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Roma, 3 aprile 2003 - Il Consiglio direttivo della Bce si riunisce due volte l'anno fuori da Francoforte.
Oggi, a Roma, ha deciso che il tasso minimo di offerta applicato alle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale (overnight) rimarranno invariati rispettivamente al 2,50%, al 3,50% e all'1,50%.
Il presidente della Bce, Wim Duisenberg, accompagnato dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, ha spiegato i motivi di queste decisioni in una conferenza stampa.
«Lo scenario base - … afferma Duisenberg - continua a contemplare una ripresa moderata.
Da ciò si può dedurre che non abbiamo modificato le previsioni.
Il termine recessione non è emerso nel dibattito odierno».
Preoccupa invece la Banca centrale, la lentezza dell'Europa in materia di riforme strutturali ed il riemergere dei deficit paralleli statunitensi, vale a dire il deficit delle partite correnti e quello federale.
«Vanno entrambi nella direzione del superamento del 5% del Pil», osserva Duisenberg, ed aggiunge: tale andamento «nel lungo periodo potrebbe rendere la loro e la nostra vita più difficile».
Oggi, a Roma, ha deciso che il tasso minimo di offerta applicato alle operazioni di rifinanziamento principali e i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale (overnight) rimarranno invariati rispettivamente al 2,50%, al 3,50% e all'1,50%.
Il presidente della Bce, Wim Duisenberg, accompagnato dal governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, ha spiegato i motivi di queste decisioni in una conferenza stampa.
«Lo scenario base - … afferma Duisenberg - continua a contemplare una ripresa moderata.
Da ciò si può dedurre che non abbiamo modificato le previsioni.
Il termine recessione non è emerso nel dibattito odierno».
Preoccupa invece la Banca centrale, la lentezza dell'Europa in materia di riforme strutturali ed il riemergere dei deficit paralleli statunitensi, vale a dire il deficit delle partite correnti e quello federale.
«Vanno entrambi nella direzione del superamento del 5% del Pil», osserva Duisenberg, ed aggiunge: tale andamento «nel lungo periodo potrebbe rendere la loro e la nostra vita più difficile».
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