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Conclusa la deposizione del giornalista di Belgrado è iniziata la testimonianza di un ex membro delle unità paramilitari serbeL'Aja, 15 ottobre 2002 - Nell'udienza odierna del processo a carico di Slobodan Milosevic si è concluso il controinterrogatorio del giornalista di Belgrado Dejan Anastasijevic che ha parlato dell'assedio di Vukovar e delle unità paramilitari.
Nel controinterrogatorio Milosevic ha chiarito ulteriormente il concetto di libertà di stampa sotto il suo regime.E' iniziata inoltre la deposizione del testimone sotto regime di protezione C-1220 ex membro delle unità … paramilitari serbe che ha partecipato alla distruzione di Saborsko.
Il teste ha raccontato la dinamica dell'attacco e ha ribadito che vi era una stretta collaborazione tra JNA (l'esercito nazionale jugoslavo), unità paramilitari, riservisti, ribelli serbi più o meno militarmente organizzati e la polizia.
Il controinterrogatorio di Dejan AnastasijevicDejan Anastasijevic è un giornalista free-lance che ha lavorato in 'prima linea' nelle zone di conflitto e ha avuto modo di intervistare alcuni tra i progtagonisti della storia balcanica degli anni '90. E' stato inoltre testimone oculare dell'assedio di Vukovar.Nella sua deposizione ha ricordato le interviste con Seselj e con Arkan, rispettivamente a capo delle unità paramilitari 'Chetniks' e 'Tigri di Arkan'.Il giornalista di Belgrado ha spiegato che Seselj, leader fondatore dell'ultranazionalista Partito Radicale Serbo, non era un dissidente bensì un uomo di Milosevic.
Secondo la ricostruzione fornita da Anastasijevic, il leader nazionalista era una sorta di doppiogiochista che agiva sotto la diretta influenza dell'allora presidente serbo.Il giornalista ha ricordato l'assedio di Vukovar nell'autunno del 1991 e ha chiarito che la JNA ha agito in collaborazione con le forze paramilitari e le unità di riservisti.Milosevic e la libertà di informazioneAnastasijevic: "Lei aveva il controllo sulla gran maggioranza dei media e vi era una minoranza di media anche elettronici che avevano una relativa libertà ma erano elitari e per pochi.
Tanto per fare un esempio, Studio B è stato messo sotto il controllo statale e il 9 marzo è stato chiuso dalla polizia, che ha fatto irruzione nel quartier generale..."Milosevic: "Ma erano i giorni in cui incitavano alla violenza, crede che sia diritto dei giornalisti incitare alla violenza?"Anastasijevic: "No, non credo che i giornalisti debbano incitare alla violenza ma non mi sembra che Studio B lo stesse facendo".Questo un passaggio del controinterrogatorio del giornalista di Belgrado in cui Slobodan Milosevic ha chiarito ulteriormente le sue idee in merito alla libertà di stampa e di informazioneC-1220 racconta come l'esercito armava i ribelliIl testimone sotto regime di protezione C-1220 ha iniziato la sua deposizione oggi.
E' un ex membro delle unità paramilitari serbe e ha raccontato che l'esercito federale forniva armi ai ribelli e alle unità paramilitari e organizzava le azioni contro obiettivi croati.In particolare il teste ha raccontato l'attacco a Saborsko, nella regione di Karlovac, che è stata completamente rasa al suolo.
"[Militari della JNA] distribuivano le armi all'imbrunire, nel settembre-ottobre del 1991", ha raccontato il teste precisando che "le uniformi sono state distribuite in un secondo momento".
"In autunno avanzato - ha ricordato il testimone protetto - sono arrivati ufficiali della JNA che venivano da Belgrado, credo, almeno questo è quello che ci è stato detto e allora c'era molta più disciplina".
"Nella prima metà di novembre del 1991 siamo stati mobilitati - ha raccontato il teste - come forze di supporto" nell'attacco di Saborsko.
In base alla ricostruzione di C-1220 l'attacco è stato coordinato e diretto dalla JNA - l'esercito federale - e vi hanno preso parte "centinaia di soldati", tra cui la cosiddetta "Polizia di Martic" e le varie unità paramilitari e di riservisti.L'attacco - ha ricordato il teste - è iniziato con un bombardamento aereo, è proseguito con il cannoneggiamento da parte dei carri armati, è quindi intervenuta la fanteria e centinaia di soldati sono poi entrati a Saborsko."Nessun soldato serbo è stato ucciso", ha affermato il teste precisando che "un serbo è rimasto ferito ad un occhio", mentre "si è avuta subito notizia della morte di croati".
In ogni caso, "non vi sono stati scontri" e l'obiettivo dell'attacco "era il nemico, l'esercito croato", ha affermato C-1220.
Il teste ha confermato inoltre la stretta collaborazione dell'esercito federale, secondo l'accusa de facto sotto il controllo di Slobodan Milosevic, con le unità paramilitari.
