parliamo di eutanasia. Mentre i sondaggi dicono che oltre i due terzi, sin dalla presentazione del primo progetto di legge negli anni ottanta, continuano ad essere malgrado il Papa e il Tg1 e il nostro bi-Stato italiano-vaticano sulle nostre posizioni. Poi, quando abbiamo posto il problema che è anche di concezione dello Stato - del finanziamento pubblico dei partiti, del sindacato, delle chiese, abbiamo avuto l’85% di partecipanti e il 92% di consensi per la cancellazione di questi finanziamenti. Sui problemi istituzionali, per due volte si sono espressi per il passaggio al sistema uninominale secco. Tu mi hai chiesto del popolo italiano e io dico che l’unico modo per valutare è quello di far riferimento a elementi il più oggettivi possibili. Alla tua domanda: ‘dal punto di vista liberale il popolo italiano è buono?’, io ritengo che il popolo italiano presenti una esperienza preziosa di resistenza. Parlato: Tu mi fai pensare a Benedetto Croce quando diceva che il fascismo era calato dal cielo. Pannella: Grazie! Ma questa è una citazione non testuale, ma una interpretazione che si può dare a un certo Benedetto Croce. Non si rischia, da parte di Parlato, la sindrome dello straniero in patria? Parlato: Io non dico che è colpa del popolo, ho detto che gli intellettuali e le forze politiche italiane che volevano dirigere, hanno trascurato il popolo, il quale è diventato così: Pannella: Hanno trascurato la democrazia e il diritto, non il popolo. Parlato: E la democrazia non è il popolo?17:27 Durata: 14 min 52 sec -
Si può sostenere che entrambi, Pannella e Parlato, ritengano che nella storia repubblicana ci sia qualcosa che è andato male? Parlato: Sì, ma te la racconti come se fosse andata bene, come se te fossi seguito dalle masse, ma non è così. Pannella: Io seguo le masse, se vuoi. I sondaggi mi dicono che, per conto suo, questo popolo continua a resistere
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Parlato: Marco Pannella, sono 60 anni che fai politica. Hai ancora un prestigio personale, d’accordo, ma appari come un sopravvissuto, e questo non è buono. Pannella: Appaio a te, non al popolo. Noi che siamo un partito precario per costituzione, siamo il partito più vecchio della Repubblica. Abbiamo stabilito che queste ultime elezioni non le ritenevamo democratiche e abbiamo detto testualmente di essere una forza partigiana, di resistenza, per arrivare a chiudere il sessantennio partitocratico come con il ventennio fascista. Iniziamo idealmente dal Partito D’Azione, quando i nemici per Togliatti erano il Partito d’Azione e la sinistra liberale e non altri. Parlato: Avevamo cominciato a parlare del capitalismo, poi del capitalismo di stato. Ma ora in questa crisi come si può rimediare se non con il capitalismo di stato, se non con la nazionalizzazione delle banche, se anche negli Usa si va in quella direzione? Si può sostenere che entrambi, Pannella e Parlato, ritengano che nella storia repubblicana ci sia qualcosa che è andato male? Parlato: Sì, ma te la racconti come se fosse andata bene, come se te fossi seguito dalle masse, ma non è così. Pannella: Io seguo le masse, se vuoi. C’è una differenza: io non dico le cose sono andate male, dico che da decine di anni noi individuiamo le cose da fare, partendo dai referendum poi traditi. Noi abbiamo una prospettiva. Certo c’è un tuo giudizio, secondo cui per voi di sinistra e noi radicali il popolo non ci seguirebbe. Ma ti voglio dire che noi in quindici giorni abbiamo raccolto 750.000 voti, esattamente un poco di più di quanto ci presentammo da soli cinque anni fa e uno 0,1 per cento di quando ci presentammo assieme ai socialisti con la Rosa nel Pugno. I sondaggi mi dicono che, per conto suo, questo popolo continua a resistere. Da 20 anni non c’è democrazia e da 20 anni l’Italia non è uno stato di diritto. La nonviolenza è importante perché abbiamo potuto sopravvivere sempre dicendo che lottavamo perché nascesse un altro regime17:42 Durata: 13 min 40 sec -
