30 AGO 2006
intervista

Un grande satyagraha per la pace. Interviste a Daniele Capezzone e Luigi Compagna

INTERVISTA | di Paolo Martini - RADIO - 14:59 Durata: 29 min 55 sec
A cura di Guido Mesiti
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«Siamo dinanzi ad uno scenario che ricorda quello precedente allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.

Ahmadinejad, di tutta evidenza, cerca l'escalation, e la "provocazione", l'"incidente" può scoppiare tra un mese o tra un anno.

Per questo, non si può considerare solo la "questione libanese" come se fosse isolata: il Libano, a questo punto, rischia di essere un avamposto di questa strategia, ed è bene che, dall'Italia all'Europa, non si faccia finta di non aver visto o di non aver capito».

Così Daniele Capezzone, presidente della Commissione attività produttive della Camera dei deputati
e segretario di Radicali italiani, a proposito dell'iniziativa di Marco Pannella per il primo satyagraha mondiale per la pace.

«La pur positiva missione Onu - spiega Capezzone - non basta e non può bastare, in questo scenario: occorre una risposta politica complessiva.

A maggior ragione, occorre quindi rilanciare la proposta di Marco Pannella.

L'ingresso di Israele nell'Unione Europea, da questo punto di vista, è solo un aspetto, un profilo (pur rilevantissimo) della questione.

Ora il problema (e qui sta il senso della proposta di Pannella) è immaginare una strategia alternativa rispetto al rischio, sempre più concreto, del deflagrare di un conflitto globale».

Proprio sugli armamenti nucleari iraniani richiamava l'attenzione, una lettera del senatore dell'Udc, Luigi Compagna, pubblicata ieri sul Foglio.

Se i partigiani nel 1942, stando a un classico film con Kirk Dougals, sabotarono lo stabilimento di acqua pesante che la Germania aveva impiantato nella Norvegia, intendono oggi i diplomatici delle Nazioni Unite - domanda Compagna - fare altrettanto? (r.j.).

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