Durante l'attacco a Saborsko, infatti, era presente anche Ogrizovic, comandante degli uomini di Martic.
La deposizione proseguirà domani.
Nel controinterrogatorio Milosevic ha chiarito ulteriormente il concetto di libertà di stampa sotto il suo regime.E' iniziata inoltre la deposizione del testimone sotto regime di protezione C-1220 ex membro delle unità … paramilitari serbe che ha partecipato alla distruzione di Saborsko.
Il teste ha raccontato la dinamica dell'attacco e ha ribadito che vi era una stretta collaborazione tra JNA (l'esercito nazionale jugoslavo), unità paramilitari, riservisti, ribelli serbi più o meno militarmente organizzati e la polizia.
Il controinterrogatorio di Dejan AnastasijevicDejan Anastasijevic è un giornalista free-lance che ha lavorato in 'prima linea' nelle zone di conflitto e ha avuto modo di intervistare alcuni tra i progtagonisti della storia balcanica degli anni '90. E' stato inoltre testimone oculare dell'assedio di Vukovar.Nella sua deposizione ha ricordato le interviste con Seselj e con Arkan, rispettivamente a capo delle unità paramilitari 'Chetniks' e 'Tigri di Arkan'.Il giornalista di Belgrado ha spiegato che Seselj, leader fondatore dell'ultranazionalista Partito Radicale Serbo, non era un dissidente bensì un uomo di Milosevic.
Secondo la ricostruzione fornita da Anastasijevic, il leader nazionalista era una sorta di doppiogiochista che agiva sotto la diretta influenza dell'allora presidente serbo.Il giornalista ha ricordato l'assedio di Vukovar nell'autunno del 1991 e ha chiarito che la JNA ha agito in collaborazione con le forze paramilitari e le unità di riservisti.Milosevic e la libertà di informazioneAnastasijevic: "Lei aveva il controllo sulla gran maggioranza dei media e vi era una minoranza di media anche elettronici che avevano una relativa libertà ma erano elitari e per pochi.
Tanto per fare un esempio, Studio B è stato messo sotto il controllo statale e il 9 marzo è stato chiuso dalla polizia, che ha fatto irruzione nel quartier generale..."Milosevic: "Ma erano i giorni in cui incitavano alla violenza, crede che sia diritto dei giornalisti incitare alla violenza?"Anastasijevic: "No, non credo che i giornalisti debbano incitare alla violenza ma non mi sembra che Studio B lo stesse facendo".Questo un passaggio del controinterrogatorio del giornalista di Belgrado in cui Slobodan Milosevic ha chiarito ulteriormente le sue idee in merito alla libertà di stampa e di informazioneC-1220 racconta come l'esercito armava i ribelliIl testimone sotto regime di protezione C-1220 ha iniziato la sua deposizione oggi.
E' un ex membro delle unità paramilitari serbe e ha raccontato che l'esercito federale forniva armi ai ribelli e alle unità paramilitari e organizzava le azioni contro obiettivi croati.In particolare il teste ha raccontato l'attacco a Saborsko, nella regione di Karlovac, che è stata completamente rasa al suolo.
"[Militari della JNA] distribuivano le armi all'imbrunire, nel settembre-ottobre del 1991", ha raccontato il teste precisando che "le uniformi sono state distribuite in un secondo momento".
"In autunno avanzato - ha ricordato il testimone protetto - sono arrivati ufficiali della JNA che venivano da Belgrado, credo, almeno questo è quello che ci è stato detto e allora c'era molta più disciplina".
"Nella prima metà di novembre del 1991 siamo stati mobilitati - ha raccontato il teste - come forze di supporto" nell'attacco di Saborsko.
In base alla ricostruzione di C-1220 l'attacco è stato coordinato e diretto dalla JNA - l'esercito federale - e vi hanno preso parte "centinaia di soldati", tra cui la cosiddetta "Polizia di Martic" e le varie unità paramilitari e di riservisti.L'attacco - ha ricordato il teste - è iniziato con un bombardamento aereo, è proseguito con il cannoneggiamento da parte dei carri armati, è quindi intervenuta la fanteria e centinaia di soldati sono poi entrati a Saborsko."Nessun soldato serbo è stato ucciso", ha affermato il teste precisando che "un serbo è rimasto ferito ad un occhio", mentre "si è avuta subito notizia della morte di croati".
In ogni caso, "non vi sono stati scontri" e l'obiettivo dell'attacco "era il nemico, l'esercito croato", ha affermato C-1220.
Il teste ha confermato inoltre la stretta collaborazione dell'esercito federale, secondo l'accusa de facto sotto il controllo di Slobodan Milosevic, con le unità paramilitari.
Durante l'attacco a Saborsko, infatti, era presente anche Ogrizovic, comandante degli uomini di Martic.
La deposizione proseguirà domani.
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