Il tema del capitalismo e dell'industria di Stato. Pannella: Nell’immediato dopoguerra si pone un episodio importantissimo: Ernesto Rossi, e non Salvemini, ha l’ARAR (Azienda Rilievo Alienazione Residuati, ndR) e la liquida. Mentre chi ha, allo stesso titolo, l’Agip ovvero Enrico Mattei fa l’Eni. Quando noi siamo venuti fuori come Sinistra Liberale, nel ’49, Eugenio Scalfari stava con Villabruna al Ministero e con Cortese che prese posizioni abbastanza a favore dell’Eni e dell’Iri, e uno dei motivi di rottura fu proprio quello, tanto che la campagna del Mondo su questo divenne subito liberista
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Il tema del capitalismo di stato. Pannella: Prima questione, nell’immediato dopoguerra si pone un episodio importantissimo: Ernesto Rossi, e non Salvemini, ha l’ARAR (Azienda Rilievo Alienazione Residuati, ndR) e la liquida. Mentre chi ha, allo stesso titolo, l’Agip ovvero Enrico Mattei fa l’Eni. Perché per Rossi lo Stato deve gestire, governare, ma non farsi imprenditore. In quegli stessi giorni si assegnava un premio internazionale per coloro che avevano fatto campagne di utilizzazione del Piano Marshall più confacenti alle posizioni liberali, e per l’Italia furono premiati ex aequo ‘Italia Socialista’ per gli articoli di Ernesto Rossi e ‘Risorgimento Liberale’ per gli articoli di Vittorio Zincone. Quando noi siamo venuti fuori come Sinistra Liberale, nel ’49, Eugenio Scalfari stava con Villabruna al Ministero e con Cortese che prese posizioni abbastanza a favore dell’Eni e dell’Iri, e uno dei motivi di rottura fu proprio quello, tanto che la campagna del Mondo su questo divenne subito liberista. Ma i liberisti erano sempre quelli combattuti da Confindustria. Parlato: Ma tra Rossi che liquida l’ARAR e Mattei che istituisce l’Eni, io preferisco Mattei. Pannella: Però mentre Mattei faceva Mattei e in una circostanza fu pure difeso da Rossi -, lo stesso Rossi fece la campagna contro i padroni del vapore e i rapporti con il sindacato. Il dibattito sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica17:55 Durata: 12 min 29 sec -
Parlato: Allora devi dire che abbiamo perso la battaglia e la guerra oggi. Oggi i rapporti di forza, cioè la democrazia è più o meno forte di prima? Pannella: Non c’è!. Parlato: Se non c’è la democrazia, tu hai perduto la tua battaglia per la democrazia. Pannella: Noi l’abbiamo persa nella prima repubblica, ma non abbiamo mai smesso di combattere. Ancora sul significato del liberismo secondo i radicali
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Parlato: Il paradosso di questa nostra conversazione è che mi sembra che oggi, luglio 2009, noi stiamo meglio di 70 anni fa. Pannella: Ma se io dico che noi riteniamo di avere perso qualsiasi oncia di democrazia e di stato di diritto e che noi siamo un movimento partigiano contro lo stato quale è, allora dico che stiamo meglio? Parlato: Allora devi dire che abbiamo perso la battaglia e la guerra oggi. Oggi i rapporti di forza, cioè la democrazia è più o meno forte di prima? Pannella: Non c’è! Parlato: Se non c’è la democrazia, tu hai perduto la tua battaglia per la democrazia. Pannella: Noi l’abbiamo persa nella prima repubblica, ma non abbiamo mai smesso di combattere. Io ritengo che un sistema come questo debba essere fatto implodere. Ma da questo punto di vista vorrei dare un contributo alla tua conoscenza nostra. Ad esempio, i ragazzini e non la politica hanno subito capito la nostra scelta nostra anti-proibizionista. Già 40 anni fa mi fermavano per strada per dirmi: ‘Legalizzala Marco!’. La classe politica invece diceva ‘i radicali vogliono liberalizzare’, ma io legalizzo contro la liberalizzazione che c’è, ed è la stessa cosa che io voglio fare sull’economia sommersa. Ma secondo il vostro schema, io avrei dovuto dire ‘liberalizzazione’. Sul divorzio avrei dovuto dire ‘divorzio libero’, non regolamentato. Idem per l’aborto e per la droga. Questo va tenuto presente: proprio noi liberisti abbiamo messo sempre al centro lo Stato come regolatore e non come proprietario. Parlato: L’impressione che mi dai tu è che dopo una sconfitta che ha travolto tutti, tu sei un eroico combattente che continua a reggere il fronte. Pannella: Io non credo che questo sia fondato in termini di analisi dei fatti. Ma dopo, che ne è do quella teoria della prassi della quale si parlava 30 anni fa?18:08 Durata: 6 min 38 sec -
L'assalto al cielo, la crisi del comunismo, lo stato del liberismo
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
La crisi del comunismo e del socialismo realizzato ha coinciso con il fallimento dell’assalto al cielo. Oggi il liberalismo è in crisi? Parlato: Beh, Obama non è un liberale. O almeno lo è con qualche deviazione, basta vedere la nazionalizzazione delle banche. Pannella: Ma in Italia le ferrovie le ha nazionalizzate Spaventa! Destra storica liberale! Parlato: Io sono afflitto dal fatto che abbiamo perso. Continuo a combattere anche io, ma sono un combattente in ritirata. Pannella: Ma la speranza c’è? Parlato: Sì La battaglia radicale, con il sostegno di Parlato, contro lo sterminio per fame nel mondo. La questione demografica. La partitocrazia potrebbe essere vicina al suo capolinea. Parlato: Confesso una grande ammirazione per la tua tenacia, il tuo impegno. Pannella: Ringrazia il popolo tuo e mio18:15 Durata: 8 min 28 sec -
Il Manifesto e il dibattito nella sinistra. Parlato: Il Manifesto non sta bene, crescono i suoi debiti e le vendite hanno subito un calo. Bertinotti? Penso sia una persona perbene che abbia compiuto una serie di errori dietro l’altro. Secondo me ha diretto Rifondazione in un modo assolutamente principesco, tant’è che non è che siano usciti molti quadri da Rifondazione, e poi non si può passare da un partito che si chiama ‘Rifondazione comunista’ a dire che l’identità comunista vada buttata nel cesso. La nonviolenza secondo Bertinotti e secondo i radicali
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Il Manifesto e il dibattito nella sinistra. Parlato: Il Manifesto per dire la verità - non sta bene, crescono i suoi debiti e le vendite hanno subito un calo. Oggi siamo sulle 22.000. Cerchiamo di resistere e di avere un ruolo che ci sia riconosciuto in queste crisi delle sinistre. Dopo la tragedia o la farsa del 1972, siamo un giornale indipendente che parla con i partiti ma non ha ambizioni né di partito né di candidare qualcuno di noi nei partiti. Cerchiamo di resistere come Pannella, cercando di arrivare ai nodi dello scontro, a come si ricostruisce una sinistra e una cultura. Pannella: Oggi non esce Europa, che io compro sempre, e ho qui i giornali minori che prendo sempre: il Manifesto, Terra, Altro e Il Secolo. Parlato: Io penso che Bertinotti sia una persona perbene ma che abbia compiuto una serie di errori dietro l’altro. Secondo me ha diretto Rifondazione in un modo assolutamente principesco, tant’è che non è che siano usciti molti quadri da Rifondazione, e poi non si può passare da un partito che si chiama ‘Rifondazione comunista’ a dire che l’identità comunista vada buttata nel cesso. Anche sulla storia della nonviolenza c’è un equivoco, perché nessuno dice che vuole essere violento, ma la violenza appartiene alla storia. Un punto di violenza c’è sempre. La destra storica secondo Pannella e Parlato. Bertinotti intervistato dall’altro sulla nonviolenza, dice tra l’altro ‘noi siamo stati i primi a porre il problema della nonviolenza come portatori degli esclusi’. Pannella: Noi siamo qui da quarant’anni. Fausto istintivamente riconosce valore alle nostre battaglie e siccome da 7-8 anni ha detto che loro devono passare alla nonviolenza, e se nel ‘noi’ include anche noi, allora lo ringrazio e ci sto18:23 Durata: 15 min 41 sec -
Pannella, Togliatti, Occhetto e il PD: Non ho mai cessato di porre il problema che in fondo pongo anche oggi, quello del ‘noi insieme’
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Pannella: Io Togliatti nella mia vita l’ho visto a lungo due volte. Una volta quando convocò al Bottegone i compagni universitari e c'erano Giovannino che era appena tornato, Enrico che era appena tornato da Praga, D'Alessandro, Modica, Ledda, Michino Tarianni, mi ricordo il tavolo... Alla fine di quella riunione Togliatti stabilì che era d'accordo con la mia posizione che invitava il Cudi a entrare nell’Ugi che io presiedevo. E infatti con me presidente dell'Ugi questa cosa accadde. E Togliatti la impose. Tanto che il tutto venne fuori con il nome ‘operazione Ledda’, mentre Romano era l’unico contrario. Altro incontro tra Pannella e Togliatti fu sulle colonne di Paese Sera: Misero come articolo di fondo un mio intervento sul perché ritenessi che in Europa era necessario che sinistre liberali e democratiche e sinistre comuniste dovessero unirsi. Ci fu un mese di dibattito sul giornale. Una domenica si aspettava un rilancio da Pietro Ingrao che però non uscì perché Paese Sera ebbe una lettera di Togliatti stroncandomi. Poi non ho mai cessato di porre il problema che in fondo pongo anche oggi, quello del ‘noi insieme’. Il nuovo tentativo con Achille Occhetto nei primi anni Novanta. La candidatura di Pannella alle primarie del PD18:39 Durata: 6 min 32 sec -
Conclusioni. Il dibattito interno al PD. Pannella sull'impegno comune con il Manifesto in termini di una politica laica per cui ritengo fondamentali gli obiettivi e non i valori
Marco Pannella
presidente del Senato del Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito (PRNTT)
Valentino Parlato
giornalista de Il Manifesto
Il dibattito interno al Pd. Parlato: La terza candidatura di Marino rischia di vincere. In una cosa così, una persona perbene, uno che è cattolico e allo stesso tempo laico Ma chiunque vinca, credo che siamo all’ultimo atto di questa sinistra. Questa è una crisi grave da cui si esce forse tra 10 anni, con situazioni peggiori e di minaccia alla libertà ancora a venire. Andiamo verso una deriva emergenziale. Non ci sono piante che stanno nascendo e che cresceranno. Io temo che non rivedrò la ripresa della sinistra. Pannella: Io insisto, non comprendo in termini di impegno, nei termini di una politica laica per cui ritengo fondamentali gli obiettivi e non i valori, allora spero che Manifesto, noi, etc. riusciamo a lavorare insieme, che vuol dire con obiettivi politici, magari particolari ma importantissimi, soprattutto sul piano delle riforme economico-sociali. Parlato: Ho una domanda: il Manifesto deve continuare a chiamarsi quotidiano comunista? Pannella: Certo, ma non deve. Il Manifesto, se ritiene essenziale alla propria storia quello di insistere anche su questo nome, in una situazione nella quale sappiamo che io ho scelto non a caso radicale invece di liberale. E che io abbandonai il simbolo giacobino della Marianna. E quindi dico, chissà se un giorno magari si potrà dire comunista e liberale. La Rnp è stata straordinaria perché abbiamo potuto dire al cento per cento liberale, al cento per cento socialista, al cento per cento radicale. La risposta è che voi potete aggiungere qualcosa all'aggettivo 'comunista'18:45 Durata: 7 min 36 sec